IL PANE DELLA VITA
Il grande discorso riportato da
Giovanni al cap. VI percorre due temi come su due rette parallele.
Il tema A (colonna di sinistra) ha per oggetto Gesù, donato come Parola-Pane dal Padre;
il tema B (colonna di destra) tratta invece della Vita-Cibo (quest’ultimo costituito da Carne-Sangue) che Gesù dà (già
ora) e darà (nell’ultimo giorno).
SCHEMATIZZAZIONE
Lo schema è
perfettamente simmetrico:
Ha due estremi (preparazione /
conclusione)
Ha un’anticipazione e una
posticipazione
Ha al centro una prima e una
seconda parte, intervallate da una cerniera di passaggio
PREPARAZIONE: La moltiplicazione
dei pani e dei pesci e il cammino sulle acque (1-25)
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TEMA
A
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TEMA B
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Lo seguiva una grande folla (2;
5)
Si pose a sedere (3)
Il Profeta, il Messia-Re (14s)
Sono Io (20)
In cerca di Gesù (24; 26)
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Era vicina la Pasqua (4)
Fateli sedere (10)
Gesti “eucaristici” (11s; 23)
Saziati (12; 26)
Rimangono solo i pani (13)
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Elementi comuni ai due temi:
- Mangiare (5; 13; 23; 26)
- Pane (7s; 11; 13; 23)
ANTICIPAZIONE DEL DUPLICE TEMA
(26-29)
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Cibo che rimane per la vita
eterna; sul Figlio il Padre ha
messo il suo sigillo (27)
Credere nell’Inviato (29;
30)
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Cibo che il Figlio dell’Uomo vi darà (27)
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PRIMA PARTE
GESU’, DONO DEL PADRE, DONA A NOI
LA VITA (30-50)
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Mangiare la manna (31; 49; 58)
Il Padre vi dà il Pane dal Cielo, quello vero (32)
Colui che discende dal Cielo /
sono disceso (33; 38; 42)
Dacci sempre questo Pane (34)
Io sono il Pane della vita (35;
48)
Chi crede / viene (35s; 37; 44; 45)
Ciò che il Padre mi dà / ha
dato (37; 39)
Colui che mi ha mandato (38s;
44)
Io sono il Pane disceso dal
Cielo (41; 50)
Colui che viene da Dio (46)
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Dà la vita al mondo (33)
Non avrà più fame / sete (35)
Lo risusciti; lo
risusciterò (39; 44)
Chi crede ha la vita eterna; lo risusciterò (40; 47)
Chi ne mangia non muoia (50)
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VERSETTO CHIAVE TRA LE DUE PARTI
(51)
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Io sono il Pane vivo disceso dal Cielo; se uno mangia di questo Pane vivrà
in eterno (51ab)
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E il Pane che io darò è la mia Carne per la vita del mondo (51c)
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SECONDA PARTE
GESU’ DONA A NOI IL CIBO (52-56)
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Carne da mangiare (52)
Mangiare la Carne,
bere il Sangue; avere la vita (53)
Masticare la Carne, bere il Sangue,
avere la vita eterna, risusciterò
(54)
Carne vero cibo, Sangue vera bevanda
(55)
Masticare la Carne, bere il Sangue,
dimorare (56)
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POSTICIPAZIONE DEL DUPLICE TEMA
(57-58)
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Il Padre ha mandato me, io vivo
per il Padre (57)
Pane disceso dal Cielo (58)
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Chi mastica di me vivrà
per me (57)
Chi mastica questo Pane
vivrà in eterno (58)
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CONCLUSIONE (59-71)
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Insegnare (59); le parole
che vi ho detto (63); parole di vita eterna (68)
Fede / incredulità (60; 63; 64;
66; 68; 69; 70)
La fede è un dono del Padre
(65; cfr. 44s)
Il Santo di Dio (69) = il Messia
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NOTE
“Si pose a
sedere” (ekatheto): come un maestro
(3)
La Pasqua ebraica era
celebrata con un banchetto (4)
“Fateli sedere
/ Si sedettero” (10; verbo anapiptein,
che significa anche sedersi a mensa)
Il verbo synagein (12s) richiama sinassi e sinagoga,
talvolta intesa come assemblea liturgica (Gc 2,2)
Il v. 14
richiama la professione di fede di Marta (Gv 11,27): “Tu sei il Messia (qui
s’inserisce Figlio di Dio) che deve venire nel mondo”
“Il Figlio
dell’Uomo vi darà” (27; alcuni codici leggono: dà; forse perché qui era
ritenuto fuori luogo?)
