mercoledì 22 gennaio 2014

Diritti civili, o altro?



Conquista dei diritti civili, oppure sconfitta dei valori dell’uomo?


                                                                              I 

È necessario mettere in luce i principi sui cui si basa la proposta del riconoscimento dei diritti civili, soprattutto delle unioni di fatto, sbandierata da politici che nel Dna nascondono matrici cristiane. E’ un esempio di contrappasso quello di un partito che è sorto per ispirazione del marxismo e si avvia al tramonto sposando le tesi nichiliste del radicalismo (ma il liberismo non era la fede del capitalismo?).
Alla base di questa deriva si pone il principio che l’uomo è solo volontà (Schopenhauer), anzi libertà assoluta (siamo vicini a Sartre), l’uomo inventa l’uomo (ancora Sartre), l’uomo vero del futuro è il superuomo (vedi Nietzsche), l’uomo è legge a sé stesso (auto-nomia), anzi idolo a sé stesso o “dio” a sé stesso. Serva come campana d’allarme l’epigrafe nichilista scritta da Nietzsche: “Morti sono tutti gli dèi; ora vogliamo che il superuomo viva”. Ma siamo sicuri che il secolo successivo a questa profezia abbia rappresentato davvero il paradiso dell’uomo?
La libertà non ha come primo sbarramento l’esigenza di non ledere quella altrui, ma quello della concezione di una “natura” che mi precede, dalla quale provengo, che non posso distorcere ma semmai migliorare imitandola. Per esempio non si è liberi di rovinarsi nella società del caos, quella del “rave party”, o di amputarsi un braccio per festeggiare coi botti il capodanno. Sappiamo che chi “tocca la natura muore”, distruggendo la famiglia e conseguentemente la società.
Vivo in una società che mi dà la possibilità di “costruirmi” parzialmente, proteso verso una meta che richiama una realtà trascendente; in una società che naturalmente ha una cultura, una tradizione. Tutti sappiamo che è frustrante e dissennato proporsi mete irraggiungibili (come quella di spostarsi su Marte con un non breve viaggio che non prevede ritorno!); che è concepibile l’ardimento di Ulisse, non la presunzione di Icaro. L’ideologia del progresso infinito certissimo è frutto di un’escatologia immanentistica. Sintetizzando queste due posizioni: desideri contro-naturali fatti passare come diritti, schiavitù del presente senza né passato né futuro (e siamo vicini a un esistenzialismo spericolato).

                                                                            II

LA RADICE DELL’ATEISMO

Platone riporta il famoso detto del sofista Protagora: “L’uomo è misura di tutte le cose”. Se intendo l’uomo come singolo individuo, posso indicare nella sentenza l’errore maggiore del pensiero moderno: l’antropomonismo; che induce a pensare l’uomo come l’unico assoluto nell’universo.
Gli idoli dell’antropomonismo sono cinque: Libertà assoluta; perché l’uomo non ha nessuno sopra di sé, cioè Dio; Scienza creatrice di una nuova natura; perché egli non ha nulla prima di sé, cioè la natura; Prevalenza dell’individuo sulla persona, perché egli non ha nulla attorno a sé, in quanto non ha legami paritetici di relazione costitutiva con una comunità di “prossimi”; Indipendenza assoluta dalla morale, perché egli non ammette di avere un abisso sotto di sé, in cui può cadere per l’uso deviante della libertà; Progresso senza fine autoprodotto, perché egli non ha bisogno di un Altro davanti a sé, cioè di una realizzazione escatologica trascendente.                                      
Da una costatazione evidente è desumibile il principio che all’uomo non è consentita la presunzione di essere il padrone assoluto della propria esistenza: i genitori sono solo tramite della vita data al figlio, per il semplice motivo che non possono ridargliela quando questi sia morto.

                                                                                              
 

                                                                                    

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