lunedì 11 dicembre 2017

Sul Natale del Signore (II ed,)



Natale nel suo significato profondo

Con l’insufficiente conoscenza della teologia biblica che abbiamo noi italiani, corriamo il rischio di arrestarci agli aspetti esteriori di una solennità che vediamo solo attraverso lo specchio, pur necessario, dell’emotività. (E’ come chi preferisce le Madonne di Raffaello alle icone dell’Oriente cristiano). Il pericolo è quello di celebrare solo la festa umana e pagana della (grande) madre e del figlio; o di elevare un inno alla povertà. Il centro del Natale, che è l’Incarnazione del Figlio di Dio, si celebra all’Annunciazione
Vediamo che dice il NT in San Paolo

1 – Filippesi cap. 2, vv. 5-11

L’Apostolo – che considera centro assoluto di tutta la cristologia il mistero di Morte e Risuscitamento - esorta così i fedeli cristiani della città: “Non fate nulla per rivalità e vanagloria, ma ciascuno di voi, con tutta umiltà, consideri gli altri superiori a se stesso”. E, in un inno che molti considerano pre-paolino, porta l’esempio più alto che si potesse portare, nel quale medita sui tre modi di esistere che si sono succeduti nella vicenda del Figlio di Dio.

                               Abbiate in voi gli stessi sentimenti di Cristo Gesù: 

I strofe                   egli, pur essendo nella condizione di Dio,
                                non ritenne un privilegio l’essere come Dio,
      
                                ma svuotò se stesso assumendo una condizione di Servo,
                                diventando simile agli uomini.

II strofe                   Dall’aspetto riconosciuto come uomo, umiliò se stesso
                                 facendosi obbediente fino alla Morte
                                 (e a una morte di croce).

III strofe                  Per questo Dio lo esaltò e gli donò il Nome
                                 che è al di sopra di ogni nome,
                                 perché nel Nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi
                                 (nei cieli, sulla terra e sotto terra),
                               
                                 e ogni lingua proclami: “Gesù Cristo è il Signore
                                 (a gloria di Dio Padre).

Commento
Nella I strofe, c’è il passaggio dal primo modo di esistenza al secondo: è questa l’Incarnazione
Nella II c’è la Morte di Croce.
Nella III strofe il soggetto cambia: è il Padre che lo glorifica sommamente, nel Risuscitamento e Intronizzazione. Così Gesù riceve il titolo Kyrios, col quale nella Settanta veniva tradotto il sacro tetragramma JHWH
NOTA - L'Intronizzazione - che corrisponde all'Assunzione di Gesù (cfr At 1,9-11) - è stupendamente simbolizzata nelle basiliche bizantine - alcune delle quali esistono in Italia - che effigiano l'etimasìa ("preparazione" del Trono), con un Trono vuoto nel quale l'azione del Cristo in terra è ricordata dal Libro della Parola e dalla Croce; mentre la Chiesa lo attende come Pantokràtor nella Parusìa

II – Altri passi paolini

In ogni passaggio, Gesù è sempre detto Figlio di Dio: “Il Figlio suo, nato dal seme di Davide secondo la carne” (Rm 1,3); “Dio mandò il suo Figlio, nato da donna, nato sotto la Legge….” (Gal 4,4)
Cristo risuscitato è l’uomo escatologico: “Il primo uomo, Adamo, divenne un essere vivente, ma l’ultimo Adamo divenne  spirito datore di vita; (….) il secondo uomo viene dal cielo” (1Cor 15,45.47)
Paolo ne ricava un esempio di  povertà: “Gesù Cristo, da ricco che era, si è fatto povero per voi…” (2Cor 8,9).

NOTA
Dalla prolungata riflessione sull'insondabile testo di Filippesi ho ricavato questi due studi:
- La preesistenza di Gesù Cristo Uomo-Dio alla creazione e alla 'sarkosis', Euntes Docete 3/1974, 266-310
- Il Magnificat alla luce dell'inno cristologico di Fil 2,6-11, Marianum 1-2/1978, 164-168


RILIEVI AD AFFERMAZIONI DI QUALCHE TEOLOGO

Oggi serpeggia un virus letale per la religione rivelata ebraico-cristiana: il senso del Natale consisterebbe solo nel volersi bene, ottenere la pace universale tra i popoli tutti, comprimendo nel dimenticatoio ogni verità delle più disparate religioni. Le quali servirebbero esclusivamente come propedeutica alla situazione finale della storia umana, costituita dalla raggiunta pacificazione mondiale. NO ! Il Figlio di Dio si è incarnato in un Uomo appartenente a un Popolo custode della Prima Alleanza, e proclamato da Dio Signore di tutti, nel quale soltanto c'è salvezza (cfr At 4,12).

Se usiamo una lettura selettivamente esclusivista della Scrittura, possiamo correre il rischio di cadere nelle secche dell’immanentismo, fornendo una lettura “mutilata” di alcuni trattati teologici.
1. Teologia della Rivelazione e della Grazia
E' immanentista chi ragiona così: non è necessaria la Parola del Dio ebraico-cristiano quando la conquista della concordia e della pace universale può essere ottenuta seguendo le indicazioni di grandi pensatori coma Gandhi e facendo ricorso alle sole forze della volontà umana. D’altra parte a che serve alzare la mani verso il Cielo, o congiungerle in preghiera, quando basta farle lavorare per gli affamati, preferibilmente non cristiani?
2. Cristologia
Iniziando almeno da Bonhoeffer, qualche teologo ha fatto la “scoperta” che si può trovare il senso essenziale del Cristianesimo sostituendo la pre-esistenza (del Figlio eterno alla comparsa di Gesù nella storia), con la pro-esistenza (Gesù è venuto tra noi per mettersi al nostro servizio; cfr Mc 10,45)
3. Escatologia ed Ecclesiologia
Se comprendiamo che la storia umana continua in questo “eone” (tempo, periodo, mondo) dopo l’onnipotente intervento esclusivo di Dio, che distrugge i cattivi e dà vittoria al suo Popolo (Giudaismo apocalittico), trascuriamo la portata essenziale del Cristianesimo escatologico, che si basa su due affermazioni:
a) La fine dei tempi e l’ultima ora sono già venute a noi (1Cor 10,11; 1Gv 2,18) nel Mistero pasquale, mentre lo Spirito ci è dato  come primizia e caparra, quando il cristiano vive “inter tempora”. Osservo che qualche scrittore potrebbe ricavarne erroneamente un modello di Chiesa concreto nella sua esistenza temporale, ma “fumoso” in quella eterna.
b) Il vero “ultimum” (eschaton) verrà solo alla Parusia, quando – se posso fare ricorso a una immensa frase  (Gv 3,34) riassuntiva di tutta la storia della salvezza - il Figlio dà a noi lo Spirito senza misura perché Dio senza misura a Lui lo ha dato.

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