IN COENA DOMINI
Per raggiungere i fondamenti
dell’Eucaristia, prima di accostare visioni e rivelazioni extrabibliche….,
ricorriamo a 1Cor 11 (scritta nel 54, circa 12-14 anni prima del vangelo
secondo Marco)
La diade dei “corpi”
Nella mentalità semitica il corpo
è tutto l’uomo in quanto è - e si manifesta e opera - presente al mondo.
1)
Gesù ci fa dono del suo Corpo sacramentale nel banchetto (non nel
Tempio….)
2)
Egli quindi dona tutto sé stesso al discepoli
commensali e con questo costituisce la prima nuova Comunità dei credenti, cioè la Chiesa, Corpo comunitario di Cristo.
NB. Lumen
gentium n. 48 definisce la
Chiesa “sacramento universale di salvezza”
La dualità delle “specie” eucaristiche e il dono di Amore
Il pane diventa Corpo del Signore
(1Cor 10,16s; Gv 6), col quale ci è donata la vita “eterna”, cioè divina
(divinizzazione)
Il vino diventa Sangue del
Signore (Eb 9,11-14), per mezzo del quale ci è donata la redenzione delle colpe
L’atto della Salvezza è avvenuto
“una volta per sempre” (Eb 7,27; 9,12.26-28; 10,10), per cui nella rinnovata
formula dell’ “Apostolato della preghiera” al Padre si dice correttamente:
“….in unione col Tuo Figlio Gesù Cristo, che continua a offrirsi a Te
nell’Eucaristia….”
Il sacrificio non è mai
“vendicativo”, ma segno di Amore
Le attenzioni primarie nell’’Eucaristia
1)
Primaria è la celebrazione, cui segue l’adorazione. Corpo e Sangue vengono
offerti come cibo e bevanda (vedi anche Gv 6)
2)
Dio offre primariamente alla Comunità dei credenti i suo Doni, che
poi vengono necessariamente partecipati a ciascuno. Oggi l’Eucaristia viene
donata attraverso l’altro dono, che è la Chiesa.
Il principio di reciprocità
“L’Eucaristia fa la Chiesa,
la Chiesa fa
l’Eucaristia” è spiegabile perché il corpo è strumento di generazione; mentre lo
spirito è fonte di partecipazione.
CHRISTI AMOR
Come insegna Benedetto XVI, è da
superare lo schema tradizionale di un Dio Padre adirato per la ribellione
(peccato) dell’uomo, che impone al Figlio Gesù Cristo di riparare riaffermando
la sottomissione (obbedienza) con la sua morte. Dio vi è presentato come un
Dominatore rigorosamente giusto e non come un Padre pieno d’amore fedele (o
misericordia; cfr Es 34,5-7).
La nostra comunione di vita con Dio – che ci è concessa con la Fede e i Sacramenti della Fede
– è demolita dal peccato. Per questo nell’AT (specialmente nei cc. 1-3 di Osea
e 16 e 23 di Ezechiele) l’idolatria – rottura col Signore e comunione con altri dèi – è
simboleggiata dall’adulterio o dalla prostituzione: il fallimento dell’unione
matrimoniale.
Il Figlio di Dio incarnato –
predesignato rappresentante dell’umanità peccatrice - fa esperienza sulla Croce
dell’essere da Dio abbandonato alla morte inflittagli dagli uomini (“Perché….?”:
Mc 15,34)
Ma colui che aveva detto:
“Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici”
(Gv 15,13), con un sublime slancio di Fede si affida totalmente al Padre:
“Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito” (Lc 23,46), dopo aver assicurato
nella Speranza di una vita di comunione il delinquente pentito: “Oggi sarai con me (in paradiso)” (Lc 23,43):
è la comunione totale ed eterna. Carità,
cioè Amore.
I cristiani orientali, superando
la nostra teologia eucaristica, ritengono che “il corpo celeste di Cristo non
appartiene più a questo mondo (….) Non si tratta del permanere degli accidenti
del pane, ma del permanere dei nostri occhi, incapaci di contemplare la carne
celeste….” (P. E. Evdokimov). Perché la celebrazione dell’Eucaristia
misticamente ci fa partecipi della comunione
liturgica del mondo celeste.
Nel mistero del Dono ricevuto e
trasmesso (Spirito Santo: cfr At 2,33), col Risuscitamento il Padre dà la nuova
vita all’uomo Gesù, vita che gli comunica ab
aeterno nella Trinità: “Il Padre….ha concesso anche al Figlio di avere la
vita in se stesso” (Gv 5,26).
HODIE SILENTIUM MAGNUM
(Santo e grande Sabato)
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