COME LEGGERE I
VANGELI
Premesse
Pochi si sono accorti della
“rivoluzione copernicana” attuata dal Magistero della Chiesa, soprattutto nel
Concilio Vaticano II
E si continua a proporre una
lettura evangelica agli adulti come si faceva per i bambini della prima
Comunione (compito certamente più facile ed esclusivo di problemi, che però sta
alla base di molti abbandoni degli adulti)
Consideriamo soprattutto i tre
vangeli Sinottici, escludendo però il vangelo dell’infanzia di Matteo e di
Luca.
Falsi presupposti di partenza e falsi criteri applicativi
La divina ispirazione della
Scrittura viene ancora considerata come “dettatura meccanica”, concepita come
atto “categoriale” di Dio (con intervento immediato, come agiscono le creature).
Si considerano i vangeli come i
primi scritti ispirati che ci riportano i detti-fatti di Gesù, cronologicamente
vicinissimi a lui. Senza tener conto che il primo annuncio di fede
essenzialmente cristiana fu il “kerygma” della Morte-Risurrezione, seguito
dalle prime lettere di Paolo. Senza comprendere che la conoscenza di Gesù da
parte dei discepoli (e in seguito della Chiesa apostolica e sub-apostolica)
fu progressiva e graduale
Si considerano i vangeli, scritti
religiosi da semiti venti secoli fa, come se fossero racconti storici, scritti
da contemporanei storici profani del mondo occidentale.
Si concepiscono i vangeli come
testi di facile e curiosa ricerca dei detti-fatti di Gesù come
cronaca giornalistica. Per cui un evangelista ci rapporta su quello che non ha
scritto l’altro. Mentre gravemente si trascura di mettersi in impegnativo e
religioso ascolto del messaggio
proposto da Gesù: sulla funzione del Popolo d’Israele e sul Messia, sulla sua
identità e funzione, su Dio, sull’uomo, sul cristiano, sulla salvezza, sulla
vita religiosa e morale….
Il messaggio di Gesù sarebbe
quindi sprovvisto di qualsiasi sviluppo nella trasmissione. Mentre il “metodo
della scuola delle forme” (finalmente approvato dalla costituzione Dei verbum,
n. 19; dove viene sostituita la parola “verità” alla consueta “inerranza”) -
aumentando la considerazione della funzione della Chiesa - ci fa passare
attraverso tre stadi: detti-fatti di Gesù / predicazione delle comunità
primitive / vangeli scritti. Quindi i vangeli pongono sulla bocca di Gesù frasi
di fede che i discepoli avrebbero compreso solo con la luce della
Risurrezione-Pentecoste. La funzione della Chiesa è inoltre esaltata dall’unico
criterio esterno dell’ispirazione: l’accettazione di un libro nel Canone
biblico (che esclude le fantasticherie degli apocrifi)
Si pensa che la figura
impareggiabile di Gesù di Nazaret sia facilmente comprensibile e uniforme nei
vari evangelisti; mentre Matteo ci presenta il Messia atteso e il Maestro della
nuova fede, Luca invece il Redentore misericordioso e il Maestro di vita
morale. Quindi ogni vangelo ha la “sua” Cristologia (Trascuriamo in questa sede
l’esame del vangelo di Giovanni che, in un contesto di cultura ellenistica –
potremmo dire di “vera gnosi” cioè di vera conoscenza [vedi Ireneo, Adversus
haereses] - ci presenta superlativamente
la gloria del Figlio di Dio manifestato nella “carne” cioè nell’umanità debole
e mortale).
E’ superato da secoli il metodo
di unificare i vangeli, come fecero Taziano e Ammonio nel “Diatessàron” (cioè
tratto dai quattro), in quanto non accettabile né sotto l’aspetto storico né
interpretativo. Prova ne sia che Luca raccoglie la preminente parte del suo
materiale su uno schema di un “grande viaggio” verso Gerusalemme (cc. 9-19),
Matteo invece sotto lo schema dei cinque grandi discorsi (paragonabili ai
cinque libri del Pentateuco di Mosè). Come oggi è superata la Sinossi fondata solo un
evangelista, come quella del grande innovatore biblista del XIX secolo, M-J
Lagrange (nel caso: su Luca).
Basta una lettura pia, in pratica
discontinua e disattenta, dei singoli brani di testi, senza alcun confronto tra
le diversità disseminate. Si corre il rischio di fraintendere il messaggio,
cioè di prendere come Parola di Dio quello che è l’interpretazione tradizionale
del catechista. Portiamo qualche esempio: l’agonia del Getsemani, causata dalla
visione dei nostri peccati, la flagellazione come spaventosamente presentata
dai film di cassetta
Portiamo un’elencazione dei
maggiori detti-fatti che, nel corpo
centrale dei Sinottici; risultano diversi: la genealogia di Gesù, il discorso
“della montagna” col Pater, le parabole, la funzione promessa a Pietro, i
discorsi sulle ultime realtà (di Gerusalemme e del mondo), la collocazione
dell’ultima Cena e l’istituzione dell’Eucaristia, il racconto della Passione,
le cosiddette “sette parole”, il giorno della Crocefissione (che per i
Sinottici coincide con la
Pasqua ebraica, per Giovanni con la parasceve del “grande
giorno”), i racconti delle apparizioni del Risorto.
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