Colossesi 1,24
San Paolo ci
stupisce spesso per la novità del suo pensiero e per la stringatezza del suo
linguaggio. Molti commentatori si dichiarano in difficoltà per capire un famoso
versetto, che viene reso nelle forme più diverse, specialmente perché si
osserva: come si può pensare che la passione di Gesù abbisogni di un
“supplemento” per trovare la sua piena efficacia salvifica.? L’ultima versione
della CEI per la liturgia lo traduce così:
“Ora (nyn) io sono lieto nelle sofferenze che sopporto per voi e
do compimento a ciò che, dei patimenti di Cristo, manca nella mia carne, a
favore del suo corpo che è la
Chiesa”.
Siccome la
pericope precedente, nella Bibbia nominata, porta questo titoletto:
Partecipazione dei Colossesi alla salvezza, si capisce che l’Apostolo vuol
sottolineare la specificità del suo contributo alla comunicazione della
salvezza: quella del “diàkonos” che
compare all’inizio del versetto seguente.
Tento di dare
una spiegazione sufficientemente logica partendo dalla scaletta dei quattro
“corpi” di Cristo che avevo elencato (senza tanta fatica) in un vecchio mio
articolo: “Corpo di Cristo”: una quadruplice modalità, in Settimana del Clero, 1984, n. 3; e altrove
1 – Corpo
terreno, dall’Annunciazione alla Morte
2 – Corpo
celeste, dal Risuscitamento all’eternità
3 – Corpo
ecclesiale (della Chiesa pellegrinante), dalla Pentecoste alla Parusia
4 – Corpo
eucaristico, presente non solo durante la celebrazione
Una traduzione
da cui sono partito per tentare vie o viottoli nuovi è quella di R. Fabris, in Le lettere di Paolo, vol. 3, Borla, p.
93
“Ora io trovo la mia gioia nelle sofferenze che
sopporto per voi. Così cerco di completare nella mia povera persona umana le
tribolazioni di Cristo che devonono ancora essere affrontate per la salvezza
del suo corpo, che è la chiesa”
Paolo offre di
completare nella persona del ministro le sofferenze che il Corpo del Cristo ecclesiale offre al Padre
durante la storia, specialmente nel sacrificio dell’Eucaristia.
Alcune
evidenze:
-
Paolo, che si presenta nella sua “situazione di
carne”, non si riferisce al Corpo terreno, nel quale Gesù come Sacerdote
perfezionato (Eb 5,9; 7,28) ha subìto la Passione; né al Corpo celeste, nel quale egli non
può più morire (Rom 6,9s)
-
Paolo parla di sé come ‘ministro’ del Corpo ecclesiale,
e dei ministri del Corpo eucaristico, quelli che hanno il compito di annunciare
“la morte del Kyrios, finché egli
venga” (1Cor 11,26)
-
L’apostolato di Paolo è presentato allora come
sacrificio
Osserviamo
infine che il richiamo principale sarebbe quello all’appellativo della
vocazione: “Saulo, Saulo, perché mi perseguiti?” (At 9,4), dove quel pronome
personale viene a indicare il Cristo glorioso, vivente però nella Chiesa
pellegrinante.
Grande è
l’intuizione di B. Pascal: “Gesù sarà in agonia sino alla fine del mondo:
durante quel tempo, non bisogna dormire” (Pensieri,
a cura di Serini, Einaudi, p. 352)
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