PERSONA OGGI E PER
SEMPRE
Il problema della vita dopo la
morte è uno dei più lenti a maturarsi nei testi rivelati e dei meno accettati
con facilità dall’opinione generale del credenti, anche cristiani.
La principale difficoltà è
questa: non è facile trovare un linguaggio immediatamente comprensibile per
descrivere una realtà che supera, almeno cronologicamente, le conoscenze del
mondo in cui viviamo.
Osserviamo che, come sempre, il
linguaggio biblico è improntato all’analogia, al simbolismo; in questo argomento
esso è vicino all’apocalittica, molto diffusa nei quattro secoli che circondano
la venuta storica del Figlio di Dio.
Messaggio biblico
I
Il messaggio della rivelazione è espresso in alcuni testi dell’AT e in
molti del NT
Schematicamente possiamo
raccoglierli, senza fare ricorso a citazioni, in alcune categorie:
a) Oggetto
Risurrezione dei (o dai) morti,
corpo (nuovo) che nascerà, vita eterna
b) Riferimenti
cristologici
Vittoria di Cristo, per mezzo di
Cristo, conformazione al Cristo glorioso
c) Elementi
antropologici
Anima (intesa non solamente come
“vita”), corpo (o uomo) interiore, corpo redento
d) Espressioni
verbali
Svegliarsi, ritornare alla vita,
essere risuscitati (dai morti), essere trasformati, essere trasfigurati, essere
manifestati, vedere Dio come egli è
e) Effetti
Rivelazione dei figli, adozione,
completa redenzione, corona di giustizia
f) Qualificazioni
della vita nuova
Incorruttibilità, immortalità,
spiritualità, gloria, potenza, celeste, come angeli
g) Localizzazione
Alla tua presenza, sarò sempre
con te, saremo presso il Signore, cittadinanza nei cieli, sedere nei cieli,
dimora eterna.
Alcuni testi biblici (che vanno
interpretati secondo il linguaggio apocalittico) parlano di prima e seconda
morte, di risurrezione dei giusti e degli ingiusti, di condanna eterna
II
Excursus
Due chiavi di lettura della
storia della salvezza: apocalittica (rivelazione
finale) ed escatologia (realtà
ultime e perciò definitive)
Concezione
apocalittica
In un periodo di perduranti
persecuzioni (si pensi ad esempio a quella di Antioco IV Epifane), il Giudaismo
ha cercato di produrre un quadro di “rivelazione” del senso della storia.
Con azione al di sopra delle
contingenze umane, Dio interverrà subitaneamente per sostituire questo “eone”
(epoca storica) cattivo con quello buono. I martiri per la fede (come i
fratelli maccabei) avranno restituito il loro corpo. Sarà un cambiamento di
forma, “morale”, mentre il cosmo permarrà in questa sua fisicità.
La storia avrà un “centro
intrastorico” alla fine di questo eone (mutazione morale di Israele, o dell’umanità),
dopo il quale Israele continuerà a vivere nel nuovo eone.
Concezione
escatologica
La Risurrezione di
Cristo, vero centro della storia dell’uomo e del cosmo, che l’ha divisa definitivamente
in due.
La storia ha già un “centro
metastorico” all’interno di questo eone.
Il “mondo nuovo” (“nuova
creazione”) è già entrato in pienezza nel cosmo e nella storia coll’evento del “risuscitamento”
dell’uomo Gesù. E’ questo il compimento della storia, la pienezza del disegno
di Dio in Cristo, l’anticipazione degli eventi “apocalittici” che si
verificheranno alla conclusione del tempo.
Tra la Risurrezione e la Parusia si colloca il
“tempo intermedio” (inter tempora) nella vita della chiesa pellegrinante.
Alla fine di questo mondo fisico
sarà “rivelata” la novità con la piena partecipazione (estensione) a tutti gli
uomini della risurrezione di Cristo, con la risurrezione universale degli
uomini, che si può considerare uno sviluppo della promessa profetica del
Trito-Isaia (ripresa nell’Apocalisse di Giovanni): “cieli nuovi e terra nuova”,
consistente nella “rivelazione” del cambiamento di sostanza, esistenziale,
“ontologico” di tutta la realtà creata.
In teologia biblica distinguiamo
quindi due termini diversi ma strettamente congiunti:
a)
Escatologia: esprime la realtà che si riferisce alla creazione nuova e
definitiva sia come anticipazione in questa storia sia come pieno possesso
nell’eternità
b)
Apocalittica: descrive la rivelazione degli accadimenti che verranno
alla fine di “questo eone” per intervento autonomo e definitivo di Dio nella
storia (ultima “parusia” di Cristo).
