False sicurezze dei TdG
I Testimoni di Geova fanno uso
del tetragramma (YHWH), erroneamente letto (Jehovah), come bandiera di
combattimento e di trionfo a danno delle interpretazioni bibliche cristiane.
Sappiamo benissimo che il
tetragramma, sul quale fondano ogni loro sicurezza, può venire interpretato in una triplice chiave:
1)
Non è possibile dire il mio nome (int. apofatica)
2)
Sono colui che sono (int. essenzialista)
3)
Sono qui con voi per liberarvi (int. soteriologica).
Per l’ambiente semitico-biblico è
questa l’interpretazione più congeniale (vedi nel Deutero Isaia la
tematizzazione del Dio Salvatore)
Gli studiosi non danno sicurezza
nemmeno sulla sua pronuncia nelle antiche sinagoghe.
A parte il fatto che è totalmente
impossibile parlare di Bibbia con chi adotta una lettura fondamentalista,
letteralista, controversistica e ideologizzata dei testi, cerchiamo di vedere
se i testi danno loro ragione.
Capitolo III dell’Esodo
Vediamo nei veresetti i termini che vengono usati per
esprimere il concetto “Dio” (uso la grafia della Traduction Oecuménique de la Bible)
1 – Montagna di Dio
2 – L’angelo del SIGNORE (cioè
semplicemente il Signore)
4 – Il SIGNORE vide; Dio lo
chiamò
6 – Io sono il Dio di tuo padre, Dio…Dio…Dio…;
temeva di guardare Dio
7 – Il SIGNORE disse
11 – Mosè disse a Dio
12 – Io “sono” con te; servirete
Dio
13 – Mosè disse a Dio; Il Dio dei vostri padri
14 – Dio disse a Mosè; io “sono”
colui che “sono”; Io “sono” mi ha mandato a voi
15 - Dio disse ancora, il SIGNORE,
Dio dei vostri padri, Dio…Dio…Dio…; questo è il mio Nome
16 – Il SIGNORE, Dio dei vostri
padri, Dio…Dio…Dio…
18 – Il SIGNORE, Dio degli ebrei;
per sacrificare al SIGNORE nostro Dio.
Osserviamo che i termini sono
praticamente due:
- SIGNORE (YHWH): ricorre sette
volte (tre prima della “rivelazione”, ciò che dovrebbe far riflettere gli
improvvisati esegeti);
- Dio (Elohim): ricorre
ventitré volte.
Notiamo pure le espressioni
caratteristiche.
- L’angelo del SIGNORE (v. 2),
cioè semplicemente il Signore
- Sono (ehyeh) con te (v. 12)
- Io sono colui che sono (ehyeh
ascer ehyeh) (v. 14)
- Io SONO (ehyeh) mi ha mandato
(v. 14)
- Il mio Nome (shemì) (v. 15)
Ehyeh è usato:
- come voce letteraria del verbo
(12)
- come spiegazione del nome
proprio (14)
- come nome proprio di Dio che
parla in prima persona (14).
Vediamo che questo nome proprio
(v. 14) indica la stessa persona che è espressa con YHWH (v. 15): “egli è”
Quindi il vero nome personale del
Dio della rivelazione è contenuto nel v. 14. YHWH in questo senso può essere
inteso come “calco” per dire “egli è”. Ma la TOB annota: “non potrebbe esprimere totalmente il
mistero di Dio”
Ciò riceve conferma dalle
citazioni del NT:
-
Gv 8,24: “Se non credete che Io sono…”
-
Ap 1,4.8: “Colui che è, era e viene”
E potrebbe alludere addirittura a
Mt 1,23: “Dio con noi” (se si accetta la chiave sopra descritta al n. 3)
Comprendiamo pure che abbiamo il
dovere di sfiorare i testi biblici con molta prudenza e umiltà, se è vero che il
tetragramma viene fatto risalire
-
agli albori dell’umanità dall’antica tradizione
jahvista (da Gen 2,4b), che lo usa in tutta la storia dei patriarchi (da 4,1);
-
nella teofania del Sinai, secondo la tradizione
elohista (Es 3,9-15), cui si adegua la tradizione sacerdotale (Es 6,2s); anche il più recente racconto P della creazione (da Gen1,1) fa uso di Elohim.
Notiamo che nella pagina jahvista i nomi YHWH Elohim ricorrono appaiati ben 20 volte; mentre Elohim appare soltanto 3 volte (nel dialogo tra la donna e il serpente).
Ma queste sottigliezze non si
addicono a un ripetitore fondamentalista di un verbo che gli viene inculcato con
tutti i mezzi della sudditanza intellettuale.
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