Nei vv.
27.28.30 il verbo ergazomai è
riferito sia al cibo che alle opere
Abbiamo
scritto in corsivo le affermazioni (vv.
29.40.44.54) dell’escatologia futura (risurrezione, anastasis), che secondo alcuni critici sarebbe frutto di una
rielaborazione successiva del testo evangelico.
In alcune
ottime traduzioni (BJ; TOB) con 51c si inizia un nuovo periodo (e quindi la
seconda parte del discorso).
Nei vv.
54.56.57.58 – in quella che potremmo definire una “puntigliosa” precisazione di
Gesù - abbiamo reso con “masticare” il verbo trogein, mentre nelle altre ricorrenze si usa phagein (pres.: esthio). Forse nel v. 58 il trogein eucaristico è contrapposto al phagein della manna. Nella
posticipazione del tema B (57s) il concetto di Carne è sufficientemente
precisato con la ricorrenza del verbo “masticare”.
Nella
conclusione (63), il termine carne (sarx)
è usato in senso paolino, cioè significante l’uomo naturale lasciato alle sue
sole forze, e quindi in senso ben
diverso dalle sei volte in cui è usato della seconda parte del discorso del
Pane di vita.
SCHEMA DEI TEMPI
DELL’AZIONE (26-58)
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Passato
INCARNAZIONE
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Presente
MISSIONE ATTUALE
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Futuro
PROMESSA
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Procuratevi (27)
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Vi darà (27)
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Ha mandato (29)
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Crediate(29)
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Il Padre vi dà (32)
Discende e dà (33)
Io sono; chi viene (35)
Il Padre mi dà; chi viene /37)
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Sono disceso (38)
Mi ha mandato (39)
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Non perda (39)
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Risusciti nell’ultimo g. (39)
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Chi crede abbia (40)
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Risusciterò nell’ultimo g. (40)
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Disceso (41)
Sono disceso (42)
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Lo attira (44)
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Risusciterò nell’ultimo g. (44)
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Viene a me (45)
Colui che è da (46)
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Chi crede ha (47)
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Io sono (48)
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Discende; non muoia (50)
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Disceso (51)
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Io sono; mangia (51)
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Vivrà (51)
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Che io darò (51)
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Mangiate, bevete; non avete
(53)
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Chi mastica e beve ha (54)
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Risusciterò nell’ultimo g. (54)
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E’….è (55)
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Chi mastica e beve rimane (56)
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Ha mandato (57)
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Io vivo…mastica (57)
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Vivrà (57)
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Disceso (58)
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Chi mastica (58)
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Vivrà (58)
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ESPRESSIONI
RICORRENTI
Vita / al
mondo / del mondo (33; 51); Vita eterna (27; 40; 47; 54; 68): Vivere / in
eterno (51; 58); Avere la vita (53); Non morire (50)
Io sono il
Pane della vita / vivente (35; 48; 51); Pane dal Cielo (31; 32; 32); Io sono il
Pane /vivo / che discende /disceso / dal Cielo (33; 41; 50; 51; 58); Sono
disceso al Cielo (38; 42). Cfr. Che sale (62)
Colui che è da
Dio (46); Colui / il Padre / che mi ha mandato (38; 39; 44; 57); Tutto ciò che
mi ha dato (39)
OSSERVAZIONI
Dalla
schematizzazione possiamo vedere un motivo per cui si deve considerare la parte
eucaristica come introdotta nel vangelo in un secondo tempo; benché ciò sia
stato fatto con una tecnica perfetta come quella usata anche altrove[1] dall’Autore
del IV vangelo. Questo possiamo vedere soprattutto dalla conclusione, che non
accenna al dono di Carne-Sangue, ma conduce alla fede nel Messia (cfr. Mt
16,16).
