SUL BATTESIMO
I
Sul metodo dialogico
Non dobbiamo assolutizzare alcuna
espressione storica della Fede; perché la comprensione della Fede si fonda
sulla Chiesa apostolica (continuità), ma anche cammina nella storia
(innovazione).
Quale tono dobbiamo usare nel
dialogo coi fratelli cristiani non cattolici, che presentano alcune diversità
nei confronti della nostra teologia del Battesimo?
a) Sul confronto coi cristiani
orientali, che fanno centro sulla “divinizzazione”.
Non dobbiamo guardare alle
divisioni del fratelli nella Fede, ma separati nella sua espressione; noi e
loro insieme dobbiamo piuttosto guardare alla fonte unica della Rivelazione,
che è contenuta nella Scrittura interpretata dalla Comunità cristiana di ogni
tempo, col magistero dei suoi pastori e teologi.
b) Sul confronto coi cristiani
“protestanti”, che fanno centro sul riscatto-redenzione.
Lutero – che aveva la
caratteristica di isolare una parte di verità e di misconoscere le altre parti (logica
dell’aut aut) - aveva dato, probabilmente per certe cristallizzazioni della
teologia medievale, un’interpretazione “pessimistica” della situazione
dell’uomo peccatore: la sua natura è fondamentalmente corrotta; tanto da negare
il libero arbitrio. Il Concilio di Trento ha contrapposto l’affermazione delle
altre parti contenute nella grande Tradizione.
II
Sulla “giustificazione”
Nella lettera ai Romani 5,12-21
(e soprattutto nel cap. 7) S. Paolo usa espressioni che a noi paiono
fortissime, secondo le quali il peccato abita nell’uomo; il quale può esserne
liberato soltanto dalla Grazia di Cristo
Adamo è visto in opposizione al
ruolo di Cristo, pur essendo sua “figura” (immagine), con la conseguente
contrapposizione tra questi binomi: peccato e grazia, condanna e
giustificazione (riammissione del peccatore nel giusto rapporto con Dio), morte
e vita “eterna” (cioè divina) ora e nel futuro.
La traduzione latina di Rm 5,12
che aveva in mano S. Agostino (e quindi i padri del Concilio di Trento) non
rendeva il senso vero del testo greco, che significa: uno solo ha peccato e
perciò tutti muoiono (soprattutto nello spirito) “poiché (non: nel quale) tutti
hanno peccato”.
In Rm 8,14-17 dopo aver trattato
della vita nello Spirito, si attribuisce a questa Persona divina l’opera della
nostra filiazione.
III
Come l’uomo creato da Dio
diviene suo figlio
Gen 1,26-27; 5,1; 9,6 parla
dell’uomo “creato” da Dio come sua immagine/somiglianza. Si tratta di comunicazione
dell’essere, di un rapporto tra differenti: un Essere eterno e assoluto ha dato
origine all’essere mortale e razionale (mentre Adamo “genera” altri uomini a
lui uguali: 5,3).
Col Battesimo e la
Fede Dio “genera” l’uomo come figlio, a uno
stato di vita superiore: il Padre ci genera figli per mezzo del Figlio
unigenito/primogenito nello Spirito santo; per cui siamo introdotti nella sua
vita divina (“eterna”) trinitaria . Vedi Gal 4,4-6.
IV
Sul Battesimo, sacramento
della Fede e della conversione
La concezione degli Orientali
presenta una teologia battesimale più “positiva” della nostra.
S. Paolo in Rom 6,3-4 afferma che
noi siamo “immersi” (battezzati) e persino sepolti nella morte di Cristo, per
essere risuscitati a vita nuova. Nella nota a 6,4 la Bibbia di Gerusalemme dà
una sintesi dei tre aspetti del Battesimo: simbolismo di morte/risurrezione,
lavacro che purifica, nuova nascita, illuminazione (Come si può notare, la
liberazione dal peccato è solo uno degli aspetti). Altri aggiungono:
incorporazione nella Chiesa, corpo di Cristo. Nota. Autori cattolici
sicuri come Louis Bouyer trattano del Battesimo senza accennare al peccato
originale.
S: Giovanni in 1, 12-13. 18 dice
che noi, in similitudine al Figlio unigenito, siamo generati da Dio. In 3,3-8
parla di nascere dall’alto (o: di nuovo), da acqua e Spirito; al v. 16 dice che
il Padre ha dato il suo Figlio unigenito perché noi abbiamo la vita “eterna”,
cioè la sua vita.
Il Battesimo cristiano – sul
modello della “epifania” seguita a quello di Gesù (voce del Padre che riconosce
il Figlio nella presenza dello Spirito) - un sacramento eminentemente trinitario: Mt
28,19.
Rm 6,4.11 congiunge indissolubilmente
il Battesimo alla conversione, cioè al cambiamento di vita (cfr Mt 3,8 per il
battesimo di Giovanni).
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