martedì 20 febbraio 2018

1Cor - Lezione V




Lettera I ai Corinzi -  Lezione quinta

Capitolo X :  La novità dei “mezzi di salvezza” cristiani

I teologi del Medioevo dicevano: “Cos’è la Chiesa? E’ la Fede e i Sacramenti della Fede”.

Per mettere in guardia i cristiani di Corinto dal pericolo di ricadere nell’idolatria del culto pagano, San Paolo fa un confronto tra gli aiuti salvifici del Popolo di Dio d’Israele e gli aiuti del Popolo cristiano, che è la Chiesa.

A – Nell’esodo dall’Egitto gli ebrei furono “battezzati” (come “immersi”) nel mare (il Mar Rosso), mangiarono la manna e bevvero l’acqua scaturita da una roccia “spirituale”. Di quest’ultima san Paolo dà un’interpretazione simbolica: era Cristo!
Nonostante tutto questo, gli Ebrei, per il loro rifiuto dei doni di Dio, furono castigati.
Non è difficile pensare a una prefigurazione dei due sacramenti maggiori come strumenti della salvezza di Cristo, che egli ha donato in gestione alla Chiesa cristiana: Battesimo ed Eucaristia.
1Cor 10,1-5

Nel versetto 10,11 l’Apostolo ci rivela un passaggio storico-salvifico di enorme portata: “Tutte queste cose sono state scritte per ammonimento di noi, per i quali è arrivata la “fine dei tempi” (Vedi Gal 4,4; 1Tm 4,1; Eb 1,1-2). Egli infatti divide la storia della salvezza dell’umanità in due periodi:
   1) Dal Mistero pasquale (Morte del Messia Risuscitamento operato dal Padre, Effusione dello Spirito) alla Parusìa (venuta nella gloria) di Cristo, quando è già offerta alla nostra libertà la salvezza “definitiva” (escatologicità qualitativa);
   2) Nel Regno eterno di Dio, quando ci sarà data la salvezza “finale”  (escatologicità quantitativa)
NB. Quest’idea è espressa anche in 1Cor 7,19-31 (Teniamo conto che al tempo di composizione delle Grandi Lettere le Chiese cristiane non avevano ancora chiaro il tempo della Parusìa)

B – Il Nuovo Popolo di Dio è “formato” nella partecipazione comunitaria all’Eucaristia.
San Paolo traccia un confronto chiaro: come il credente ebreo mangiando le carni immolate nel sacrificio è “in comunione” col relativo altare (1Cor 10,18), così nella Cena eucaristica il calice  è comunione col Sangue di Cristo, e il pane è comunione col suo Corpo (vers. 16).
NB. La menzione del sangue fa pensare subito alla forma sacrificale dell’Eucaristia. Così pure il richiamo alla koinonìa (comunione) fa passare al secondo posto la dimensione individualistica di questo che è il “sole” dei Sacramenti. Lasciatemi notare quanto l’ecclesiologia di Lutero sia deficitaria (manca della struttura di “mediazione”): per lui la Chiesa è solo “communio sanctorum”, non anche “mater et magistra.”

Nel vers. 17 san Paolo arriva, come in un preciso mosaico, a una conclusione grandiosa: “Poiché vi è un solo Pane, Noi siamo, benché molti, un solo Corpo (la Chiesa!): tutti infatti  partecipiamo all’unico Pane (eucaristico). E conclude sferzante: Non potete partecipare alla mensa del Signore e alla mensa dei demoni (vers. 21)
NB. Aveva ben ragione il cardinale Yves Congar che, mentre tutta l’apologetica cattolicheggiante parlava di Chiesa come “Papa e Vescovi”, aveva fatto la scoperta dell’anima semplice: la Chiesa è il Noi dei cristiani!

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