QUASI UN’OMELIA, O QUALCOSA DI PIU'
Non mi dilungherò in auguri e felicitazioni perché
queste belle formalità sono contenute al meglio nel rito sacro e nella
benedizione. D’altra parte sono convinto che un’omelia che dice le cose che
tutti già sanno perché tutti capiscano è tempo sprecato. Di fronte alla
generalizzata crisi del Matrimonio, dobbiamo chiederci quali ne siano i
presupposti culturali e le cause scatenanti..
Cercherò quindi di dare risposta in breve a quatto
domande, perché i noti dominatori dell’opinione pubblica mirano da decenni a
demolire quel baluardo di ogni società umana che è il Matrimonio. Oggi le
filosofie sono precipitate dal pensiero debole, alla post-verità, all’utilitarismo,
allo scetticismo, all’agnosticismo, al nichilismo. Oggi i nuovi filosofi (che
dovrebbero essere “amanti della sapienza”) si trovano tra cantautori,
romanzieri e registi di film.
Perché privilegio la trattazione antropologica sul
Matrimonio nei confronti di quella religiosa? Perché la prima è la base senza
la quale non può elevarsi la seconda e perché oggi molti cristiani non
conoscono sufficientemente le basi dei discorsi teologici. Insisterò quindi
sulla qualifica del serio e dello stabile nel Matrimonio, piuttosto che su
quella del sacro e del santo.
CHI É L’UOMO
Oggi viviamo nell’onda lunga di un cambiamento epocale
nella comprensione dell’uomo. Lo scrittore Tom Wolfe ha chiamato il breve
periodo che inizia col ’68 “Il decennio dell’io”. Se precedentemente la nostra
società occidentale viveva nel comunitarismo, sotto la guida delle grandi
ideologie (partiti) e dei grandi ideali sociali, raggiunti magari con la
rivoluzione, dopo quel periodo viviamo nel culto dell’io (narcisismo),
dell’individualismo esasperato, che propone l’ideale della felicità del
singolo, raggiunto magari con le droghe. Questo cambiamento di paradigma
influirà certamente sulla concezione del Matrimonio.
Ogni nascente filosofia dell’uomo proclama che vuol
creare l’uomo nuovo, dando per scontato, in forza dell’ideologia storicistica,
che tale modello sarà sicuramente migliore del precedente. E nell’ultima “filosofia”
cui facevo cenno si propone il discutibile principio che vuole “l’immaginazione
al potere”.
Il colmo della problematicità si riscontra quando
certi “artisti” e psicoanalisti, come Nietzsche, Freud e Lacan, profeti o apologeti
di varie ideologie, oltre a ridurre la “persona” al numero (“uno vale uno”), configurano
nichilisticamente l’ultimo modello dell’uomo. Un uomo che sarebbe da collocare
al di sotto del semplice animale; e viene privilegiato con due caratteristiche:
1) ha come suo centro essenziale
“personale” non quella che la tradizione ha spesso chiamato “anima spirituale”
o mente, ma il gomitolo degli istinti (che devono essere seguiti ad ogni
costo); 2) ha come norma di comportamento non la “legge”
razionale, civica o religiosa, ma un’idolatrata “anomìa” (vedi il simbolismo dell’albero
del bene e del male nelle profonde pagine sapienziali dei capitoli 2-3 della
Genesi), che si serve dell’irricevibile principio “vietato vietare”, secondo il
quale ogni desidero del singolo è immancabilmente buono.
La filosofa D. Di Cesare, riferendosi al XX secolo, parla di un "tentativo di decostruire la tradizione occidentle". Viene demolita la “scoperta” dell’uomo fatta da
Socrate, Platone, Aristotele, Sofocle, Agostino, Pascal. All’animale si largiscono
generosamente le perle preziose dell’uomo: autocoscienza, intelligenza, libertà,
amore. Si esalta l’animale perché non s’interroga, non ricerca il senso, può
godere di una vita piena senza sacrificio né Legge; una Legge che impone il
sacrificio del desiderio (Recalcati). Mi sembra che i sostenitori di queste
idee – che secondo alcuni studiosi non resisterebbero ad alcuna verifica - capiscano
l’animale, la cui vita piena consiste nell’agire nel mondo della natura e nell’orientarsi
deterministicamente verso il piacere, mentre trascurano l’uomo la cui vita
piena sta nel creare nel mondo della cultura e nello scegliere liberamente il
bene.
