Cuore dell’Evangelo
Se
prescindiamo dalle troppe polemiche della crisi modernista, dobbiamo
riconoscere che la famosa affermazione del biblista ex-cattolico Alfred Loisy
“Gesù annunciava il Regno, ed è venuta la Chiesa” – contrapponendosi al protestante Harnack
che negava ogni continuità tra evangelo e chiesa - coglieva almeno a metà il
problema centrale dell’identificazione del Cristianesimo: chi ha annunciato l’Evangelo
e dove troviamo il cuore dell’Evangelo?
Seguendo una
nuova cristologia più filantropica che teologica ci viene spesso annunciato che
il cuore del messaggio e della funzione di Gesù Cristo sta nel portare la “buona notizia” ai
poveri e bisognosi. Se ne dà la prova citando tre ordini di testi riferibili a
questi esempi:
a) Sul giudizio universale:
“Tutto quello che avete fatto a uno solo di questi mie fratelli più piccoli
l’avete fatto a me” (Mt 25,40). Senza tener conto che i piccoli nel vangelo non
sono sempre i poveri, bensì i bambini, i peccatori e i lontani (elàchistos significa anche il più insignificante)
b) “Lo Spirito del Signore….mi ha mandato a portare ai
poveri il lieto annuncio” (Lc 4,18).
Senza tener conto che qui l’evangelista usa una frase presa dalla terza parte di un libro profetico (Is 61,1)
c) “La più grande di tutte (le
virtù) è la carità” (1Cor 13,13). Senza notare che in questo contesto G. Barbaglio,
attingendo a G. Bornkamm, definisce l’amore-carità “il dono divino per
eccellenza dei tempi ultimi”.
Mentre il primo comandamento dell'antica e della nuova Alleanza sarà sempre quello della carità globale, "Amerai il Signore tuo Dio....e il prossimo tuo" (Dt 6,5; Lv 19,18; Lc 10,27), il cattolico medio che, molto
devoto alle neo-rivelazioni, ritiene superfluo approfondire la Scrittura, si compiace
di aver seguito appieno la propria coscienza praticando la carità materiale.
I
Ogni forma di
rivelazione ha origine dal Padre e, nella Nuova Alleanza, viene attuata per
mezzo di Cristo, Uomo e Figlio di Dio, e dello Spirito che è anima della Chiesa
cristiana (la quale ne rappresenta il sacramento).
Dobbiamo prender atto che la rivelazione è costitutivamente progressiva. Infatti nelle due parti in cui si divide la Bibbia troviamo in molte
forme le risposte ebraiche e cristiane alle grandi
domande religiose dell’uomo. Tentiamo quindi di sintetizzare i momenti fondamentali in cui si è manifestata, nella linea principale, la rivelazione:
1 - La predicazione di molti profeti veterotestamentari
descriveva una società ebraica del futuro da costruire secondo la bontà e la
giustizia di YHWH che si sarebbe conclusa nel mondo nuovo promesso
dall’apocalittica.
2 - Gesù di Nazaret annunciò una nuova configurazione del Regno
di Dio, titolare della nuova alleanza (Geremia 31), da instaurarsi con la
sua presenza e azione soprattutto in Israele. Inoltre l'atteggiamento "filiale" di tutta l'esistenza di Gesù fino all'ipotesi della morte del martire si può considerare una "manifestazione" della sua realtà divina filiale che avverrà alla Risurrezione.
3 – La comunità formata dai discepoli di Gesù a loro apparso
vivo dopo la
Crocifissione annunciò il Vangelo di Cristo
concernente la manifestazione della figura e la realizzazione dell’opera
salvifica per Israele e i popoli pagani nella sua Morte e Risurrezione
4 – Negli scritti del Nuovo testamento, in un periodo che
comprende almeno mezzo secolo, la
Chiesa apostolica fornisce la stesura dei gesti e detti del
Gesù terreno come erano stati
“arricchiti” (per esempio nei titoli a lui attribuiti) da un'approfondita
lettura dell’Antico testamento sotto l’azione rivelatrice dello Spirito effuso
dal Risorto. “I nostri vangeli, in quanto genuine istruzioni per la
predicazione, insieme al Gesù terrestre,
portatore dell’annuncio, fanno parlare, ora più ora meno, anche il Gesù che è
creduto come colui che è stato innalzato e che è annunciato dopo la Pasqua” (A. Voegtle).
Per restringere il nostro obiettivo alla rivelazione cristica, dobbiamo ricordare
una premessa fondamentale accettata nella Chiesa cattolica dal 1964-65 (Sancta mater Ecclesia, e Dei verbum): altro è quello che
annunciava Gesù sul Regno e altro è quello che la Chiesa apostolica
annunciava su Cristo. Lo spartiacque tra le due modalità è dato dall’evento del
Mistero pasqua-pentecostale, ma la rivelazione fondante della fede cristica
sarà comunicata alla Chiesa e stesa col carisma dell’ispirazione almeno sino alla fine
del primo secolo (tradizione e redazioni del vangelo secondo Giovanni).
