martedì 4 aprile 2017

Che cerchiamo in un vangelo?



COME FAR BON USO DEI VANGELI

Introduzione alla trattazione di un argomento importante e complesso

I – Che cerchiamo in un vangelo? Cerchiamo un racconto, un messaggio, o una persona?

II – Dobbiamo superare una presentazione infantile dei vangeli, come se essi
a) fossero stati dettati parola per parola, quasi subito dopo i fatti.
Sono invece il prodotto finale di una decennale tradizione (Parola di Dio) trasmessa oralmente in alcune chiese proto-cristiane
b) si fossero formati perché ciascuno di essi dovesse riferire ciò che non si trova negli altri tre.
Sono invece più d’uno perché nessun libro può presumere di esprimere completamente Gesù Cristo (ragion per cui, pur nell’unica fede, si sono formate diverse cristologie)
           
III – I quattro vangeli canonici sono documenti della predicazione apostolica (o post….)
-          contenenti la rivelazione  che fa da base alla nostra fede e vita cristiane,
-          rivelazione che è ricavata non solo dai gesti e parole del Gesù terreno (che così sarebbe ridotto alla stregua di un Buddha, di un Socrate), ma anche dalla comunicazione del suo Spirito alle chiese (eventualmente arricchendo in seguito l'insegnamento di Gesù),
-          che gli apostoli iniziarono progressivamente a comprendere a partire dall’Evento pasqua-pentecostale, meditando l’AT e sotto la guida dello Spirito santo.


DALLA COSTITUZIONE “DEI VERBUM”

I - Attenzione alla verità e alla vera storicità
Come si sono formati gli scritti biblici (soprattutto i vangeli)

“Gli apostoli nella predicazione orale, con gli esempi e le istituzioni trasmisero
-          sia ciò che avevano ricevuto dalla bocca, dal vivere insieme e dalle opere di Cristo
-          sia ciò che avevano imparato per suggerimento dello Spirito santo;
apostoli e uomini della loro cerchia, sotto l’ispirazione dello Spirito santo, misero per iscritto l’annunzio della salvezza” (n. 7; vedi n. 18)

“Gli apostoli….ammoniscono i fedeli di conservare le tradizioni che hanno appreso sia a voce sia per lettera” (n. 8)

“La chiesa, nella sua dottrina, nella sua vita e nel suo culto, perpetua e trasmette….tutto ciò che essa è, tutto ciò che essa crede” (n. 8)

“I libri della Scrittura insegnano fermamente, fedelmente e senza errore la verità che Dio per la nostra salvezza volle fosse consegnata nelle sacre lettere” (n. 11)

“I quattro vangeli, di cui (la santa madre chiesa) afferma senza esitazione la storicità, trasmettono fedelmente quanto Gesù Figlio di Dio durante la sua vita tra gli uomini effettivamente operò e insegnò per la loro salvezza eterna” (n 19)

“Gli apostoli…. trasmisero ai loro ascoltatori ciò che egli aveva detto e fatto, con quella più completa intelligenza di cui essi, ammaestrati dagli eventi gloriosi di Cristo e illuminati dalla luce dello Spirito di verità, godevano” (n. 19)

“ Gli autori sacri scrissero i quattro vangeli,
-          scegliendo alcune cose tra le molte tramandate a voce o già per iscritto
-          redigendo una sintesi delle altre o spiegandole con riguardo alla situazione delle chiese
-          conservando infine il carattere di predicazione,
-          sempre però in modo tale da riferire su Gesù cose vere e sincere.
Essi infatti….. scrissero con l’intenzione di farci conoscere la ‘verità’ degli insegnamenti sui quali siamo stati istruiti” (n. 19)

Alcune semplici conclusioni

Viene superato il luterano “sola Scriptura” e insieme il parziale cattolico “duplicità delle fonti della Rivelazione”
La Tradizione ecclesiale ha la priorità cronologica sulla Scrittura, che (essendo ispirata) gode invece di quella sostanziale
La Rivelazione è una comunicazione globale: non consta di sole “verità” ma di tutta la persona e l’opera di Cristo che serve di modello per tutta la vita della sua chiesa. Il concilio intende “verità” non come puramente razionale, ma come eminentemente vitale (per la salvezza)
Viene superata la minuziosa inchiesta sulla “storicità” dei particolari per riservare tutta l’attenzione alla ricerca del significato profondo dei fatti (il pensiero semitico è attento sommamente a questi e non ai concetti razionali)
Essendo impossibile scrivere una “storia di Gesù” (che sarebbe gesuologia!) come la intenderebbe la mentalità moderna, si deve cercare in ogni vangelo la chiave di lettura di una delle molte “facce” della poliedrica personalità di Gesù il Cristo; il quale si comprende teologicamente solo a partire dal centro unico e assoluto della Rivelazione: il “mistero” della Pasqua.
Non capisce la globalità della cristologia chi non ricorre abbondantemente (vedi Giovanni cc. 14-16) alla funzione dello Spirito santo, il quale viene definito da Tertulliano (De praescr. haer. 28) “Christi vicarius”
Solo il metodo della “storia delle forme”, se bene applicato, spiega la “concordia discors” dei vangeli che angustiava già Sant’Agostino.


