giovedì 13 giugno 2013

Credo nella vita eterna



PERSONA OGGI E PER SEMPRE


Il problema della vita dopo la morte è uno dei più lenti a maturarsi nei testi rivelati e dei meno accettati con facilità dall’opinione generale del credenti, anche cristiani.
La principale difficoltà è questa: non è facile trovare un linguaggio immediatamente comprensibile per descrivere una realtà che supera, almeno cronologicamente, le conoscenze del mondo in cui viviamo.
Osserviamo che, come sempre, il linguaggio biblico è improntato all’analogia, al simbolismo; in questo argomento esso è vicino all’apocalittica, molto diffusa nei quattro secoli che circondano la venuta storica del Figlio di Dio.

Messaggio biblico

I
Il messaggio della rivelazione è espresso in alcuni testi dell’AT e in molti del NT

Schematicamente possiamo raccoglierli, senza fare ricorso a citazioni, in alcune categorie:
a) Oggetto
Risurrezione dei (o dai) morti, corpo (nuovo) che nascerà, vita eterna
b) Riferimenti cristologici
Vittoria di Cristo, per mezzo di Cristo, conformazione al Cristo glorioso
c) Elementi antropologici
Anima (intesa non solamente come “vita”), corpo (o uomo) interiore, corpo redento
d) Espressioni verbali
Svegliarsi, ritornare alla vita, essere risuscitati (dai morti), essere trasformati, essere trasfigurati, essere manifestati, vedere Dio come egli è
e) Effetti
Rivelazione dei figli, adozione, completa redenzione, corona di giustizia
f) Qualificazioni della vita nuova
Incorruttibilità, immortalità, spiritualità, gloria, potenza, celeste, come angeli
g) Localizzazione
Alla tua presenza, sarò sempre con te, saremo presso il Signore, cittadinanza nei cieli, sedere nei cieli, dimora eterna.

Alcuni testi biblici (che vanno interpretati secondo il linguaggio apocalittico) parlano di prima e seconda morte, di risurrezione dei giusti e degli ingiusti, di condanna eterna

II
Excursus

Due chiavi di lettura della storia della salvezza: apocalittica (rivelazione finale) ed escatologia (realtà ultime e perciò definitive)

Concezione apocalittica
In un periodo di perduranti persecuzioni (si pensi ad esempio a quella di Antioco IV Epifane), il Giudaismo ha cercato di produrre un quadro di “rivelazione” del senso della storia.
Con azione al di sopra delle contingenze umane, Dio interverrà subitaneamente per sostituire questo “eone” (epoca storica) cattivo con quello buono. I martiri per la fede (come i fratelli maccabei) avranno restituito il loro corpo. Sarà un cambiamento di forma, “morale”, mentre il cosmo permarrà in questa sua fisicità.
La storia avrà un “centro intrastorico” alla fine di questo eone (mutazione morale di Israele, o dell’umanità), dopo il quale Israele continuerà a vivere nel nuovo eone.

Concezione escatologica
La Risurrezione di Cristo, vero centro della storia dell’uomo e del cosmo, che l’ha divisa definitivamente  in due.
La storia ha già un “centro metastorico” all’interno di questo eone.
Il “mondo nuovo” (“nuova creazione”) è già entrato in pienezza nel cosmo e nella storia coll’evento del “risuscitamento” dell’uomo Gesù. E’ questo il compimento della storia, la pienezza del disegno di Dio in Cristo, l’anticipazione degli eventi “apocalittici” che si verificheranno alla conclusione del tempo.
Tra la Risurrezione e la Parusia si colloca il “tempo intermedio” (inter tempora) nella vita della chiesa pellegrinante.
Alla fine di questo mondo fisico sarà “rivelata” la novità con la piena partecipazione (estensione) a tutti gli uomini della risurrezione di Cristo, con la risurrezione universale degli uomini, che si può considerare uno sviluppo della promessa profetica del Trito-Isaia (ripresa nell’Apocalisse di Giovanni): “cieli nuovi e terra nuova”, consistente nella “rivelazione” del cambiamento di sostanza, esistenziale, “ontologico” di tutta la realtà creata.

In teologia biblica distinguiamo quindi due termini diversi ma strettamente congiunti:
a) Escatologia: esprime la realtà che si riferisce alla creazione nuova e definitiva sia come anticipazione in questa storia sia come pieno possesso nell’eternità
b) Apocalittica: descrive la rivelazione degli accadimenti che verranno alla fine di “questo eone” per intervento autonomo e definitivo di Dio nella storia (ultima “parusia” di Cristo).