La parola
chiave della prima parte è “Pane” (e qui “mangiare” significa “credere”); quella
della seconda parte è “Carne-Sangue” (e qui “mangiare e bere” mantengono il
significato naturale del cibarsi). La stretta connessione tra Parola e Pane è
indicata nell’affermazione “Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola
che esce dalla bocca di Dio” (Mt 4,4; presa significativamente dall’AT: Dt
8,3). E’ importante che Persona di Gesù e Parola del Padre siano così connessi
da interpretare l’Incarnazione (Gv 1,14: “La Parola fu carne”): Gesù è la Parola che dà sommamente la Parola.. La connessione
tra Vita e Cibo è imposta dal meccanismo insostituibile della nutrizione.
Nella prima
parte del discorso, la trattazione del “tema A” può essere suddivisa in due
sezioni: a) confronto tra Mosè e Gesù (30-34) e b) autopresentazione di Gesù
(35-50). Questo consente all’evangelista teologo
a)
di rispondere alla domanda cruciale per ogni credente:
“Quale segno tu fai perché vediamo e possiamo crederti” (30); cui Gesù risponde
dicendo che il segno è quello di dare la vita (33) o più compiutamente di dare
la vita “eterna” e la risurrezione
futura (40);
b)
di insinuare la progressione tra la considerazione del Messia (“Colui che
[Dio] ha mandato”: 29), che è solamente il tramite del dono della vita
soprannaturale, e il Figlio (“Colui che dà la vita al mondo”: 33), che è
l’autentica fonte di quella vita; perché non solo dà strumentalmente, ma anche è
in persona il Pane della vita (35; cfr Gv 14,6). Con una profonda precisazione
di tenore trinitario che troviamo nel discorso precedente, perché Gesù, pur
essendo Dio, come Figlio ha ricevuto la natura dal Padre[2]: “Il
Padre….ha concesso al Figlio di avere la vita in se stesso” (Gv 5,26).
Nel discorso
sono strettamente connesse le due facce dell’essenza del Cristo:
a)
l’origine divina (viene dal Cielo), cioè l’Incarnazione;
b)
la missione e Morte, cioè l’offerta per la vita del
mondo (comunione con Dio).
Ed è miracolo dell’onnipotenza e
bontà divine se la Vita
dell’uomo proviene dalla Morte del Figlio fatto uomo. Al cristiano spetta il
compito di accogliere questa duplice dimensione:
a)
nella vita, per cui egli si realizza come figlio di Dio
donandosi ai fratelli;
b)
nella liturgia, perché nella sinassi la Chiesa celebra la Parola e il Sacramento.
L’espressione
“carne e sangue” potrebbe essere presa come sinonimo di umanità (cfr Mt 16,17;
vedi la già segnalata valenza di “carne” nel v. 63); ma forse per dare ad essa
un significato inequivocabilmente eucaristico, nella seconda parte del discorso
(e nella corrispettiva parte della posticipazione) si usa il verbo, certamente
realistico e un tantino onomatopeico, trogein
in preferenza al più usuale phagein.
Le stesse
opere (dare la vita; fare risorgere nell’ultimo giorno) che fa il Figlio in
persona le fa anche il Figlio fatto Carne e Sangue. La successione della vita
“eterna”, cioè divina (già), e della risurrezione finale (non ancora) è la
trascrizione dell’assicurazione: “Noi fin d’ora
siamo figli di Dio…..; quando Egli si sarà manifestato, noi saremo
simili a Lui perché lo vedremo come Egli è” (1Gv 3,2): come imitazione del
mistero per cui il Figlio dall’eternità vede il Padre (cfr Gv 6,46)
Sac
Antonio Contri
[1] Ho applicato uno
schema analogo a questo
nell’inquadratura della scena giovannea di “Maria al Calvario” (Gv 19,16b-42)
nel mio lavoro Santa Maria Scrigno dello
Spirito Santo, Elledici 2004, pp. 179-198
: Cornice d’apertura - Quattro quadri – Cornice di chiusura.
[2] E’ quanto insegna Nicea
riesprimendo il concetto funzionale di “vita” con quello ontologico di
“essenza”: “ek tes ousias tou Patròs”,
“homoousion to Patrì” (DS 125).
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