II – Da chi e come s’interpreta la Bibbia

“Gli apostoli, affinché il vangelo si conservasse sempre integro e vivo nella chiesa, lasciarono come successori i vescovi, ad essi ‘affidando il loro proprio posto di magistero’ ” (n. 7)

“La comprensione, tanto delle cose quanto delle parole trasmesse, cresce
-          sia con la riflessione  e lo studio dei credenti
-          sia con la profonda intelligenza che essi provano delle cose spirituali
-          sia con la predicazione di coloro i quali con la successione episcopale hanno ricevuto un carisma certo di verità.
La chiesa nel corso dei secoli tende incessantemente alla pienezza della verità divina” (n. 8; per l’importanza degli studiosi, vedi n. 12 e 23)

“Le ricchezze (della Tradizione) sono trasfuse nella pratica e nella vita della chiesa che crede e che prega” (n. 8)

“La Tradizione …fa più profondamente comprendere e rende ininterrottamente operanti le stesse sacre lettere; così Dio….non cessa di parlare con la sposa del suo Figlio diletto, e lo Spirito santo….introduce i credenti a tutta intera la verità e fa risiedere in essi abbondantemente la parola di Cristo” (n. 8)

“La Parola di Dio,  affidata da Cristo signore e dallo Spirito santo agli apostoli, viene trasmessa integralmente  dalla sacra Tradizione ai loro successori, affinché questi, illuminati dallo Spirito di verità, con la loro predicazione
-          fedelmente la conservino
-          la espongano
-          e la diffondano (n. 9)

“L’ufficio d’interpretare autenticamente la Paola di Dio scritta o trasmessa è stato affidato al solo magistero vivo della chiesa……Il quale magistero però
-          non è al di sopra della Parola di Dio
-          ma la serve
-          insegnando soltanto ciò che è stato trasmesso,
-          in quanto….piamente la ascolta
-          santamente la custodisce
-          e fedelmente la espone,
-          e da questo unico deposito della fede (Scrittura-Tradizione) attinge tutto ciò che propone da credere come rivelato da Dio” (n. 10)

“Tutto questo, che concerne il modo di interpretate la Scrittura, è sottoposto in ultima istanza  al giudizio della chiesa….” (n. 12)

Alcune semplici conclusioni

Correndo il rischio di troppo semplificare, possiamo dire che, nei secoli passati, il primo posto
-          per la chiesa greca, andava alla Tradizione (specialmente quella della Divina Liturgia)
-          per la chiesa cattolica, andava al magistero (specialmente del Papa romano)
-          per le comunità protestanti e riformate, andava alla “sola “Scriptura”

Lasciando da parte l’indignazione del grande teologo riforrmato Karl Barth per alcune espressioni del n. 9 della Dei verbum”, possiamo dire che il movimento ecumenico ha fatto passi da gigante (o da santo?), mentre noi cattolici abbiamo rinunciato all’elefantiaco  centralismo romano coll’importanza ridata ai vescovi (secondo la visiono orientale). Ci rimane da colmare il vergognoso oblio della Parola di Dio (e non vi sembri poco!), che ci ha fatto praticamente (quasi) fondare la vita cristiana sulla sovrapproduzione di devozioni. Ci occorreranno cinque secoli per far questo? Ci sembra lecito il recente metodo di “escludere” dalla predicazione e vita una rilevante porzione delle “verità” bibliche?

Riteniamo superato il trabocchetto di intendere, nella costituzione conciliare che abbiamo esaminato, il termine “chiesa” come sinonimo di Santa Sede, Papa-vescovi, magistero (o, al peggio, di Vaticano!). Così pure l’altro trabocchetto di ignorare che il vocabolo “vangelo” in primo tempo e in primo luogo (con san Paolo: 1Cor 15,1-5; Gal 1,6-10; Rm 1,1-4) significa molto di più di uno dei quattro libretti canonici

Se interpretare “autenticamente” la Parola (vedi sopra n. 10) significa emanare  “dogmi” (cioè affermazioni scultoree e brevi) fondamentali della fede e morale, non è possibile non affidare il primo posto per l’esegesi e l’ermeneutica del primo senso letterale agli studiosi detti biblisti.





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