mercoledì 30 marzo 2016

Educazione all'amore



LETTERINA DI PRESENTAZIONE

Cari genitori di un adolescente,
vi presento qui di seguito una serie di miei pensieri sull’amore umano, ma non vorrei che foste trattenuti dall’usarli con alcune anche comprensibili considerazioni.

I – Non dire: E’ troppo teorico, troppo colto. Lasciatemi fare alcune osservazioni:

1. E’ il metodo di una volta quello che si esprimeva con proibizioni, con raccomandazioni, con punizioni. Tutte cose che fanno sprigionare nell’adolescente d’oggi la reazione del rigetto
2. Per chiedere a un adolescente alcuni sacrifici, alcune rinunce, dobbiamo proporre il quadro dei grandi “valori” umani morali, dall’accettazione convinta dei quali dipende l’assunzione delle norme di comportamento. Come si può fare un discorso radicale sull’amore umano senza aver approfondito i discorsi sulla natura specifica dell’uomo, sulla famiglia, sul matrimonio, sul rispetto delle altre persone, sullo scopo per cui viviamo (non per il potere, non per il possesso, non per godersi pazzamente la vita, non per infischiarsene della sofferenza altrui, eccetera)? Naturalmente si capirà che, se ho evitato di citare i fondamentali argomenti di religione e di morale cristiana, l’ho fatto solo perché voglio interessare anche chi non è cristiano o praticante.
3. Dobbiamo educare a saper neutralizzare i messaggi nettamente negativi e ingannatori su questi argomenti fondamentali che sono distribuiti con larghezza dai mezzi di comunicazione sociale, sia “vecchi” sia nuovi, con la forza quasi irresistibile dell’immagine (che devia l’attenzione dal ragionamento intellettuale e dalla riflessione morale).

II – Non dire: Il discorso va bene per chi ha fatto qualche classe in più

1. E’ utile che l’adolescente “alle prime armi” lo legga e mediti fin d’ora, eventualmente riservando la più ampia comprensione di alcune cose quando si procederà nell’adolescenza. Perché sarà sempre più difficile correggere una cattiva inclinazione di un alberello non più giovane.
            2. Gi educatori (genitori, insegnante, prete) si mostrino sempre attenti e pazienti nel ricevere e nello sciogliere alcune domande e difficoltà presentate dall’adolescente.

III – Perché i pedagogisti classici giungevano a definire l’adolescenza (che è possibile fissare tra i 13 e i 17 anni di età) “una nuova nascita”?

Perché, come la primavera, è meravigliosa, ma esposta a molteplici rischi
Perché in essa s’intraprende l’esplorazione del proprio Sé e del mondo fisico e umano, ma con occhiali diversi; alla ricerca di una propria “personalità” di vita, di attività, di cultura.
Perché l’adolescente ha certamente bisogno di emancipazione, pur vedendo in alcune pause di non essere un adulto formato, di aver quindi bisogno della guida di educatori di cui si fida e a cui si affida.





A un adolescente: non sciupare l’Amore!


I maggiori filosofi greci (Socrate, Platone, Aristotele) che – insieme col messaggio cristiano – hanno posto i fondamenti più importanti alla nostra civiltà occidentale, hanno definito così l’uomo:
     -  animale sociale, che è generato, si nutre e si riproduce in una comunità di individui (società);
     - animale razionale, che col dono della libertà sa scegliere il vero bene secondo la luce naturale della ragione

La prima società è la famiglia (essenzialmente: un uomo e una donna)
-          poi viene la scuola e (per chi è cristiano) la parrocchia
-          poi vengono gli enti intermedi (comune, provincia….)
-          infine viene lo stato nazionale, cui si affianca la comunità sovranazionale.
Infatti la Costituzione dichiara: “La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio” (n. 29).  E’ importante notare che si dice “riconosce” (non: costituisce) perché la famiglia è di diritto naturale, in quanto fondata sulla “natura” che precede l’uomo individuo (ognuno entra in un mondo già “creato” e non “da creare” secondo l’inventiva dei singoli)

