sabato 23 febbraio 2013

Fede nemica della Scienza?


SCIENZA  E  FEDE


Se questo è il tema principale di questa tavola rotonda (Mendel Day), credo che debba essere completato da quello studio del dato di Fede, che è la Teologia.

Vediamo dapprima come noi critichiamo il darwinismo classico: chiediamo che vengano separate le sue acquisizioni scientifiche dai principi filosofici basilari; che portano all’agnosticismo religioso e allo scientismo.

Dobbiamo chiederci per un vero dialogo paritetico (e produttivo): che cosa nel dato della Rivelazione-Fede ebraico-cristiana dobbiamo conservare con sacralità, e quali presupposti (che possono diventare pregiudizi), che stanno alla base della nostra comprensione del dato, dobbiamo abbandonare? Altrimenti  ciascuno prende di mira le espressioni più antiquate dell’avversario.

Prendiamo in esame l’ermeneutica della Bibbia
Fino alla metà del 1900 era comune pensare in chiave fondamentalstica:
-         è solo Parola di Dio e in nessuna misura parola degli agiografi
-         è scritta sotto “dettatura meccanica” (e questo porta vicino al “concordismo” per Gen 1 e a un letteralismo estremo, come nella lettura del Corano)
Cosicché cerchiamo i fatti (la cronaca) e trascuriamo il messaggio soggiacente, che è eminentemente salvifico.

Ma sono intervenuti due documenti esemplari di quel grande innovatore che fu Pio XII: Humani generis del 1950, Divino afflante Spiritu del  1943 (completato dal conciliare Dei Verbum, del 1965)

Dobbiamo affermare con forza e chiarezza queste tre regole.

1 – La Bibbia non è un libro di storia (vista con gli occhi degli uomini), ma è essenzialmente “storia sacra”
Mentre noi mediterranei abbiamo colto la dimensione ontologica e statica (vedi per esempio alcuni libri greci dell’AT e in seguito tutti i concili del primo millennio), la mentalità semitica, nella quale è stata composta la maggior parte del resto della Bibbia, si esprime coll’azione e la storia; che però nella Bibbia è sempre storia della salvezza. Coll’esodo Dio salva trionfalmente il suo popolo, ma di queste vittorie si trovano piccolissimi segni nella storia egiziana
La Bibbia presenta una narrazione pre-scientifica, che usa il linguaggio simbolico (vedi il modello mirabile delle parabole). Un esempio: la donna ricavata dalla costola dell’uomo.
Quindi si possono individuare errori storici (es. in Daniele) e anche geografici (una città che nessuno studioso conosce, Betulia: Gdt 4,7).

2 – La Bibbia non è un testo di scienze della natura, e la sua comprensione dei fenomeni era figlia del suo tempo
            Il riformatore Lutero era d’opinione che il serpente, prima della condanna divina, avesse camminato sulle zampe.
Era inutile e infantile chiedersi, nel libro di Giona, come poteva il cetaceo inghiottire e non digerire il profeta. Si trascurava il messaggio religioso, che parlava della misericordia di Dio e dell’apertura della religione ebraica alle altre religioni
Un esempio da non imitare è lo zelo dei troppi “creazionisti” (lettura letteralissima dei primi capitoli della Genesi) che spopolano in America.
Ciò fa vedere quanto G. Galilei aveva capito le regole dell’ermeneutica biblica in misura ben superiore alla comprensione dei suoi giudici ecclesiastici. Si pensi che nel XVII secolo “Terra in aeternum stat”(Qo 1,4: rimane nel tempo, mentre cambiano gli uomini) s’interpretava così: la terra rimane immobile e il sole ruota.

3 – La Bibbia non contiene uno sviluppo delle scienze antropologiche
Interessa non la struttura dell’uomo, ma l’uomo salvato (la sua chiamata alla salvezza). La visione greca era dualistica (Platone), quella biblica è sintetica. Un esempio: “psyché” significa primariamente “vita” e solo secondariamente “anima” (l’Io dell’uomo).
Non si capiva che la persona (quindi la relazionalità spirituale) dell’uomo era la premessa all’Alleanza con Dio, che è il filo rosso di tutta la Bibbia

                                                                                  Antonio Contri

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