LA
SIMBOLIZZAZIONE APOCALITTICA DEL MISTERO PASQUALE
Tenendo conto
che l’Apocalisse di Giovanni non è un canto terrorizzante che pronostica la fine
catastrofica della storia, ma una Cristologia espressa nel linguaggio
apocalittico, cerchiamo di individuare il significato fondamentale della pagina
cruciale e misteriosa di Ap 12-13.
Chiunque sia
l‘autore del libro di scuola giovannea (o “circolo giovanneo”), teniamo conto
che Giovanni non mostra interesse alla nascita del Cristo.
Nella teologia
attuale, che segue il meglio della teologia biblica, il centro della storia
della salvezza non è più indiscutibilmente l’Incarnazione, ma il Mistero
pasquale; verso il quale tende tutta l’attesa iniziata coll’esodo ebraico, e a
partire da esso si estende tutta la vita della Chiesa. Nella morte di Cristo
infatti, secondo Giovanni, viene “consegnato” lo Spirito, del quale la Chiesa è ‘sacramento’ (W.
Kasper), e viene effuso “sangue e acqua”, simbolo dei sacramenti della Chiesa;
secondo la liturgia poi “ex corde scisso Ecclesia
Christo iugata nascitur”.
Il
fondamentale annuncio cristiano non è contenuto tanto nei vangeli dell’infanzia
(Lc 2,10), quanto nel “vangelo” della Morte-Risurrezione (1Cor 11.26; Mt
28,8.10; At 2,22-24; 10,39-40). Forse proprio per questo il brano della Genesi,
che citeremo come preconio del Mistero pasquale, è chiamato “proto-vangelo”.
La salvezza
non ci è data soprattutto dal “contatto” fra l’umano e il divino, ma coll’autodonazione
totale di Gesù per l’umanità (Mc 10,45; Eb 9,14) e coll’effusione dello Spirito
di vita su Gesù e su di noi da parte di Dio Padre (At 2,33).
PRINCIPALE TESTO DI RIFERIMENTO
La Donna, che era stata
ingannata dal Serpente (Gen 3,13), attraverso la propria discendenza riporterà la vittoria finale su di lui.
Schematizzazione di Gen 3,15
Ci sarà per tutta la storia una lotta fra il
Serpente e la Donna,
fra la discendenza dell’uno e la
discendenza dell’altra;
questa discendenza colpirà
mortalmente il Serpente
mentre il Serpente la colpirà (non
definitivamente).
“Discendenza”: è un nome maschile
in ebraico (un neutro in greco: spérma;
che ritornerà in molti testi connessi nel NT che qui citeremo)
“Questa”: è un pronome maschile
in ebraico; tradotto inaspettatamente con un maschile in greco (forse per
indicare il Messia) e con un femminile in latino (deviando l’interpretazione
sulla Madre del Messia)
“Colpire”: è il significato
ebraico dei verbi in ambedue i casi, mentre è diversa la sorte del colpire al
tallone o al capo.
PREMESSE
I - Linguaggio e messaggio
La pagina del
libro più “strano” della Bibbia ci fa distinguere:
- l’apocalittica: il modo di parlare e di pensare (genere letterario) che comporta, più che le idee, l’immaginazione (con sovrabbondanza di simboli e allegorie); più che la successione, la sovrapposizione dei tempi e degli scenari
- l’escatologia: la considerazione di un centro unico della storia, il Mistero pasquale, che, mentre la divide in due linee (prima e dopo), la sintetizza e la realizza pienamente.
Per
preavvisarci che il libro attribuito a Giovanni usa uno stile assolutamente
estraneo alla nostra mentalità greco-razionale, così comincia il suo
interessante studio A. Corsini: “Può
darsi che sia vero, come ebbe a dire un bello spirito in vena di illuministici
entusiasmi, che occuparsi dell’Apocalisse sia segno di non perfetto equilibrio
mentale”. Sarebbe come nel caso di chi dichiara
incomprensibile la scrittura ideografica cinese perché non ha voglia di affrontare
la fatica dello studio di quella lingua. Si deve piuttosto ascoltare l’invito
di Dante: “Mirate la dottrina che s’asconde / sotto ‘l velame de li versi
strani” (Inferno 9,62s).