Premesso che il vocabolo latino “finis” può significare sia la fine, il limite, sia il fine, lo scopo, introduciamo un fondamentale discorso di antropologia. La persona umana – essendo posta al confine tra finito e infinito - è un’unica realtà multiforme, complessa (come la lente bifocale degli occhiali), in quanto è aperta a conoscere e dominare tutto; ma, essendo creaturale, limitata, non riesce a superare certi limiti.
Nella sua dimensione animale pre-spirituale è aperta a conoscere e operare su questo medesimo mondo dal quale è determinata, ma cozza contro l’infinità del tempo e dello spazio. Nella sua dimensione spirituale cognitiva vuol conoscere possibilmente il massimo della realtà (il Vero, il Bello), e vi impegna l’intelletto. Nella sua dimensione spirituale volitiva intende raggiungere possibilmente sempre ciò che è il vero Bene, e vi impegna la libertà.

Siccome l’uomo è libero ed ha forti pulsioni (istinti) a superare i limiti della ragione, della comunità civile, della vita religiosa, sono necessari dei termini che aiutano a rimanere entro i bordi della strada (vedi i segnali stradali)
Secondo Dante Alighieri (Paradiso 5,19-22) la libertà è il massimo dono fattoci da Dio. Però essa è come uno splendido lampadario artistico che risulta impresentabile o perché è caduto a terra o perché sporco.
Posso sinceramente sentirmi “libero” quando ho ingoiato alte quantità di superalcolici o mi sono avvelenato con diversi tipi di droga? Posso considerarmi “intelligente” quando seguo “marce” che contestano la presenza di reati sessuali nel Codice penale?
E’ rilevabile un’analogia su come l’opinione pubblica italiana ostenta un sacro terrore per chi osi ipotizzare un limite alla libertà sulla pornografia e sul flagello della droga. Questa è la campagna “missionaria” sostenuta dai “santoni” di certe minuscole parti politiche che sono disposte a sottovalutare l’orrore dei tossicodipendenti che commettono i più atroci delitti, o l’ingiustizia di chi carica sulle spalle della comunità le spese per la disintossicazione.
La regolazione dei rapporti tra volontà libera e obbedienza degli apparati connessi con la dimensione sessuale  non è di tipo fisico (come quando metto il collare al cane), ma di ordine morale.

La famiglia non si lascia perciò sedurre dai tempi brevi: ha segnato dalla “natura” dell’uomo (cioè l’insieme delle sue caratteristiche essenziali) dei periodi sufficientemente lunghi per favorire l’inserimento dell’ adolescente nella conoscenza culturale (scuola), nel mondo del lavoro e dell’economia, nella preparazione alla vita insieme (fidanzamento finalizzato al matrimonio).
Il fidanzamento è anche un periodo di prova: da come so regolarmi prima del matrimonio dipenderà la mia analoga capacità nella vita matrimoniale.

Per costruire una famiglia secondo la “natura” dell’uomo è necessario quell’itinerario che va dall’Amore al matrimonio
L’Amore umano è una “passione” delle più forti (assimilabile all’esigenza di nutrirsi), che comprende:
-          l’attrazione unitiva fisica (genitale): amore reciproco
-          la finalità riproduttiva (coniugale): amore fecondo
Quando nella storia delle antropologie e delle morali si è assunto uno di questi “fini” con esclusione categorica dell'altro, ci si è accecati nel leggere la sintesi sull’amore totale. Siccome la passione amorosa può cedere alla tentazione dell’egoismo, l’amore vero deve essere paritetico, reciproco, rispettoso del partner, oblativo (sublime nel donare).
La realtà dell’Amore sta nell’inizio dei contatti dei futuri coniugi e sta alla conclusione del dono della vita a un figlio.
La retta ragione (unitamente alle migliori “visioni della vita”, anche religiose) riconosce  che l’Amore è una delle più alte realtà della vita umana e non una romanzata “esperienza” temporanea e sfuggente, per la quale non valga il sacrosanto dovere di affrontare ogni sacrificio richiesto.

