SUL RAPPORTO FRA GENITORI E FIGLI ADOLESCENTI
L’adolescenza,
che nei maschi va approssimativamente dai 13 ai 20 anni, è un’età di passaggio
e quindi di mutamenti fisiologici e psicologici, di abbandoni (delle
fantasticherie della fanciullezza) e di acquisizioni (della stabilità
dell’adulto). E’ un’età meravigliosa, ma insieme tormentosa; perché in essa si
forma la personalità, ma si tende a esasperare la libertà.
Prima
della “rivoluzione” sociale del 1968
in Occidente, l’adolescente era tenuto esclusivamente ad
obbedire con la volontà e a ricevere coll’intelligenza; la sua realizzazione
dipendeva dal modello e dal consenso degli adulti. Ogni grande svolta storica
comporta benefici e inconvenienti (come si può immaginare dall'esempio di un ingegnere che vuol riformare
una parte di un palazzo e deve guardarsi dal distruggere la parte funzionante).
I suoi profeti con generosa ingenuità proclamarono l'avvento di un mondo nuovo ("La Fantasia al potere"), ma non cercarono di assicurarsi che questo fosse migliore. Quella “rivoluzione” portò a considerare l’adolescenza un’età con
caratteristiche proprie, e non a un sito provvisorio nell’attesa di crescere, e
disapprovò ogni atteggiamento repressivo. Questo però fu accompagnato da esagerazioni
e da dissacrazioni che fecero considerare il ’68 come un pericolo e una
distruzione totale della tradizione e delle regole morali, civiche e religiose
(col falso principio “Vietato vietare”). E senza un minimo di regole ogni
società è destinata a perire. Purtroppo chi è superficiale considera le norme –
per usare l’esempio del fiume – come una diga che impedisce il flusso, mentre
sono gli argini che consentono di rendere sicuro, benefico e utile il deflusso
delle acque.
Nell’adolescente
c’è un giusto bisogno di liberarsi da una soggezione assoluta e di aprirsi alla
(almeno) parziale realizzazione dei propri sogni.
I
partner con cui confidarsi e a cui affidarsi prima dell’adolescenza erano i
genitori, adesso diventano i coetanei. Col pericolo di seguire i modelli più
luccicanti e più sbagliati (aiutati da mezzi di comunicazione che mirano solo
alla vendita dei loro prodotti). Per allargare il discorso possiamo dire che la
svolta epocale del 1968 ha
condotto a un rovesciamento dei parametri: l’adolescente, che nei “bei tempi”
seguiva le sicure “icone” offerte dalle comunità istituzionali (famiglia,
scuola parrocchia), le abbandona ora per seguire quelle “aperte” e non
irreggimentabili, quali ad es. i venerati cantautori, gli idolatrati attori e
campioni sportivi, i violenti che spopolano nella “rete” o che dominano nel
quartiere, i miracolosamente arricchiti, gli ispirati guru delle più esoteriche
“religioni”..
Spesso
l’adolescente pretende di abbandonare tutto il passato culturale, tutta la
tradizione umana, civile e religiosa; e si configura nella fantasia un mondo
surreale. E deve sapere che purtroppo a questo mondo il male è più luccicante e
attraente del bene
I
filosofi antichi dicevano che l’uomo è come una “biga”, trainata da due focosi
cavalli (che sono le passioni) e guidata da un esperto auriga (che è la ragione).
L’amore non è solo fulminea passione, ma continua donazione di tutta la vita e
sicura fondazione di diritti e di doveri.
L’adolescente
acquista abbastanza presto la maturità sessuale, ma ben più tardi la maturità
morale e affettiva; però senza di questa, la prima delle due è destinata a
produrre molti guai, violando la libertà degli altri. La libertà poi è un dono
splendente come un lampadario di cristallo; ma questo, se non bene sostenuto,
può precipitare sul pavimento in una miriade di inutili frammenti di vetro.
L’adolescente
deve sempre ritenere che i genitori hanno una lunga esperienza di vita, di
sconfitte e di vittorie; e che sono quelle persone che gli vogliono più bene.
Egli deve convincersi che la vita non è fatta solo di feste, di ubriacature, di
“notti brave”, di “rave party”, ma anche di sacrifici e di rinunce, cogliendo i
quali la persona maggiormente si matura.
I genitori
devono tener presente che il figlio non è
un uomo in miniatura, ma un uomo giovane con i suoi diritti; e che prima
o dopo si staccherà da loro per formare una sua famiglia. Guai a tormentarsi col
sentimento della gelosia.
Il genitore
deve educare non a subire delle regole esteriori, ma a formare nel figlio la “scoperta”
interiore delle idee razionali e morali che sono comuni a tutti gli uomini.
Quando
(soprattutto) la madre vede che nel
figlio adolescente esistono degli atteggiamenti sbagliati, non deve fare
scenate emotive per distoglierlo, ma farlo “pensare”, mettendo in luce i lati
simili ai momenti in cui lei si è trovate nell’adolescenza.. E questo consiglio
varrà anche quando il figlio sarà già coniugato, senza assumere con invadenza
l’atteggiamento del poliziotto.
Concludiamo dicendo
che la fonte della vera educazione si trova nell’amore per i figli. Ma è
possibile che qualcuno usi una forma distorta dell’amore, come nel caso della
madre che di nascosto passa al figlio i soldi per la droga, procurandogli un
benessere immediato e transitorio invece di orientarlo ad una comunità
terapeutica che lo salva; oppure nel caso del padre che difende il figlio “ a
priori” e ad ogni costo, mentre se la prende esclusivamente coll’insegnante che
gli attribuisce brutti voti, o coll’allenatore di calcio che lo esclude dalla
“formazione”.
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