domenica 19 febbraio 2017

Briciole di ermeneutica (Esemplificazione)



Le due prime teologie della creazione
DIO FONTE DELL'ESISTENZA E DELLA VITA

Nelle prime pagine della Bibbia ebraico-cristiana troviamo un duplice messaggio (o catechesi). Che non è importante perché il primo e l’originale, ma come portatore delle più antiche riflessioni religiose sul rapporto fondamentale e costante del cosmo e dell’uomo col Dio creatore e salvatore.   
 
RIFLESSIONE  PRIMA
L’uomo in relazione paritetica coi suoi simili e in relazione di dipendenza da Dio

E’ la riflessione delle fonti Jahviste (J), risalenti all’VIII-VII secolo a. C. (in Gen da 2,4b a 3,24).  Il Nome di Dio (eccetto quando è usato dal serpente) è JHWH Elohìm

Il compilatore – che evidenzia la difficoltà di “cucire” le affermazione delle varie fonti da cui dipende – probabilmente vuol rispondere a un’obiezione: come il popolo di Dio può aver inclinato verso il male, originato tante guerre tra il regno del nord e del sud, e prodotto re di una condotta pubblica a dir poco riprovevole (si pensi ad Atalia, per esempio: 2 Re 11)?  

Parte I : Genesi cap. 2
Meditazione sulla formazione  dell’uomo, individuo e soprattutto in comunione.

Notiamo che Dio agisce come un operaio, come un vasaio, e che non si usa ancora il verbo “creare”

Paragrafo A: La dimensione individuale

-         v. 4b-5: La terra non fecondata dalla pioggia e non ancora lavorata dall’uomo
-         v. 7:  Dio formò l’uomo  come “essere vivente” per coltivarla: ricavato dalla polvere, coll’infusione di un ‘alito di vita” (che può essere detto ‘anima’, in quanto posseduto dagli animali). L’uomo è chiamato “adàm” (nome comune preceduto dall’articolo, sempre usato nei tre primi capitoli) perché derivato dalla adamà, la terra.
-         Notiamo che Adamo (nome proprio di persona) ricorre una sola volta nei quattro vangeli, precisamente nella genealogia di san Luca (3,38)
-         vv. 8-9: Dio forma un giardino, significante la situazione nella quale Egli vuole stabilire l’uomo in comunione speciale con Sé e col creato. In esso colloca l’uomo, con due alberi “riservati”: uno riferito alla vita ‘senza fine’, e l’altro alla capacità di decisione morale orientato in favore del “bene” oggettivo (per cui egli diventa abitato da quello che si chiamerà ‘spirito’)
-         vv. 10-14 (brano considerato da alcuni male inserito); v. 15 (ripetizione)
-         vv. 16-17: Dio concede la libertà di scelta, ma da essa esclude la disponibilità dei doni superiori significati nei due alberi di cui sopra

Paragrafo B: La dimensione comunitaria

-         vv. 18-20 (praticamente in continuazione dopo il v. 7): Dio vuol aprire l’uomo alla comunione coi i propri simili; che non saranno gli animali.
-         vv. 21-23: Dio trae dal corpo dell’uomo un essere sostanzialmente a lui uguale, ma diversificato nel sesso. L’uomo riconosce solennemente la consanguineità della donna
-         v. 24: Questo comporta due cose: l’esistenza dei due individui in una comunione così forte che li renderà una sola “carne” (persona incarnata), e la capacità della coppia di continuare la linea della vita ricevuta dai genitori.
-         Notiamo che nel NT questo v. è citato tre volte dai sinottici e due volte da san Paolo.

Parte II – Genesi cap. 3
Drammatizza l’entrata del male che ci accompagnerà nella storia

Paragrafo A : Il peccato fondamentale di ogni ‘adàm

E’ sottoposta alla prova la libertà dell’uomo con la quale egli può scegliere quello che è il vero bene secondo il giudizio di Dio. Viene smascherato il meccanismo comune della tentazione che può condurre l’uomo a rivoltarsi contro Dio

-         vv. 4-5. Il serpente (che in Apocalisse sarà individuato nel demonio) insinua il dubbio della gelosia: “Dio non è buono perché vi proibisce di scegliere qualcosa che vi metterebbe alla pari con Lui”
-         “Il vostro bene  sta nell’ignorare Dio e far ciò che voi ritenete bene”. Dio non è visto solo come concorrente, ma anche come avversario dell’uomo. E’ la rivendicazione orgogliosa di chi rifiuta la Fede – con la quale noi ci fidiamo di Dio e ci affidiamo a Lui, che è il Dio fedele (cfr Sal 31,6) – per cui i peccatori scelgono il falso bene.
-        Ma possiamo dire che ne sono contenti e soddisfatti? Per niente. Anzi provano il rimorso e “si nascondono” davanti a Dio
-         Notiamo che nella prossima riflessione della fonte P “essere come la divinità” sarà dato agli uomini come dono divino (Gen 1,26-27)

Paragrafo B: Il castigo dei colpevoli e la lotta perenne del bene contro il male

-         vv. 9-13: I colpevoli tentano di scusarsi con un ignobile scaricabarile: l’uomo accusa la donna e questa accusa il serpente; mentre Dio nella condanna segue l’itinerario opposto
-         vv. 14-15: Maledizione del serpente e panoramica di tutta la storia umana. Nella quale assume un’importanza speciale la figura della “donna”
-         v. 16: la donna è castigata nella maternità
-         vv. 17-19: Il lavoro  (che era un incarico benevolmente dato da Dio) e la morte, sono presentati come castigo
-         vv. 22.24: L’uomo non può da sé raggiungere la desiderata immortalità; che nel piano di Dio gli sarà donata dal Cristo risorto (cfr 1Cor 15).

