BATTESIMO DEL SIGNORE
(Anno liturgico A)
Il titolo di questa festa deve
essere esplicato: si ricorda la rivelazione della missione e dell’identità di
Gesù avvenuta in seguito al suo battesimo nel Giordano (Osserviamo che
nel vangelo secondo Giovanni non è nemmeno succintamente descritto l’episodio
del battesimo nell’acqua). E’ consigliabile infatti collocare l’episodio
evangelico nel quadro della vita di Gesù come vissuto allora dai suoi
discepoli.
I
Gesù si colloca in uno dei
movimenti che tendevano a rinnovare la
vita religiosa e morale degli ebrei del suo tempo. Partendo dalla Galilea,
scende al Sud per partecipare al movimento di Giovanni il Battezzatore, che
chiedeva a Dio la cancellazione dei peccati col lavacro (immersione) del
battesimo.
Egli si presenta come un uomo
qualsiasi accodandosi con gli altri peccatori. Alla protesta di Giovanni, Gesù
risponde con una frase misteriosa: “Dobbiamo adempiere ogni giustizia”,
intendendo: lo faccio per riassumere la storia dell’obbedienza a Dio nell’AT,
cioè per accogliere e portare a pienezza il piano di Dio nella concreta
attuazione della sua volontà.
La liturgia ci aiuta a
comprendere questa umiltà col presentarci la figura misteriosa, nota nel
Secondo Isaia, del “Servo del Signore”, esecutore della volontà di Dio: “Non
griderà, non spezzerà una canna incrinata, non spegnerà una fiamma morente, ma
non si abbatterà di fronte all’opposizione”
II
Dio conferma il suo Servo
dicendo: “Sono io che ti ho chiamato, ti ho stabilito come alleanza del popolo
e luce delle nazioni, perché tu apra gli occhi ai ciechi e liberi i prigionieri
(allora: dall’esilio in Babilonia)”. (Si sente qui un’eco del “Nunc dimittis”). Quindi sarai un
salvatore, liberando dal male e illuminando le coscienze” (E questa è la
duplice missione di Gesù, l’unico Salvatore. Da notare pure che “servo”
significa non solo umiltà, ma titolare di un incarico importante [“ministro”
non significa etimologicamente colui che serve?] dato a un uomo da parte di Dio).
Qui c’è colui che raddrizzerà i distorti rapporti dell’umanità peccatrice con
Dio.
Ma nel vangelo c’è molto di più:
la rivelazione fatta dal Padre dell’identità di quell’umile battezzato.
Seguendo Matteo: “Si aprirono i cieli (chiusi in seguito al peccato dell’uomo),
vide lo Spirito di Dio discendere e venire sopra di lui. Una voce celeste
diceva: Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio
compiacimento”
Quello era il Battesimo nello
Spirito Santo (la Bibbia
parla di “Unzione”, e ciò richiama il titolo Cristo, colui che è consacrato con
lo Spirito, come si legge nel brano di Atti), in modo che dall’episodio si
poteva contemplare tutta la divina Trinità: il Padre, il Figlio fatto carne, lo
Spirito santificatore.
Da notare che una simile
rivelazione, non più nell’umiltà, ma gloriosa si avrà nell’episodio
della Trasfigurazione
III
A noi cristiani spetta il dovere
di riconoscere e attuare quella grande realtà soprannaturale che ci è stata
conferita nel nostro Battesimo e che ci cambia nel profondo: figli di Dio, pur
nella nostra miseria; sapendo che la salvezza viene attraverso Cristo, ma che,
dopo il Battesimo, noi rispondiamo con le nostre opere “cristiane” aderendo
alla “elezione” di Dio Padre.
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