sabato 1 dicembre 2018

Il Vangelo della Salvezza



PAROLA DI DIO  -  II
Il Vangelo della Salvezza

Perché abbiamo quattro vangeli? Perché in essi si trovano anche schemi generali contrapposti? Abbozziamo solo quattro risposte.

Perché chi insegna una materia importante e complessa segue la via di uno sviluppo progressivo (pensiamo anche ai diversi gruppi di lettere che vengono attribuite a san Paolo).
Perché la persona di Gesù Cristo non è limitabile a una sola dimensione, tanto che (usando l’acrostico delle iniziali della parola greca “pesce”) è chiamato “Gesù Cristo Figlio di Dio Salvatore”
Perché la rivelazione cristiana si è attuata in due fasi:
a) Il Gesù terreno doveva presentare se stesso come il Messia (= Cristo) realizzatore di un nuovo Popolo di Dio;
b) La Chiesa apostolica ha ricevuto la missione di annunciare che Dio Padre ha ridonato la pienezza di vita al suo Figlio Gesù, che era stato crocifisso come uomo, e ha mandato lo Spirito Santo a continuare ed estendere la presenza e l’azione del Rivelatore e Salvatore.
Sulla formazione dei vangeli citiamo solo un piccolo capoverso del paragrafo 19 della costituzione dogmatica “Dei verbum” del Concilio ecumenico Vaticano II: “Gli apostoli poi, dopo l’ascensione del Signore, trasmisero ai loro ascoltatori ciò che egli aveva detto e fatto, con quella più completa intelligenza  di cui essi, ammaestrati dagli eventi gloriosi di Cristo e illuminati  dalla luce dello Spirito della verità, godevano”.
Perché i vangeli non hanno lo scopo di presentarci la cronaca giornalistica dei gesti e discorsi del Gesù terreno, ma quello di annunciare e portare al  mondo intero la Verità e la Vita che costituiscono la Salvezza cristiana.

Ecco perché possiamo distinguere tre fasi nella composizione dei vangeli:
a) Marco, con l’affermazione finale del centurione romano (15,39)“Davvero quest’uomo era (un) figlio di Dio”, che può passare da “inviato definitivo di Dio” a significare “il Figlio di Dio”,
b) Matteo, con la sua idea del Messia Gesù che completa e compie (5,17) le attese dell’Antica alleanza; Luca che vede in Gesù la rivelazione della misericordia (Amore) del Padre (10,37);
c) Giovanni che (come nella visione notturna dall’esterno delle vetrate illuminate di una cattedrale) intravede il fulgore della luce piena e definitiva di Dio nel Figlio risorto e salito presso il Padre (20,17).

Postilla pratica. Per ricavare pie considerazioni ed esortazioni è sufficiente affidarsi alla sensibilità spirituale; ma per giungere a una comprensione "letterale" del testo si deve passare attraverso le norme dell'esegesi.

A partire dalla seconda metà del XX secolo anche noi cattolici abbiamo imparato ad affrontare la Scrittura nei testi originali. Così è superata la vecchia mentalità che poteva dire: “Quando si decidono a metterci in mano un solo testo che riassume i vangeli?”; ”Perché non usare ancora la bella Storia sacra di Don Bosco?”. Ciò equivarrebbe a scambiare le Parole di Dio con un racconto che fa la gioia di coloro che vogliono rimanere bambini.
 

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