ALLA RICERCA DELLE
RADICI DELLA NOSTRA CRISI
Leggendo i troppo celebrati
cattivi maestri della grande comunicazione culturale ci convinciamo di essere
finalmente giunti all’età dell’oro, che supera le tenebre dell’oscurantismo
religioso. Ma tocchiamo con mano l’universale sensazione di frustrazione, di
spaesamento, se non di disperazione.
Tutti riconosciamo la crisi culturale
di cui soffriamo; la quale a un primo livello è filosofica, e più precisamente
antropologica. L’umanità ha perso il suo baricentro: è come un gruppo di
natanti che nella tempesta pencola fra il lato destro e il sinistro
dell’imbarcazione. Il primo movimento è di abbassamento. Ci sforziamo di
assimilarci ai viventi non dotati di spiritualità, di autocoscienza e di
libertà. Siamo presi dalla febbre di un riduzionismo dionisiaco che deprime in
noi l’apollineo. Assumiamo l’autocomprensione materialistica per evitare il
confronto con la propria coscienza morale; e ciò conduce all’irresponsabilità.
E’ l’era dell’uomo-macchina, che si esprime solo nell’evoluzione delle specie. Il
secondo movimento è di innalzamento. Ci riteniamo capaci di conoscere e cambiare
tutto l’universo, in un ridicolo delirio di onniscienza e onnipotenza. Ci
identifichiamo superbamente coll’Ens per
se subsistens, presumendo di collocarci all’origine e alla fine
dell’esistente, cadendo nelle spire dell’immanentismo che sconfina
nell’autolatria. E’ l’era dell’uomo-dio, che ignora la storia della salvezza e
un’eternità di vita.
Ci chiediamo perché noi, figli
del culto della Ragione, siamo ricaduti nella pianura della comprensione pagana
dell’antropologia. Rispetto al primo movimento, abbiamo ignorato il retaggio
della rivelazione che colloca l’uomo al vertice del creato[1],
chiamato a dare significato e ordine alla rimanente creazione[2], e
riconosciuto nella sua diversità sulla medesima[3].
Rispetto al secondo, abbiamo considerato mitologia l’affermazione che l’uomo è creato
a immagine e non a eguaglianza con Dio[4], che
è chiamato al dono della vita divina[5] e destinato a conseguirlo come “nuova creatura”
nel Cristo risorto[6].
Rimeditiamo le grandi
affermazioni della Gaudium et spes: “Solamente nel mistero del Verbo incarnato
trova vera luce il mistero dell’uomo (…)”. Cristo …. svela anche pienamente
l’uomo all’uomo” (n. 22); “La creatura senza il Creatore svanisce” (n. 36).
[1] Gen 1; in particolare:
“era cosa molto buona” (1,31)
[2] “Domini sui pesci del mare
e sugli uccelli del cielo…; “Dominate sui pesci del mare e sugli uccelli del
cielo…. “ (Gen 1,26b.28)
[3] “Allora Dio plasmò dal
suolo ogni sorta di animali….ma per l’uomo non trovò un aiuto che gli
corrispondesse” (Gen 2,19s)
[4] “Facciamo
l’uomo a nostra immagine”; “Dio creò l’uomo a sua immagine” ; "Sareste
come Dio, conoscendo il bene e il male” (insinuazione del serpente); “L’uomo è
diventato come uno di noi quanto alla conoscenza del bene e del male”; (Gen 1,26a.27; 3,5b.22). Cfr. “L’hai fatto
poco meno di un dio (elohim), di
gloria e di onore l’hai coronato. Gli hai dato potere sulle opere delle sue
mani….” (Sal 8,6s)
[5] “Egli ci ha donato i beni
grandissimi e preziosi a noi promessi, affinché per loro mezzo diventiate
partecipi della natura divina….” (2Pt 1,4)
[6] “Se uno è in Cristo, è una
nuova creatura”; “Per creare in se stesso…un solo uomo nuovo”; “A rivestire l’uomo
nuovo, creato secondo Dio…”, (2Cor 5,17;
Ef 2,15; 4,24).
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