III
Temi teologici in contesto escatologico-apocalittico

Modello di ogni persona risorta è il Cristo della Pasqua, che appare:
  • in visione totalmente spirituale (vedi la teofania sulla via di Damasco)
  • ai “testimoni preordinati” con un nuovo tipo di “corporeità” che supera le nostre categorie di tempo e di spazialità visibile (appare contemporaneamente in diverse regioni della Palestina, appare e scompare, viene riconosciuto solo in un secondo momento, entra a porte chiuse)
NB. Luca e Giovanni devono didatticamente ricorrere alla manducazione e al gesto di toccare per evitare la possibile comprensione del Risorto come fantasma:

E’ noto che per il Cristianesimo l’éschaton ha fatto irruzione nella storia a Pasqua, quando l’essenziale intervento di Dio è compiuto, e che il cristiano vive tra il “già” posseduto (anticipazioni parziali dell’éschaton) e il “non ancora” raggiunto in pienezza (cfr 1Cor 13)

Possiamo farci un’idea della presenza dell’éschaton leggendo attentamente la triplice definizione di Dio che fornisce Ap 1,4.8; 4,8:
a)      Colui che è (eternità) e Colui che era (esistenza ab initio); come si comprende dal verbo essere, si tratta di due espressioni ontologiche
b)      Colui che viene (presenza nella storia), secondo cui Dio-Figlio è entrato nella storia (il participio presente nel NT può avere talvolta anche valore di futuro); ciò esprime l’azione

Nell’uomo le relazioni spirituali si attuano attraverso due forme di “corporeità”, che trovano il loro modello cristologico in Rm 1, 3-4:
1)      attraverso la presente corporeità (prima creazione), attuata gradualmente
2)      attraverso una futura corporeità (nuova creazione), che ci sarà concessa per grazia

La “vera vita” (che Giovanni specifica come “eterna”) dei credenti in unione con Cristo assume due fasi:
  • è un dato e un possesso della fede (che però presentemente rimane nascosto)
  • che si protende verso la manifestazione che avverrà al suo compimento escatologico

La Scrittura distingue due “situazioni” del creato e in particolare dell’uomo:
a) Questa creazione, o questo mondo: si riferisce a all’uomo (o alla vita) che è “carnale”, “psichico”, naturale, vecchio, immerso nel tempo e nello spazio, sottoposto  alla transitorietà e a molteplici tensioni; possiamo dire che quanto non è legato alla materia (come l’uomo Cristo risorto e gli angeli, compreso Satana) non appartiene a questa creazione
b) Creazione nuova (ma anche creatura, mondo, uomo nuovi): ciò che si riferisce allo “spirituale”, ossia al mondo divino, alla rivelazione della “gloria” di Dio, espressa con “nuovi cieli e nuova terra”; questa realtà è ora “nascosta con Cristo in Dio” e sarà aperta quando Cristo si rivelerà come “spirito vivificante”

La “nuova creazione” si realizza
-         come già avvenuta pienamente nel Risuscitamento dell’uomo Cristo, “cellula germinale del mondo nuovo”, vero avvio della risurrezione finale
-         come già presente come anticipazione nella Chiesa e nella vita concreta del cristiano, cioè con “la fede e i sacramenti della fede”
-         come promessa per la vita del cristiano nell’eternità di Dio


NOTA
E’ utile la lettura dal Grande Lessico del NT, alle voci anìstemi ed egéiro (A. Oepke, vol. I, 994-98; vol. III, 26-30); zào (R. Bultmann, vol. III, 1444-74); ktìzo (W. Foerster, vol. V, 1317-28); suzào (W. Grundmann, vol. XII, 1531.1549s).
Vedi anche i volumi di O. Cullmann, Cristo e il tempo, Il Mulino, Bologna 1965; Immortalità dell’anima o risurrezione dei morti?, Paideia, Brescia 1970; ATI, L’escatologia contemporanea, Messaggero, Padova 1995.


