B - Modalità
della risurrezione dei morti (1Cor 15,35-58)
I corinzi erano sempre disposti a
presentare domande sul modo di comprendere il linguaggio della rivelazione
nella loro cultura. E’ sempre difficile infatti pensare un futuro di gloria per
l’individuo che vede corrompersi i corpi dei defunti nel sepolcro (anche se
talvolta la tradizione della predicazione ha usato un semplificante linguaggio,
è impossibile una “rianimazione del cadavere” che riprenda le condizioni
naturali precedenti). Ma tutto dipende dalla concezione antropologica che
abbiamo in mente (Posso
rimandare a un mio studio “E’ urgente annunciare all’uomo d’oggi la
risurrezione dei morti” nella rivista Euntes
docete, 1985, n. 3, 299-309).
Richiamando il motivo espresso
nei primi capitoli della lettera, san Paolo spiega che con la sola cultura
(sapienza) umana è impossibile comprendere quello che Dio ci prepara per
l’entrata in un mondo nuovo e definitivo (escatologico), nella nuova creazione,
nell’altra vita, nella vita dell’holàm
(eone, secolo, periodo di tempo) futuro.
San Paolo fornisce alcune
risposte, fra le quali segnaliamo le seguenti:
1) L’esempio del seme e dell’albero ci fa comprendere che
risorgerà un altro corpo.
“Ciò che tu semini non prende
vita se prima non muore. Quanto a ciò che semini, non semini il corpo che
nascerà, ma un semplice chicco di grano o di altro genere. E Dio gli dà un
corpo come ha stabilito e a ciascun seme il proprio corpo” (….). “Così anche la
risurrezione dei morti: è seminato nella corruzione / risorge
nell’incorruttibilità,
è seminato nella miseria /
risorge nella gloria,
è seminato nella debolezza /
risorge nella potenza,
è seminato corpo animale /
risorge corpo spirituale” (1Cor 15, 36-38; 42-44a).
2) Usando un’interpretazione “midrashica”
(che non è certo freddamente “letteralistica”) san Paolo porta l’esempio
dell’uomo (in ebraico: adàm) formato
dalla terra (Genesi 2) e dell’uomo creato a immagine e somiglianza di elohìm (Genesi 1). Nell’Adamo san Paolo
vede l’uomo attuale, nel nuovo Adamo vede il Cristo risuscitato, al quale noi
saremo configurati.
“Se c’è un corpo animale vi è
anche un corpo spirituale. Sta scritto infatti che il primo uomo Adamo divenne un essere vivente, ma l’ultimo Adamo divenne spirito datore
di vita. Non vi fu prima il corpo spirituale, ma quello animale, e poi lo
spirituale.. Il primo uomo tratto dalla
terra è fatto di terra, il secondo uomo viene dal cielo. Come è l’uomo terreno
così sono quelli di terra; e come è l’uomo celeste così anche i celesti. E come eravamo simili all’uomo terreno così
saremo simili all’uomo celeste” (1Cor 15,44b-49)
Qui san Paolo usa il concetto
“corpo” come equivalente di “uomo concreto”, con la sua totalità psico-fisica.
Per cui:
- il corpo “animale” è segnato
dalla fragilità, debolezza, peccaminosità, mortalità;
- il corpo “spirituale” è nuova
creazione, eternamente vivificato nello Spirito.
Nota. Poiché nella concezione semitica il concetto "carne" fa riferimento al "corpo animale", troviamo nel Credo apostolico "risurrezione della carne", e nel Credo Costantinopolitano "risurrezione dei morti" (Denzinger, n. 10 e 150).
Nota. Poiché nella concezione semitica il concetto "carne" fa riferimento al "corpo animale", troviamo nel Credo apostolico "risurrezione della carne", e nel Credo Costantinopolitano "risurrezione dei morti" (Denzinger, n. 10 e 150).
3) San Paolo annuncia il
“mistero” (una realtà superiore alla comprensione e alla realizzazione umana)
che ricorda la
Trasfigurazione transitoria di Cristo durante la sua vita
terrena
“Ecco io vi annuncio un mistero
(…..) tutti saremo trasformati, in un attimo, in un batter d’occhio (….) i
morti risorgeranno incorruttibili e noi saremo trasformati. E’ necessario
infatti che questo corpo corruttibile si vesta d’incorruttibilità e questo
corpo mortale si vesta d’immortalità (1Cor 15,51-53)
Conclusione solenne: “Siano rese
grazie a Dio che ci dà la vittoria (sulla morte) per mezzo del Signore Nostro
Gesù Cristo” (1Cor 15,57).
UN AIUTO CHE CI VIENE DALL’APOCALISSE
DI GIOVANNI
Nei due ultimi capitoli questo
libro ci viene incontro per dirci che con la fantasia non siamo assolutamente
in grado di spiegare il mistero del mondo totalmente
nuovo che Dio ci ha preparato, nel quale scompaiono tempo e spazio. Se noi lo
comprendessimo, non sarebbe totalmente nuovo. “Vidi un cielo nuovo e una terra
nuova” (21,1). “Le cose di prima son passate…..Ecco: nuove faccio tutte le
cose” (21,4s)
Eppure, per farsi comprendere fra
esseri terreni, l’autore deve fare ricorso ad alcune immagini. Dalle quali
apprendiamo che vivremo sempre in Dio, sempre con Dio, nella sua luce, nella
sua pace paradisiaca.
“Ecco la dimora di Dio con gli
uomini” (21,3). “Tempio non vidi in essa (Gerusalemme nuova): il Signore Dio,
l’Onnipotente, insieme all’Agnello, è il suo tempio” (21,22)
“A colui che ha sete darò da bere
dalla sorgente dell’acqua viva gratuitamente” (21,6). Mi mostrò poi un fiume
d’acqua viva, limpido come cristallo, che scaturiva dal trono di Dio e
dell’Agnello” (22,1). “I suoi servi a lui presteranno culto e contempleranno la
sua faccia….perché il Signore Iddio spanderà su loro la sua luce” (22,3-5)
Per tornare a san Paolo: “Così
per sempre saremo col Signore” (1Ts 4,17). E a Gesù: “In verità io ti dico:
oggi con me sarai nel paradiso” (Lc 23,43)
Una splendida riflessione di S.
Agostino: “Tutta la gioia non entrerà nei beati; ma tutti i beati entreranno
nella gioia”.
Comunque non possiamo dimenticare ciò che sta scritto: "Adesso noi vediamo in modo confuso, come in uno specchio; allora invece vedremo faccia a faccia. Adesso conosco in modo imperfetto, ma allora conoscerò perfettamente, come anch'io sono conosciuto" (1Cor 13,12).
Comunque non possiamo dimenticare ciò che sta scritto: "Adesso noi vediamo in modo confuso, come in uno specchio; allora invece vedremo faccia a faccia. Adesso conosco in modo imperfetto, ma allora conoscerò perfettamente, come anch'io sono conosciuto" (1Cor 13,12).
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