lunedì 28 maggio 2018

Genitori e figli





SUL RAPPORTO FRA GENITORI E FIGLI ADOLESCENTI
           
L’adolescenza, che nei maschi va approssimativamente dai 13 ai 20 anni, è un’età di passaggio e quindi di mutamenti fisiologici e psicologici, di abbandoni (delle fantasticherie della fanciullezza) e di acquisizioni (della stabilità dell’adulto). E’ un’età meravigliosa, ma insieme tormentosa; perché in essa si forma la personalità, ma si tende a esasperare la libertà.
Prima della “rivoluzione” sociale del 1968 in Occidente, l’adolescente era tenuto esclusivamente ad obbedire con la volontà e a ricevere coll’intelligenza; la sua realizzazione dipendeva dal modello e dal consenso degli adulti. Ogni grande svolta storica comporta benefici e inconvenienti (come si può immaginare dall'esempio di un ingegnere che vuol riformare una parte di un palazzo e deve guardarsi dal distruggere la parte funzionante). I suoi profeti con generosa ingenuità proclamarono l'avvento di un mondo nuovo ("La Fantasia al potere"), ma non cercarono di assicurarsi che questo fosse migliore.  Quella “rivoluzione” portò a considerare l’adolescenza un’età con caratteristiche proprie, e non a un sito provvisorio nell’attesa di crescere, e disapprovò ogni atteggiamento repressivo. Questo però fu accompagnato da esagerazioni e da dissacrazioni che fecero considerare il ’68 come un pericolo e una distruzione totale della tradizione e delle regole morali, civiche e religiose (col falso principio “Vietato vietare”). E senza un minimo di regole ogni società è destinata a perire. Purtroppo chi è superficiale considera le norme – per usare l’esempio del fiume – come una diga che impedisce il flusso, mentre sono gli argini che consentono di rendere sicuro, benefico e utile il deflusso delle acque.

Nell’adolescente c’è un giusto bisogno di liberarsi da una soggezione assoluta e di aprirsi alla (almeno) parziale realizzazione dei propri sogni.
I partner con cui confidarsi e a cui affidarsi prima dell’adolescenza erano i genitori, adesso diventano i coetanei. Col pericolo di seguire i modelli più luccicanti e più sbagliati (aiutati da mezzi di comunicazione che mirano solo alla vendita dei loro prodotti). Per allargare il discorso possiamo dire che la svolta epocale del 1968 ha condotto a un rovesciamento dei parametri: l’adolescente, che nei “bei tempi” seguiva le sicure “icone” offerte dalle comunità istituzionali (famiglia, scuola parrocchia), le abbandona ora per seguire quelle “aperte” e non irreggimentabili, quali ad es. i venerati cantautori, gli idolatrati attori e campioni sportivi, i violenti che spopolano nella “rete” o che dominano nel quartiere, i miracolosamente arricchiti, gli ispirati guru delle più esoteriche “religioni”..  
Spesso l’adolescente pretende di abbandonare tutto il passato culturale, tutta la tradizione umana, civile e religiosa; e si configura nella fantasia un mondo surreale. E deve sapere che purtroppo a questo mondo il male è più luccicante e attraente del bene
I filosofi antichi dicevano che l’uomo è come una “biga”, trainata da due focosi cavalli (che sono le passioni) e guidata da un esperto auriga (che è la ragione). L’amore non è solo fulminea passione, ma continua donazione di tutta la vita e sicura fondazione di diritti e di doveri.
L’adolescente acquista abbastanza presto la maturità sessuale, ma ben più tardi la maturità morale e affettiva; però senza di questa, la prima delle due è destinata a produrre molti guai, violando la libertà degli altri. La libertà poi è un dono splendente come un lampadario di cristallo; ma questo, se non bene sostenuto, può precipitare sul pavimento in una miriade di inutili frammenti di vetro.

L’adolescente deve sempre ritenere che i genitori hanno una lunga esperienza di vita, di sconfitte e di vittorie; e che sono quelle persone che gli vogliono più bene. Egli deve convincersi che la vita non è fatta solo di feste, di ubriacature, di “notti brave”, di “rave party”, ma anche di sacrifici e di rinunce, cogliendo i quali la persona maggiormente si matura.
I genitori devono tener presente che il figlio non è  un uomo in miniatura, ma un uomo giovane con i suoi diritti; e che prima o dopo si staccherà da loro per formare una sua famiglia. Guai a tormentarsi col sentimento della gelosia.
Il genitore deve educare non a subire delle regole esteriori, ma a formare nel figlio la “scoperta” interiore delle idee razionali e morali che sono comuni a tutti gli uomini.
Quando (soprattutto) la madre  vede che nel figlio adolescente esistono degli atteggiamenti sbagliati, non deve fare scenate emotive per distoglierlo, ma farlo “pensare”, mettendo in luce i lati simili ai momenti in cui lei si è trovate nell’adolescenza.. E questo consiglio varrà anche quando il figlio sarà già coniugato, senza assumere con invadenza l’atteggiamento del poliziotto.
Concludiamo dicendo che la fonte della vera educazione si trova nell’amore per i figli. Ma è possibile che qualcuno usi una forma distorta dell’amore, come nel caso della madre che di nascosto passa al figlio i soldi per la droga, procurandogli un benessere immediato e transitorio invece di orientarlo ad una comunità terapeutica che lo salva; oppure nel caso del padre che difende il figlio “ a priori” e ad ogni costo, mentre se la prende esclusivamente coll’insegnante che gli attribuisce brutti voti, o coll’allenatore di calcio che lo esclude dalla “formazione”.

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