III
Temi teologici in contesto escatologico-apocalittico
Modello di ogni persona risorta è
il Cristo della Pasqua, che appare:
- in visione totalmente spirituale (vedi la teofania sulla via di Damasco)
- ai “testimoni preordinati” con un nuovo tipo di “corporeità” che supera le nostre categorie di tempo e di spazialità visibile (appare contemporaneamente in diverse regioni della Palestina, appare e scompare, viene riconosciuto solo in un secondo momento, entra a porte chiuse)
NB. Luca e Giovanni devono
didatticamente ricorrere alla manducazione e al gesto di toccare per evitare la
possibile comprensione del Risorto come fantasma:
E’ noto che per il Cristianesimo
l’éschaton ha fatto irruzione nella
storia a Pasqua, quando l’essenziale intervento di Dio è compiuto, e che il
cristiano vive tra il “già” posseduto (anticipazioni parziali dell’éschaton) e il “non ancora” raggiunto in
pienezza (cfr 1Cor 13)
Possiamo farci un’idea della
presenza dell’éschaton leggendo
attentamente la triplice definizione di Dio che fornisce Ap 1,4.8; 4,8:
a)
Colui che è (eternità) e Colui che era (esistenza ab initio); come si comprende dal verbo
essere, si tratta di due espressioni ontologiche
b)
Colui che viene (presenza nella storia), secondo cui
Dio-Figlio è entrato nella storia (il participio presente nel NT può avere
talvolta anche valore di futuro); ciò esprime l’azione
Nell’uomo le relazioni spirituali
si attuano attraverso due forme di “corporeità”, che trovano il loro modello
cristologico in Rm 1, 3-4:
1)
attraverso la presente corporeità (prima creazione),
attuata gradualmente
2)
attraverso una futura corporeità (nuova creazione), che
ci sarà concessa per grazia
La “vera vita” (che Giovanni
specifica come “eterna”) dei credenti in unione con Cristo assume due fasi:
- è un dato e un possesso della fede (che però presentemente rimane nascosto)
- che si protende verso la manifestazione che avverrà al suo compimento escatologico
La Scrittura distingue due
“situazioni” del creato e in particolare dell’uomo:
a) Questa creazione, o questo mondo: si
riferisce a all’uomo (o alla vita) che è “carnale”, “psichico”, naturale,
vecchio, immerso nel tempo e nello spazio, sottoposto alla transitorietà e a molteplici tensioni;
possiamo dire che quanto non è legato alla materia (come l’uomo Cristo risorto
e gli angeli, compreso Satana) non appartiene a questa creazione
b) Creazione nuova (ma anche creatura,
mondo, uomo nuovi): ciò che si riferisce allo “spirituale”, ossia al mondo
divino, alla rivelazione della “gloria” di Dio, espressa con “nuovi cieli e
nuova terra”; questa realtà è ora “nascosta con Cristo in Dio” e sarà aperta
quando Cristo si rivelerà come “spirito vivificante”
La “nuova creazione” si realizza
-
come già avvenuta pienamente nel Risuscitamento
dell’uomo Cristo, “cellula germinale del mondo nuovo”, vero avvio della
risurrezione finale
-
come già presente come anticipazione nella Chiesa e
nella vita concreta del cristiano, cioè con “la fede e i sacramenti della fede”
-
come promessa per la vita del cristiano nell’eternità
di Dio
NOTA
E’ utile la lettura dal Grande Lessico del NT, alle voci anìstemi ed egéiro (A. Oepke, vol. I, 994-98; vol. III, 26-30); zào (R. Bultmann, vol. III, 1444-74); ktìzo (W. Foerster, vol. V, 1317-28); suzào (W. Grundmann, vol. XII, 1531.1549s).
Vedi anche i volumi di O.
Cullmann, Cristo e il tempo, Il
Mulino, Bologna 1965; Immortalità
dell’anima o risurrezione dei morti?, Paideia, Brescia 1970; ATI, L’escatologia contemporanea, Messaggero,
Padova 1995.
Approfondimento teologico
Sulla vita dopo la morte
dell’uomo distinguiamo:
- la perennità dell’Io, o persona, secondo alcune correnti filosofiche non solo dell’Occidente, ma anche di molte altre culture. E’ questa l’affermazione dell’immortalità dell’anima che O. Cullmann - secondo il principio luterano “Sola Scriptura” ed escludendo da questa gli scritti deuterocanonici - decisamente rifiuta.
