Le
due prime teologie della creazione
DIO
FONTE DELL'ESISTENZA E DELLA VITA
Nelle prime pagine
della Bibbia ebraico-cristiana troviamo un duplice messaggio (o catechesi). Che
non è importante perché il primo e l’originale, ma come portatore delle più
antiche riflessioni religiose sul rapporto fondamentale e costante del cosmo e
dell’uomo col Dio creatore e salvatore.
RIFLESSIONE PRIMA
L’uomo in relazione paritetica coi suoi simili e in
relazione di dipendenza da Dio
E’ la riflessione
delle fonti Jahviste (J), risalenti all’VIII-VII secolo a. C.
(in Gen da 2,4b a 3,24). Il Nome di Dio
(eccetto quando è usato dal serpente) è JHWH
Elohìm
Il compilatore –
che evidenzia la difficoltà di “cucire” le affermazione delle varie fonti da
cui dipende – probabilmente vuol rispondere a un’obiezione: come il popolo di
Dio può aver inclinato verso il male, originato tante guerre tra il regno del
nord e del sud, e prodotto re di una condotta pubblica a dir poco riprovevole
(si pensi ad Atalia, per esempio: 2 Re 11)?
Parte I : Genesi cap. 2
Meditazione sulla formazione dell’uomo, individuo e soprattutto in
comunione.
Notiamo che Dio
agisce come un operaio, come un vasaio, e che non si usa ancora il verbo
“creare”
Paragrafo A: La dimensione individuale
-
v. 4b-5: La terra
non fecondata dalla pioggia e non ancora lavorata dall’uomo
-
v. 7: Dio formò l’uomo come “essere vivente” per coltivarla:
ricavato dalla polvere, coll’infusione di un ‘alito di vita” (che può essere
detto ‘anima’, in quanto posseduto dagli animali). L’uomo è chiamato “adàm” (nome comune preceduto
dall’articolo, sempre usato nei tre primi capitoli) perché derivato dalla adamà, la terra.
-
Notiamo che Adamo
(nome proprio di persona) ricorre una sola volta nei quattro vangeli,
precisamente nella genealogia di san Luca (3,38)
-
vv. 8-9: Dio
forma un giardino, significante la situazione nella quale Egli vuole stabilire
l’uomo in comunione speciale con Sé e col creato. In esso colloca l’uomo, con
due alberi “riservati”: uno riferito alla vita ‘senza fine’, e l’altro alla
capacità di decisione morale orientato in favore del “bene” oggettivo (per cui
egli diventa abitato da quello che si chiamerà ‘spirito’)
-
vv. 10-14 (brano
considerato da alcuni male inserito); v. 15 (ripetizione)
-
vv. 16-17: Dio
concede la libertà di scelta, ma da essa esclude la disponibilità dei doni
superiori significati nei due alberi di cui sopra
Paragrafo B: La dimensione comunitaria
-
vv. 18-20
(praticamente in continuazione dopo il v. 7): Dio vuol aprire l’uomo alla
comunione coi i propri simili; che non saranno gli animali.
-
vv. 21-23: Dio
trae dal corpo dell’uomo un essere sostanzialmente a lui uguale, ma
diversificato nel sesso. L’uomo riconosce solennemente la consanguineità della
donna
-
v. 24: Questo
comporta due cose: l’esistenza dei due individui in una comunione così forte
che li renderà una sola “carne” (persona incarnata), e la capacità della coppia
di continuare la linea della vita ricevuta dai genitori.
-
Notiamo che nel
NT questo v. è citato tre volte dai sinottici e due volte da san Paolo.