Si può vedere la pericolosità dei due "slogan" sopra citati: "l'immaginazione al potere" che comporta il rifiuto della tradizione degli altri nel passato, e "vietato vietare" che comporta il rifiuto dell'associabilità con gli altri nel presente, se messi insieme, possono condurre alla totale assolutizzazione dell'individuo, approdando al rifiuto della trascendenza, dell'Altro.
Si può vedere la pericolosità dei due "slogan" sopra citati: "l'immaginazione al potere" che comporta il rifiuto della tradizione degli altri nel passato, e "vietato vietare" che comporta il rifiuto dell'associabilità con gli altri nel presente, se messi insieme, possono condurre alla totale assolutizzazione dell'individuo, approdando al rifiuto della trascendenza, dell'Altro.
Questa impostazione sembra produrre i suoi frutti
nella distruzione del rispetto reciproco, della libertà, dell’amore, del
matrimonio, della vita specificamente umana. Gli esempi non mancano nell’attualità:
riduzione dell’amore a sessualità esasperata, aumento dei delitti a motivo
sessuale, paura di una donna su tre ad uscire da sola, violazioni diffuse dei
fondamentali diritti “umani”, negazione della sacralità della vita umana, progressiva
liberalizzazione dei narcotici, suicidi-omicidi sempre più frequenti come modo elegante per uscire da
una pista da ballo, suicidi con motivazioni autogonfiate dal soggetto.
Ancor oggi i sostenitori di un’antropologia ridotta alla dimensione dello scientismo si oppongono a quella filosofica del “sinolo”
(essere unico); cosicché accade come nel caso dello scienziato che, usando il comune
cannocchiale, negasse l’oggettività del ricercatore che scopre nuovi corpi celesti col telescopio, sentendosi in
dovere di proclamarlo non-scientifico. L’uomo vive invece nell’equilibrio delle
due dimensioni del fisio-psicologico e dello spirituale. La corporeità è una
linea che cresce col tempo; la spiritualità ha un’accensione luminosa
“puntuale”. Non era felice la definizione “Ego animus” di S. Agostino né quella
del “tubo digerente” dell’ enciclopedista Diderot; non dice la verità globale Socrate,
ma nemmeno Nietzsche.
L’uomo non si identifica con la natura in genere, né
con quella animale, ma costituisce un genere specifico di “natura”. Il suo è
uno “status” di mistero, per cui la riduzione fisicista è insufficiente a
spiegarlo e la complessità lo mostra
collocato tra il finito e l’infinito.
L'uomo è un essere unico, perchè soltanto lui sa cercare il vero, operare il bene, creare il bello.
Lasciatemi citare il noto brano poetico della Bibbia ebraica (Salmo 8) nel quale il credente si rivolge a Dio esprimendo lo stupore per la piccolezza dell’uomo di fronte allo splendore del creato insieme coll’innegabile impronta divina che da esso lo distingue:
Lasciatemi citare il noto brano poetico della Bibbia ebraica (Salmo 8) nel quale il credente si rivolge a Dio esprimendo lo stupore per la piccolezza dell’uomo di fronte allo splendore del creato insieme coll’innegabile impronta divina che da esso lo distingue:
“Quando vedo
i tuoi cieli, opera delle tue dita,
Davvero l’hai fatto poco meno di un dio,
la luna e le
stelle che tu hai fissato, di gloria e di onore lo
hai coronato.
che cosa è
mai l’uomo perché di lui ti ricordi,
Gli hai dato potere sulle opere delle tue mani,
il figlio
dell’uomo perché te ne curi? tutto hai posto sotto i suoi piedi”.
