giovedì 16 maggio 2013

Il Pane della vita (B)


IL PANE DELLA VITA

Il grande discorso riportato da Giovanni al cap. VI percorre due temi come su due rette parallele.

Il tema A (colonna di sinistra) ha per oggetto Gesù, donato come Parola-Pane dal Padre;
il tema B (colonna di destra) tratta invece della Vita-Cibo (quest’ultimo costituito da Carne-Sangue) che Gesù dà (già ora) e darà (nell’ultimo giorno).


SCHEMATIZZAZIONE

Lo schema è perfettamente simmetrico:
Ha due estremi (preparazione / conclusione)
Ha un’anticipazione e una posticipazione
Ha al centro una prima e una seconda parte, intervallate da una cerniera di passaggio


PREPARAZIONE: La moltiplicazione dei pani e dei pesci e il cammino sulle acque (1-25)

                             TEMA A

                            TEMA B
Lo seguiva una grande folla (2; 5)
Si pose a sedere (3)
Il Profeta, il Messia-Re (14s)
Sono Io (20)
In cerca di Gesù (24; 26)
Era vicina la Pasqua (4)
Fateli sedere (10)
Gesti “eucaristici” (11s; 23)
Saziati (12; 26)
Rimangono solo i pani (13)
Elementi comuni ai due temi:
  • Mangiare (5; 13; 23; 26)
  • Pane (7s; 11; 13; 23)

ANTICIPAZIONE DEL DUPLICE TEMA (26-29)

Cibo che rimane per la vita eterna; sul Figlio il Padre ha messo il suo sigillo (27)
Credere nell’Inviato (29; 30)
Cibo che il Figlio dell’Uomo vi darà (27)


PRIMA PARTE
GESU’, DONO DEL PADRE, DONA A NOI LA VITA (30-50)

Mangiare la manna (31; 49; 58)
Il Padre vi dà il Pane dal Cielo, quello vero (32)
Colui che discende dal Cielo / sono disceso (33; 38; 42)
Dacci sempre questo Pane (34)
Io sono il Pane della vita (35; 48)
Chi crede / viene (35s; 37; 44; 45)
Ciò che il Padre mi dà / ha dato (37; 39)
Colui che mi ha mandato (38s; 44)
Io sono il Pane disceso dal Cielo (41; 50)
Colui che viene da Dio (46)
Dà la vita al mondo (33)
Non avrà più fame / sete (35)
Lo risusciti; lo risusciterò (39; 44)
Chi crede ha la vita eterna; lo risusciterò (40; 47)
Chi ne mangia non muoia (50)

VERSETTO CHIAVE TRA LE DUE PARTI (51)

Io sono il Pane vivo disceso dal Cielo; se uno mangia di questo Pane vivrà in eterno (51ab)
E il Pane che io darò è la mia Carne per la vita del mondo (51c)

SECONDA PARTE
GESU’ DONA A NOI IL CIBO (52-56)


Carne da mangiare (52)
Mangiare la Carne, bere il Sangue; avere la vita (53)
Masticare la Carne, bere il Sangue, avere la vita eterna, risusciterò (54)
Carne vero cibo, Sangue vera bevanda (55)
Masticare la Carne, bere il Sangue, dimorare (56)


POSTICIPAZIONE DEL DUPLICE TEMA (57-58)

Il Padre ha mandato me, io vivo per il Padre (57)
Pane disceso dal Cielo (58)
Chi mastica di me vivrà per me (57)

Chi mastica questo Pane vivrà in eterno (58)

CONCLUSIONE (59-71)

Insegnare (59); le parole che vi ho detto (63); parole di vita eterna (68)
Fede / incredulità (60; 63; 64; 66; 68; 69; 70)
La fede è un dono del Padre (65; cfr. 44s)
Il Santo di Dio (69) = il Messia



