Da Gesù alla cristologia
Nove sono le tappe del percorso
rivelatorio-teologico
con riferimenti a DV 19 (che applica il “metodo della storia delle forme”, purificato però dalle
premesse ideologiche dell’ambiente protestante in cui era nato)
1 – Identità oggettiva originaria
di Gesù: chi era Gesù sin
dall’inizio della sua esistenza terrena
NB. D’ora in poi i percorsi sono soggetti a uno sviluppo contenutistico
2 – Autocomprensione di Gesù: chi
Gesù pensava di essere
NB. Di solito le Scritture non prendono in considerazione questo
aspetto
3 – A partire dall’azione e
insegnamento di Gesù, quale era la
sua autopresentazione: chi diceva di essere
DV
19: I vangeli trasmettono quanto il Gesù terreno operò e insegnò
NB. Non possibile trascurare l’evidenza che la tradizione ci ha consegnato
non uno ma quattro vangeli-
4 – Comprensione del gruppo dei discepoli, prima e dopo il Mistero Pasquale
5 –Annuncio missionario ai
contemporanei
DV
19: Gli apostoli trasmisero detti e fatti, con una più profonda comprensione,
ammaestrati dalla Pasqua e sotto la luce dello Spirito santo
6 – Scrittura dei vangeli
DV
19: Gli evangelisti scrissero scegliendo, sintetizzando, applicando alla
situazione delle chiese, sempre con lo stile della predicazione
7 – Parallelamente alla linea
evangelica, assunsero grande importanza soprattutto – ma non esclusivamente - le
lettere attribuite a San Paolo, secondo
le note suddivisioni: lettere maggiori (scritte prima dei vangeli), della
prigionia,…..
8 – Approfondimenti della comunità credente, nella vita,
liturgia, mistica, magistero dei pastori (nella possibile mutazione
dell’ambiente culturale)
9 – Teorie esegetico-ermeneutiche
degli studiosi di varie opinioni
culturali, nelle diverse comunità cristiane (oriente, occidente sud- e nord-europeo,
latino-americano….), nella mutazione delle basi filosofiche, cioè nel passaggio
dalla cultura semitica a quella ellenistica, a quella post-metafisica (ed
eventualmente ad altre).
NB. Ciò che intende il Vaticano II non è l’esattezza dei fatti e dei
detti o la lettura acritica dei testi, ma la “verità” del messaggio
contenutistico, che è orientato alla salvezza eterna. I vangeli quindi sono
testi catechistici che si esprimono soprattutto attraverso fatti “storici”
(secondo la concezione della storia che non è più quella degli attuali storici).
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Il teologo ripercorre a ritroso,
cercando di raggiungere le origini, questo complesso itinerario.
Si tiene conto che per la chiesa
orientale è salvifico primariamente ciò che concerne la “natura” di Gesù Cristo
(cristologia ontologica, di tipo giovanneo), mentre quella occidentale parte
dal discorso degli eventi (cristologia funzionale, di tipo paolino).
E’ facile che gli abituati a
ripetere la teologia della tradizione classica nata nel vicino-oriente
cristiano coi primi sei concili ecumenici - attribuendo magari più importanza a
un concilio che a un vangelo - rimangano male impressionati per questi metodi
teologici.
Dobbiamo comunque raggiungere,
più che le origini della teologia classica , la fonte della rivelazione
(Scrittura interpretata da tutta la comunità credente, coll’aiuto del magistero).
Nella quale Scrittura si possono
distinguere quattro “punti di origine” della cristologia (che procedono a
ritroso): Risuscitamento (Paolo); Battesimo (Marco), Concepimento
soprannaturale (vangeli dell’infanzia); pre-esistenza (Giovanni).
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