domenica 27 maggio 2018

1 Cor Lezione VII



I CARISMI NELLA CHIESA

Dalla costituzione Lumen gentium, De Ecclesia, 12:
“Lo Spirito Santo non solo per mezzo dei sacramenti e dei ministeri santifica il Popolo di Dio e lo guida e adorna di virtù, ma ‘distribuendo a ciascuno i propri doni come piace a Lui’ (1Cor 12,11), dispensa pure tra i fedeli di ogni ordine grazie speciali, con le quali li rende adatti e pronti ad assumersi varie opere ed uffici (….). E questi carismi, straordinari o più semplici e più comuni, siccome sono soprattutto adatti e utili alle necessità della Chiesa, si devono accogliere con gratitudine e consolazione”.
Questo testo giustamente aggiunge lo strumento “spirituale”, sottolineato anche polemicamente dai cristiani protestanti, che noi avevamo trascurato nella sintesi ecclesiologica.

Nelle sue lettere San Paolo ne parla con termini vari, ma enumera nove carismi, oltre che in 12,8-10 (con alcune differenze), sistematicamente in 12,28-30, dividendoli in tre terzine:
apostoli / profeti / maestri
miracoli / guarigioni / assistenza 
governo / lingue parlate / lingue interpretate.

La profezia è il carisma che serve alla costruzione della Chiesa, ed è il “segno” per i credenti.. “I tre carismi fondamentali  stabiliti da Dio nella Chiesa sono quelli della Parola che stanno alla sua origine e favoriscono la sua crescita permanente” (Fabris)
Nel centrale capitolo 13 l’Apostolo dirà poi che il carisma eccellente e permanente è la Carità/Amore (agàpe)

Si tratta di doni spirituali, comuni o eccezionali, che Dio dà ad alcuni per la vita della Chiesa (mentre ricordo che i 6/7 doni dello Spirito Santo, ricavati da Is 11,2, sono orientati ad agire nell’intimo del credente)
I carismi sono molti, ma la fonte è unica: “Vi sono diverse ripartizioni di carismi, ma è lo stesso Spirito; vi sono anche diverse ripartizioni di servizi, eppure è lo stesso il Signore (Gesù risorto);  e vi sono diverse ripartizioni di operazioni, ma è lo stesso Dio che opera tutto in tutti” (12,4-5)
Ma lo strumento comunicativo divino comune è lo Spirito (vedi 12,7-11). “Il primo criterio per discernere l’azione dello Spirito è la fede in Gesù Signore” (Fabris). Questo criterio deve mantenersi in qualsiasi fenomeno di pentecostalismo, neo-spiritualismo, eccetera, se vuole servire alla vita spirituale della Chiesa., senza trasformarsi in un “barricadero” anti-istituzionalismo.

La Chiesa non è come lo Stato; camminando con gli occhi verso il Cielo ma con i piedi immersi nella polvere del mondo, essa è una comunità di uomini che si presenta con una duplice dimensione:
-         è una società organica, cioè un organismo vivente (evitiamo la parola oggi poco gradita di istituzione), costituita da soggetti fondamentalmente uguali, ma con funzioni proprie e specifiche;
-         ma dev’essere anche società spirituale, animata dallo Spirito, coi doni della Fede e della Grazia.

E’ utile citare un testo importantissimo del Vaticano II (Lumen gentium, 8) sulla Chiesa: “La società costituita di organi gerarchici e il corpo mistico di Cristo, la comunità visibile  e quella spirituale, la chiesa terrestre e la Chiesa già  in possesso dei beni celesti non si devono considerare come due cose diverse, ma formano una sola complessa realtà risultante di un duplice elemento, umano e divino. Per una forte analogia quindi è paragonata al mistero del Verbo incarnato. Infatti come la natura assunta serve al Verbo divino da vivo organo di salvezza, a Lui indissolubilmente unito,  in modo simile l’organismo sociale della Chiesa serve allo Spirito di Cristo che la vivifica, per la crescita del corpo”.

Praticamente ì carismi si possono distinguere in conoscitivi (che servono per la Fede) e operativi (che servono per la Carità).
I corinzi stimavano quelli più appariscenti e straordinari (che possono anche non comparire nei vari periodi della storia della Chiesa, come la glossolalia che usa il linguaggio estatico, forse come “segno” per i non credenti), ma Paolo insiste sull’unicità della fonte divina e dello scopo ecclesiale, e dà la preferenza a quelli comuni (che sono sempre necessari durante la storia, come ad es. assistenza, governo)

La Chiesa è la comunità di Fede, Speranza e Carità e si pone alla sequela di Cristo Profeta, Redentore e Signore (ossia Maestro, Sacerdote e Re)

Leggiamo insieme la pagina altamente poetica, oltre che teologica e mistica, di 13,1-13.
L’inno ha tre parti:
-         Il confronto coi carismi (1-3)
-         Le qualità dell’agàpe (4-7)
-         Dichiarazioni e confronti sull’amore e sui carismi. (8-13).
L'ultimo versetto  sgnifica che le tre virtù teologali rimangono in questa vita, ma la carità è superiore perché "non avrà mai fine" (v. 8) e in quanto Dio è definito agàpe (1Gv 4,8-16).

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