mercoledì 18 novembre 2015

Quando parla il Papa



QUALE ASSENSO DOBBIAMO DARE ALLE PAROLE DEL PAPA?

Oltre al carisma dell’infallibilità - al quale, dopo la definizione del Vaticano I, si è fatto ricorso esplicitamente solo una volta nel 1950 - il Codice di diritto canonico occidentale (cn. 750) ci dice: “Per fede divina e cattolica sono da credere tutte quelle cose
a)      che sono contenute nell’unico deposito della fede
b)      e che insieme sono proposte come divinamente rivelate sia dal magistero solenne, sia da quello ordinario e universale”
Lo stile poi di papa Francesco, pastorale, immediato e quasi giornalistico, sembra esonerarci da ogni preoccupazione e scrupolo.
Ritengo comunque utile esporre - per chi ha avuto, come me, una formazione ecclesiologica classica prima del Vaticano II – il conosciuto elenco degli episodi in cui l’autorità del Papa non ha raggiunto una qualche sicurezza e irreformabilità.

Prendiamo qualche spunto dalle stringate notule storiche dell’Enchiridion del Denzinger.

DH 138          
Papa Liberio ha sottoscritto un simbolo semiariano (e ignorato del tutto homoousion) e ha scomunicato Atanasio.

DH 150          
Concilio Costantinopolitano I : nominato ecumenico nella lettera del 382 dei padri orientali a quelli romani (Damaso); riconosciuto ecumenico molto più tardi, in quanto papa Vigilio  confermò il Costantinopolitano II.  Fu riconosciuto solo implicitamente e solo nei tratti dogmatici, escludendo il can. 3 sulla sede costantinopolitana

DH 250
Concilio di Efeso : i legati romani, arrivati in ritardo, approvano la prima sessione dei cirilliani

DH 403/416 
Papa Vigilio – che sembra aver approvato gli anatematismi di Giustiniano contro Origene – si piega all’imperatore che aveva imposto la condanna dei Tre capitoli (antiocheni, detti nestoriani).

DH 421
Papa Vigilio è costretto dall’imperatore a riconoscere il già celebrato Costantinpolitano II, nel quale si condannavano i Tre capitoli

DH 487/550/561
Concilio Costantinopolitano III: scomunica papa Onorio per aver sostenuto (qualcuno dice: per negligenza) il monotelismo – Papa Leone II riconosce le decisioni del concilio e la condanna di Onorio.

L’accentuazione della centralità del Papa avverrà nel secondo millennio non per ripristinare la tradizione, ma per rispondere a situazioni nuove: soprattutto con Gregorio VII (nel quadro della lotta per le investiture) e col Vaticano I (in opposizione alle indomabili tendenze conciliariste, episcopaliste, gallicane). .

DH 990/1000
Aggiungiamo il caso degli interventi contraddittori di due papi avignonesi sull’argomento della sorte dell’uomo dopo la morte:
-          Papa Giovanni XXII aveva insegnato una sua innovativa soluzione della questione e, il giorno prima della sua morte, ne aveva fatto la ritrattazione nella bolla “Ne super his” del 1334;
-          Papa Benedetto XII nel 1336 sentì il dovere di pubblicare quella ritrattazione nella costituzione “Benedictus Deus”  (nella quale usa il verbo “definiamo”).

La teologia controversistica e apologetica, predominante dal periodo della Controriforma, fissava la sua fonte principale nel magistero ecclesiastico. Cosicché lo sviluppo dei dogmi era considerato come un edificio in costruzione al quale si aggiunge un piano sempre più “definitivo”, preminente e visibile dall’esterno.
Ma col Vaticano II (Dei verbum) la fonte della rivelazione è individuata nella Scrittura, letta all’interno della tradizione coll’aiuto del magistero. Cosicché la teologia non si costruisce più in chiave esclusivamente dogmatica, ma in quella prevalentemente storica.

NOTA sull’infallibilità

Un quadro obiettivo e documentato sul tema si trova in
Y. CONGAR, L’Eglie de sant Augustin à l’époque moderne, Cerf, Paris 1970.
Il quale testo a pag. 247 segnala che la parola “infallibilis”  compare con Olivi nel 1295, con Trionfo nel 1320, con Terré nel 1328, mentre non era ancora chiaro se essa si doveva attribuire a tutta la Chiesa o al Papa;  inoltre in una dozzina di pagine fa cenno all’ipotesi del “Papa eretico”!




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