Natale nel suo significato profondo
Con
l’insufficiente conoscenza della teologia biblica che abbiamo noi italiani,
corriamo il rischio di arrestarci agli aspetti esteriori di una solennità che
vediamo solo attraverso lo specchio, pur necessario, dell’emotività. (E’
come chi preferisce le Madonne di Raffaello alle icone dell’Oriente cristiano).
Il pericolo è quello di celebrare solo la festa umana e pagana della
(grande) madre e del figlio; o di elevare un inno alla povertà. Il centro del
Natale, che è l’Incarnazione del Figlio di Dio, si celebra
all’Annunciazione
Vediamo
che dice il NT in San Paolo
1 – Filippesi cap. 2, vv. 5-11
L’Apostolo
– che considera centro assoluto di tutta la cristologia il mistero di
Morte e Risuscitamento - esorta così i fedeli cristiani della città: “Non fate
nulla per rivalità e vanagloria, ma ciascuno di voi, con tutta umiltà,
consideri gli altri superiori a se stesso”. E, in un inno che molti considerano
pre-paolino, porta l’esempio più alto che si potesse portare, nel quale medita sui
tre modi di esistere che si sono succeduti nella vicenda del Figlio di
Dio.
Abbiate in voi
gli stessi sentimenti di Cristo Gesù:
I strofe egli, pur
essendo nella condizione di Dio,
non ritenne un
privilegio l’essere come Dio,
ma svuotò
se stesso assumendo una condizione di Servo,
diventando
simile agli uomini.
II strofe Dall’aspetto
riconosciuto come uomo, umiliò se stesso
facendosi
obbediente fino alla Morte
(e a una morte
di croce).
III strofe Per questo Dio
lo esaltò e gli donò il Nome
che è al di
sopra di ogni nome,
perché nel
Nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi
(nei cieli,
sulla terra e sotto terra),
e ogni lingua
proclami: “Gesù Cristo è il Signore”
(a gloria di
Dio Padre).
Commento
Nella
I strofe, c’è il passaggio dal primo modo di esistenza al secondo: è questa l’Incarnazione
Nella
II c’è la Morte
di Croce.
Nella
III strofe il soggetto cambia: è il Padre che lo glorifica sommamente, nel Risuscitamento
e Intronizzazione. Così Gesù riceve il titolo Kyrios, col quale nella
Settanta veniva tradotto il sacro tetragramma JHWH
NOTA - L'Intronizzazione - che corrisponde all'Assunzione di Gesù (cfr At 1,9-11) - è stupendamente simbolizzata nelle basiliche bizantine - alcune delle quali esistono in Italia - che effigiano l'etimasìa ("preparazione" del Trono), con un Trono vuoto nel quale l'azione del Cristo in terra è ricordata dal Libro della Parola e dalla Croce; mentre la Chiesa lo attende come Pantokràtor nella Parusìa
II – Altri passi paolini
In
ogni passaggio, Gesù è sempre detto Figlio di Dio: “Il Figlio suo, nato dal
seme di Davide secondo la carne” (Rm 1,3); “Dio mandò il suo Figlio, nato da
donna, nato sotto la Legge….”
(Gal 4,4)
Cristo
risuscitato è l’uomo escatologico: “Il primo uomo, Adamo, divenne un essere
vivente, ma l’ultimo Adamo divenne
spirito datore di vita; (….) il secondo uomo viene dal cielo” (1Cor
15,45.47)
Paolo
ne ricava un esempio di povertà: “Gesù Cristo, da ricco che era, si è fatto
povero per voi…” (2Cor 8,9).
NOTA
Dalla prolungata riflessione sull'insondabile testo di Filippesi ho ricavato questi due studi:
- La preesistenza di Gesù Cristo Uomo-Dio alla creazione e alla 'sarkosis', Euntes Docete 3/1974, 266-310
- Il Magnificat alla luce dell'inno cristologico di Fil 2,6-11, Marianum 1-2/1978, 164-168
NOTA
Dalla prolungata riflessione sull'insondabile testo di Filippesi ho ricavato questi due studi:
- La preesistenza di Gesù Cristo Uomo-Dio alla creazione e alla 'sarkosis', Euntes Docete 3/1974, 266-310
- Il Magnificat alla luce dell'inno cristologico di Fil 2,6-11, Marianum 1-2/1978, 164-168
RILIEVI AD AFFERMAZIONI DI QUALCHE
TEOLOGO
Oggi
serpeggia un virus letale per la religione rivelata ebraico-cristiana: il senso
del Natale consisterebbe solo nel volersi bene, ottenere la pace universale tra
i popoli tutti, comprimendo nel dimenticatoio ogni verità delle più disparate
religioni. Le quali servirebbero esclusivamente come propedeutica alla situazione finale della storia umana, costituita dalla raggiunta pacificazione mondiale. NO ! Il Figlio di Dio si è incarnato in un Uomo appartenente a un
Popolo custode della Prima Alleanza, e proclamato da Dio Signore di tutti, nel
quale soltanto c'è salvezza (cfr At 4,12).
Se
usiamo una lettura selettivamente esclusivista della Scrittura, possiamo
correre il rischio di cadere nelle secche dell’immanentismo, fornendo una
lettura “mutilata” di alcuni trattati teologici.
1. Teologia della Rivelazione e della Grazia
E' immanentista chi ragiona così: non
è necessaria la Parola
del Dio ebraico-cristiano quando la conquista della concordia e della pace
universale può essere ottenuta seguendo le indicazioni di grandi pensatori coma
Gandhi e facendo ricorso alle sole forze della volontà umana. D’altra parte a
che serve alzare la mani verso il Cielo, o congiungerle in preghiera, quando
basta farle lavorare per gli affamati, preferibilmente non cristiani?
2. Cristologia
Iniziando
almeno da Bonhoeffer, qualche teologo ha fatto la “scoperta” che si può trovare
il senso essenziale del Cristianesimo sostituendo la pre-esistenza (del Figlio eterno alla comparsa di Gesù nella
storia), con la pro-esistenza (Gesù è
venuto tra noi per mettersi al nostro servizio; cfr Mc 10,45)
3. Escatologia ed Ecclesiologia
Se
comprendiamo che la storia umana continua in questo “eone” (tempo, periodo,
mondo) dopo l’onnipotente intervento esclusivo di Dio, che distrugge i cattivi
e dà vittoria al suo Popolo (Giudaismo apocalittico), trascuriamo la portata
essenziale del Cristianesimo escatologico, che si basa su due affermazioni:
a)
La fine dei tempi e l’ultima ora sono già venute a noi (1Cor 10,11; 1Gv 2,18) nel Mistero pasquale,
mentre lo Spirito ci è dato come
primizia e caparra, quando il cristiano vive “inter tempora”. Osservo che qualche
scrittore potrebbe ricavarne erroneamente un modello di Chiesa concreto nella
sua esistenza temporale, ma “fumoso” in quella eterna.
b)
Il vero “ultimum” (eschaton) verrà solo alla Parusia, quando – se posso fare
ricorso a una immensa frase (Gv 3,34)
riassuntiva di tutta la storia della salvezza - il Figlio dà a noi lo Spirito
senza misura perché Dio senza misura a Lui lo ha dato.
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