giovedì 20 agosto 2015

Sappiamo perché si vive?



Non commettiamo l’errore di dimenticarci degli attuali drammi di molti giovani. nottate passate in bolge chiamate discoteca o rave, droghe (o superalcolici) sempre più varie e numerose, amore dichiarato irresistibile e sempre incolpevole per alcun disordine, uso della libertà che si traduce in illegalità, miraggio di una ricchezza facile benché disonesta, infatuazione per i movimenti terroristici, esclusione di ogni limite con la divinità, col prossimo e col mondo animale. Cercano qualcosa che fa loro superare una vita “senza sugo”, senza bussola, che è loro imposta dal “pensiero unico”. Le prime cause dei guai sono individuabili nell’individualismo assoluto che sconfina nell’antropolatria, nel terrensimo che esclude  il soprannaturale, nell’attualismo che ignora il passato e il futuro. La folle corsa del nostro tempo ha inciampato nell’ateismo ed è finita nel vicolo cieco del nichilismo. - Ci chiediamo quale colpa dell’attuale dissesto possano rimproverarsi la famiglia, la scuola, lo stato, la chiesa. Abbiamo insistito troppo sul rapporto ontologico con Dio e sulla obbligatorietà della legge; come se il fine dell’uomo fosse la gloria di Dio; ma non è Dio che ha bisogno di essere glorificato e obbedito, quanto piuttosto è Dio che manifesta la sua relazione di amore all’esterno per donarci la salvezza, cioè la realizzazione libera dell’essere umano secondo principi etici. E’ infatti miglior via per educare indicare un traguardo che fare rispettare un divieto. I due massimi autori cristiani della letteratura italiana teorizzano rispettivamente il teocentrismo ultrastorico (Alighieri, nel medioevo) e il riconoscimento che gli uomini “semplici” sono figli, aggiungendo la fraternità al duo libertà e uguaglianza (Manzoni, nell’età moderna). Altrove troviamo romanzi che s’intitolano alla noia, alla nausea, e così via.- La regola suprema dell’agire umano conduce alla realizzazione di alcuni valori, in sintonia col retto rapporto verso gli altri esistenti. Essendo però l’uomo per definizione “imperfetto” (non capace di raggiungere da sé la perfezione), ha assoluto bisogno di un intervento esteriore sull’intelletto e la volontà. La conoscenza non deve limitarsi alla misurazione e regolazione della natura, che si ottiene con la scienza; ma deve sforzarsi di pesare giustamente la consistenza dei valori fondamentali, che si ottiene nella sapienza di origine umana e sovrumana.  Dobbiamo far passare il principio che il fine della vita umana non è solo quello di raggiungere il benessere, azione in cui l’individuo è agevolato dalla comunità umana (religiosa e umanisticamente orientata), ma la felicità  nel tempo e nell’eternità, come ci aiuta a fare la chiesa cristiana. – Può servire la citazione di tre profeti biblici che illuminano l’elevazione agostiniana “Ci hai fatti orientati verso te, e il nostro cuore è insoddisfatto finché non trovi quiete in te”: Michea 6,14: “Mangerai, ma non ti sazierai….” (cioè non ti bastano i beni materiali); Osea 4,10: “Mangeranno, ma non si sazieranno….” (non ti bastano i piaceri sensuali, benché indorati di spiritualità); Aggeo 1,6: “L’operario ha avuto il salario, ma per metterlo in un sacchetto forato” (non ti basta provvedere all’edificazione della città dell’uomo).

                                                                                            



Nessun commento:

Posta un commento