giovedì 22 maggio 2014

Soteriologia



SALVEZZA DA CRISTO

DUE RETTE PARALLELE E COMPLEMENTARI

Salvezza: può esser vista come rimozione del limite di un male (salvezza “da”) oppure come rimozione del limite alla completezza dell’esistente (salvezza “per”).
La prima linea è stata seguita prevalentemente dai cristiani occidentali (cattolici e protestanti), e fa riferimento a San Paolo; la seconda invece dai cristiani orientali, e fa riferimento a San Giovanni.

NOTA - Le due teologie della creazione dell’uomo nei primi capitoli di Genesi stanno alla base della concezione della salvezza.

A - Linea della redenzione

I – La situazione storica dell’uomo di fronte a Dio

Nella Genesi (2,4b – 3,24) troviamo l’antropologia della fonte Jahvista (J)

Nel piano eterno di Dio la realizzazione finale dell’uomo è condizionata da due richieste:
-         adesione alla volontà di Dio nell’ordine morale
-         compimento delle potenzialità esistenziali dell’uomo.
Avendo due limiti assegnatigli da Dio, l’uomo tenterà di eluderli pretendendo indebitamente
-         di darsi la norma morale (albero della “conoscenza” del bene e del male)
-         di raggiungere una vita perenne (albero della vita).

Nel “peccato generale” di superbia l’uomo conquista il primo obiettivo: si ribella contro il Dio normatore: La sua salvezza consisterà nel perdono divino che rimetterà la colpa.
Con la cacciata dal giardino (gan) rimane inattuata la seconda potenzialità dell’uomo, l’accesso pieno alla vita; dono (non diritto!) soprannaturale che rientra nel progetto globale di Dio (che sarà oggetto anche della seconda fonte P): l’attribuzione della dignità filiale all’uomo.

II – L’intervento salvifico

Cristo uomo, in rappresentanza dell’intera umanità, è il Redentore del peccato dell’uomo (Gv 1,29), in quanto riconosce la sua dipendenza dalla volontà di Dio, fino a offrire la sua morte come supremo riconoscimento del limite operativo della creatura.
Cristo uomo si professa in tutta la sua vita sempre dipendente dalla volontà del Padre (in tutto il vangelo secondo Giovanni). Nel mistero pasquale che si prolunga a tutta la storia, offre al Padre il suo Sangue (Eb c. 9, soprattutto vv.11-15).

III – Sacramento con cui Cristo opera la salvezza

Nella memoria viva (memoriale) del mistero pasquale, nell’Eucaristia, ci viene applicato il frutto del mistero pasquale:
-         “Il calice della benedizione che noi benediciamo non è forse comunione col Sangue di Cristo?” (1Cor 10,16).
-         “Ogni volta che mangiate questo pane e bevete al calice, voi annunciate la morte del Signore finché egli venga” (1Cor 11,26).
Siamo salvati nel Sangue della passione del Crocifisso.

B - Linea della divinizzazione

I – La situazione dell’uomo di fronte a Dio

In Gen 1,1 – 2,4a si legge l’antropologia espressa nella fonte Presbiterale (P)

L’uomo
-         è collocato alla sommità della scala creaturale
-         riceve non l’uguaglianza, ma la somiglianza con Dio e la partecipazione limitata alle proprietà della vita (natura) divina. Cioè si vede riconosciuta la dignità d’immagine del divino.
Con le sue sole energie l’uomo non raggiunge la completezza della sua realizzazione. Il creato è fatto per lui, ma egli è soltanto immagine di Dio (1,26s).

NOTA - “Immagine” è quella di un dipinto che riproduce le fattezze della persona. “Somiglianza” comune  di natura (come fra tre uomini) non è identità numerica di natura (come fra le tre persone della Trinità).
 Il Verbo ci dà la natura divina che ha in comune col Padre, ma che è vissuta ab aeterno da lui come Figlio. L’incarnazione ha cambiato la storia dell’umanità col passaggio dall’uomo, creatura somigliante a Dio (fonte P), al cristiano, figlio consustanziale a Dio, in quanto il “Figlio Signore nostro Gesù Cristo” è consustanziale (homoousios) al Padre e consustanziale a noi (Concilio di Calcedonia).
La cristologia cattolica inoltre c’insegna che Cristo, anche come quest’uomo, è figlio naturale di Dio (Denzinger, Enchiridion symbolorum nn.595, 852). I padri greci ci dicono spesso che l’uomo nuovo è (per così dire) Dio.

II – L’intervento salvifico

Ogni figlio nella natura è uguale al padre. Cristo, Figlio naturale di Dio, incarnandosi comunica all’uomo la filiazione adottiva e, nella risurrezione, le qualità della sua vita di Risorto.
Cristo è il comunicatore della “vita eterna”, cioè divina filiale (come è dichiarato anche nella parte eucaristica del discorso del pane della vita: Gv 6, 51c-56).

