Unitatis centrum
La sapienza
dei medievali - volendo indicare le qualità requisite per chi nella Chiesa
debba assumere una posizione di guida - aveva formulato una strofetta più o
meno come questa: Si doctus doceat, si
prudens regat, si pius oret; si pater pascat. Naturalmente più d’una
qualità deve essere attribuita ai grandi vescovi, quali furono, per esempio a Milano,
Schuster e Martini.
Se teniamo fuori quadro la figura
del “Papa orante” Joseph, possiamo distinguere nell’attuale Vescovo di Roma una
duplice figura: “Papa docente” Francesco, e “Pastore comunicatore” Padre Jorge.
Assumiamo come
pietra di confronto soltanto questi due
testi (benché diversamente) importanti:
A - “Simone, Simone, ecco: Satana vi ha cercati per vagliarvi come il
grano; ma io ho pregato per te, perché la tua fede non venga meno. E tu, una
volta convertito, conferma i tuoi fratelli” (Lc 22,31s).
Vocaboli da precisare:
1)
Questo è detto a colui cui G. C. ha cambiato il
nome in Kephas (pietra, roccia), che
nella Bibbia è attribuito a Dio stesso o a G.C. come segno di assoluta fermezza
e stabilità.
2)
Convertito, ravveduto (epistrépsas) = uscito dalla tentazione (cui erano sottoposti coloro
che saranno detti “apostoli”) che si è realizzata nel prolungato e persistente
“rifiuto della via della croce” (iniziato già con Mc 8,31-33), come fanno
presagire definitivamente i vv. 33s e la “fuga” di tutti dal Getsemani (cfr Gv
16,32).
3)
Conferna (stérison)
= rendi fermi, solidi (coloro che saranno “apostoli”) nella fede e vita
cristiana.
B - “Il Romano Pontefice, quale successore di Pietro, è il perpetuo e
visibile principio e fondamento dell’unità sia dei Vescovi, sia della comunità
dei fedeli” (Concilio Vaticano II, costituzione Lumen gentium, n.
23; ma la frase è presa dal Concilio Vaticano I, costituzione Pastor
aeternus, Prologo, vedi nel Denzinger, n. 3051).
Nei messaggi
trasmessi dal nostro amato supremo Pastore troviamo i grandi documenti
ufficiali (e, se volete, anche i primi quattro quinti della Lumen Fidei),
ma anche le moltissime omelie, risposte ai giornalisti, notazione estemporanee
(che non di rado qualificano o modificano alcune affermazioni precedenti).
Portiamo qualche esempio: la coscienza individuale è norma “assoluta” (etimologicamente:
solutus ab) di moralità / deve essere
debitamente formata (ab extra); la
vita e il pane che Cristo è venuto a portare sono prioritariamente quelli
terreni / sono quelli “celesti” (Gv 6,26s; 10,10; 20,31); la misericordia
divina deve essere presa “assolutamente” / deve condurre a migliorare la
mentalità e la vita (metànoia; cfr Mc
1,15), sullo schema dell’alleanza non paritetica, ben sapendo che il dono è
tutto di Dio (come, aprendo il rubinetto dell’acqua, non si nega che la
corrente venga tutta dal serbatoio). E’ infatti segno di rispetto per l’uomo libero
che Dio gli chieda di esprimere una
libera collaborazione al gratuito perdono.
Si dice da una
certa parte: altro è il discorso magisteriale e altro quello
catechetico-pastorale. E si tenderebbe a dire che, nel nostro caso, la
differenza è soltanto di “stile”, di genere letterario; o che si tratta di
adattamento pedagogico a chi incespica sulla strada verso la “verità” non
ancora acquisita; o che non è utile distinguere tra essenziale e accessorio. La Fides qua (soggettiva, primaria) non ammette passaggi a rate, per
partes (cfr 1Re 18,21; Mt 12,30): è un “salto” a piè pari.
A puro titolo d’esempio osserverò
che in una trasmissione radiofonica sullo sport, se l’apparecchio ricevente
“gracchia”, lo si cambia; ma se il giornalista non “rende” oggettivamente il
gioco sul campo, si sostituisce proprio lui.
Chiediamoci se
il “profugo” in cerca di luce, che cammina tra i sassi, è maggiormente disposto
a recepire un allettante discorso “liberatorio” o una norma di vita che
provenga ab extra dell’uomo (natura,
Dio).
Non vorrei che, nel campo di
battaglia tra Dio e il Maligno, che è il cuore dell’uomo, le forze del Bene,
che lavorano anche nel peggiore di noi, non sappiano da quale parte schierarsi,
come nell’esempio di San Paolo in 1Cor 14,8. “Se la tromba emette un suono
confuso, chi si preparerà alla battaglia?”.
NOTA. Questa pagina è stata scritta nella prima metà di marzo, ma, dopo la pubblicazione dell'esortazione Amoris laetitia, assume una più chiara significanza.
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