L’erompere della passione è segnato dalla fragilità e pericolosità soprattutto nell’adolescente e giovane. E’ come la corrente di un fiume, che
-          se si mantiene negli argini, porta vita, forza…
-          se esonda, produce inondazioni, carestie…
Che l’esplosione terrificante della passione produca anche negli adulti gli effetti più tragici è abbastanza risaputo, come per esempio descrive il grande Euripide nella tragedia “Medea”, la cui protagonista uccide per estrema vendetta i figli suoi e di Giasone, che l’aveva abbandonata.

Ognuno sa che conviene prevenire i disastri, magari rafforzando gli argini, piuttosto di ripararli dopo che si sono verificati. Questo è il saggio ammonimento dell’Alighieri, che dando la parola a Francesca, uccisa per gelosia coll’amante mentre leggeva (o continuava a leggere) un “romanzo” piccante del medioevo, esorta ad arrestarsi prima che la passione travolgente proceda oltre la capacità di controllo della ragione sulla via dell’amore,  il quale esige che chi si sente amato riami (“Amor ch’a nullo amato amar perdona”: Inferno 5,103).

Il mondo della comunicazione ( i “media”),  in cui viviamo in larga misura, non favorisce la regolazione degli atteggiamenti:
-          o perché, inserendo in un video scene provocanti e procaci, sollecita grandemente la morbosità della persona in formazione (come fanno anche le scene di violenza o del genere “giallo”) e così la multinazionale editrice moltiplica i suoi proventi;
-          o perché mira (per motivi di dominio geo-politico?) a demolire i baluardi che proteggono la retta condotta morale della gente.
Il cedimento alla visione di scene immorali, di depravazione, di violenza sui deboli e innocenti assume il percorso delle droghe: dopo ogni assaggio, sento il bisogno di aumentare la temperatura (dose), entrando così in una spirale di fatale schiavitù.

Purtroppo la mentalità che oggi si è autodefinita maggioritaria irride al matrimonio, come a una trappola, una “terra di morti” - che invece è come una “zona protetta” per favorire la crescita dell’Amore - e ne nega le tre caratteristiche essenziali:
-          la naturalità, perché  prima viene la natura dell’uomo e poi i diritti dell’individuo (non è una scelta opzionabile, per esempio, che il figlio nasca da un uomo e una donna)
-          l’unità, perché uno dà tutto se stesso all’altro (e non si può dare tutto se stesso a molti; e non esiste un dono più grande di quello in cui si dona tutta la vita)
-          l’indissolubilità, perché l’Amore non viene meno nei momenti della difficoltà, della vecchiaia, dei non facili impegni per introdurre i figli alla pienezza e concretezza della vita (per questo è fissata la loro maggiore età).

Eppur vediamo che la nostra società, analogamente alla fine dell’impero romano, si è avviata in molti aspetti della sua esistenza verso un precipizio che incute paura.
Le cosiddette conquiste del pensiero moderno si rivelano talvolta come false e ingannevoli promesse. Per esempio:
-          Non si è ottenuta la vera parità tra uomo e donna, quando moltissimi considerano la donna come un “oggetto”, usando (e abusando) del suo corpo come strumento di piacere.
-          Non si obbedisce ai dettami della ragione (che nell’età dell’Illuminismo fu venerata come “dea Ragione”) quando si addita il modello dell’unione sessuale in quello che è espressioni degli animali, che sono privi di ragione.

Ultimo consiglio. Subire la violenza privata di qualche “amico” (degno di questo nome?) che ti costringe e impone cattivi comportamenti può essere la china discendente verso un abbrutimento da cui non sarà facile risollevarsi. E’ necessario e urgente aprirsi, parlare con genitori o educatori capaci e pazienti (non è prudente “infilarsi” in un vicolo cieco).


Nessun commento:

Posta un commento