III – Il sacramento con cui Cristo ci comunica la salvezza

E’ il Battesimo, come innesto di partecipazione al mistero pasquale (Rm 6,3-11), il “mistero” per cui diventiamo figli nel Figlio; il quale Figlio nella natura è “consustanziale” al Padre: è nel Padre, si identifica con lui.
Siamo salvati nel Corpo glorioso del Risorto


ALCUNI APPROFONDIMENTI

1 - Scambio tra vita e morte nelle due teologie della Genesi
Abbiamo nella fonte J uno scambio genetico di vita e morte: Dio dà origine a un essere vivente (2,7; 3,20); l’uomo minacciato di morte come castigo del peccato di presunzione, trova in sorte la morte corporale.
Nella fonte P l’uomo in quanto immagine riceve in dono una vita a livello di Dio, per la quale ha il dominio sul creato e la fecondità, cioè la capacità di riprodurre altri esseri a sua immagine (Gen 5,3).

2 – L’incarnazione come comprensiva di tutta la vita di Cristo
a) Nell’incarnazione il Figlio si svuota della morphé (manifestazione della natura) divina per assumere quella umana: “(Gesù Cristo) svuotò se stesso…diventando simile agli uomini (Fil 2,7).
b) La filiazione è espressa nel Battesimo sul Giordano all’inizio della sua missione pubblica: Cristo si manifesta subordinato a Dio (come uomo), mentre il Padre lo riconosce pubblicamente come Figlio.
c) Nella sua missione di profeta il Cristo ha manifestato la “verità” che viene dal Padre, dice solo quello che ha udito dal Padre: “La tua parola è verità” (Gv 17,17).
d) Nell’istituzione dell’Eucaristia è anticipato il mistero pasquale. Ricordando che “corpo” per i semiti è l’Io presente a questo mondo, e che”sangue” è la sede e il simbolo della vita, e che offrirlo è dare la vita, cioè salvarci, arriviamo a queste conclusioni: il Corpo di Cristo è “dato” (in sacrificio) per noi (Lc 22,19) e il Sangue è segno della massima donazione al Padre per noi:
- “(Sangue) versato per il perdono dei peccati” (Mt 26,28)
- “Subito ne uscì sangue e acqua” (Gv 19,34)
- “Dio ha stabilito (Gesù Cristo) come strumento di propiziazione….nel suo sangue” (Rm 3,25)
- “(Cristo) entrò una sola volta per sempre nel santuario….in virtù del proprio sangue, ottenendo così una redenzione eterna” (Eb 9,12)
- “Foste liberati…col sangue prezioso di Cristo” (1Pt 1,18s)
-  “Hai riscattato per Dio uomini….” (Ap 5,9)
e) La salvezza si attua soprattutto nel mistero di morte e risurrezione:
- Il Cristo – di fronte all’uomo peccatore che si comporta da ribelle – è fedele al Padre fino alla suprema donazione nella morte
- manifesta la sua “gloria” analoga alla “gloria” del Padre
- il Padre lo richiama in vita, lo fa sedere alla sua destra e gli comunica la capacità di effondere lo Spirito santo.

3 – La nostra filiazione divina è prodotta dalla filialità del Primogenito
“Gli uomini sono fatti a somiglianza di Dio “ Gc 3,9). Ma la “nuova creazione” portata a termine nel mistero pasquale ci inserisce definitivamente (escatologicamente) nella filiazione:
- “(Dio) li ha predestinati a essere conformi all’immagine del Figlio suo, perché egli sia il primogenito tra molti fratelli” (Rm 8,29)
- “(Il salvatore nostri Gesù Cristo) trasfigurerà il nostro misero corpo per conformarlo al suo corpo glorioso” (Fil 3,21)
- “Vedete quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente! ….Fin d’ora siamo figli di Dio, ma ciò che saremo non è stato ancora rivelato… Quando (il soggetto sottinteso può essere: “Cristo”, oppure “ciò”) si sarà manifestato, noi saremo simili a lui (Dio) perché lo vedremo come egli è” (1Gv 3,2s).

4 - Forse l’adagio dei padri “Se non è Dio, non ci salva” – tributario di una soteriologia per contatto “fisico” (Harnack) - potrebbe esprimersi con “Se il Cristo non agisce come Figlio di Dio, non ci salva”.
Si deve comunque “sciogliere” l’espressione sintetica “Cristo ci ha salvati”; in quanto constatiamo che esistono tanti cristiani che non accettano la sua offerta.

5 - Nei sacramenti “maggiori” abbiamo il discorso completo:
Nel Battesimo siamo liberati dai peccati e inoltre diventiamo cristologicamente figli di Dio (Filii in Filio); ma la grazia del sacramento deve essere accolta nella nostra libertà.
Nell’Eucaristia significativamente offriamo al Padre i nostri doni (pane e vino) e i nostri cuori, mentre riceviamo la persona e la vita di Cristo (il Corpo-Sangue) e la nostra assemblea liturgica diviene il suo Corpo ecclesiale. Ma questo si verifica se noi ci lasciamo trasformare in queste divine realtà e accettiamo di mettere a disposizione dei fratelli (figli di Dio come noi) i nostri beni e la nostra vita.













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