Approfondimento teologico

Sulla vita dopo la morte dell’uomo distinguiamo:
  • la perennità dell’Io, o persona, secondo alcune correnti filosofiche non solo dell’Occidente, ma anche di molte altre culture. E’ questa l’affermazione dell’immortalità dell’anima che O. Cullmann - secondo il principio luterano “Sola Scriptura”  ed escludendo da questa gli scritti deuterocanonici - decisamente rifiuta.
  • la trasformazione della dimensione relazionale di “corporeità” (risurrezione dei morti)

I
Excursus sulla possibilità di costruire un confronto con altre discipline

E’ possibile parlare di “mutazione” esistenziale da questo mondo a un altro totalmente irraggiungibile coll’esame scientifico? Cosa significa in concreto “spirito”?

Premessa
Essendo stata data la risposta della rivelazione biblica con le categorie ora inusuali del pensiero ebraico, ed essendo queste categorie soltanto il rivestimento linguistico del messaggio, dobbiamo cercare oggi di esprimere quest’ultimo con categorie del pensiero contemporaneo.
Per inquadrare un mondo futuro e sconosciuto, siamo costretti inoltre a ricorrere a figure prodotte dall’immaginazione.

            A – Confronto con la cosmologia filosofico-scientifica

1 - Ci chiediamo se la situazione esistenziale in cui ci troviamo sia l’ultimo stadio evolutivo dell’essere umano, o se invece il mondo antropologico si stia preparando a uno stadio superiore e definitivo; e in subordine – come aveva fatto san Paolo (1Cor 15,35) – ci chiediamo quale forma assumerebbe l’individuo umano in questa ipotetica vita futura.

2 – In che cosa consisterà la “mutazione” esistenziale che ci consentirà il passaggio verso l’éschaton?
Assumendo alcune intuizioni filosofiche  di Bergson e di Teilhard de Chardin, e altre della comunità scientifica rappresentata principalmente da Einstein, Guitton arriva a queste affermazioni:
- La teoria della relatività ristretta e di quella generale presuppongono che massa ed energia si equivalgano, essendo la massa una forma di energia (si ipotizza l’esistenza di una materia oscura e di un’energia oscura)
- Una concezione spirituale della materia che ammette una complementarità tra spirito e materia.
- La particella ultima (Quark) si definisce come un ente che non ha nulla di materiale; ed inoltre si ricavano alcune conclusioni dalla teoria del Big Bang
- E’ in atto un cambio epocale nelle concezioni di spazio e di tempo
- E’ possibile pensare di concepire il “disordine” come premessa necessaria per inoltrasi in un ordine più elevato.

“La vita presente, che ci occupa interamente e in cui domina il livello mentale, è in realtà intermedia nell’evoluzione umana, vita provvisoria, oscillazione tra due poli opposti e inaccessibili, il corpo e lo spirito/anima”. “La fase intermedia, quella mentale (….) è una tappa verso una fase futura che ancora non è stata data”  (J. GUITTON, Poteri misteriosi della fede, Piemme, Casale M. 1994, p. 9 e 11).

            B – Confronto con l’antropologia filosofica

Cosa significa l’espressione della singolarità dell’uomo?
L’Umanesimo-Rinascimento - nelle sue forme primitive e incontaminate che non vedevano l’uomo in opposizione a Dio - ci ha offerto delle stupende affermazioni rivelatrici del “proprium” della specie umana:
-         N. Cusano: “L’uomo è dio, anche se non assolutamente, perché è uomo: E’ un dio umano (ndt: Questa affermazione era stata usata nei primi secoli anche da alcuni “padri della chiesa”). L’uomo è un microcosmo o un mondo umano” (quest’ultima affermazione è stata felicemente ripresa da P. Pomponazzi);
-         P. della Mirandola: “Grande miracolo è l’uomo”. All’uomo, che è stato posto al confine  di due mondi, Dio dice: “Ti posi nel mezzo del mondo…Non ti ho fatto né celeste né terreno”. “Egli è fatto uno spirito solo con Dio”;
-         M. Ficino: l’anima rappresenta il “nodo di congiunzione” che ha le caratteristiche del mondo superiore ed è capace di vivificare quello inferiore..
Sembra di sentire alcune folgoranti affermazioni di B. Pascal nei “Pensieri” (che aggiungono una pennellata di pessimismo).