Parte II – Genesi cap. 3
Drammatizza l’entrata del male che ci accompagnerà nella
storia
Paragrafo A : Il peccato fondamentale di ogni ‘adàm’
E’ sottoposta alla
prova la libertà dell’uomo con la quale egli può scegliere quello che è il vero
bene secondo il giudizio di Dio. Viene smascherato il meccanismo comune della
tentazione che può condurre l’uomo a rivoltarsi contro Dio
-
vv. 4-5. Il
serpente (che in Apocalisse sarà individuato nel demonio) insinua il dubbio
della gelosia: “Dio non è buono perché vi proibisce di scegliere qualcosa che vi
metterebbe alla pari con Lui”
-
“Il vostro
bene sta nell’ignorare Dio e far ciò che
voi ritenete bene”. Dio non è visto solo come concorrente, ma anche come
avversario dell’uomo. E’ la rivendicazione orgogliosa di chi rifiuta la Fede – con la quale noi ci
fidiamo di Dio e ci affidiamo a Lui, che è il Dio fedele (cfr Sal 31,6) – per
cui i peccatori scelgono il falso bene.
- Ma possiamo dire
che ne sono contenti e soddisfatti? Per niente. Anzi provano il rimorso e “si
nascondono” davanti a Dio
-
Notiamo che nella
prossima riflessione della fonte P “essere come la divinità” sarà dato agli
uomini come dono divino (Gen 1,26-27)
Paragrafo B: Il castigo dei colpevoli e la lotta
perenne del bene contro il male
-
vv. 9-13: I
colpevoli tentano di scusarsi con un ignobile scaricabarile: l’uomo accusa la
donna e questa accusa il serpente; mentre Dio nella condanna segue l’itinerario
opposto
-
vv. 14-15:
Maledizione del serpente e panoramica di tutta la storia umana. Nella quale
assume un’importanza speciale la figura della “donna”
-
v. 16: la donna è
castigata nella maternità
-
vv. 17-19: Il
lavoro (che era un incarico benevolmente
dato da Dio) e la morte, sono presentati come castigo
-
vv. 22.24: L’uomo
non può da sé raggiungere la desiderata immortalità; che nel piano di Dio gli
sarà donata dal Cristo risorto (cfr 1Cor 15).
Note di approfondimento
A - Data l’importanza e la molteplicità d’interpretazioni, è utile trascrivere esattamente il v 15: “Io porrò inimicizia fra te (il serpente) e la donna,
fra la tua stirpe (“seme”, in ebraico: maschile; in greco: neutro) e la sua stirpe;
esso (riferito al seme: in ebr. hu‘, in gr. autòs, ambedue maschili) ti colpirà alla
testa
e tu lo colpirai al tallone”.
-
Si combatterà una
lotta senza fine tra il serpente e il “seme” della donna; ma al termine,
secondo il piano di Dio, vincerà proprio la discendenza (o il discendente)
della donna.
B - Quattro sono le
principali interpretazioni della "donna" proposte nella storia:
a) Nelle
intenzioni dell’autore, la donna è Eva, (madre dei viventi: cfr Gen 3,20);
b) Nell’esegesi giudaica, la donna può essere il popolo di Dio, che è Israele (la sposa di JHWH: cfr Os 2), dal quale verrà il Messia che alla fine di questo “eone” darà inizio all’esistenza escatologica;
b) Nell’esegesi giudaica, la donna può essere il popolo di Dio, che è Israele (la sposa di JHWH: cfr Os 2), dal quale verrà il Messia che alla fine di questo “eone” darà inizio all’esistenza escatologica;
c) per i
cristiani, seguendo il piano grandioso e tragico dell’Apocalisse di Giovanni,
la donna sarà il popolo di Dio, che è la Chiesa (la sposa di Cristo: cfr Ef 5,23-32) e
madre del Messia che vincerà Satana; la cesura escatologica centrale avverrà,
per Cristo, nel Mistero pasquale, e quella finale alla sua Parusia per
l’umanità; ma i cristiani potrebbero
essere indicati anche come il seme della donna (Ap 12,17)
d) Per la tradizionale devozione mariana dei cattolici (sconosciuta alla patristica fino al IV secolo) può essere Maria, la madre del Messia.
d) Per la tradizionale devozione mariana dei cattolici (sconosciuta alla patristica fino al IV secolo) può essere Maria, la madre del Messia.
