Sintomi e cause del nostro male
Come bravi
medici di campagna, cerchiamo di valutare alcuni sintomi, che a un attento
esame risultano non piccoli, né marginali, né insignificanti; con la
conseguenza che tali rilievi potrebbero provocare l’indignazione del lettore,
ma che per me basterebbe che facessero ….pensare. Non esiste insegnante che non
abbia dovuto lottare contro la perenne incolpabilità dei bambini/giovani
proclamata con ostinazione da troppi genitori. Sorprende la frequenza con cui
oggi altri insegnanti, per aver cercato di arginare la nuova “irrefrenabilità”
del pargoli, eventualmente ipesrstimolati da cento marchingegni della
comunicazione, devono rispondere (giustamente!) in sede penale di fronte alla
legge, per comportamenti oggettivamente repressivi.
Dobbiamo
risalire etiologicamente al fatidico ’68, quando pullulavano slogan, applauditi
come policrome bolle di sapone che son destinate velocemente a ridursi in gocce
di acqua non certo immacolata. Qualche esempio: “Vietato vietare” (ma come si potrebbe
vivere in società senza il codice penale?); “La fantasia al potere” (gettando
nel dimenticatoio una storia culturale di millenni); “La storia dell’umanità è
destinata a concludersi immancabilmente con gli allori del ‘dio’ progresso” (ma
non è bastato il carnaio del “secolo breve’ e non basta quello del millennio
che non è iniziato certamente in ascesa?).
Nel sottosuolo
di questi slogan campeggiano alcuni principi, come per esempio: “Ogni pulsione
della persona è moralmente ineccepibile, ogni oggetto del desiderio è
moralmente buono” (avendo classificato come fiaba per bambini quel capolavoro
di psicologia dello scrittore Jahvista che è contenuto in Gen 3,6: “Allora la
donna vide che l’albero era….desiderabile per acquistare saggezza”);
“Distruzione della memoria, della tradizione, della riflessione, che costringe
a guardare in faccia la realtà, a fare ogni liberante indagine patogenetica sui
nostri mali”
Se siamo
asserviti a questi apoftegmi, dobbiamo riconoscere le conseguenze, come alcuni
modelli di pensiero, cui siamo arrivati. Primo modello è l’individualismo:
isolamento del singolo da tutta la rimanente realtà umana (trascendenza
orizzontale). Secondo:: l’astoricità, che conduce a ignorare la “natura”
precedente l’individuo, che diventa così Alfa e Omega. Terzo modello:
l’autodivinizzazione dell’umano (esclusione di ogni rapporto/dovere verso la
trascendenza verticale; cfr la tentazione suprema in Gen 3,5: “…sareste come Elohim, ‘conoscendo’ il bene e il male”).
Quarto: astrazione dalla realtà, incomprensibilità assoluta della tragica
situazione morale della post-modernità; via aperta per la guida pedagogica
degli ‘educandi’ (parola desueta perché scarseggiano veri educatori) che
conduce a formare dei piccoli “mostri”; incapacità di operare una profilassi e
prevenzione.
Possiamo
ipotizzare l’eliminazione della trascendenza verso il basso che si attuerà nel
futuro? Sono già intrapresi gli itinerari: livellamento tra cervello e mente
(all’americana), tra uomo e gli adorati animali (affetto “umano”, diritti….),
tra uomo e vegetali (con gli eccessi farneticanti di alcuni “vegani”), tra
vivente e fisico (l’universo, o la terra, è un vivente che respira….,“olismo”).
Quando giungiamo ad usare la propria specificità razionale per…negarla, ci
alleniamo per un ideologico harachiri-seppuku che c’introdurrà nel paradiso dei
samurai.
L’homo novus
et technologicus, nichilista perché svuotato di ogni valore (richiamo la mataiòtes di Qohelet e NT, che significa
anche “nullità”), corre il rischio di ridursi: a invasato dal tifo sportivo che
può arrivare all’assalto all’arma bianca (se adulto); a massacratore del
partner (se rifiutato sessualmente), a lettore maniacale delle nuove
“tavolette” elettroniche (se è un preadolescente). Vedere se è quest’ultimo a
spadroneggiare il telecomando TV è divenuto l’estremo mezzo per individuare chi
comanda in famiglia?
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