LETTERINA DI PRESENTAZIONE
Cari genitori di un adolescente,
vi presento qui di seguito una
serie di miei pensieri sull’amore umano, ma non vorrei che foste trattenuti
dall’usarli con alcune anche comprensibili considerazioni.
I – Non dire: E’ troppo teorico, troppo colto. Lasciatemi fare alcune
osservazioni:
1. E’ il
metodo di una volta quello che si esprimeva con proibizioni, con
raccomandazioni, con punizioni. Tutte cose che fanno sprigionare
nell’adolescente d’oggi la reazione del rigetto
2. Per chiedere
a un adolescente alcuni sacrifici, alcune rinunce, dobbiamo proporre il quadro
dei grandi “valori” umani morali, dall’accettazione convinta dei quali dipende
l’assunzione delle norme di comportamento. Come si può fare un discorso
radicale sull’amore umano senza aver approfondito i discorsi sulla natura
specifica dell’uomo, sulla famiglia, sul matrimonio, sul rispetto delle altre persone,
sullo scopo per cui viviamo (non per il potere, non per il possesso, non per
godersi pazzamente la vita, non per infischiarsene della sofferenza altrui,
eccetera)? Naturalmente si capirà che, se ho evitato di citare i fondamentali
argomenti di religione e di morale cristiana, l’ho fatto solo perché voglio
interessare anche chi non è cristiano o praticante.
3. Dobbiamo educare
a saper neutralizzare i messaggi nettamente negativi e ingannatori su questi
argomenti fondamentali che sono distribuiti con larghezza dai mezzi di
comunicazione sociale, sia “vecchi” sia nuovi, con la forza quasi irresistibile
dell’immagine (che devia l’attenzione dal ragionamento intellettuale e dalla
riflessione morale).
II – Non dire: Il discorso va bene per chi ha fatto qualche classe in
più
1. E’ utile
che l’adolescente “alle prime armi” lo legga e mediti fin d’ora, eventualmente
riservando la più ampia comprensione di alcune cose quando si procederà
nell’adolescenza. Perché sarà sempre più difficile correggere una cattiva
inclinazione di un alberello non più giovane.
2.
Gi educatori (genitori, insegnante, prete) si mostrino sempre attenti e pazienti
nel ricevere e nello sciogliere alcune domande e difficoltà presentate
dall’adolescente.
III – Perché i pedagogisti classici giungevano a definire l’adolescenza
(che è possibile fissare tra i 13 e i 17 anni di età) “una nuova nascita”?
Perché, come la primavera, è
meravigliosa, ma esposta a molteplici rischi
Perché in essa s’intraprende
l’esplorazione del proprio Sé e del mondo fisico e umano, ma con occhiali
diversi; alla ricerca di una propria “personalità” di vita, di attività, di
cultura.
Perché l’adolescente ha
certamente bisogno di emancipazione, pur vedendo in alcune pause di non essere
un adulto formato, di aver quindi bisogno della guida di educatori di cui si
fida e a cui si affida.
A un adolescente: non sciupare l’Amore!
I maggiori filosofi greci (Socrate,
Platone, Aristotele) che – insieme col messaggio cristiano – hanno posto i
fondamenti più importanti alla nostra civiltà occidentale, hanno definito così
l’uomo:
- animale
sociale, che è generato, si nutre e
si riproduce in una comunità di individui (società);
- animale razionale, che col dono della libertà sa scegliere il vero bene
secondo la luce naturale della ragione
La prima società è la famiglia (essenzialmente: un uomo e una
donna)
-
poi viene la scuola e (per chi è cristiano) la
parrocchia
-
poi vengono gli enti intermedi (comune, provincia….)
-
infine viene lo stato nazionale, cui si affianca
la comunità sovranazionale.
