sabato 7 gennaio 2017

Omelia del Battesimo



BATTESIMO DEL SIGNORE (Anno liturgico A)

Il titolo di questa festa deve essere esplicato: si ricorda la rivelazione della missione e dell’identità di Gesù avvenuta in seguito al suo battesimo nel Giordano (Osserviamo che nel vangelo secondo Giovanni non è nemmeno succintamente descritto l’episodio del battesimo nell’acqua). E’ consigliabile infatti collocare l’episodio evangelico nel quadro della vita di Gesù come vissuto allora dai suoi discepoli.

I
Gesù si colloca in uno dei movimenti  che tendevano a rinnovare la vita religiosa e morale degli ebrei del suo tempo. Partendo dalla Galilea, scende al Sud per partecipare al movimento di Giovanni il Battezzatore, che chiedeva a Dio la cancellazione dei peccati col lavacro (immersione) del battesimo.
Egli si presenta come un uomo qualsiasi accodandosi con gli altri peccatori. Alla protesta di Giovanni, Gesù risponde con una frase misteriosa: “Dobbiamo adempiere ogni giustizia”, intendendo: lo faccio per riassumere la storia dell’obbedienza a Dio nell’AT, cioè per accogliere e portare a pienezza il piano di Dio nella concreta attuazione della sua volontà.
La liturgia ci aiuta a comprendere questa umiltà col presentarci la figura misteriosa, nota nel Secondo Isaia, del “Servo del Signore”, esecutore della volontà di Dio: “Non griderà, non spezzerà una canna incrinata, non spegnerà una fiamma morente, ma non si abbatterà di fronte all’opposizione”

II
Dio conferma il suo Servo dicendo: “Sono io che ti ho chiamato, ti ho stabilito come alleanza del popolo e luce delle nazioni, perché tu apra gli occhi ai ciechi e liberi i prigionieri (allora: dall’esilio in Babilonia)”. (Si sente qui un’eco  del “Nunc dimittis”). Quindi sarai un salvatore, liberando dal male e illuminando le coscienze” (E questa è la duplice missione di Gesù, l’unico Salvatore. Da notare pure che “servo” significa non solo umiltà, ma titolare di un incarico importante [“ministro” non significa etimologicamente colui che serve?] dato a un uomo da parte di Dio). Qui c’è colui che raddrizzerà i distorti rapporti dell’umanità peccatrice con Dio.

Ma nel vangelo c’è molto di più: la rivelazione fatta dal Padre dell’identità di quell’umile battezzato. Seguendo Matteo: “Si aprirono i cieli (chiusi in seguito al peccato dell’uomo), vide lo Spirito di Dio discendere e venire sopra di lui. Una voce celeste diceva: Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento”
Quello era il Battesimo nello Spirito Santo (la Bibbia parla di “Unzione”, e ciò richiama il titolo Cristo, colui che è consacrato con lo Spirito, come si legge nel brano di Atti), in modo che dall’episodio si poteva contemplare tutta la divina Trinità: il Padre, il Figlio fatto carne, lo Spirito santificatore.
Da notare che una simile rivelazione, non più nell’umiltà, ma gloriosa si avrà nell’episodio della Trasfigurazione

III
A noi cristiani spetta il dovere di riconoscere e attuare quella grande realtà soprannaturale che ci è stata conferita nel nostro Battesimo e che ci cambia nel profondo: figli di Dio, pur nella nostra miseria; sapendo che la salvezza viene attraverso Cristo, ma che, dopo il Battesimo, noi rispondiamo con le nostre opere “cristiane” aderendo alla “elezione” di Dio Padre.

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