lunedì 25 marzo 2019

Quale Famiglia?



Avvertenza. Il giorno 19 di marzo ho mandato la lettera seguente a un quotidiano che una volta mi pubblicava tutto (o quasi); ma forse questa volta la ciambella non è riuscita col buco.....La ripropongo qui con piccole modifiche nella solennità dell'Annunciazione del Signore. Faccio presente che non voglio inutilmente percorrere la china pericolosa della polemica partitica contingente, ma evidenziare le premesse filosofiche della soluzione del problema.


In questo periodo di accese contrapposizioni, magari politiche, s’inserisce, proprio su un rovente argomento etico qual è la concezione della famiglia che ciascuno dovrebbe avere, la pletorica presa di posizione della quasi totalità dei docenti dell’università della mia città Verona, nella quale è programmato appunto il relativo Congresso. Se è lecito da parte di un “umile operatore nella vigna del Signore” muovere delle critiche al verdetto di così elitario consesso, proverò ad esprimere due rilievi più che altro metodologici; anche se questi godono della fortuna delle opinioni che per decenni vengono considerate intangibili da quella che il Manzoni chiamerebbe maliziosamente vox populi.

Il primo rilievo concerne il diffusissimo scientismo esclusivista, che ritiene le scienze sperimentali, operative, matematiche, uniche produttrici di dati e calcoli sufficientemente attendibili, ma condanna all’insignificanza le conoscenze e riflessioni sulle realtà spirituali, quali l’Io, che concernono i valori, per esempio quelli etici. Mi sembra  scelta saggia far tesoro dello spiritualismo e personalismo, di autori come Maine de Biran, Boutroux, Bergson, Mounier; come di altri importanti filoni di pensiero. Noto di passaggio che forse è sfuggita all’estensore del documento protestatario la scarsa conseguenza nell’uso del concetto di scientificità in chi aveva inteso contestare  “l’espressione di un gruppo organizzato di soggetti che propongono convinzioni etiche e religiose come fossero dati scientifici”,  mentre assicura che “il codice etico dell’università di Verona, assieme ai principi della libertà della ricerca e dell’insegnamento, afferma quelli dell’uguaglianza…..” (i corsivi sono miei). E qualcuno è qualificato come docente di filosofia morale.

Il secondo rilievo riguarda lo storicismo assoluto, che consente di eliminare  senza pietà ogni visione filosofica del passato, trascurando il fatto che, quando si tratta dei valori e realtà spirituali, può essere incancellabile la sentenza per esempio di Seneca, di Pascal, nei confronti delle acquisizioni, luccicanti ma talvolta fulminee come meteore, elaborate dalla superscienza attuale. Con ciò si rende possibile al “filosofo del bar” decretare defunte tutte li idee espresse nel Medio evo (ma l’università non è nata proprio in quel periodo?). Purtroppo questo andazzo è possibile quando ci si affida ai fuochi pirotecnici degli slogan della cultura del provvisorio (“non cederemo sui diritti acquisisti”; “vogliono recludere la donna in casa”), quando ognuno vede la crisi della famiglia, l’aumento dei misfatti degli adolescenti e giovani, eccetera, ai quali ci ha introdotto l’iniziale rifiuto della filosofia della realtà, che è la (seppur rinnovata) metafisica. Ma ogni voglia deve essere sacrificata sull’altare dell’imminente venuta di questo benedetto Mondo nuovo.

                                                                                              mons. Antonio Contri
                                                                                 già docente in istituti universitari cattolici

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