Infatti la Costituzione
dichiara: “La Repubblica
riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul
matrimonio” (n. 29). E’ importante
notare che si dice “riconosce” (non: costituisce) perché la famiglia è di
diritto naturale, in quanto fondata sulla “natura” che precede l’uomo individuo
(ognuno entra in un mondo già “creato” e non “da creare” secondo l’inventiva
dei singoli)
Premesso che il vocabolo latino
“finis” può significare sia la fine, il limite, sia il fine, lo
scopo, introduciamo un fondamentale discorso di antropologia. La persona umana – essendo posta al
confine tra finito e infinito - è un’unica realtà multiforme, complessa (come
la lente bifocale degli occhiali), in quanto è aperta a conoscere e dominare
tutto; ma, essendo creaturale, limitata, non riesce a superare certi limiti.
Nella sua dimensione animale
pre-spirituale è aperta a conoscere e operare su questo medesimo mondo dal
quale è determinata, ma cozza contro l’infinità del tempo e dello spazio. Nella
sua dimensione spirituale cognitiva vuol conoscere possibilmente il massimo
della realtà (il Vero, il Bello), e vi impegna l’intelletto. Nella sua dimensione
spirituale volitiva intende raggiungere possibilmente sempre ciò che è il vero
Bene, e vi impegna la libertà.
Siccome l’uomo è libero ed ha forti pulsioni (istinti) a
superare i limiti della ragione, della comunità civile, della vita religiosa,
sono necessari dei termini che aiutano a rimanere entro i bordi della strada
(vedi i segnali stradali)
Secondo Dante Alighieri (Paradiso
5,19-22) la libertà è il massimo dono fattoci da Dio. Però essa è come uno
splendido lampadario artistico che risulta impresentabile o perché è caduto a
terra o perché sporco.
Posso sinceramente sentirmi
“libero” quando ho ingoiato alte quantità di superalcolici o mi sono avvelenato
con diversi tipi di droga? Posso considerarmi “intelligente” quando seguo “marce”
che contestano la presenza di reati sessuali nel Codice penale?
E’ rilevabile un’analogia su come
l’opinione pubblica italiana ostenta un sacro terrore per chi osi ipotizzare un
limite alla libertà sulla pornografia e sul flagello della droga. Questa è la
campagna “missionaria” sostenuta dai “santoni” di certe minuscole parti
politiche che sono disposte a sottovalutare l’orrore dei tossicodipendenti che commettono
i più atroci delitti, o l’ingiustizia di chi carica sulle spalle della comunità
le spese per la disintossicazione.
La regolazione dei rapporti tra
volontà libera e obbedienza degli apparati connessi con la dimensione
sessuale non è di tipo fisico (come
quando metto il collare al cane), ma di ordine morale.
La famiglia non si lascia perciò sedurre
dai tempi brevi: ha segnato dalla “natura”
dell’uomo (cioè l’insieme delle sue caratteristiche essenziali) dei periodi
sufficientemente lunghi per favorire l’inserimento dell’ adolescente nella
conoscenza culturale (scuola), nel mondo del lavoro e dell’economia, nella
preparazione alla vita insieme (fidanzamento finalizzato al matrimonio).
Il fidanzamento è anche un
periodo di prova: da come so regolarmi prima del matrimonio dipenderà la mia
analoga capacità nella vita matrimoniale.
Per costruire una famiglia
secondo la “natura” dell’uomo è necessario quell’itinerario che va dall’Amore
al matrimonio
L’Amore umano è una “passione” delle più forti (assimilabile
all’esigenza di nutrirsi), che comprende:
-
l’attrazione unitiva fisica (genitale): amore
reciproco
-
la finalità riproduttiva (coniugale): amore
fecondo
Quando nella storia delle
antropologie e delle morali si è assunto uno di questi “fini” con esclusione
categorica dell'altro, ci si è accecati nel leggere la sintesi sull’amore
totale. Siccome la passione amorosa può cedere alla tentazione dell’egoismo,
l’amore vero deve essere paritetico, reciproco, rispettoso del partner, oblativo
(sublime nel donare).
La realtà dell’Amore sta nell’inizio
dei contatti dei futuri coniugi e sta alla conclusione del dono della vita a un
figlio.