Note di approfondimento
     
 A - Data l’importanza e la molteplicità d’interpretazioni, è utile trascrivere esattamente il v 15:         “Io porrò inimicizia fra te (il serpente) e la donna,   
                     fra la tua stirpe (“seme”, in ebraico: maschile; in greco: neutro) e la sua stirpe; 
                     esso (riferito al seme: in ebr. hu‘, in gr. autòs, ambedue maschili) ti colpirà alla 
                                     testa
                     e tu lo colpirai al tallone”.     
-         Si combatterà una lotta senza fine tra il serpente e il “seme” della donna; ma al termine, secondo il piano di Dio, vincerà proprio la discendenza (o il discendente) della donna.    
         
B - Quattro sono le principali interpretazioni della "donna" proposte nella storia:
a) Nelle intenzioni dell’autore, la donna è Eva, (madre dei viventi: cfr Gen 3,20);  
 b) Nell’esegesi giudaica, la donna può essere il popolo di Dio, che è Israele (la sposa di JHWH: cfr Os 2), dal quale verrà il Messia che alla fine di questo “eone” darà inizio all’esistenza escatologica;
c) per i cristiani, seguendo il piano grandioso e tragico dell’Apocalisse di Giovanni, la donna sarà il popolo di Dio, che è la Chiesa (la sposa di Cristo: cfr Ef 5,23-32) e madre del Messia che vincerà Satana; la cesura escatologica centrale avverrà, per Cristo, nel Mistero pasquale, e quella finale alla sua Parusia per l’umanità;  ma i cristiani potrebbero essere indicati anche come il seme della donna (Ap 12,17)
d) Per la tradizionale devozione mariana dei cattolici (sconosciuta alla patristica fino al IV secolo) può essere Maria, la madre del Messia.

RIFLESSIONE  SECONDA
Il mondo e l’uomo davanti a Dio

E’ la fonte P (Sacerdotale: Gen 1,1 – 2,4a), composta nell’esilio, quindi nel secolo VI a. C., durante il quale gli ebrei erano affascinati dalla pluralità dei potenti “dèi” babilonesi, visibili e concretamente tangibili (benché non parlanti)

Notiamo:
-         E’ contenuta in uno schema perfetto, senza sbavature di stile: otto opere, create in sei giorni (che col sabbàt formano la settimana liturgica ebraica: Gen 2,1-3).
-         In Gen 1,14 fa capolino la funzione degli astri sul calendario liturgico.
-         Nel vv. 1,1; 2,1.4 leggiamo gli estremi dell’inclusione dell’operosità divina.
-         Come novità teologica, si dice che Dio “crea” (non “produce” come un operaio) con un suo atto spirituale: la Parola
La creazione viene esposta in sei “giorni”:
-         vv. 3-19: Il cosmo davanti a Dio (primi quattro giorni) -  Tutti gli esseri dipendono da Dio e sono buoni (benché siano creature, e perciò limitati) – Forse nel secondo giorno non si parla di buono perché nella mentalità degli ebrei il mare era un contenitore di potenze malefiche e loro simbolo.
-         vv. 20-28: Negli ultimi due giorni Dio “crea” gli animali (e l’uomo) come “esseri viventi”, cioè dotati di “alito di vita” (cfr già in Gen 2,7), che è dono divino (JHWH infatti è il Dio vivente: cfr Is 37,4; Ger 10,10). Notiamo pure che anche agli animali viene comandato di moltiplicarsi (v. 22)
-         Nel sesto giorno si riserva una speciale attenzione a Dio che crea (il verbo è ripetuto tre volte) l’uomo, a immagine-similitudine di Dio, maschio e femmina, perché si moltiplichi, e domini la terra i pesci gli uccelli, i viventi
-         vv. 29-31: Dio assegna il nutrimento ai viventi e all’uomo, e può concludere che l’opera della sua creazione è “molto buona”

Il quadro generale è chiaramente ottimistico, considerazione che verrà confermata nell’inno del cap. 1 della lettera ai Colossesi.

CONCLUSIONE

            Nel riflettere sulla lunga “scala” discendente della descrizione della “via del male” che si trova nella teologia Jahvista possiamo individuare le due forme generali concrete sotto cui si presenta la tentazione dell’uomo di ogni epoca al “peccato” di superbia e ribellione contro Dio. E nessuno che veda senza paraocchi pseudoculturali la situazione generale attuale può accusarci di inutile pessimismo.

A) Gen 3,5: “Dio sa che….voi sareste come Dio, conoscendo il bene e il male”    -   E’ la tentazione di svuotare della presenza di Dio il “santuario” della coscienza morale dell’uomo – E’ l’ateismo etico; per cui Dio non è più il normatore di ciò che è bene e ciò che è male, perché l’unica morale possibile è quella decretata dall’uomo. Ma vale per noi il principio “nemo iudex in causa propria” 
Conclusione: è lo smarrimento della via alla vera felicità e alla vera vita.

B) Gen 11,4: “Costruiamoci una città e una torre la cui cima tocchi il cielo”  - Nella rilettura in chiave di sfida che il testo sacro dà di una tradizione diffusa in tutto quell’ambiente culturale, si tratta della tentazione di svuotare della presenza di Dio la “cella” sacra più alta che sta sopra alle sette gradinate del tempio costruito tra terra e cielo – E’ l’ateismo assoluto; per cui Dio non sta più a fondamento di quel controsenso che è la moderna “religione dell’uomo”  -  Per quest'ultima infatti vale il principio “nessuna verità può venire dal di fuori dell’uomo” 
Conclusione: è il trionfo della “confusione generale” (‘babel’, mentre nella vera etimologia Babel significa “porta degli dèi”) del “post-pensiero”.





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