sabato 15 ottobre 2016

Chi è il Presbitero (III)

                           A SERVIZIO DELLA COMUNITA’

A che serve il prete? Per imporre ai riottosi il dominio della chiesa? O al massimo per parlarci noiosamente di Dio? Ma l’uomo ha bisogno di ascoltare uno che la sa più lunga di lui?  Non è lui l’essere più perfetto che esista, padrone assoluto di se stesso? L’uomo moderno, maturo e adulto, sa guidarsi da sé e non segue le vecchie “devozioni” professate dal popolino.
Il sacerdote cattolico ha una sola funzione, o missione: essere l’altoparlante di Cristo, il continuatore della sua opera. Perché da lui scelto con una chiamata interiore, la vocazione. Quindi egli, sul modello di Cristo, è il fratello maggiore e il maestro dell’uomo per superare quella che, più che crisi di Dio, è crisi dell’uomo nei suoi rapporti con Dio e nella comprensione di se stesso senza gli inganni che gli vengono proposti dai "media” vecchi e nuovi.
Perché il Figlio di Dio è venuto nella nostra storia? E’ il nostro Salvatore, perché abbiamo bisogno di essere salvati e di essere migliorati nella nostra condotta. Cristo, che è insieme Dio e Uomo, come Dio è Figlio che viene dal Padre e ci rivela che l’uomo sta al suo posto nel creato solo come “figlio di Dio”.
Quanti scrittori moderni ci hanno fatto credere che l’uomo è sempre nel giusto, qualsiasi desiderio o istinto egli segua. Domandiamoci allora se il mondo attuale – ultima “creazione” della mente dell’uomo - è giusto, se è dominato da princìpi validi, se riconosce i diritti degli altri, se aiuta i deboli e gli oppressi, se è innamorato della pace.
Ma le grandi potenze – non solo quelle che sorreggono la politica e l’economia – ma anche quelle che creano dal nulla l’opinione pubblica – con tre distorsioni assolutizzano l’individuo: “nessuno è come me” (egocentrismo, o superbia che esilia Dio); “tutto deve servire a me” (egoismo, o avidità che opprime il fratello); “tutto deve procurare piacere a me” (edonismo, o dissolutezza che sfrutta il debole). Si tratta delle tre fiere che Dante incontra all’inizio del suo viaggio. Per mostrare che le conseguenze sono molteplici, portiamo alcune affermazioni: “L’inferno sono gli altri” (sentenza del francese Sarte); per il sociologo Bauman il male viene dalla sostituzione del principio di solidarietà con quello di competizione; per molti la vita è un baccanale senza limiti anche se può terminare in tragedia. 
Nell’uomo deve prevalere la guida della mente non quella della fisicità. Uno dei maggiori nemici del Cristianesimo è il tedesco Nietzsche, esaltatore del nichilismo (la filosofia del Nulla), che ha intuito la dualità dell’uomo, arrivando a scrivere: “L’uomo è una corda tesa, tesa fra il bruto e il superuomo, una corda tesa su una voragine”. Ma nel primo periodo del suo “filosofare” ha infelicemente opposto lo spirito del dio Dioniso (l’istintualità) a quello del dio Apollo (la razionalità). Per vedere da quale parte incliniamo, domandiamoci se siamo più attratti da un film “noir”, della violenza e dell’horror, oppure da un film che tratta delle conquiste della scienza, o della spiritualità, o dell’arte.
La visione dell’uomo deve rimanere equilibrata tra i due poli estremi (che concordano nel rendere inutile Dio): la concezione che lo riduce a un essere materiale, che non capisce più la sua eccedenza sulle altre creature (vedi gli innamorati “alla pari” dei cani e di altri animali anche selvatici); la concezione che lo vede come creatore di tutto attraverso la sua intelligenza e volontà
"Vedo le cose migliori e le ammiro, ma seguo quelle peggiori" diceva il poeta pagano Ovidio (vedi pure il cap. 7 della lettera di san Paolo ai Romani). Anche quando individua ciò che è bene e ciò che è male, l’uomo molte volte non ha la decisione o la costanza nell’attuare il fine positivo. Si condanna a una serie di errori, perché “Errare è umano, ma perseverare è diabolico”. Così fa chi rifiuta o ignora l’uso della preghiera e il ricorso ai sacramenti del nutrimento e della “medicazione” spirituale per averne un aiuto dall’alto.

Il prete è qui per aiutare il fratello che di solito nuota bene, ma che, stando per annegare, rifiuta l’aiuto di chi vuol salvarlo. Nel nome di Cristo Salvatore.

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