Ricordiamo Lc 24,16.31: “I loro occhi erano impediti / furono aperti”.
I tre vangeli sinottici come li abbiamo oggi - che non
sono certo i primi scritti della Nuova Alleanza – hanno avuto una storia di
stesura durata per alcuni decenni. Da questa è possibile farci un'idea dello "sviluppo graduale della cristologia esplicita nel Nuovo testamento" (R. Brown). Quello che insegnava il predicatore Gesù si
può cogliere, benché non con assoluta certezza, dalla forma primitiva del
vangelo secondo Marco, separando quei detti e gesti che gli erano ricordati da
una incipiente tradizione proto-ecclesiale.
L’arricchimento di un’espressione
presuppone che un gesto o un detto venga compreso, alla luce dello Spirito della verità (vedi il duplice discorso di Cristo in Gv 14-16), da una fede crescente
col passare degli anni di vita della Chiesa apostolica. Basterà qualche esempio
di “approfondimento”:
-
“E non poteva fare là alcun miracolo, se non
che, avendo imposto le mani a pochi ammalati, li curò” (Mc 6,5) / “E non fece
là molti miracoli” (Mt 13,58) / L’espressione non compare in Luca.
- "Tu sei il Cristo" (Mc 8,29) / "Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente" (Mt 16,16) / "Il Cristo di Dio" (Lc 9,20). A proposito di "edificherò la mia chiesa" (Mt) nota Sand che la promessa "è contraddistinta come logion del Risorto".
- "Tu sei il Cristo" (Mc 8,29) / "Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente" (Mt 16,16) / "Il Cristo di Dio" (Lc 9,20). A proposito di "edificherò la mia chiesa" (Mt) nota Sand che la promessa "è contraddistinta come logion del Risorto".
-
“Ed erano assai, oltre misura, sbalorditi in se
stessi, perché non avevano compreso il fatto
dei pani , ma il loro cuore era indurito” (Mc 6,52) / “Ora quelli che
erano nella barca si prostrarono davanti
a lui dicendo: Veramente sei Figlio di Dio” (Mt 14,33).
-
“Perché mi chiami buono? Nessuno è buono se non
Dio solo” (Mc 10,18; Lc 18,19) / Perché m’interroghi su ciò che è buono?” (Mt
19,17).
-
“Quanto poi a quel giorno o a quell’ora nessuno
sa nulla, né gli angeli in cielo, né il Figlio, se non il Padre” (Mc 13,32) / “Quanto poi a quel giorno e ora, nessuno sa
nulla, né gli angeli dei cieli, né il Figlio, se non il Padre solo” (Mt 24,36)
/ L’espressione non compare in Luca.
-
“Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?” (Mc
15,34; Mt 27,46) / “Padre, nelle tue mani affido il mio spirito” (Lc 23,46).
Sul delicato problema della verità dei vangeli, concludiamo così con G. Jossa: "Una tensione, una dialettica costante si instaurano....tra il racconto storico e la comprensione teologica. (....) Tutta la vita di Gesù è interpretata ....messianicamente, come compimento misterioso della Scrittura. E colui che parla e agisce nel Vangeli non è semplicemente Gesù di Nazaret, ma è il Messia glorioso. Ma.....non soltanto per gli evangelisti il Cristo del kérygma è... identico al Gesù terreno, ma...essi annunciano il Cristo della loro fede raccontandone proprio la vita terrena".
II
1 – Come fa
intendere S. Panimolle, nell’Antica Alleanza, nonostante l’intervento dei profeti come Isaia, con le strutture
istituzionali non si era mai realizzato
un regno “del cuore”, ma questo era rimasto retaggio dei fortunati e dei potenti.
In linea col più puro profetismo, Gesù annunciava per il “resto”
d’Israele la venuta prossima del Regno
di Dio, superiore alla realizzazione storica che esso aveva avuto nell’epoca
ebreo-giudaica, regno che comunque sarebbe venuto per la mediazione della sua
persona.
Come dobbiamo interpretare “Venne
Gesù nella Galilea predicando il Vangelo di Dio e dicendo: Il tempo è compiuto
e si è fatto vicino il regno di Dio; convertitevi e credete nel Vangelo (Mc
1,14s)”? Come scrive R. Fabris, Gesù non ha adoperato “vangelo”,
“evangelizzare”, ma “ la tradizione primitiva ha trascritto l’attività di
Gesù rileggendola e interpretandola
secondo questo modello linguistico missionario”. Sul famoso passo del discorso nella sinagoga di Nazaret "Lo Spirito del Signore (....) mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio" (Lc 4,18) lo stesso biblista invita a tener conto di un evidente "lavoro redazionale". E A. Poppi: "Il discorso nella sinagoga a Nazaret rappresenta per Lc il manifesto del regno, l'inaugurazione ufficiale del ministero di Gesù".