La retta ragione (unitamente alle
migliori “visioni della vita”, anche religiose) riconosce che l’Amore è una delle più alte realtà della
vita umana e non una romanzata “esperienza” temporanea e sfuggente, per la
quale non valga il sacrosanto dovere di affrontare ogni sacrificio richiesto.
L’erompere della passione è
segnato dalla fragilità e
pericolosità soprattutto nell’adolescente e giovane. E’ come la corrente di un
fiume, che
-
se si mantiene negli argini, porta vita, forza…
-
se esonda, produce inondazioni, carestie…
Che l’esplosione terrificante
della passione produca anche negli adulti gli effetti più tragici è abbastanza
risaputo, come per esempio descrive il grande Euripide nella tragedia “Medea”,
la cui protagonista uccide per estrema vendetta i figli suoi e di Giasone, che
l’aveva abbandonata.
Ognuno sa che conviene prevenire
i disastri, magari rafforzando gli argini, piuttosto di ripararli dopo che si
sono verificati. Questo è il saggio ammonimento dell’Alighieri, che dando la
parola a Francesca, uccisa per gelosia coll’amante mentre leggeva (o continuava
a leggere) un “romanzo” piccante del medioevo, esorta ad arrestarsi prima che
la passione travolgente proceda oltre la capacità di controllo della ragione
sulla via dell’amore, il quale esige che
chi si sente amato riami (“Amor ch’a nullo amato amar perdona”: Inferno 5,103).
Il mondo della comunicazione ( i “media”), in cui viviamo in larga misura, non favorisce
la regolazione degli atteggiamenti:
-
o perché, inserendo in un video scene provocanti
e procaci, sollecita grandemente la morbosità della persona in formazione (come
fanno anche le scene di violenza o del genere “giallo”) e così la multinazionale
editrice moltiplica i suoi proventi;
-
o perché mira (per motivi di dominio
geo-politico?) a demolire i baluardi che proteggono la retta condotta morale
della gente.
Il cedimento alla visione di scene
immorali, di depravazione, di violenza sui deboli e innocenti assume il
percorso delle droghe: dopo ogni assaggio, sento il bisogno di aumentare la
temperatura (dose), entrando così in una spirale di fatale schiavitù.
Purtroppo la mentalità che oggi
si è autodefinita maggioritaria irride al matrimonio,
come a una trappola, una “terra di morti” - che invece è come una “zona
protetta” per favorire la crescita dell’Amore - e ne nega le tre
caratteristiche essenziali:
-
la naturalità,
perché prima viene la natura dell’uomo e
poi i diritti dell’individuo (non è una scelta opzionabile, per esempio, che il
figlio nasca da un uomo e una donna)
-
l’unità,
perché uno dà tutto se stesso all’altro (e non si può dare tutto se stesso a
molti; e non esiste un dono più grande di quello in cui si dona tutta la vita)
-
l’indissolubilità,
perché l’Amore non viene meno nei momenti della difficoltà, della vecchiaia,
dei non facili impegni per introdurre i figli alla pienezza e concretezza della
vita (per questo è fissata la loro maggiore età).
Eppur vediamo che la nostra
società, analogamente alla fine dell’impero romano, si è avviata in molti
aspetti della sua esistenza verso un precipizio che incute paura.
Le cosiddette conquiste del
pensiero moderno si rivelano talvolta come false e ingannevoli promesse. Per
esempio:
-
Non si è ottenuta la vera parità tra uomo e
donna, quando moltissimi considerano la donna come un “oggetto”, usando (e
abusando) del suo corpo come strumento di piacere.
-
Non si obbedisce ai dettami della ragione (che
nell’età dell’Illuminismo fu venerata come “dea Ragione”) quando si addita il
modello dell’unione sessuale in quello che è espressioni degli animali, che
sono privi di ragione.
Ultimo consiglio. Subire la
violenza privata di qualche “amico” (degno di questo nome?) che ti costringe e
impone cattivi comportamenti può essere la china discendente verso un
abbrutimento da cui non sarà facile risollevarsi. E’ necessario e urgente aprirsi,
parlare con genitori o educatori capaci e pazienti (non è prudente “infilarsi”
in un vicolo cieco).