SCIENZA E FEDE
Se questo è il
tema principale di questa tavola rotonda (Mendel Day), credo che debba essere
completato da quello studio del dato di Fede, che è la Teologia.
Vediamo
dapprima come noi critichiamo il darwinismo
classico: chiediamo che vengano separate le sue acquisizioni scientifiche dai principi
filosofici basilari; che portano all’agnosticismo religioso e allo scientismo.
Dobbiamo
chiederci per un vero dialogo paritetico (e produttivo): che cosa nel
dato della Rivelazione-Fede ebraico-cristiana
dobbiamo conservare con sacralità, e quali presupposti (che possono
diventare pregiudizi), che stanno alla base della nostra comprensione del dato,
dobbiamo abbandonare? Altrimenti ciascuno prende di mira le espressioni più
antiquate dell’avversario.
Prendiamo in
esame l’ermeneutica della Bibbia
Fino alla metà del 1900 era
comune pensare in chiave fondamentalstica:
-
è solo Parola di Dio e in nessuna misura parola degli
agiografi
-
è scritta sotto “dettatura meccanica” (e questo porta vicino
al “concordismo” per Gen 1 e a un letteralismo estremo, come nella lettura del
Corano)
Cosicché cerchiamo
i fatti (la cronaca) e trascuriamo il messaggio soggiacente, che è
eminentemente salvifico.
Ma sono
intervenuti due documenti esemplari di quel grande innovatore che fu Pio XII: Humani generis del 1950, Divino afflante Spiritu del 1943 (completato dal conciliare Dei Verbum, del 1965)
Dobbiamo affermare con forza e
chiarezza queste tre regole.
1 – La Bibbia non è un libro di storia (vista con gli occhi degli
uomini), ma è essenzialmente “storia sacra”
Mentre noi
mediterranei abbiamo colto la dimensione ontologica e statica (vedi per esempio
alcuni libri greci dell’AT e in seguito tutti i concili del primo millennio),
la mentalità semitica, nella quale è stata composta la maggior parte del resto
della Bibbia, si esprime coll’azione e la storia; che però nella Bibbia è
sempre storia della salvezza. Coll’esodo Dio salva trionfalmente il suo
popolo, ma di queste vittorie si trovano piccolissimi segni nella storia
egiziana
La Bibbia presenta una
narrazione pre-scientifica, che usa il linguaggio simbolico (vedi il modello
mirabile delle parabole). Un esempio: la donna ricavata dalla costola
dell’uomo.
Quindi si possono
individuare errori storici (es. in Daniele) e anche geografici (una città che
nessuno studioso conosce, Betulia: Gdt 4,7).
2 – La Bibbia non è un testo di scienze
della natura, e la sua comprensione
dei fenomeni era figlia del suo tempo
Il
riformatore Lutero era d’opinione che il serpente, prima della condanna divina,
avesse camminato sulle zampe.
Era inutile e
infantile chiedersi, nel libro di Giona, come poteva il cetaceo inghiottire e
non digerire il profeta. Si trascurava il messaggio religioso, che
parlava della misericordia di Dio e dell’apertura della religione ebraica alle
altre religioni
Un esempio da
non imitare è lo zelo dei troppi “creazionisti” (lettura letteralissima dei
primi capitoli della Genesi) che spopolano in America.
Ciò fa vedere
quanto G. Galilei aveva capito le regole dell’ermeneutica biblica in misura ben
superiore alla comprensione dei suoi giudici ecclesiastici. Si pensi che nel
XVII secolo “Terra in aeternum stat”(Qo
1,4: rimane nel tempo, mentre cambiano gli uomini) s’interpretava così: la
terra rimane immobile e il sole ruota.
3 – La Bibbia non contiene uno
sviluppo delle scienze antropologiche
Interessa non
la struttura dell’uomo, ma l’uomo salvato
(la sua chiamata alla salvezza). La visione greca era dualistica (Platone),
quella biblica è sintetica. Un esempio: “psyché”
significa primariamente “vita” e solo secondariamente “anima” (l’Io dell’uomo).
Non si capiva
che la persona (quindi la relazionalità spirituale) dell’uomo era la premessa
all’Alleanza con Dio, che è il filo rosso di tutta la Bibbia
Antonio
Contri
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