Ma non possiamo
accettare la tesi forte del teologo E. Kaesemann dei primi decenni:
“L’apocalittica è la ‘madre’ di ogni teologia cristiana” (sarebbe stato meglio
scrivere: la ‘pedagoga’). Perché altro è il rivestimento crono-culturale e
altra la struttura concettuale portante della nostra fede, che si trova solo
nell’escatologia.
II- Personaggi e
simboli
I personaggi
(o figure) principali sono: la
Donna, il Figlio, il Drago, la prima Bestia e la seconda.
1 - Nella figura della Donna si possono
leggere
a) biblicamente,
i profili del Popolo di Dio nelle due
fasi della storia: Comunità delle prime alleanze (soprattutto di quella con
Davide: 1Cr 17) e Comunità della “nuova ed eterna alleanza” (cfr Eb 8) iniziata
nel Mistero pasquale; due fasi richiamate dalla corona di dodici stelle (nel
primo caso, anche dalla menzione di Michele e dai riferimenti all’esodo
dall’Egitto); quindi possiamo dire che la Donna è simbolo del Popolo di Dio, iniziato sia
in Abramo, sia in Cristo;
b) nella tradizione, il profilo di Maria, madre
del Messia e della sua Chiesa
E’ possibile
trovare una conferma di questa interpretazione della duplice esistenza del
Popolo di Dio nella descrizione che verso la fine del libro (21,2.9-10.12.14)
viene data della città santa, la
Gerusalemme messianica: “Vieni, ti mostrerò la promessa
sposa, la sposa dell’Agnello (….) Su dodici porte stanno i nomi scritti delle
dodici tribù dei figli d’Israele (….) Su dodici basamenti sono i dodici nomi
dei dodici apostoli dell’Agnello”.
La Donna con la sua discendenza
fa pensare infine al titolo, caro ai Padri, di “Chiesa madre”
2 - Il Drago è
chiamato anche serpente, diavolo e Satana (e forse questi quattro nomi significano
la “disunione”, che è l’opposto di ekklesìa,
koinonìa)
Il Drago che
getta le stelle sulla terra mostra il suo potere universale; ma il Drago
precipitato sulla terra significa il castigo del contrappasso.
3 - Il deserto
nella Bibbia è simbolo del rifugio e della comunione con Dio e insieme il luogo
della prova della nostra fedeltà all’alleanza con Dio
. III - Il contenuto dei
testi
Il contenuto è
escatologico, ma espresso nel genere letterario apocalittico
Teniamo conto
della felice sintesi di O. Cullmann, in riferimento al Mistero pasquale: “Il
centro (della storia della salvezza) è raggiunto, ma la fine deve ancora
venire. Così, per servirci di un esempio, la battaglia decisiva di una guerra
può aver luogo in una fase relativamente iniziale di questa (….) La guerra ha
da essere ancora proseguita per un tempo indeterminato sino al Victory Day” (Cristo e il tempo, Il Mulino, Bologna
1965, 109).
I tempi
escatologici sono presenti già nella nostra storia (cfr 1Cor 7,26; Ef 5,16;
6,13; 1Tm 4,1; Gc 5,3; 1Gv 2,18; 4,1.3; 2Gv,7)
L’avvento
della dimensione escatologica della storia si ha in due momenti scelti da Dio (kairòi): nel “già” e nel “non ancora”;
il Regno nei vangeli sinottici è predicato non solo come veniente, ma anche
come venuto. La vittoria definitiva su peccato, dolore e morte si avrà soltanto
alla conclusione della storia, coll’instaurazione del Regno di Dio che non avrà
fine (1Cor 15,28)
Alla fine
della storia, è preannunciata la “grande tentazione escatologica” (vedi il
discorso escatologico di Mc 13; 2Ts 2; Ap 19,11 – 20.15), in una assoluta
concentrazione retroattiva della storia. Per questo Gesù parla dei dolori del
parto (Gv 16,21-22)
SCHEMATIZZAZIONE PROPOSTA
Il testo
biblico si può dividere in due grandi scenari:
- Scena in cielo (12,1-12): la storia come è vista con gli occhi di Dio
- Scena in terra (12,13 -13,18): la storia come è realizzata agli occhi dell’osservatore
Quadro A (12,1-6)
a) La Donna del v. 1 è il Popolo
di Dio dell’alleanza storica con Israele
(AT); la quale genera il Messia “secondo la carne” (cfr Rm 1,3)
b) Di questa
Donna è immagine Maria, come figlia del Popolo d’Israele e come madre del
Messia
I - Scena
madre: il Mistero pasquale di Morte ed Ascensione-Risuscitamento
Il Messia,
figlio del Popolo d’Israele e di Maria è escatologicamente “rivelato” (vedi il
significato di apokàlypsis) e
“costituito” nel Mistero pasquale, vero “passaggio” dalla morte alla vita.