- la trasformazione della dimensione relazionale di “corporeità” (risurrezione dei morti)
I
Excursus sulla possibilità di costruire un confronto con altre
discipline
E’ possibile parlare di “mutazione”
esistenziale da questo mondo a un altro totalmente irraggiungibile coll’esame
scientifico? Cosa significa in concreto “spirito”?
Premessa
Essendo stata data la risposta
della rivelazione biblica con le categorie ora inusuali del pensiero ebraico,
ed essendo queste categorie soltanto il rivestimento linguistico del messaggio,
dobbiamo cercare oggi di esprimere quest’ultimo con categorie del pensiero
contemporaneo.
Per inquadrare un mondo futuro e
sconosciuto, siamo costretti inoltre a ricorrere a figure prodotte
dall’immaginazione.
A
– Confronto con la cosmologia filosofico-scientifica
1 - Ci chiediamo se la situazione
esistenziale in cui ci troviamo sia l’ultimo stadio evolutivo dell’essere
umano, o se invece il mondo antropologico si stia preparando a uno stadio
superiore e definitivo; e in subordine – come aveva fatto san Paolo (1Cor
15,35) – ci chiediamo quale forma assumerebbe l’individuo umano in questa
ipotetica vita futura.
2 – In che cosa consisterà la “mutazione” esistenziale che ci
consentirà il passaggio verso l’éschaton?
Assumendo alcune intuizioni
filosofiche di Bergson e di Teilhard de
Chardin, e altre della comunità scientifica rappresentata principalmente da
Einstein, Guitton arriva a queste affermazioni:
- La teoria
della relatività ristretta e di quella generale presuppongono che massa ed
energia si equivalgano, essendo la massa una forma di energia (si ipotizza
l’esistenza di una materia oscura e di un’energia oscura)
- Una
concezione spirituale della materia che ammette una complementarità tra spirito
e materia.
- La
particella ultima (Quark) si definisce come un ente che non ha nulla di
materiale; ed inoltre si ricavano alcune conclusioni dalla teoria del Big Bang
- E’ in atto un
cambio epocale nelle concezioni di spazio e di tempo
- E’ possibile
pensare di concepire il “disordine” come premessa necessaria per inoltrasi in
un ordine più elevato.
“La vita presente, che ci occupa
interamente e in cui domina il livello mentale, è in realtà intermedia
nell’evoluzione umana, vita provvisoria, oscillazione tra due poli opposti e
inaccessibili, il corpo e lo spirito/anima”. “La fase intermedia, quella
mentale (….) è una tappa verso una fase futura che ancora non è stata
data” (J. GUITTON, Poteri misteriosi della fede, Piemme, Casale M. 1994, p. 9 e 11).
B
– Confronto con l’antropologia filosofica
Cosa significa l’espressione
della singolarità dell’uomo?
L’Umanesimo-Rinascimento - nelle
sue forme primitive e incontaminate che non vedevano l’uomo in opposizione a
Dio - ci ha offerto delle stupende affermazioni rivelatrici del “proprium” della specie umana:
-
N. Cusano: “L’uomo è dio, anche se non assolutamente,
perché è uomo: E’ un dio umano (ndt: Questa affermazione era stata usata nei
primi secoli anche da alcuni “padri della chiesa”). L’uomo è un microcosmo o un
mondo umano” (quest’ultima affermazione è stata felicemente ripresa da P.
Pomponazzi);
-
P. della Mirandola: “Grande miracolo è l’uomo”.
All’uomo, che è stato posto al confine
di due mondi, Dio dice: “Ti posi nel mezzo del mondo…Non ti ho fatto né
celeste né terreno”. “Egli è fatto uno spirito solo con Dio”;
-
M. Ficino: l’anima rappresenta il “nodo di congiunzione”
che ha le caratteristiche del mondo superiore ed è capace di vivificare quello
inferiore..
Sembra di sentire alcune
folgoranti affermazioni di B. Pascal nei “Pensieri” (che aggiungono una
pennellata di pessimismo).
