sabato 4 febbraio 2017

Briciole di ermeneutica (Principi)



METODOLOGIA  BIBLICA

            1 – Nella Sacra Scrittura, o Bibbia, si trova la Parola di Dio – che comprende verità per l’intelligenza e norme morali per la volontà – ma espressa con mentalità e linguaggi di alcuni uomini appartenenti a specifiche culture e vissuti in epoche molto diverse.
E’ necessario citare tre affermazioni di grande importanza:
- Nell’Enciclica “Divino afflante Spiritu” (30-09-1943) il Papa Pio XII cita questa frase di san Tommaso d’Aquino: “Nella Scrittura le cose divine ci vengono presentate nella maniera che sogliono usare gli uomini” (in Enchiridion biblicum, n. 559)
- Nella Costituzione dogmatica “Dei verbum” (18-11-1965) il Concilio ecumenico Vaticano II afferma: “La verità viene diversamente proposta ed espressa nei testi in varia maniera storici, o profetici, o poetici, o con altri generi di espressione. E’ necessario dunque che l’interprete ricerchi il senso che l’agiografo (= scrittore del libro sacro)  intese esprimere ed espresse in determinate circostanze, secondo la condizione del suo tempo e della sua cultura, per mezzo dei generi letterari allora in uso” (n. 12)
- Ancora (ibid. n. 13): “Le parole di Dio, espresse con lingue umane, si sono fatte simili al linguaggio degli uomini, come già il Verbo dell’eterno Padre, avendo assunte le debolezze della natura umana, si fece simile agli uomini”.
Può darsi che, nella comunicazione, avvenga spesso l’impoverimento del messaggio come nel caso di uno che ascolta una trasmissione radiofonica perfettamente pronunciata da chi parla al microfono dell’emittente, ma che viene “peggiorata” dalle scariche e rumori di fondo dell’apparecchio ricevente.

            2 – Nei popoli di cultura semitica – nella quale sono scritti quasi tutti i 73 libri della Bibbia – si preferisce esprimersi non con concetti razionali e norme giuridicamente perfette, ma con racconti di fatti che possano rimanere presto e facilmente impressi nella mente e nel cuore di popolazioni in cui la scrittura era riservata a un limitato numero di uomini

            3 – Potrebbe verificarsi il caso che volendo cogliere con esattezza i fatti della storia, o addirittura della cronaca, si lasci perdere il significato “vero” dei concetti e doveri che sono oggetto del messaggio della Parola di Dio.
Chi, ad esempio, leggendo Giona si ferma a chiedere come poteva un uomo vivere nel ventre del pesce per tre giorni, trascura il messaggio base del libro: la salvezza di Dio può giungere a tutti i popoli (come a Ninive).

            4 – La storia biblica è chiamata anche “Storia della salvezza” - cioè la storia dell’uomo peccatore che è liberato e redento (in una parola: salvato) dall’intervento soprannaturale della Grazia divina - si riferisce alla duplice Alleanza-Promessa che inizia con Abramo (= padre di molti popoli) e viene portata a compimento nel Mistero pasquale di Cristo e nella fondazione della sua Chiesa nello Spirito.

            5 – Siccome la storia del Popolo ebraico in Abramo inizia col capitolo 12 della Genesi, i primi 11 capitoli di questo libro sono spesso intitolati: “Preistoria della formazione del cosmo e dell’umanità e dell’intervento salvifico di Dio”  - NB. Si tenga presente che la parola ebraica “adàm” di per sé significa non “un singolo uomo” ma “uomo” (in generale).
All’inizio del libro si trovano due diverse presentazioni teologiche dell’origine (che sarebbero da classificare fra i testi “sapienziali”, i quali riguardano ogni uomo):
-          la più antica: Gen 2,4 – 3,24 (il Nome divino è qui “Signore Dio”)
-          la più recente: Gen 1,1 – 2,4 (il Nome divino è qui “Dio”).
Guai a chi si ferma a chiedere, per esempio, come fece Dio a creare il mondo in sei giorni, o come faceva il serpente a parlare. Ciò sarebbe ignorare le verità e i doveri fondamentali su cui si basano la nostra esistenza e la nostra vita.

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