a) Morte:
conclusione dell’esistenza storica di Gesù
La Donna sta per esprimere il
Messia: “Era incinta e gridava per le doglie e il travaglio del parto” (12,2);
“Essa partorì un figlio maschio…” (12,5)
Un Drago potente (12,3-4: “Un
enorme drago rosso (….) la sua coda trascinava un terzo delle stelle del
cielo….”; 12,9: “Il grande drago (….) seduce tutta la terra abitata”)
Il Drago
minaccia di eliminare con la morte (divorare) il Messia:”Il drago si pose
davanti alla donna (…) in modo da divorare il bambino appena lo avesse
partorito” (12,4)
b)
Risuscitamento: inizio della realtà escatologica (definitiva) per il Messia
Gesù e per la sua Comunità
Questa “assunzione” è la
sottrazione allo sheol (cfr At
2,24.27.31), che costituisce Gesù come Messia secondo lo Spirito (Rm 1,4): “Il
figlio fu rapito verso Dio e verso il suo trono” (12,5). Per questo Luca parla
di “essere tolto” (cfr Lc 24,51; At 1,9-10) a differenza di Matteo che vede il
Cristo sempre con noi (Mt 28,20).
L’Apocalisse
(5,6) usando un’immagine plastica fa la sintesi dei due momenti: l’Agnello è
ritto in piedi, benché sgozzato
II – Richiami
biblici al Mistero pasquale
Il “Servo di
YHWH” in Isaia può essere visto come un modello della vicenda dolorosa ma
salvifica dell’Agnello: sofferenza (12,14; 53,2-3.7-8), sofferenza vicaria
(12,4-6.11.12), sofferenza riscattatrice di se stesso (52,13; 53,11) e redentrice della posterità
(53,10.12)
Il trionfo di
Cristo Agnello (cfr il IV vangelo) sconfigge e detronizza (cfr Is 14,15) il
Drago (cfr Lc 10,18), mediante il sacrificio della sua vita (sangue) e la “martyrìa” dei suoi discepoli. E’ la
costante legge della storia della salvezza: mentre l’uomo s’insuperbisce nella
sua auto-deificazione (vedi il “salirò fino al cielo” di Is 14,13; vedi all’opposto il “salgo al Padre
mio” di Gv 20,17), il piano di Dio si realizza nell’esaltazione del più mite e
umile degli animali, l’agnello (sembra di sentire qui un’eco dell’inno
proto-cristiano di Fil 2,6-11)
Il simbolico
cap. 12 di Giovanni, riassuntivo del dramma del Getsemani, ci fa comprendere
come la morte e il sottrarsi al nostro sguardo (vv. 24. 36) di Gesù sono
seguiti dalla sua glorificazione-elevazione (vv. 23. 28. 32) e dall’espulsione
di Satana (v. 31)
III - Frutto
del Mistero pasquale
La Donna a partire dal v. 6 è
il Popolo dell’alleanza escatologica, definitiva, cioè il Popolo di Dio
in Cristo, nato col Mistero
pasquale, costituito dall’insieme dei credenti sia provenienti dall’ebraismo
sia dal paganesimo; la
Comunità del Messia, pellegrinante e perseguitata sulla
terra, ma anche da Dio resa invincibile, in quanto sottratta da Dio ad ogni
“colpo” mortale (cfr Mt 16,18)
San Paolo ci
insegna infatti che la Chiesa
di Cristo è a pieno titolo Popolo di Dio, come lo è il Popolo delle prime
alleanze (Rm 9,4-8; Gal 3,6.29; 4,28, 6,16)
“La donna
fuggì nel deserto dove Dio le ha preparato un rifugio perché vi fosse nutrita….”