RIFLESSIONE
SECONDA
Il mondo e l’uomo davanti a Dio
E’
la fonte P (Sacerdotale: Gen 1,1 – 2,4a), composta nell’esilio, quindi nel
secolo VI a. C., durante il quale gli ebrei erano affascinati dalla pluralità
dei potenti “dèi” babilonesi, visibili e concretamente tangibili (benché non
parlanti)
Notiamo:
-
E’ contenuta in
uno schema perfetto, senza sbavature di stile: otto opere, create in sei giorni
(che col sabbàt formano la settimana
liturgica ebraica: Gen 2,1-3).
-
In Gen 1,14 fa
capolino la funzione degli astri sul calendario liturgico.
-
Nel vv. 1,1;
2,1.4 leggiamo gli estremi dell’inclusione dell’operosità divina.
-
Come novità
teologica, si dice che Dio “crea” (non “produce” come un operaio) con un suo
atto spirituale: la Parola
La creazione viene
esposta in sei “giorni”:
-
vv. 3-19: Il
cosmo davanti a Dio (primi quattro giorni) -
Tutti gli esseri dipendono da Dio e sono buoni (benché siano creature, e
perciò limitati) – Forse nel secondo giorno non si parla di buono perché nella
mentalità degli ebrei il mare era un contenitore di potenze malefiche e loro
simbolo.
-
vv. 20-28: Negli
ultimi due giorni Dio “crea” gli animali (e l’uomo) come “esseri viventi”, cioè
dotati di “alito di vita” (cfr già in Gen 2,7), che è dono divino (JHWH infatti è il Dio vivente: cfr Is
37,4; Ger 10,10). Notiamo pure che anche agli animali viene comandato di
moltiplicarsi (v. 22)
-
Nel sesto giorno
si riserva una speciale attenzione a Dio che crea (il verbo è ripetuto tre
volte) l’uomo, a immagine-similitudine di Dio, maschio e femmina, perché si
moltiplichi, e domini la terra i pesci gli uccelli, i viventi
-
vv. 29-31: Dio
assegna il nutrimento ai viventi e all’uomo, e può concludere che l’opera della
sua creazione è “molto buona”
Il quadro generale
è chiaramente ottimistico, considerazione che verrà confermata nell’inno del cap.
1 della lettera ai Colossesi.
CONCLUSIONE
Nel riflettere sulla lunga “scala” discendente
della descrizione della “via del male” che si trova nella teologia Jahvista
possiamo individuare le due forme generali concrete sotto cui si presenta la tentazione dell’uomo di ogni epoca al
“peccato” di superbia e ribellione contro Dio. E nessuno che veda senza
paraocchi pseudoculturali la situazione generale attuale può accusarci di
inutile pessimismo.
A) Gen 3,5: “Dio
sa che….voi sareste come Dio, conoscendo il bene e il male” -
E’ la tentazione di svuotare della presenza di Dio il “santuario” della
coscienza morale dell’uomo – E’ l’ateismo etico; per cui Dio non è più il
normatore di ciò che è bene e ciò che è male, perché l’unica morale possibile è
quella decretata dall’uomo. Ma vale per noi il principio “nemo iudex in causa propria”
Conclusione: è lo smarrimento della
via alla vera felicità e alla vera vita.
B) Gen 11,4:
“Costruiamoci una città e una torre la cui cima tocchi il cielo” - Nella rilettura in chiave di sfida che il
testo sacro dà di una tradizione diffusa in tutto quell’ambiente culturale, si
tratta della tentazione di svuotare della presenza di Dio la “cella” sacra più
alta che sta sopra alle sette gradinate del tempio costruito tra terra e cielo
– E’ l’ateismo assoluto; per cui Dio non sta più a fondamento di quel
controsenso che è la moderna “religione dell’uomo” - Per quest'ultima infatti
vale il principio “nessuna verità può venire dal di fuori dell’uomo”
Conclusione:
è il trionfo della “confusione generale” (‘babel’,
mentre nella vera etimologia Babel significa “porta degli dèi”) del
“post-pensiero”.
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