sabato 24 ottobre 2015

Chi è Gesù Cristo per noi



Da Gesù alla cristologia

Nove sono le  tappe del percorso rivelatorio-teologico
con riferimenti a DV 19 (che applica il “metodo della storia delle forme”, purificato però dalle premesse ideologiche dell’ambiente protestante in cui era nato)

1 – Identità oggettiva originaria di Gesù: chi era Gesù sin dall’inizio della  sua esistenza terrena

NB. D’ora in poi i percorsi sono soggetti a uno sviluppo contenutistico

2 – Autocomprensione di Gesù: chi Gesù pensava di essere
NB. Di solito le Scritture non prendono in considerazione questo aspetto

3 – A partire dall’azione e insegnamento di Gesù, quale era la sua autopresentazione: chi diceva di essere
DV 19: I vangeli trasmettono quanto il Gesù terreno operò e insegnò
NB. Non possibile trascurare l’evidenza che la tradizione ci ha consegnato non uno ma quattro vangeli-

4 – Comprensione del gruppo dei discepoli, prima e dopo il Mistero Pasquale

5 –Annuncio missionario ai contemporanei
DV 19: Gli apostoli trasmisero detti e fatti, con una più profonda comprensione, ammaestrati dalla Pasqua e sotto la luce dello Spirito santo

6 – Scrittura dei vangeli
DV 19: Gli evangelisti scrissero scegliendo, sintetizzando, applicando alla situazione delle chiese, sempre con lo stile della predicazione

7 – Parallelamente alla linea evangelica, assunsero grande importanza soprattutto – ma non esclusivamente - le lettere attribuite a  San Paolo, secondo le note suddivisioni: lettere maggiori (scritte prima dei vangeli), della prigionia,…..

8 – Approfondimenti della comunità credente, nella vita, liturgia, mistica, magistero dei pastori (nella possibile mutazione dell’ambiente culturale)

9 – Teorie esegetico-ermeneutiche degli studiosi di varie opinioni culturali, nelle diverse comunità cristiane (oriente, occidente sud- e nord-europeo, latino-americano….), nella mutazione delle basi filosofiche, cioè nel passaggio dalla cultura semitica a quella ellenistica, a quella post-metafisica (ed eventualmente ad altre).

NB. Ciò che intende il Vaticano II non è l’esattezza dei fatti e dei detti o la lettura acritica dei testi, ma la “verità” del messaggio contenutistico, che è orientato alla salvezza eterna. I vangeli quindi sono testi catechistici che si esprimono soprattutto attraverso fatti “storici” (secondo la concezione della storia che non è più quella degli attuali storici).

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Il teologo ripercorre a ritroso, cercando di raggiungere le origini, questo complesso itinerario.
Si tiene conto che per la chiesa orientale è salvifico primariamente ciò che concerne la “natura” di Gesù Cristo (cristologia ontologica, di tipo giovanneo), mentre quella occidentale parte dal discorso degli eventi (cristologia funzionale, di tipo paolino).
E’ facile che gli abituati a ripetere la teologia della tradizione classica nata nel vicino-oriente cristiano coi primi sei concili ecumenici - attribuendo magari più importanza a un concilio che a un vangelo - rimangano male impressionati per questi metodi teologici.
Dobbiamo comunque raggiungere, più che le origini della teologia classica , la fonte della rivelazione (Scrittura interpretata da tutta la comunità credente, coll’aiuto del magistero).
Nella quale Scrittura si possono distinguere quattro “punti di origine” della cristologia (che procedono a ritroso): Risuscitamento (Paolo); Battesimo (Marco), Concepimento soprannaturale (vangeli dell’infanzia); pre-esistenza (Giovanni).

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