Non commettiamo l’errore di
dimenticarci degli attuali drammi di molti giovani. nottate passate in bolge
chiamate discoteca o rave, droghe (o superalcolici) sempre più varie e
numerose, amore dichiarato irresistibile e sempre incolpevole per alcun disordine,
uso della libertà che si traduce in illegalità, miraggio di una ricchezza
facile benché disonesta, infatuazione per i movimenti terroristici, esclusione
di ogni limite con la divinità, col prossimo e col mondo animale. Cercano
qualcosa che fa loro superare una vita “senza sugo”, senza bussola, che è loro
imposta dal “pensiero unico”. Le prime cause dei guai sono individuabili
nell’individualismo assoluto che sconfina nell’antropolatria, nel terrensimo
che esclude il soprannaturale,
nell’attualismo che ignora il passato e il futuro. La folle corsa del nostro
tempo ha inciampato nell’ateismo ed è finita nel vicolo cieco del nichilismo. -
Ci chiediamo quale colpa dell’attuale dissesto possano rimproverarsi la
famiglia, la scuola, lo stato, la chiesa. Abbiamo insistito troppo sul rapporto
ontologico con Dio e sulla obbligatorietà della legge; come se il fine
dell’uomo fosse la gloria di Dio; ma non è Dio che ha bisogno di essere
glorificato e obbedito, quanto piuttosto è Dio che manifesta la sua relazione
di amore all’esterno per donarci la salvezza, cioè la realizzazione libera dell’essere umano secondo principi etici. E’
infatti miglior via per educare indicare un traguardo che fare rispettare un
divieto. I due massimi autori cristiani della letteratura italiana teorizzano rispettivamente
il teocentrismo ultrastorico (Alighieri, nel medioevo) e il riconoscimento che
gli uomini “semplici” sono figli, aggiungendo la fraternità al duo libertà e
uguaglianza (Manzoni, nell’età moderna). Altrove troviamo romanzi che s’intitolano
alla noia, alla nausea, e così via.- La regola suprema dell’agire umano conduce
alla realizzazione di alcuni valori,
in sintonia col retto rapporto verso gli altri esistenti. Essendo però l’uomo
per definizione “imperfetto” (non capace di raggiungere da sé la perfezione),
ha assoluto bisogno di un intervento esteriore sull’intelletto e la volontà. La
conoscenza non deve limitarsi alla misurazione e regolazione della natura, che
si ottiene con la scienza; ma deve
sforzarsi di pesare giustamente la consistenza dei valori fondamentali, che si
ottiene nella sapienza di origine
umana e sovrumana. Dobbiamo far passare
il principio che il fine della vita umana non è solo quello di raggiungere il benessere, azione in cui l’individuo è
agevolato dalla comunità umana (religiosa e umanisticamente orientata), ma la felicità
nel tempo e nell’eternità, come ci aiuta a fare la chiesa cristiana. – Può
servire la citazione di tre profeti biblici che illuminano l’elevazione
agostiniana “Ci hai fatti orientati verso te, e il nostro cuore è insoddisfatto
finché non trovi quiete in te”: Michea 6,14: “Mangerai, ma non ti sazierai….” (cioè
non ti bastano i beni materiali); Osea 4,10: “Mangeranno, ma non si
sazieranno….” (non ti bastano i piaceri sensuali, benché indorati di
spiritualità); Aggeo 1,6: “L’operario ha avuto il salario, ma per metterlo in
un sacchetto forato” (non ti basta provvedere all’edificazione della città
dell’uomo).
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