Anche un’analisi introspettiva ci fa vedere la differenza degli effetti della materia (prodotti deterministici, per i quali usiamo il verbo “fare”) da quelli dello spirito (manifestazioni libere, per i quali usiamo spesso il verbo “creare”). Alcune manifestazioni umane racchiudono tutta una realtà in un unico momento:
-         manifestazioni della “cultura”, come arti visive, letteratura, musica, invenzioni scientifiche;
-         manifestazioni del mondo interiore, come sentimenti di amore e di odio, memoria, decisioni di conversione o comunque con valore perenne, senso della morale e del diritto, esperienza mistica (comune anche in altre religioni).
-          
La mutazione è un elemento strettamente connesso con la materia: nella dimensione di quelli che si chiamavano “regni” (dal minerale, al vegetale, all’animale) e nell’esistenza storica del singolo ente materiale. E’ proprio dello spirito partecipare analogicamente dell’eternità, mentre sono soggetti a mutazione gli strumenti della sua comunicazione.
Le modalità di comunicare (relazionarsi) spiritualmente sono molteplici: linguaggio a gesti, linguaggio a parole, comunicazione scritta, via radio, via televisione, via internet, comunicazione del feto e del neonato con la madre, eccetera

II
Schema antropologico

Definiamo “persona” come un Io capace di relazioni spirituali
La persona è costituita da due elementi:
  • un Io, centro delle relazioni
  • le relazioni, strumento di comunicazione con gli altri

Nell’individuo umano riscontriamo queste relazioni:
  • verso il cosmo fisico
  • verso gli altri individui umani
  • verso esseri superiori (Dio)
I singoli uomini comunicano con l’altro e con gli altri (Io – Tu – Noi)

III
Escursione in teologia

Nel Dio trinitario (che è un unico Io), “persona” è una delle tre relazioni intradivine (ad intra)

In Gesù uomo abbiamo queste relazioni:
  • verso il cosmo fisico
  • verso gli altri individui umani
  • verso l’Altro, il Tu del Padre
La relazione umana al Padre è un’estensione della relazione intradivina

Nell’ultima fase del suo percorso teologico, San Tommaso d’Aquino ammise l’ipotesi che la “persona” di Cristo sia composita, in relazione alla duplice natura.
Abbiamo in Cristo l’Io umano (relazione funzionale) assunto da una delle tre Persone divine, quella del Figlio (relazione ontologica); sappiano inoltre che questa assunzione è avvenuta mediante la sua madre, Maria

Nel Mistero pasquale (Risurrezione a Ascensione) avviene una trasformazione della relazionalità umana fisica di Cristo nella relazionalità definitiva (escatologica)
Secondo un’affermazione nata in Oriente e quindi estesa a tutta la Chiesa, ciò avviene coll’Assunzione anche in Maria.

IV
Conclusioni antropologiche

Alla morte dell’individuo uomo s’interrompe la relazionalità della prima corporeità con i Tu umani e il mondo fisico, mentre persiste la relazione del suo Io spirituale (che comunemente è detto “anima”) con Dio (stadio intermedio, affermato anche per la fede nel Purgatorio); si dice comunemente che l’uomo è morto e la Chiesa prega per lui

Nell’escatologia Dio ci restituisce la relazionalità trasformata nella seconda modalità (risurrezione dei morti (oppure: dai morti), trasformazione dei corpi fisici, che talvolta vengono chiamati “carne”

Quando in teologia si parla di “stadio (o stato) intermedio” s’intende l’intervallo temporale tra la morte dell’individuo (e il giudizio particolare) e la finale “parusia” (venuta o presenza) del Signore (e il giudizio universale).
Questo problema è molto discusso; ci si chiede per esempio: Come pensare un intervallo storico mentre l’individuo è entrato nell’eternità di Dio? Come l’individuo può essere castigato (Purgatorio)?

Alla conclusione dello stadio intermedio cosmologico, lo spirito/Spirito prenderà pieno possesso della realtà della prima creazione.


NOTA
Il Magistero è intervenuto col documento “Alcune questioni di escatologia” emanato il 17-V-1979 dalla S. C. per la Dottrina della Fede (in Enchiridion Vaticanum, vol. VI, 1528-49).
Su tutto l’argomento è utile leggere G. MARTELET, L’aldilà ritrovato, Queriniana, Brescia 1977; R. DE LA PENA, L’altra dimensione, Borla, Roma 1981.
Si può consultare il mio studio “E’ urgente annunciare all’uomo d’oggi la risurrezione del morti”, pubblicato nella rivista “Euntes Docete” (P. U. Urbaniana) 3/1985, 299-309.

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