Anche un’analisi introspettiva ci
fa vedere la differenza degli effetti della materia (prodotti deterministici, per i quali usiamo il verbo
“fare”) da quelli dello spirito
(manifestazioni libere, per i quali usiamo spesso il verbo “creare”). Alcune manifestazioni
umane racchiudono tutta una realtà in un unico momento:
-
manifestazioni della “cultura”, come arti visive,
letteratura, musica, invenzioni scientifiche;
-
manifestazioni del mondo interiore, come sentimenti di
amore e di odio, memoria, decisioni di conversione o comunque con valore perenne,
senso della morale e del diritto, esperienza mistica (comune anche in altre
religioni).
-
La mutazione è un elemento
strettamente connesso con la materia: nella dimensione di quelli che si
chiamavano “regni” (dal minerale, al vegetale, all’animale) e nell’esistenza
storica del singolo ente materiale. E’ proprio dello spirito partecipare
analogicamente dell’eternità, mentre sono soggetti a mutazione gli
strumenti della sua comunicazione.
Le modalità di comunicare
(relazionarsi) spiritualmente sono molteplici: linguaggio a gesti, linguaggio a
parole, comunicazione scritta, via radio, via televisione, via internet,
comunicazione del feto e del neonato con la madre, eccetera
II
Schema antropologico
Definiamo “persona” come un Io capace di relazioni spirituali
La persona è costituita da due
elementi:
- un Io, centro delle relazioni
- le relazioni, strumento di comunicazione con gli altri
Nell’individuo umano riscontriamo
queste relazioni:
- verso il cosmo fisico
- verso gli altri individui umani
- verso esseri superiori (Dio)
I singoli uomini comunicano con
l’altro e con gli altri (Io – Tu – Noi)
III
Escursione in teologia
Nel Dio trinitario (che è un unico Io), “persona” è una delle tre
relazioni intradivine (ad intra)
In Gesù uomo abbiamo queste relazioni:
- verso il cosmo fisico
- verso gli altri individui umani
- verso l’Altro, il Tu del Padre
La relazione umana al Padre è
un’estensione della relazione intradivina
Nell’ultima fase del suo percorso
teologico, San Tommaso d’Aquino ammise l’ipotesi che la “persona” di Cristo sia
composita, in relazione alla duplice natura.
Abbiamo in Cristo l’Io umano
(relazione funzionale) assunto da una delle tre Persone divine, quella del
Figlio (relazione ontologica); sappiano inoltre che questa assunzione è
avvenuta mediante la sua madre, Maria
Nel Mistero pasquale (Risurrezione
a Ascensione) avviene una trasformazione della relazionalità umana fisica di
Cristo nella relazionalità definitiva (escatologica)
Secondo un’affermazione nata in
Oriente e quindi estesa a tutta la
Chiesa, ciò avviene coll’Assunzione anche in Maria.
IV
Conclusioni antropologiche
Alla morte dell’individuo uomo s’interrompe la relazionalità
della prima corporeità con i Tu umani e il mondo fisico, mentre persiste la
relazione del suo Io spirituale (che comunemente è detto “anima”) con Dio
(stadio intermedio, affermato anche per la fede nel Purgatorio); si dice
comunemente che l’uomo è morto e la
Chiesa prega per lui
Nell’escatologia Dio ci
restituisce la relazionalità trasformata nella seconda modalità (risurrezione
dei morti (oppure: dai morti), trasformazione dei corpi fisici, che talvolta
vengono chiamati “carne”
Quando in teologia si parla di
“stadio (o stato) intermedio” s’intende l’intervallo temporale tra la morte
dell’individuo (e il giudizio particolare) e la finale “parusia” (venuta o
presenza) del Signore (e il giudizio universale).
Questo problema è molto discusso;
ci si chiede per esempio: Come pensare un intervallo storico mentre l’individuo
è entrato nell’eternità di Dio? Come l’individuo può essere castigato
(Purgatorio)?
Alla conclusione dello stadio
intermedio cosmologico, lo spirito/Spirito prenderà pieno possesso della realtà
della prima creazione.
NOTA
Il Magistero è intervenuto col
documento “Alcune questioni di escatologia” emanato il 17-V-1979 dalla S. C.
per la Dottrina
della Fede (in Enchiridion Vaticanum,
vol. VI, 1528-49).
Su tutto l’argomento è utile
leggere G. MARTELET, L’aldilà ritrovato,
Queriniana, Brescia 1977; R. DE LA
PENA, L’altra
dimensione, Borla, Roma 1981.
Si può consultare il mio studio
“E’ urgente annunciare all’uomo d’oggi la risurrezione del morti”, pubblicato
nella rivista “Euntes Docete” (P. U.
Urbaniana) 3/1985, 299-309.
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