LA MORTE: SUPREMO ATTO DI FEDE
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La morte dell’uomo è un argomento
di filosofia e di teologia; e nella rivelazione cristiana, è una nuova nascita
sul modello del mistero pasquale di Morte-Risuscitamento. Per questo leggiamo
l’argomento alla luce della fede.
Nella storia del pensiero
occidentale abbiamo un arco che va da Platone a Heidegger. La sintesi del
filosofo greco che ha fondato la metafisica parla di immortalità dell’anima, del
vero “filo-sofo” (amante della sapienza) che desidera la morte come liberazione
dal corpo, della vera vita che è solo nell’aldilà. In totale contrasto con lui,
il filosofo tedesco ci pone davanti a un mistero che sconfina nel nihilismo: la
morte è il traguardo oltre il quale
l’esistenza non c’è più, in quanto quest’ultima è nulla dei progetti, nulla di
se stessa, e l’esistenza autentica dell’uomo è “essere-per-la morte”.
Un pensiero del card. Martini è profondo
e coinvolgente: Dio non ci ha dato il dono di risorgere senza passare per la
morte perché voleva ottenere da noi la piena “obbedienza della fede” (cfr Rm
16,26). Notiamo che la rivelazione cristiana più che concludere all’immortalità
dell’anima (come ci induceva a pensare la nostra teologia tradizionale),
annuncia la risurrezione dell’uomo, essere bidimensionale e unitario.
Il Dio ebraico-cristiano è “ricco
di hesed we emet” (Es 34,6; Sal
86,15); cioè è Amore misericordioso e fedele (cfr Sal 31,6; 1Cor 1,9; 2Tm 2,13;
1Gv 4,8.16).
Nella fede si distinguono due dimensioni:
a)
fides qua
creditur, soggettiva e “attuale”, cioè fiducia, affidamento assoluto
all’amore di Dio;
b)
ma anche fides
quae creditur, oggettiva e contenutistica, cioè adesione intellettuale e
vitale, accettazione totale di quanto Dio ci rivela e comunica.
La fede fiducia è “prova (o certezza: élenchos)
di ciò che non si vede” (Eb 11,1b). E’ diretta
verso Dio creatore (prima creazione) e padre. Interroga il nostro senso
della vista, in quanto ci assicura della realtà delle cose che non abitano il
nostro “spazio”.
Nella storia della Passione, che
è il nucleo genetico dei vangeli, troviamo: “Padre, se vuoi, allontana questo
calice da me. Tuttavia, non la mia volontà, ma la tua sia fatta” (Lc 22,42); inoltre
con Paolo “siamo pieni di fiducia e preferiamo andare in esilio dal corpo, e
abitare presso il Signore” (2Cor 5,8)
In dimensione escatologica, la
fede teologica è “fondamento (o
garanzia: hypòstasis) di ciò che si
spera” (Eb 11,1a; cfr v. 6). E’ obbedienza alla parola di Cristo, salvatore
escatologico (nella nuova creazione: cfr 2Cor 5,17; Gal 6,15). Impegna il senso
dell’udito (“Fides ex auditu”: Rm
10,17), in quanto ci assicura della “durata” (uso questo termine tanto
importante in Bergson) che non si estende entro questo nostro “tempo”.
Si possono citare: “In verità ti
dico: Oggi sarai con me in paradiso” (Lc 23,43); “Saremo sempre col Signore”
(1Ts 4,17); Aspettiamo “l’adozione a figli, la redenzione del nostro corpo. Nella
speranza siamo stati salvati (…); se speriamo quello che non vediamo (costatiamo
coi sensi), lo attendiamo con perseveranza” (Rm 8,23-25); “Se Cristo non è
risorto, (….) è vuota la vostra fede” (1Cor 15,14); “ Colui che ha risuscitato
il Signore Gesù risusciterà anche noi con Gesù e ci porrà accanto a lui insieme
con voi” (2Cor 4,14; cfr Rm 8,11); “Il Signore Gesù Cristo trasfigurerà il
nostro misero corpo per conformarlo al suo corpo glorioso” (Fil 3,20s);
“Sappiamo che quando egli (Cristo) si sarà manifestato, saremo simili a lui”
(1Gv 3,2).
Dobbiamo concepire la “nuova
nascita” come realizzata in tre tappe. Se siamo abituati a parlare di un lungo
percorso evolutivo del cosmo nel quale viviamo, non possiamo rifiutare la
proposta di un graduale movimento evolutivo soprannaturale (ma non a-cosmico).
Non dobbiamo meravigliarci se troviamo difficile raffigurarci quel futuro
promesso nel quale abiteremo per l’eternità; noi infatti quaggiù non conosciamo
per visione, ma per fede (cfr 2Cor 5,7).
Prima fase: nel Battesimo,
sacramento della fede (cfr Gv 6,40.47: “Chi crede ha la vita eterna”, cioè
divina) e nell’Eucaristia (Gv 6,54: Chi mangia… ha la vita eterna….”).
Seconda fase: nella morte.
Nella letteratura agiografica la morte spesso è chiamata “nascita al cielo”.
Ora la nascita comporta per la madre prima il dolore e infine la gioia. (cfr Gv
16,21). Così “le sofferenze del tempo presente non sono paragonabili alla
gloria futura che sarà rivelata in noi (….) Tutta la creazione geme e soffre le
doglie del parto fino ad oggi. (…) Anche noi, che possediamo le primizie dello
Spirito, gemiamo interiormente aspettando la (definitiva) adozione a figli” (Rm
8,18.22s). In questa seconda fase dobbiamo passare attraverso i dolori della
morte, che subì anche Gesù, in attesa della gioia senza fine. Mentre veniamo
privati della relazione col cosmo e con i suoi abitanti, andiamo incontro “in
alto” (cfr 1Ts 4,17) al Cristo risorto, il Vivente per sempre (cfr Rm 6,9).
Avremo piena comunicazione (visione e comunione) con Dio e col Cristo uomo,
munito per sempre del suo corpo, benché glorificato. La Scrittura usa le
metafore della luce (“Alla tua luce vediamo la luce”: Sal 36,10; “La lampada è
l’Agnello: Ap 21,23) e del banchetto escatologico (Is 25,6; Ap 19,9).
Terza fase: nella
risurrezione universale (“Chi crede / mangia…io lo risusciterò nell’ultimo
giorno”: Gv 6,40.54). Entreremo in contatto col corpo ecclesiale del Cristo
risorto, la Chiesa
celeste. Là avremo nuovo cielo e nuova terra (Ap 21,1 che cita Is 65,17), avremo un rapporto del
tutto nuovo col cosmo, esisteremo nel mondo escatologicamente e totalmente trasfigurato
dallo Spirito.
A queste tre fasi inoltre è
possibile accostare rispettivamente ciascuna delle tre virtù Fede Speranza
Carità.
Un pensiero riassuntivo può
essere quello di Paolo sulla cristologia del Battesimo, il sacramento della
fede: “Se siamo stati intimamente uniti a lui (Cristo) a somiglianza della sua
morte, lo saremo anche a somiglianza della sua risurrezione” (….) Se siamo
morti con Cristo, crediamo anche che vivremo con lui” (Rm 6,5.8).
Concludendo: la fede fiduciale ha
per modello la Morte
di Cristo (offerta al Padre); quella teologica trova fondamento nel suo
Risuscitamento (risposta del Padre).
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