domenica 30 novembre 2014

Un Dio onnipotente e buono?



Lettera pubblicata si Avvenire il 20 novembre 2014

Ha destato scalpore, specialmente nel grosso pubblico, l’affermazione del prof. Veronesi  “Dopo Auschwitz, il cancro è la prova che Dio non esiste”. Che lo conduce verso un misto di ateismo e agnosticismo (“Preferisco il sussurro del ‘Non so”). Precisiamo subito che il cancro è male fisico, la Shoah è male morale. Tentiamo di schematizzare in due frasi il percorso della sua riflessione, dipendente dall’esasperazione dell’illuministica  posizione antropomonistica:  Se Dio assoluto e perfetto esiste, è responsabile del male fisico e morale nell’uomo, sua creatura. Se si afferma che Dio non esiste, l’uomo è l’essere sommo, assoluto e perfetto; che non può essere  toccato dal male.

E’ consigliabile approfondire il concetto di Dio, di uomo e di male. Dio (per i filosofi greci) è il sommo bene; l’uomo è un essere finito e capace di fare il male; il sommo male fisico è la morte (la cifra dell’uomo è “essere-per-la-morte”: Heidegger). La morte per i credenti è un mistero e segno di “fiducia”, per gli altri un assurdo e segno di disperazione. “Il mestiere di uomo” è proprio quello di donarsi per lenire il dolore degli altri. Hanno scritto (e forse meglio del chirurgo) sull’argomento i grandi pensatori buddhisti, Giobbe, Qohelet, Tommaso. Dostojevskij, Camus, don Gnocchi e p. Haering.  E’ volutamente ambigua la famosa frase riportata dell’ebreo Wiesel: “(Dio) è appeso lì, a quella forca….”. Se, sulla traccia del “Servo di JHWH” di Isaia, avesse riconosciuto il Cristo, avrebbe dovuto scrivere: “E’ lì su quella Croce”. Vale sempre la distinzione delle “competenze”: essere un ottimo chirurgo non comporta essere un buon filosofo; come (si direbbe in questi giorni)…essere un buon sindaco.

Antonio Contri

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