(12,.6; vedi la ripresa nell’esecuzione sulla terra nel v. 14)
Quadro B (vv. 7-12)
In questa
scena la lotta tra la Donna
e il Serpente genesiaco è letta come la lotta tra Michele e il Drago e tra gli
angeli dell’uno e dell’altro.
Nella mentalità della Bibbia
Michele, il capo del Popolo d’Israele (Dn 10,21; 12,1), viene visto anche come
rappresentante di questo, quasi ricorrendo alla struttura di pensiero semitico che
si chiama “personalità corporativa”. Gli angeli “combattenti” sono facilmente avvicinabili
alle due “discendenze” di cui parla Gen 3,15
a) Come
conseguenza della vittoria del Messia, il Drago è detronizzato e scagliato
sulla terra: “Il grande drago (….) fu precipitato sulla terra e con lui anche i
suoi angeli” (12,7-9)
b) La scena è
riferita anche in un solenne cantico (12,10-12) - paragonabile al “coro” della
tragedia greca – che echeggia con mille armonici come nella cupola di una
cattedrale gotica.
E’ una
pericope importante perché compaiono i due titoli: Cristo e Agnello. Inoltre i “fratelli”
cristiani vincono il Drago con la loro martyrìa
fino alla morte
“Guai a voi,
terra e mare” (12,12) sembra essere un’anticipata minaccia delle lotte
provocate dalla duplice Bestia, quella del mare e quella della terra (c. 13). Vi
si può vedere anche, nel processo e condanna a morte di Gesù (riportato da
tutti gli evangeli), l’aiuto prestato a Satana dal potere politico e religioso.
La liturgia
latina ha ripresentato questo dramma nella sequenza “Victimae paschali”: Mors et vita duello conflixere mirando.
Quadro C (vv. 13-17)
a) Sulla terra si realizza storicamente la
vicenda descritta nei quadri precedenti.
Il Drago
perseguita la Donna
- intesa come la Comunità
del Popolo dell’alleanza definitiva (12,13-16) – ma non può inferirle il “colpo”
mortale, in quanto protetta da Dio; devia allora la sua lotta contro “il resto
della sua discendenza…..” (12,17), perseguitando cioè per tutta la storia i
cristiani. (la cui martyrìa richiama
quella vissuta dai “fratelli” (v. 11)
La comunità
messianica, privata del suo Capo, si disperde, è perseguitata e trova rifugio
nel deserto, dove viene nutrita da Dio (cfr ali in Es 19,4; Dt 32,11 e manna in
Es 16)
b) Di questo
Popolo cristiano Maria è stata proclamata madre dal Messia morente (cfr Gv 19,26-27).
Colei che fu madre del “corpo” del Gesù terreno, col Mistero pasquale assume la
missione di madre del “corpo” di Cristo che è la Chiesa.
Quadro D (12,18 – 13,18)
Secondo
alcuni, il Drago forma la triade che si oppone a Cristo e alla Chiesa con due mostri,
o “bestie”:
- la Bestia che viene dal mare,
simbolo del potere politico dello stato (cfr 17,10-14), che può
incarnarsi sia nell’impero romano (per cui la gematria – ebraico: gimatriah -
interpreta il misterioso numero 666 con le lettere di “Cesare dio”, o simili),
sia nel potere di Pilato esercitato nella condanna di Gesù;
- la Bestia che viene dalla
terra, simbolo del potere religioso, che si incarna sia nell’idolatria
imposta dall’impero romano (culto imperiale), sia nel potere del Sinedrio giudaico
(falso profeta) esercitato nella condanna di Gesù; oppure in una nuova faccia
del potere politico (questa bestia siede, o ha potere, sulla prima). L’autore
sacro ci rassicura che l’auto-divinizzazione titanica dell’uomo è assurda in
quanto la bestia, benché potente (qualcuno nella gematria interpreta le tre
lettere numeriche come Titano), ha un numero d’uomo; e quindi alla fine sarà
sottomessa da Cristo vincitore.
L’ineluttabilità
della persecuzione nell’oscuro passo 13,9-10 fa pensare alla decisione inesorabile
(in-exorabilis, non piegabile con
suppliche) di Dio, tale da escludere l’efficacia della nostra preghiera (cfr Ger
15,2; 43,11). Dio lascia libero Satana per un lungo periodo della storia (Ap
20,7-8). La sconfitta del male e il trionfo finale del bene si avranno solo nel
cielo (Ap 21-22).
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