SAN GIUSEPPE
L’Eucaristia è sempre da offrire
a Dio, anzi a Dio come Padre (o anche a Gesù insieme col Padre)*
Allora cosa meditiamo nella festa
di san Giuseppe? Possiamo vedere come dobbiamo imitarlo; oppure cosa possiamo
chiedergli nella preghiera. Centrando sull’esempio delle piccole virtù e
facendo leva sul sentimento. E’ ciò che piace ai fedeli, ai semplici, ma non è
la cosa migliore da fare.
Fare un discorso teologico? E’
scoprire il posto che il Santo ha ricoperto nel progetto che Dio gli ha assegnato
(Un decreto del Vaticano II dice che nel credere dobbiamo seguire la gerarchia
delle verità. E per i cristiani, la verità ha per centro Gesù Cristo). Questo
vuol dire cosa dobbiamo credere (vivere la a Fede, prima virtù teologale)
Guardiamo ai vangeli sinottici
- San Marco: è un piccolo
catechismo su Gesù
- San Luca: nel vangelo
dell’infanzia presenta Gesù come Figlio naturale di Dio che assume la nostra
umanità (Annunciazione): la novità teologica
- San Matteo, in tutto il
vangelo: Gesù che annuncia il Regno di Dio (o dei Cieli); nel vangelo
dell’infanzia, Gesù che nasce come il Messia (cioè Cristo), il Re che verrà a instaurare
il Regno finale di Dio Padre
Matteo quindi colloca Gesù nella
linea dell’Antico Testamento, dove non è mai stato realizzato un Regno come
vuole realmente Dio; quindi prepara la
grande novità storico-teologica. Siccome Gesù sarà detto Gesù di Nazaret (e questo poteva fare problema: vedi Giovanni
7), Matteo lo presenta come nato a Betlemme, la città di Davide, come figlio
“ritenuto tale” di Giuseppe, principale discendente di Davide (della sua dinastia).
Quindi Gesù nasce come Re, mentre
si comporta come povero e annuncia l’Evangelo ai poveri e miseri, agli
emarginati e rifiutati, ai peccatori e pubblicani, in totale obbedienza a Dio Padre.
Ecco individuata qualche virtù più grande di quelle quotidiane, che noi
dobbiamo ricavare dalla vita e funzione di San Giuseppe, campione di tacita
Obbedienza e quindi d’incrollabile Fede.
* NOTA
Un amico si meraviglia perché non compare qui lo Spirito
Santo. La ragione sta nel fatto che la teologia trinitaria occidentale dava il
primo posto all’unità e uguaglianza delle “persone” divine, mentre queste
formavano il punto di partenza per quella orientale (che accettò tardivamente
l’impostazione di Nicea). Si veda un testo dell’africano (attuale Tunisia) san Fulgenzio di Ruspe, che così riassumo: Il Figlio offrì se stesso a Dio; come
sacerdote era uomo, come Dio operava col
Padre e lo Spirito Santo; a lui con il Padre e lo Spirito Santo la Chiesa offre il sacrificio
del pane e del vino” (Liturgia delle Ore, vol. 2, Venerdì della V settimana di
Quaresima). Si veda “Il sacrificio della messa” in Cipriano Vagaggini, Il senso teologico della liturgia,
Edizioni san Paolo, 19996, pp. 224-229. In un altro testo il medesimo autore di scuola agostiniana scrive: ""Christus (...) Unigenitus Dei, cui cum Patre hostias offerimus"; che purtroppo è danneggiato nella traduzione che ne offre L. O., vol. 3, feria V della II settimana: "Cristo (....) Unigenito di Dio, al quale offriamo sacrifici come al Padre".E' interessante notare che, delle due preghiere che nell’Eucaristia occidentale seguono il Pater,
la prima è rivolta a Dio Padre (Signore) e la seconda al Signore Gesù Cristo.
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