domenica 16 febbraio 2014

Legge naturale



Diverse concezioni della legge naturale

L’illuminismo immanentistico, come presentato in alcune famose pagine di Kant, partendo dal suo caratteristico culto della Ragione, ritiene che la legge naturale specificamente umana sia fondata soltanto sulla libertà dell’individuo, a prescindere dalla molteplice relazionalità della persona. La ragione ci è stata data non per sopraffare la natura, ma per interpretarla; perché l’idea non crea l’essere, ma al massimo lo rivela.
Ciò conduce l’essere umano all’auto-nomia assoluta, con conseguenze prevedibili nella concezione delle “comunità” sociali, civili e religiose.

Si può definire la libertà dell’uomo come la capacità di scegliere con decisioni della volontà la via della propria “naturale” realizzazione; con la precisazione però che, data la nostra limitatezza creaturale, senza un aiuto esterno non possiamo conseguire appieno tutti i nostri fini. Nella storia dell’umanità constatiamo che l’uomo – decidendo in autonomia ciò che è bene e ciò che è male - può giungere ad autodistruggersi.

Quel meraviglioso microcosmo spirituale-fisico che è l’uomo può essere definito come un Io (persona) che si rapporta pariteticamente:
-         con la natura fisica, in dipendenza da leggi fisiche, nell’ambito che è proprio delle “scienze  naturali”;
-         con gli altri individui (Tu umani e Tu assoluto) seguendo la sua natura spirituale, che è contrassegnata dal riconoscimento di sé e degli altri, dalla libertà e dalle varie “culture” umane.
Ogni individuo umano non si crea la sua natura, ma la riceve da altri e la consegna ad altri, in quel primo abbozzo di comunità che è la famiglia

La legge naturale specifica dell’uomo, che obbliga la sua volontà,
-         non proviene dalle scelte insindacabili della libertà individuale; altrimenti si cade nell’auto-nomia, che mette a rischio le società bene organizzate; arrivando in extremis all’assurdo di dichiarare lecito tutto ciò che è ottenuto con la libertà.
-         ma dalla natura spirituale e relazionale, connotata da rapporti paritetici coi Tu umani, nei quali si costituisce il “Noi”,
-         e da rapporti subordinati all’Assoluto.
L’uomo deve quindi desumere i principi fondamentali e universali della morale dalla valutazione dei rapporti con tutti i Tu, e le applicazioni “culturali” dai rapporti che si sono stabiliti all’interno del “Noi” Le “culture” antropologiche e morali sono molteplici, ma è necessario trovare un sostrato minimale comune a tutte.
Quando diciamo Tu assoluto non intendiamo trattare della legge morale rivelata (Mosè, Cristo), ma di quella depositata dalla Divinità nella natura specificamente umana.

I suoi ordinamenti fondamentali sono ricavati dalla considerazione generale della natura pneumo-fisica di tutti gli uomini.
Quelli aggiuntivi sono ricavati dalla considerazione dei principi che reggono le diverse associazioni “culturali” in cui si esprime il genere umano.

Questi pensieri mi sono sorti dopo la lettura di R. LANGTHALER, Legge naturale, un tema da approfondire, in “il Regno. Documenti”, del 1 gennaio 2014, pp. 40-49.



CAMBIO DI CIVIILTA’?

Sono in atto tentativi per eliminare i concetti della legge morale naturale e della natura stessa della persona umana.
Si limita il concetto di natura all’insieme degli esistenti infraumani – nel mondo dei quali regna il determinismo – e si afferma che la natura umana è fondata costitutivamente sulla libertà individuale; attribuendo con ciò all’uomo la facoltà di determinare la propria essenza. Riteniamo invece che la natura umana sia fondata sulla relazionalità della persona, col suo interscambio identificativo, cognitivo e solidario; mentre la libertà della volontà è quella condizione operativa della persona con cui si edifica la cultura nel rispetto della natura umana. La quale ci è data, è interpretata dalla ragione, mentre quest’ultima a sua volta si pone come guida della libertà.
Maschio e femmina si rivelano come due esistenti uguali quanto alla natura, ma pari nella loro complementarità; secondo una polarità che è diffusissima in natura e in cultura (si pensi a tesi e antitesi, a bianco e nero, a vita e morte, a positivo e negativo…..). Ogni individuo umano non si crea la sua natura, ma la riceve da altri e la consegna ad altri, in quel primo abbozzo di comunità di diversi che è la famiglia.
Viviamo in uno scontro drammatico tra Dio creatore di tutto e uomo costruttore di sé stesso. Abbiamo il dovere di contrastare questa svolta culturale epocale, orientata a demolire i concetti e i valori basilari dell’umanità. Qualcuno dubita che questo sia un discorso che compete a noi credenti. Ma la ragione non è forse un dono divino alla pari della rivelazione?

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