Ha
capito bene questo messaggio il filosofo-scienziato Biagio Pascal: “L’uomo è
solo una canna, la più fragile della natura, ma una canna che pensa”.
COME VIVE L’UOMO
L’uomo è un essere relazionale e sociale. L’Io si
costruisce nell’incontro col Tu, e solo con questo può continuare la sua
esistenza.
L’uomo non appare subitamente come un meteorite caduto
dal cielo, ma nasce da una natura e da una società che lo precedono; da una
natura che ha già precedentemente le sue leggi e da una società in cui esistono
diritti e doveri che interpellano la sua libertà.
La natura dell’uomo non aspira a vivere senza norme,
ma in una società libera dal male. Se poi io sono credente, devo riconoscere
che esistono leggi che regolano il suo esistere e norme morali che impegnano la
sua volontà; e che queste due provengono da un’autorità superiore. Ma il
miscredente moderno crede di aver trovato una via per eliminare la realtà di un
Essere superiore: togliere l’alterità fra l’uomo e la donna, esseri
interdipendenti in quanto sessuati, al fine di proclamarsi Essere unico e
assoluto.
Ecco perché per costituire un Matrimonio si deve
essere in tre: l’uomo, la donna e il prete o il sindaco.
COS’É L’AMORE. COS’É LA LIBERTA’
Amore e libertà sono due splendenti lampadari della
nostra vita, ma soggiacciono alla possibilità di cadere miseramente in una
miriade di frammenti di vetro.
Se l’amore è sostanziato di egoismo, assume il volto
della passione sfrenata ed è la negazione di se stesso: Se la libertà mia si
trasforma in sopraffazione, diventa la morte dell’altro e la negazione di se
stesso.
La sceneggiatura dell’amore ha una realizzabilità ambigua:
può essere rappresentata da una mediocre commedia all’italiana, e anche da una
tragedia di Shakespeare. Il suo “senso” viene chiarificato dai valori
socio-morali di cui si riveste; questi valori poi non sono regalati dalla
natura, ma vanno conquistati con la libera volontà. La sessualità ha un regime
simile a quello della disfida a duello dei cavalieri medievali: richiede una
lunga propedeutica, se vuol evitare ferimenti esiziali. Non è facile per
nessuno l’equilibrio tra emotività e ragione, se Platone nel Fedro descrive
l’uomo con la simbolica biga in cui l’auriga è la ragione e i due cavalli sono
le passioni. Né la coscienza morale può giustificare le pazzie passionali che
si vedono in certi film, assimilabili a quelle delinquenziali che avvengono
nelle “curve” degli stadi di calcio.
L’amore matrimoniale è una reciproca donazione totale
e perenne di ogni risorsa e valore della vita, in ogni occasione felice e
nefasta (noto che in latino queste si chiamano ambedue “fortuna”)
La libertà è un concetto ambiguo, se io lo coniugo in
possibilità di costruire o di distruggere (come nel caso della narcodipendenza).
Vediamo che concretamente la libertà può non esprimersi in un ambiente
asettico, perché alcune personalità “incompiute”, come l’adolescente, o
“collassate”, come il vizioso, possono non reggere di fronte alla presentazione
fantastica o mediatica del male indorato e non giudicato, ma sempre più
sfolgorante del bene.
ESISTE UN MODELLO SUPERIORE
Ne era convinto il filosofo pagano
Seneca, che scriveva: “Che cosa misera è l’umanità se non si sa elevare oltre
l’umano”. E un filosofo vivente che, pur non proclamandosi cristiano, è tale
nel profondo, ritiene che solo il Cristianesimo può tenere a bada i demoni
della scienza, dell’economia e della tecnica; e anche quelli di ogni potere che
si pretenda assoluto (Massimo Cacciari).
E il modello sta in questo quartetto, noto ad ogni
credente: Dio è Amore / Cristo si è donato e ci ha salvati per amore / il
cristiano vive di amore / la famiglia cristiana vive nell’amore.
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