UN POTERE MONOLITICO
DIVISO IN DUE PAPI?
Da alcuni mesi
si sta agitando la questione “nuova” del “Papa emerito/in carica”, oppure: “attivo/contemplativo”;
con le relative distinzioni di ministerium da munus, pastorale da giuridico o
istituzionale, e simili. Un parere sfavorevole all’espressione è stato dato
naturalmente dai giuristi, che dal secondo millennio avevano assorbito il
concetto del “più che Papa”, e dagli storici, che paventano il ripetersi delle
dolorose compresenze medievali anche di tre Papi. Conviene quindi affidarci
all’Ecclesiologia storica con argomenti che si trovano, insieme con
l’espressione provocatoria da me riportata poco fa, nello studio J.-M. TILLARD,
Il Vescovo di Roma, Queriniana, 1985
Esaminiamo
prima però alcune espressioni consuete della dualità: la Chiesa è di Cristo Re e
Profeta, è guidata da chi è Padre e Maestro, è sorretta dalla Sapientia e dalla
Prudentia, e il vissuto cristiano è fatto di Fede e di Carità, di Verità e di
Amore o Comunione. Come a dire: è una
stessa Chiesa quella delle strutture ab intra, e quella dell’annuncio ad extra,
quella che provvede al suo corpo (nell’istituzione) e alla sua mente (nel credere).
Ricordiamo anche quanto dice l’Apostolo sulla varietà dei carismi, in
particolare su apostoli, profeti e maestri (1Cor 12,28; più ampio in Ef 4,11) e
in generale (1Cor 12,4-11; Rom 12,6s.).
Ma la via
d’uscita ci è indicata dal prefazio proprio della solennità del 29 giugno: “Tu
(Dio), hai voluto unire i due santi apostoli (Pietro e Paolo)….il pescatore di
Galilea, che costituì la prima comunità con i giusti d’Israele, il maestro e
dottore che annunziò la salvezza a tutte le genti….”.
La base solida
di p. Tillard è che il primato romano nella sua duplice veste è costituito su
un duplice elemento: la Chiesa
di Roma è stata fondata (vedi qui sotto i testi di Ireneo) da Pietro e da
Paolo, e “consacrata” dal loro duplice
martirio. S. Ignazio scrive ai romani (IV,3): “Non vi comando come Pietro e
Paolo; essi erano apostoli….”. Inoltre la commemorazione comune degli apostoli
Pietro e Paolo è attestata fin dall’anno 258
S. Ireneo
scrive: “parliamo della Chiesa più grande, della più conosciuta ed antica,
fondata e costituita in Roma dai due
gloriosissimi apostoli Pietro e Paolo….A questa Chiesa infatti per la sua più
eccellente origine (propter potentiorem principalitatem) è necessario che venga ogni Chiesa”. “I beati
apostoli dopo aver fondato e edificato la Chiesa , ne trasmisero l’amministrazione
principale a Lino….”. E qui viene la sorpresa (riconosciuta anche da Paolo VI
nelle sue note) “….Ireneo non sa nulla di un episcopato romano di Pietro: Ha
cura di precisare che Lino fu il primo Vescovo dopo i fondatori Pietro e Paolo”.
Quindi per esattezza si dovrebbe dire: il Papa è Vicario di Pietro, mentre
siede sulla cattedra della Chiesa di Pietro e Paolo. Mentre si può parlare anche
del primato di Paolo.
Leggendo il
testo della Costituzione dogmatica Pastor aeternus. De Ecclesia Christi del
Concilio Vaticano I troviamo che – raggiungendo il fastigio del duro ‘accentramento’
che era iniziato con Gregorio VII - l’indiscutibilmente unico “ufficio” è
spesso articolato in due distinti campi d’azione (citiamo, prendendole
dall’Enchiridion del Denzinger, solo le parole che fanno al nostro scopo, e dividendole
in tre sezioni)
a) Prologo
“In qua (chiesa)…fideles omnes
unius fidei et caritatis vinculo continerentur” – “Apostolos… misit (Cristo)…ut
in Ecclesia sua pastores et doctores….esse voluit) (3050)
“Ut (chiesa universale) in fidei
et communionis unitate conservaretur…Petrum …perpetuum utriusque unitatis
principium ac visibile fundamentum….in
huius fidei firmitate consurgeret (3051, citando san Leone Magno)
b) Capitoli I,
II e III: Sul primato di giurisdizione
“Petrus, Apostolorum princeps et caput, fideique columna et
Ecclesiae catholicae fundamentum (da Cristo) claves regni accepit” (3056, citando un legato pontificio ad Efeso)
“(Al Pontefice Romano) omnium
Christianorum….patrem ac doctorem….pascendi regendi ac gubernandi…plenam
potestatem traditam esse” (3059)
“In rebus quae ad fidem et mores…in
iis quae ad disciplinam atque regimen Ecclesiae….custodita cum Romano Pontifice
tam communionis quam eiusdem fidei professionis unitate, Ecclesia Christi sit
unus grex sub uno summo pastore (3060)
c) Capitolo IV
– Sull’infallibile magistero
“Ipso quoque Apostolico primatu…supremam
quoque magisterii potestatem comprehendi” (3065)
Segue il dogma: “Pastoris ac
doctoris munere fungens….doctrinam de fide et morbus… definit… ea
infallibilitate (quella della Chiesa) pollere” (3074)
Siamo in
conclusione invitati a trovare nel NT la determinazione della missione
specifica affidata dal Cristo glorioso ai due apostoli:
- per Pietro è contenuta nel
“pascere” (Gv 21,15-17; mentre in 1Pt la qualifica di pastore è riservata a
Cristo)
- per Paolo è contenuta nell’annunciare il Vangelo (Gal 1,8.16; At 16,10, ecc)
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