sabato 12 ottobre 2013

Sulla crisi antropologica



ALLA RICERCA DELLE RADICI DELLA NOSTRA CRISI

Leggendo i troppo celebrati cattivi maestri della grande comunicazione culturale ci convinciamo di essere finalmente giunti all’età dell’oro, che supera le tenebre dell’oscurantismo religioso. Ma tocchiamo con mano l’universale sensazione di frustrazione, di spaesamento, se non di disperazione.

Tutti riconosciamo la crisi culturale di cui soffriamo; la quale a un primo livello è filosofica, e più precisamente antropologica. L’umanità ha perso il suo baricentro: è come un gruppo di natanti che nella tempesta pencola fra il lato destro e il sinistro dell’imbarcazione. Il primo movimento è di abbassamento. Ci sforziamo di assimilarci ai viventi non dotati di spiritualità, di autocoscienza e di libertà. Siamo presi dalla febbre di un riduzionismo dionisiaco che deprime in noi l’apollineo. Assumiamo l’autocomprensione materialistica per evitare il confronto con la propria coscienza morale; e ciò conduce all’irresponsabilità. E’ l’era dell’uomo-macchina, che si esprime solo nell’evoluzione delle specie. Il secondo movimento è di innalzamento. Ci riteniamo capaci di conoscere e cambiare tutto l’universo, in un ridicolo delirio di onniscienza e onnipotenza. Ci identifichiamo superbamente coll’Ens per se subsistens, presumendo di collocarci all’origine e alla fine dell’esistente, cadendo nelle spire dell’immanentismo che sconfina nell’autolatria. E’ l’era dell’uomo-dio, che ignora la storia della salvezza e un’eternità di vita.

Ci chiediamo perché noi, figli del culto della Ragione, siamo ricaduti nella pianura della comprensione pagana dell’antropologia. Rispetto al primo movimento, abbiamo ignorato il retaggio della rivelazione che colloca l’uomo al vertice del creato[1], chiamato a dare significato e ordine alla rimanente creazione[2], e riconosciuto nella sua diversità sulla medesima[3]. Rispetto al secondo, abbiamo considerato mitologia l’affermazione che l’uomo è creato a immagine e non a eguaglianza con Dio[4], che è chiamato al dono della vita divina[5]  e destinato a conseguirlo come “nuova creatura” nel Cristo risorto[6].
Rimeditiamo le grandi affermazioni della Gaudium et spes: “Solamente nel mistero del Verbo incarnato trova vera luce il mistero dell’uomo (…)”. Cristo …. svela anche pienamente l’uomo all’uomo” (n. 22); “La creatura senza il Creatore svanisce” (n. 36).

                                                                                             



[1] Gen 1; in particolare: “era cosa molto buona” (1,31)
[2] “Domini sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo…; “Dominate sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo…. “ (Gen 1,26b.28)
[3] “Allora Dio plasmò dal suolo ogni sorta di animali….ma per l’uomo non trovò un aiuto che gli corrispondesse” (Gen 2,19s)
[4]    “Facciamo l’uomo a nostra immagine”; “Dio creò l’uomo a sua immagine” ; "Sareste come Dio, conoscendo il bene e il male” (insinuazione del serpente); “L’uomo è diventato come uno di noi quanto alla conoscenza del bene e del male”;  (Gen 1,26a.27; 3,5b.22). Cfr. “L’hai fatto poco meno di un dio (elohim), di gloria e di onore l’hai coronato. Gli hai dato potere sulle opere delle sue mani….” (Sal 8,6s)
[5] “Egli ci ha donato i beni grandissimi e preziosi a noi promessi, affinché per loro mezzo diventiate partecipi della natura divina….” (2Pt 1,4)
[6] “Se uno è in Cristo, è una nuova creatura”; “Per creare in se stesso…un solo uomo nuovo”; “A rivestire l’uomo nuovo, creato secondo Dio…”,  (2Cor 5,17; Ef 2,15; 4,24).

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