martedì 4 ottobre 2016

Chi è il Presbitero

IL SACERDOTE

Il Sacerdote cattolico è colui che introduce e forma una comunità di fedeli (Parrocchia) all’insieme di fede-vita cristiana.

La Parrocchia è più di un organismo (es. il Comune) di buona vita umana sociale, che:
-          cura il benessere e il buon comportamento di una comunità secondo la retta ragione e le leggi civili
-          ha dei rappresentanti eletti dai cittadini.

Il Sacerdote:
-          rappresenta Cristo nella Parrocchia
-          è mandato dall’autorità ecclesiastica (Vescovo)
-          è maestro di Fede secondo la Bibbia ebraico-cristiana, interpretata attivamente e dinamicamente nell’alveo della grande tradizione della Chiesa cattolica.
-          è padre che comunica ai fedeli la vita divina (Grazia) attraverso i Sacramenti, li guida nella preghiera pubblica (soprattutto la Celebrazione eucaristica) e li educa alla vita morale, alla preghiera privata e alla spiritualità
-          è formatore alla Carità, specialmente verso i deboli, poveri, emarginati, ammalati, lontani, non credenti e dubbiosi, privi di fiducia e di speranza; né dimentica le chiese missionarie e perseguitate nelle varie regioni del mondo
-          è responsabile dei beni economici della Parrocchia.

Il quadro in cui si concentrano tutti i doni della sua missione è la Celebrazione eucaristica nel “giorno del Signore” settimanale, dove egli distribuisce la Parola di Dio perché arrivi anche a chi non crede, e “comunica” ai fedeli il Corpo del Signore perché questi si prendano cura di chi sta dentro il suo Corpo ecclesiale o anche oltre i confini visibili; sempre in attesa (Speranza) del “giorno” in cui il Signore verrà definitivamente.

Il suo compito di guida è complesso
-          perché deriva da un incarico assegnato – come attesta tutto il “Nuovo testamento” - da Cristo stesso al suo inviato (“apostolo”); incarico che, nel linguaggio della Chiesa, si chiama non “potere”, ma “ministero”, ossia servizio; incarico che non lo pone al di sopra dei fedeli, ma lo configura come un fratello maggiore nell’esistenza cristiana
-          perché, salvaguardando la stabilità sull’essenziale, deve essere modulato secondo le esigenze mutevoli del presente
-          perché si deve estendere ad ogni parte della missione pastorale senza escluderne alcuna (eventualmente sottovalutata)
-          perché riguarda tutte le dimensioni della vita del cristiano
-          perché i doveri non possono essere imposti ai fedeli, ma solo proposti prima coll’esempio e poi con la dottrina.


L’impegno è difficile da eseguire senza l’aiuto della Grazia propria del “ministero” sacerdotale, propiziata da un’intensa vita di preghiera. I fedeli stessi devono accompagnare con la preghiera l’azione del loro pastore.

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