PAROLA DI DIO - II
Il Vangelo della
Salvezza
Perché abbiamo quattro vangeli?
Perché in essi si trovano anche schemi generali contrapposti? Abbozziamo solo
quattro risposte.
Perché chi
insegna una materia importante e complessa segue la via di uno sviluppo
progressivo (pensiamo anche ai diversi gruppi di lettere che vengono attribuite
a san Paolo).
Perché la
persona di Gesù Cristo non è limitabile a una sola dimensione, tanto che
(usando l’acrostico delle iniziali della parola greca “pesce”) è chiamato “Gesù
Cristo Figlio di Dio Salvatore”
Perché la
rivelazione cristiana si è attuata in due fasi:
a) Il Gesù terreno doveva
presentare se stesso come il Messia (= Cristo) realizzatore di un nuovo Popolo
di Dio;
b) La Chiesa apostolica ha
ricevuto la missione di annunciare che Dio Padre ha ridonato la pienezza di
vita al suo Figlio Gesù, che era stato crocifisso come uomo, e ha mandato lo
Spirito Santo a continuare ed estendere la presenza e l’azione del Rivelatore e
Salvatore.
Sulla formazione dei vangeli citiamo
solo un piccolo capoverso del paragrafo 19 della costituzione dogmatica “Dei
verbum” del Concilio ecumenico Vaticano II: “Gli
apostoli poi, dopo l’ascensione del Signore, trasmisero ai loro ascoltatori ciò
che egli aveva detto e fatto, con quella più completa intelligenza di cui essi, ammaestrati dagli eventi
gloriosi di Cristo e illuminati dalla
luce dello Spirito della verità, godevano”.
Perché i
vangeli non hanno lo scopo di presentarci la cronaca giornalistica dei gesti e
discorsi del Gesù terreno, ma quello di annunciare e portare al mondo intero la Verità e la Vita che costituiscono la Salvezza cristiana.
Ecco perché possiamo distinguere
tre fasi nella composizione dei vangeli:
a) Marco, con l’affermazione
finale del centurione romano (15,39)“Davvero quest’uomo era (un) figlio di Dio”, che può passare da “inviato
definitivo di Dio” a significare “il Figlio di Dio”,
b) Matteo, con la sua idea del
Messia Gesù che completa e compie (5,17) le attese dell’Antica alleanza; Luca
che vede in Gesù la rivelazione della misericordia (Amore) del Padre (10,37);
c) Giovanni che (come nella
visione notturna dall’esterno delle vetrate illuminate di una cattedrale) intravede
il fulgore della luce piena e definitiva di Dio nel Figlio risorto e salito
presso il Padre (20,17).
Postilla pratica. Per ricavare pie considerazioni ed esortazioni è sufficiente affidarsi alla sensibilità spirituale; ma per giungere a una comprensione "letterale" del testo si deve passare attraverso le norme dell'esegesi.
Postilla pratica. Per ricavare pie considerazioni ed esortazioni è sufficiente affidarsi alla sensibilità spirituale; ma per giungere a una comprensione "letterale" del testo si deve passare attraverso le norme dell'esegesi.
A partire dalla seconda metà del XX secolo anche noi cattolici abbiamo
imparato ad affrontare la
Scrittura nei testi originali. Così è superata la vecchia
mentalità che poteva dire: “Quando si decidono a metterci in mano un solo testo
che riassume i vangeli?”; ”Perché non usare ancora la bella Storia sacra di Don Bosco?”. Ciò equivarrebbe a
scambiare le Parole di Dio con un
racconto che fa la gioia di coloro che vogliono rimanere bambini.
Nessun commento:
Posta un commento