2 - Che cosa
annunciavano i primi predicatori della Chiesa, a partire da Paolo? Il kérygma, chiamato esplicitamente
“Evangelo”, era quello dell’identità e
della missione di Gesù, Messia e Figlio di Dio, soprattutto manifestati nel Mistero pasquale. “Vi proclamo il Vangelo che ho annunciato e che voi avete
ricevuto (….). A voi ho trasmesso (….) che Cristo morì per i nostri peccati
(….) e che è risorto il terzo giorno….(1Cor 11,1.3). “Paolo (….) scelto per
annunciare il Vangelo di Dio (…) che riguarda il Figlio suo (….)
costituito Figlio di Dio con potenza (…..)
in virtù della risurrezione dei morti, Gesù Cristo nostro Signore” (Rom 1,1-4).
Evangelo è “potenza di Dio per la salvezza di chi crede” (Rom 1,16). “Questi
(segni) sono stati scritti perché crediate che Gesù è il Cristo e perché
credendo abbiate la vita nel suo nome (Gv 20,31).
C’è una preoccupazione in Gesù
che produce queste espressioni in fasi ben diverse: “Non di solo pane vivrà
l’uomo, ma di ogni parola che esce attraverso la bocca di Dio” (Mt 4,4); “In
verità, in verità vi dico: mi cercate non perché avete visto i segni ma perché
avete mangiato i pani e vi siete saziati” (Gv 6,26)
Senza presumere di addentrarci nella "selva selvaggia aspra e forte" delle molte teorie sulla formazione dei vangeli, possiamo concludere con un ammonimento: attribuendo maggiore rilievo alle parole del Gesù
terreno arriveremmo a costruirci, al posto del Cristianesimo, un liquido e banale “gesuanesimo”,
che ammira Gesù sulla linea de “La buona novella” di F. De André, in cui si
privilegiano gli apocrifi in confronto coi vangeli sinottici; o del musical
“Jesus Christ Superstar” che suscita ancora entusiasmi. Possiamo ritoccare la frase di Loisy così: Gesù annunciava il Regno e la Chiesa apostolica annuncia l'Evangelo, cioè Cristo.
Badiamo però, come insegna papa Benedetto, a non contrapporre il Gesù terreno al Cristo nella gloria. Perché il primo è posto in continuità di sviluppo col secondo. "Storicamente è stata la sua risurrezione ad aprire l'accesso per la rivalutazione di tutto ciò che egli era stato nella sua vita terrena fino alla croce. Credere nel Risorto ormai non può non significare anche seguire il Terreno" (R. Penna). Mentre in una meravigliosa sintesi della cristologia paolina R. Schnackenburg afferma: "In talune formulazioni e motivazioni della parenesi paolina si possono ancora riconoscere singole parole di Gesù provenienti dalla tradizione dei vangeli e quasi filtrate e applicate a nuove situazioni....."
APPENDICE
Chi non si è
aggiornato ai metodi esegetico-teologici che in casa cattolica sono stati
accettati dall’Istruzione De historica
Evangeliorum veritate emanata in data 21 aprile 1964 dalla Pontificia
Commissione Biblica (che citerò mettendo fra parentesi i numeri marginali dell’Enchiridion biblicum) potrà trovare
qualche difficoltà nel leggere alcune precedenti affermazioni, essendo allenato a tenere una catechesi
per i semplici bambini. Forse la stessa
persona s’inalbera sentendo parlare di modernismo, senza pensare che il
suffisso di questo vocabolo lo fa distinguere da modernità, e si preclude la
comprensione delle cento variazioni che si riscontrano nel libri della Prima
Alleanza e dei tre vangeli sinottici. Non deve essere difficile comprendere che la verità assoluta
esiste solo in Dio e che viene partecipata all’uomo, che è un essere
strutturalmente storico.
Ecco spiegato
il perché l’Istruzione non teme di parlare di metodo storico (due volte in 646)
nello studio dei vangeli.
Ivi si raccomanda di non
esagerare il potere della comunità primitiva (647), benché ammettiamo che Dio
si rivela gradualmente alla Chiesa apostolica che annuncia, predica e mette in
scritto ciò che è ispirato.
“Gli apostoli” hanno “presentato
ai loro uditori quanto Gesù aveva loro detto e operato con quella più piena
intelligenza da essi goduta in seguito agli eventi gloriosi del Cristo e all’illuminazione
dello Spirito della verità” (650). E citando Ireneo “Dopo che il Signore risuscitò
dai morti e (gli apostoli) furono
rivestiti dall’alto della virtù dello Spirito disceso su di loro, furono edotti intorno a tutte le cose ed ebbero una
conoscenza perfetta…” (653).
Passando al lavoro degli agiografi il documento osserva che essi ebbero la libertà di operare alcune scelte per diverse circostanze e necessità. E appoggiandosi ad Agostino afferma "Non va contro la verità del racconto il fatto che gli evangelisti riferiscano i detti e i fatti del Signore in ordine diverso e ne esprimano i detti non alla lettera, ma con qualche diversità, conservando il loro senso" (651).
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