domenica 14 aprile 2013

Interpretare i Vangeli


COME LEGGERE I VANGELI

Premesse

Pochi si sono accorti della “rivoluzione copernicana” attuata dal Magistero della Chiesa, soprattutto nel Concilio Vaticano II
E si continua a proporre una lettura evangelica agli adulti come si faceva per i bambini della prima Comunione (compito certamente più facile ed esclusivo di problemi, che però sta alla base di molti abbandoni degli adulti)
Consideriamo soprattutto i tre vangeli Sinottici, escludendo però il vangelo dell’infanzia di Matteo e di Luca.

Falsi presupposti di partenza e falsi criteri applicativi

La divina ispirazione della Scrittura viene ancora considerata come “dettatura meccanica”, concepita come atto “categoriale” di Dio (con intervento immediato, come agiscono le creature).

Si considerano i vangeli come i primi scritti ispirati che ci riportano i detti-fatti di Gesù, cronologicamente vicinissimi a lui. Senza tener conto che il primo annuncio di fede essenzialmente cristiana fu il “kerygma” della Morte-Risurrezione, seguito dalle prime lettere di Paolo. Senza comprendere che la conoscenza di Gesù da parte dei discepoli (e in seguito della Chiesa apostolica e sub-apostolica) fu  progressiva e graduale

Si considerano i vangeli, scritti religiosi da semiti venti secoli fa, come se fossero racconti storici, scritti da contemporanei storici profani del mondo occidentale.

Si concepiscono i vangeli come testi di facile e curiosa  ricerca dei detti-fatti di Gesù come cronaca giornalistica. Per cui un evangelista ci rapporta su quello che non ha scritto l’altro. Mentre gravemente si trascura di mettersi in impegnativo e religioso ascolto del messaggio proposto da Gesù: sulla funzione del Popolo d’Israele e sul Messia, sulla sua identità e funzione, su Dio, sull’uomo, sul cristiano, sulla salvezza, sulla vita religiosa e morale….

Il messaggio di Gesù sarebbe quindi sprovvisto di qualsiasi sviluppo nella trasmissione. Mentre il “metodo della scuola delle forme” (finalmente approvato dalla costituzione Dei verbum, n. 19; dove viene sostituita la parola “verità” alla consueta “inerranza”) - aumentando la considerazione della funzione della Chiesa - ci fa passare attraverso tre stadi: detti-fatti di Gesù / predicazione delle comunità primitive / vangeli scritti. Quindi i vangeli pongono sulla bocca di Gesù frasi di fede che i discepoli avrebbero compreso solo con la luce della Risurrezione-Pentecoste. La funzione della Chiesa è inoltre esaltata dall’unico criterio esterno dell’ispirazione: l’accettazione di un libro nel Canone biblico (che esclude le fantasticherie degli apocrifi)

Si pensa che la figura impareggiabile di Gesù di Nazaret sia facilmente comprensibile e uniforme nei vari evangelisti; mentre Matteo ci presenta il Messia atteso e il Maestro della nuova fede, Luca invece il Redentore misericordioso e il Maestro di vita morale. Quindi ogni vangelo ha la “sua” Cristologia (Trascuriamo in questa sede l’esame del vangelo di Giovanni che, in un contesto di cultura ellenistica – potremmo dire di “vera gnosi” cioè di vera conoscenza [vedi Ireneo, Adversus haereses] -  ci presenta superlativamente la gloria del Figlio di Dio manifestato nella “carne” cioè nell’umanità debole e mortale).

E’ superato da secoli il metodo di unificare i vangeli, come fecero Taziano e Ammonio nel “Diatessàron” (cioè tratto dai quattro), in quanto non accettabile né sotto l’aspetto storico né interpretativo. Prova ne sia che Luca raccoglie la preminente parte del suo materiale su uno schema di un “grande viaggio” verso Gerusalemme (cc. 9-19), Matteo invece sotto lo schema dei cinque grandi discorsi (paragonabili ai cinque libri del Pentateuco di Mosè). Come oggi è superata la Sinossi fondata solo un evangelista, come quella del grande innovatore biblista del XIX secolo, M-J Lagrange (nel caso: su Luca).

Basta una lettura pia, in pratica discontinua e disattenta, dei singoli brani di testi, senza alcun confronto tra le diversità disseminate. Si corre il rischio di fraintendere il messaggio, cioè di prendere come Parola di Dio quello che è l’interpretazione tradizionale del catechista. Portiamo qualche esempio: l’agonia del Getsemani, causata dalla visione dei nostri peccati, la flagellazione come spaventosamente presentata dai film di cassetta

Portiamo un’elencazione dei maggiori detti-fatti  che, nel corpo centrale dei Sinottici; risultano diversi: la genealogia di Gesù, il discorso “della montagna” col Pater, le parabole, la funzione promessa a Pietro, i discorsi sulle ultime realtà (di Gerusalemme e del mondo), la collocazione dell’ultima Cena e l’istituzione dell’Eucaristia, il racconto della Passione, le cosiddette “sette parole”, il giorno della Crocefissione (che per i Sinottici coincide con la Pasqua ebraica, per Giovanni con la parasceve del “grande giorno”), i racconti delle apparizioni del Risorto.

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