CATTEDRA DI SAN PIETRO APOSTOLO
(nella Casa del Clero)
Voi sapete che in questi
brevissimi interventi, cerchiamo di conoscere non quello che la pratica delle
pie esortazioni o la polemica antiortodossa e antiprotestante ci hanno abituati
a sentire, ma solo quello che dice la Sacra Scrittura (che di solito
è per noi la prima lettura delle Messa).
Nella prima lettera di Pietro (5,1-4)
Vediamo che Pietro si chiama presbitero (anziano), mentre si rivolge
ad altri presbiteri (anziani).
Perché Pietro si attribuisce la
qualifica per poter parlare ad altri che hanno il suo stesso titolo? E’ perché
egli è apostolo, cioè testimone
della Passione e della Gloria del Signore (e come tale egli non può avere dei
successori); mentre gli altri presbiteri solo soltanto dei modelli (da imitare)
Perché Papa Francesco cinque anni
fa si è voluto presentare alla folla come “Vescovo di Roma”?
E’ perché da 500 (o addirittura
da 1000) anni nella nostra pratica ecclesiale noi occidentali avevamo posto in
ombra i Vescovi; tanto che alcuni teologi ipotizzavano che si potesse fare a
meno di altri concili ecumenici, dopo che nel Vaticano I (1870) erano stati definiti il primato universale e il
magistero infallibile del Vescovo di Roma.
Ma San Giovanni XXIII nel 1959
stupì tutti preannunciando la celebrazione del Vaticano II (1962-1965), che fu
portato a termine dal Beato Paolo VI.
Inoltre notiamo che nel titolo di
questa festa non si fa cenno al titolo “Papa”, che designa il capo del Collegio
dei Vescovi.
E il vangelo di oggi?
Qualcuno dirà che così non si
tiene conto del testo “Tu es Petrus…..”
(Mt 16,17-19), dove Gesù vuol fidarsi dell’affermazione di fede del discepolo. Ma
non si tiene conto che né Mc né Lc riferiscono queste espressioni, che d’altra
parte in tutti e tre i sinottici sono seguite da un duro rimprovero a Pietro (in Mt 16,23 e Mc 8,33 appellato addirittura Satana!). Inoltre questo testo è stato interpretato in diversi modi, anche da famosi biblisti cattolici.
Mi limito a fare un confronto con
lo steso evangelista, citando il capitolo 14: Gesù cammina sulle acque. (v.
25). Pietro esprime quella che sembra essere una sfida: “Signore, se sei tu,
…..” (v. 28). E Gesù, di fronte alla sua paura, lo rimprovera: “Uomo di poca
fede, perché hai dubitato?” (v. 31)
E’ significativa la conclusione:
“Quelli che erano sulla barca si
prostrarono (molto importante!) davanti a Lui, dicendo: Davvero Tu sei
Figlio di Dio” (v. 33). Cioè praticamente l’atto di fede che ha
impressionato Gesù. come è riferito in 16,16.
Appendice "apologetica" riservata a un lettore culturalmente o psicologicamente "ingenuo".
Consiglio di consultare due testi:
- per l'esegesi evangelica: Angelico Poppi, I quattro Vangeli, Volume II, Messaggero di Sant'Antonio, Padova, IX ed. 2006.
- per l'ecclesiologia storica, Yves Congar, L'Eglise de saint Augustin à l'époque moderne, Les édition du Cerf, Paris 1970.
Per chi poi non avesse trovato ancora il tempo di leggere le affermazioni nuove scaturite dal Vaticano II, suggerirei di affronatre temi come quello espresso da San Giovanni Paolo II nell'Enciclica Ut unum sint, n. 95 (che vengono trattati anche nei nn. 55 e 61) nel quale dice di dover "constatare l'aspirazione ecumenica della maggior parte delle comunità cristiane e ascoltando la domanda che mi è rivolta di trovare una forma di esercizio del primato che, (....), si apra a una situazione nuova. Per un millennio i cristiani erarno uniti 'dalla fraterna comunione della fede e della vita sacramentale, intervenendo per comune consenso la sede romana, qualora fossero sorti tra loro dissensi circa la fede o la disciplina' (Decreto Unitatis redintegratio, n. 14)".
Appendice "apologetica" riservata a un lettore culturalmente o psicologicamente "ingenuo".
Consiglio di consultare due testi:
- per l'esegesi evangelica: Angelico Poppi, I quattro Vangeli, Volume II, Messaggero di Sant'Antonio, Padova, IX ed. 2006.
- per l'ecclesiologia storica, Yves Congar, L'Eglise de saint Augustin à l'époque moderne, Les édition du Cerf, Paris 1970.
Per chi poi non avesse trovato ancora il tempo di leggere le affermazioni nuove scaturite dal Vaticano II, suggerirei di affronatre temi come quello espresso da San Giovanni Paolo II nell'Enciclica Ut unum sint, n. 95 (che vengono trattati anche nei nn. 55 e 61) nel quale dice di dover "constatare l'aspirazione ecumenica della maggior parte delle comunità cristiane e ascoltando la domanda che mi è rivolta di trovare una forma di esercizio del primato che, (....), si apra a una situazione nuova. Per un millennio i cristiani erarno uniti 'dalla fraterna comunione della fede e della vita sacramentale, intervenendo per comune consenso la sede romana, qualora fossero sorti tra loro dissensi circa la fede o la disciplina' (Decreto Unitatis redintegratio, n. 14)".
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