NOTE

“Si pose a sedere” (ekatheto): come un maestro (3)
La Pasqua ebraica era celebrata con un banchetto (4)
“Fateli sedere / Si sedettero” (10; verbo anapiptein, che significa anche sedersi a mensa)
Il verbo synagein (12s) richiama sinassi e sinagoga, talvolta intesa come assemblea liturgica (Gc 2,2)
Il v. 14 richiama la professione di fede di Marta (Gv 11,27): “Tu sei il Messia (qui s’inserisce Figlio di Dio) che deve venire nel mondo”
“Il Figlio dell’Uomo vi darà” (27; alcuni codici leggono: dà; forse perché qui era ritenuto fuori luogo?)
Nei vv. 27.28.30 il verbo ergazomai è riferito sia al cibo che alle opere
Abbiamo scritto in corsivo le affermazioni  (vv. 29.40.44.54) dell’escatologia futura (risurrezione, anastasis), che secondo alcuni critici sarebbe frutto di una rielaborazione successiva del testo evangelico.
In alcune ottime traduzioni (BJ; TOB) con 51c si inizia un nuovo periodo (e quindi la seconda parte del discorso).
Nei vv. 54.56.57.58 – in quella che potremmo definire una “puntigliosa” precisazione di Gesù - abbiamo reso con “masticare” il verbo trogein, mentre nelle altre ricorrenze si usa phagein (pres.: esthio). Forse nel v. 58 il trogein eucaristico è contrapposto al phagein della manna. Nella posticipazione del tema B (57s) il concetto di Carne è sufficientemente precisato con la ricorrenza del verbo “masticare”.
Nella conclusione (63), il termine carne (sarx) è usato in senso paolino, cioè significante l’uomo naturale lasciato alle sue sole forze,  e quindi in senso ben diverso dalle sei volte in cui è usato della seconda parte del discorso del Pane di vita.


SCHEMA DEI TEMPI DELL’AZIONE (26-58)

                   Passato
          INCARNAZIONE
                 Presente
       MISSIONE ATTUALE
                 Futuro
            PROMESSA

Procuratevi (27)
Vi darà (27)
Ha mandato (29)
Crediate(29)


Il Padre vi dà (32)
Discende e dà (33)
Io sono; chi viene (35)
Il Padre mi dà; chi viene /37)

Sono disceso (38)
Mi ha mandato (39)
Non perda (39)
Risusciti nell’ultimo g. (39)

Chi crede abbia (40)
Risusciterò nell’ultimo g. (40)
Disceso (41)
Sono disceso (42)



Lo attira (44)
Risusciterò nell’ultimo g. (44)

Viene a me (45)
Colui che è da (46)


Chi crede ha (47)


Io sono (48)


Discende; non muoia (50)

Disceso (51)
Io sono; mangia (51)
Vivrà (51)


Che io darò (51)

Mangiate, bevete; non avete (53)


Chi mastica e beve ha (54)
Risusciterò nell’ultimo g. (54)

E’….è (55)


Chi mastica e beve rimane (56)

Ha mandato (57)
Io vivo…mastica (57)
Vivrà (57)
Disceso (58)
Chi mastica (58)
Vivrà (58)


ESPRESSIONI RICORRENTI

Vita / al mondo / del mondo (33; 51); Vita eterna (27; 40; 47; 54; 68): Vivere / in eterno (51; 58); Avere la vita (53); Non morire (50)
Io sono il Pane della vita / vivente (35; 48; 51); Pane dal Cielo (31; 32; 32); Io sono il Pane /vivo / che discende /disceso / dal Cielo (33; 41; 50; 51; 58); Sono disceso al Cielo (38; 42). Cfr. Che sale (62)
Colui che è da Dio (46); Colui / il Padre / che mi ha mandato (38; 39; 44; 57); Tutto ciò che mi ha dato (39)



OSSERVAZIONI

Dalla schematizzazione possiamo vedere un motivo per cui si deve considerare la parte eucaristica come introdotta nel vangelo in un secondo tempo; benché ciò sia stato fatto con una tecnica perfetta come quella usata anche altrove[1] dall’Autore del IV vangelo. Questo possiamo vedere soprattutto dalla conclusione, che non accenna al dono di Carne-Sangue, ma conduce alla fede nel Messia (cfr. Mt 16,16).

