QUALE ASSENSO DOBBIAMO DARE ALLE PAROLE
DEL PAPA?
Oltre
al carisma dell’infallibilità - al quale, dopo la definizione del Vaticano I,
si è fatto ricorso esplicitamente solo una volta nel 1950 - il Codice di diritto canonico occidentale (cn. 750) ci dice: “Per fede divina e cattolica
sono da credere tutte quelle cose
a)
che sono
contenute nell’unico deposito della fede
b)
e che insieme
sono proposte come divinamente rivelate sia dal magistero solenne, sia da
quello ordinario e universale”
Lo
stile poi di papa Francesco, pastorale, immediato e quasi giornalistico, sembra
esonerarci da ogni preoccupazione e scrupolo.
Ritengo
comunque utile esporre - per chi ha avuto, come me, una formazione ecclesiologica
classica prima del Vaticano II – il conosciuto elenco degli episodi in cui
l’autorità del Papa non ha raggiunto una qualche sicurezza e irreformabilità.
Prendiamo qualche spunto dalle stringate
notule storiche dell’Enchiridion del
Denzinger.
DH
138
Papa
Liberio ha sottoscritto un simbolo semiariano (e ignorato del tutto homoousion) e ha scomunicato Atanasio.
DH
150
Concilio
Costantinopolitano I : nominato ecumenico nella lettera del 382 dei padri
orientali a quelli romani (Damaso); riconosciuto ecumenico molto più tardi, in
quanto papa Vigilio confermò il Costantinopolitano
II. Fu riconosciuto solo implicitamente
e solo nei tratti dogmatici, escludendo il can. 3 sulla sede costantinopolitana
DH
250
Concilio
di Efeso : i legati romani, arrivati in ritardo, approvano la prima sessione
dei cirilliani
DH
403/416
Papa
Vigilio – che sembra aver approvato gli anatematismi di Giustiniano contro
Origene – si piega all’imperatore che aveva imposto la condanna dei Tre
capitoli (antiocheni, detti nestoriani).
DH
421
Papa
Vigilio è costretto dall’imperatore a riconoscere il già celebrato
Costantinpolitano II, nel quale si condannavano i Tre capitoli
DH
487/550/561
Concilio
Costantinopolitano III: scomunica papa Onorio per aver sostenuto (qualcuno
dice: per negligenza) il monotelismo – Papa Leone II riconosce le decisioni del
concilio e la condanna di Onorio.
L’accentuazione
della centralità del Papa avverrà nel secondo millennio non per ripristinare la
tradizione, ma per rispondere a
situazioni nuove: soprattutto con Gregorio VII (nel quadro della lotta per le
investiture) e col Vaticano I (in opposizione alle indomabili tendenze
conciliariste, episcopaliste, gallicane). .
DH
990/1000
Aggiungiamo il caso degli interventi contraddittori di due papi
avignonesi sull’argomento della sorte dell’uomo dopo la morte:
-
Papa Giovanni
XXII aveva insegnato una sua innovativa soluzione della questione e, il giorno
prima della sua morte, ne aveva fatto la ritrattazione nella bolla “Ne super his” del 1334;
-
Papa Benedetto
XII nel 1336 sentì il dovere di pubblicare quella ritrattazione nella
costituzione “Benedictus Deus” (nella quale usa il verbo “definiamo”).
La
teologia controversistica e apologetica, predominante dal periodo della
Controriforma, fissava la sua fonte principale nel magistero ecclesiastico.
Cosicché lo sviluppo dei dogmi era considerato come un edificio in costruzione
al quale si aggiunge un piano sempre più “definitivo”, preminente e visibile
dall’esterno.
Ma
col Vaticano II (Dei verbum) la fonte
della rivelazione è individuata nella Scrittura, letta all’interno della
tradizione coll’aiuto del magistero. Cosicché la teologia non si costruisce più
in chiave esclusivamente dogmatica, ma in quella prevalentemente storica.
NOTA sull’infallibilità
Un
quadro obiettivo e documentato sul tema si trova in
Y.
CONGAR, L’Eglie de sant Augustin à
l’époque moderne, Cerf, Paris 1970.
Il
quale testo a pag. 247 segnala che la parola “infallibilis” compare con
Olivi nel 1295, con Trionfo nel 1320, con Terré nel 1328, mentre non era ancora
chiaro se essa si doveva attribuire a tutta la Chiesa o al Papa; inoltre in una dozzina di pagine fa cenno
all’ipotesi del “Papa eretico”!
Nessun commento:
Posta un commento