martedì 12 aprile 2016

Unitatis centrum



Unitatis centrum

La sapienza dei medievali - volendo indicare le qualità requisite per chi nella Chiesa debba assumere una posizione di guida - aveva formulato una strofetta più o meno come questa: Si doctus doceat, si prudens regat, si pius oret; si pater pascat. Naturalmente più d’una qualità deve essere attribuita ai grandi vescovi, quali furono, per esempio a Milano, Schuster e Martini.
Se teniamo fuori quadro la figura del “Papa orante” Joseph, possiamo distinguere nell’attuale Vescovo di Roma una duplice figura: “Papa docente” Francesco, e “Pastore comunicatore” Padre Jorge.

Assumiamo come pietra di confronto soltanto questi due testi (benché diversamente) importanti:
A - “Simone, Simone, ecco: Satana vi ha cercati per vagliarvi come il grano; ma io ho pregato per te, perché la tua fede non venga meno. E tu, una volta convertito, conferma i tuoi fratelli” (Lc 22,31s).
Vocaboli da precisare:
1)      Questo è detto a colui cui G. C. ha cambiato il nome in Kephas (pietra, roccia), che nella Bibbia è attribuito a Dio stesso o a G.C. come segno di assoluta fermezza e stabilità.
2)      Convertito, ravveduto (epistrépsas) = uscito dalla tentazione (cui erano sottoposti coloro che saranno detti “apostoli”) che si è realizzata nel prolungato e persistente “rifiuto della via della croce” (iniziato già con Mc 8,31-33), come fanno presagire definitivamente i vv. 33s e la “fuga” di tutti dal Getsemani (cfr Gv 16,32).
3)      Conferna (stérison) = rendi fermi, solidi (coloro che saranno “apostoli”) nella fede e vita cristiana.
B - “Il Romano Pontefice, quale successore di Pietro, è il perpetuo e visibile principio e fondamento dell’unità sia dei Vescovi, sia della comunità dei fedeli” (Concilio Vaticano II, costituzione Lumen gentium, n. 23; ma la frase è presa dal Concilio Vaticano I, costituzione Pastor aeternus, Prologo, vedi nel Denzinger, n. 3051).

Nei messaggi trasmessi dal nostro amato supremo Pastore troviamo i grandi documenti ufficiali (e, se volete, anche i primi quattro quinti della Lumen Fidei), ma anche le moltissime omelie, risposte ai giornalisti, notazione estemporanee (che non di rado qualificano o modificano alcune affermazioni precedenti). Portiamo qualche esempio: la coscienza individuale è norma “assoluta” (etimologicamente: solutus ab) di moralità / deve essere debitamente formata (ab extra); la vita e il pane che Cristo è venuto a portare sono prioritariamente quelli terreni / sono quelli “celesti” (Gv 6,26s; 10,10; 20,31); la misericordia divina deve essere presa “assolutamente” / deve condurre a migliorare la mentalità e la vita (metànoia; cfr Mc 1,15), sullo schema dell’alleanza non paritetica, ben sapendo che il dono è tutto di Dio (come, aprendo il rubinetto dell’acqua, non si nega che la corrente venga tutta dal serbatoio). E’ infatti segno di rispetto per l’uomo libero che Dio gli chieda di esprimere  una libera collaborazione al gratuito perdono.

Si dice da una certa parte: altro è il discorso magisteriale e altro quello catechetico-pastorale. E si tenderebbe a dire che, nel nostro caso, la differenza è soltanto di “stile”, di genere letterario; o che si tratta di adattamento pedagogico a chi incespica sulla strada verso la “verità” non ancora acquisita; o che non è utile distinguere tra essenziale e accessorio. La Fides qua (soggettiva, primaria)  non ammette passaggi a rate,  per partes (cfr 1Re 18,21; Mt 12,30): è un “salto” a piè pari.
A puro titolo d’esempio osserverò che in una trasmissione radiofonica sullo sport, se l’apparecchio ricevente “gracchia”, lo si cambia; ma se il giornalista non “rende” oggettivamente il gioco sul campo, si sostituisce proprio lui.

Chiediamoci se il “profugo” in cerca di luce, che cammina tra i sassi, è maggiormente disposto a recepire un allettante discorso “liberatorio” o una norma di vita che provenga ab extra dell’uomo (natura, Dio).
Non vorrei che, nel campo di battaglia tra Dio e il Maligno, che è il cuore dell’uomo, le forze del Bene, che lavorano anche nel peggiore di noi, non sappiano da quale parte schierarsi, come nell’esempio di San Paolo in 1Cor 14,8. “Se la tromba emette un suono confuso, chi si preparerà alla battaglia?”.


NOTA. Questa pagina è stata scritta nella prima metà di marzo, ma, dopo la pubblicazione dell'esortazione Amoris laetitia, assume una più chiara significanza.


Nessun commento:

Posta un commento