La parola chiave della prima parte è “Pane” (e qui “mangiare” significa “credere”); quella della seconda parte è “Carne-Sangue” (e qui “mangiare e bere” mantengono il significato naturale del cibarsi). La stretta connessione tra Parola e Pane è indicata nell’affermazione “Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio” (Mt 4,4; presa significativamente dall’AT: Dt 8,3). E’ importante che Persona di Gesù e Parola del Padre siano così connessi da interpretare l’Incarnazione (Gv 1,14: “La Parola fu carne”): Gesù è la Parola che dà sommamente la Parola.. La connessione tra Vita e Cibo è imposta dal meccanismo insostituibile della nutrizione.

Nella prima parte del discorso, la trattazione del “tema A” può essere suddivisa in due sezioni: a) confronto tra Mosè e Gesù (30-34) e b) autopresentazione di Gesù (35-50). Questo consente all’evangelista teologo
a)      di rispondere alla domanda cruciale per ogni credente: “Quale segno tu fai perché vediamo e possiamo crederti” (30); cui Gesù risponde dicendo che il segno è quello di dare la vita (33) o più compiutamente di dare la vita “eterna” e la  risurrezione futura (40);
b)      di insinuare la progressione tra  la considerazione del Messia (“Colui che [Dio] ha mandato”: 29), che è solamente il tramite del dono della vita soprannaturale, e il Figlio (“Colui che dà la vita al mondo”: 33), che è l’autentica fonte di quella vita; perché non solo strumentalmente, ma anche è in persona il Pane della vita (35; cfr Gv 14,6). Con una profonda precisazione di tenore trinitario che troviamo nel discorso precedente, perché Gesù, pur essendo Dio, come Figlio ha ricevuto la natura dal Padre[2]: “Il Padre….ha concesso al Figlio di avere la vita in se stesso” (Gv 5,26).

Nel discorso sono strettamente connesse le due facce dell’essenza del Cristo:
a)      l’origine divina (viene dal Cielo), cioè l’Incarnazione;
b)      la missione e Morte, cioè l’offerta per la vita del mondo (comunione con Dio).
Ed è miracolo dell’onnipotenza e bontà divine se la Vita dell’uomo proviene dalla Morte del Figlio fatto uomo. Al cristiano spetta il compito di accogliere questa duplice dimensione:
a)      nella vita, per cui egli si realizza come figlio di Dio donandosi ai fratelli;
b)      nella liturgia, perché nella sinassi la Chiesa celebra la Parola e il Sacramento.

L’espressione “carne e sangue” potrebbe essere presa come sinonimo di umanità (cfr Mt 16,17; vedi la già segnalata valenza di “carne” nel v. 63); ma forse per dare ad essa un significato inequivocabilmente eucaristico, nella seconda parte del discorso (e nella corrispettiva parte della posticipazione) si usa il verbo, certamente realistico e un tantino onomatopeico, trogein in preferenza al più usuale phagein.

Le stesse opere (dare la vita; fare risorgere nell’ultimo giorno) che fa il Figlio in persona le fa anche il Figlio fatto Carne e Sangue. La successione della vita “eterna”, cioè divina (già), e della risurrezione finale (non ancora) è la trascrizione dell’assicurazione: “Noi fin d’ora  siamo figli di Dio…..; quando Egli si sarà manifestato, noi saremo simili a Lui perché lo vedremo come Egli è” (1Gv 3,2): come imitazione del mistero per cui il Figlio dall’eternità vede il Padre (cfr Gv 6,46)

                                                                                  Sac Antonio Contri



[1] Ho applicato uno schema  analogo a questo nell’inquadratura della scena giovannea di “Maria al Calvario” (Gv 19,16b-42) nel mio lavoro Santa Maria Scrigno dello Spirito Santo, Elledici 2004, pp. 179-198  : Cornice d’apertura - Quattro quadri – Cornice di chiusura.

[2] E’ quanto insegna Nicea riesprimendo il concetto funzionale di “vita” con quello ontologico di “essenza”: “ek tes ousias tou Patròs”, “homoousion to Patrì” (DS 125).

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