SORGENTI DEL
RIDUZIONISMO ANTROPOLOGICO
L’età d’oro
del Medioevo (si pensi a Dante) viveva essenzialmente di questa sintesi: l’uomo
è una meraviglia in quanto “pianeta” che ruota attorno a Dio
Nel Rinascimento si opera una
rivoluzione “copernicana”, quando la filosofia occidentale prende due vie
parallele:
- Pico della Mirandola: L’uomo, in quanto collocato nella natura da Dio che è “spirito”, è posto al confine di due mondi: della natura e dello spirito
- Leonardo da Vinci si dedica con enorme successo alla ricerca sulla natura, lasciando i discorsi sull’anima “alla mente de’ frati”.
In quest’ultima posizione – che
recupera la sintesi del paganesimo - l’uomo, mancando di un asse, si riduce a
ruotare su se stesso, quindi senza un orientamento se non quello autoreferenziale
Gli
illuministi – preceduti da Spinoza che tende a confondere Dio con la Natura - in maggioranza
vengono a prediligere questa stessa impostazione culturale.
Il “dio” volterriano è un
impersonale “orologiaio”; quello dei suoi tardi epigoni è un essere “inutile”, “superfluo”
(Hawking), ininfluente nelle vicende umane (filosofia pagana)
L’uomo sale così sulla predella
dei “creatore” e dominatore unico di ogni realtà
Il danno non è
primariamente quello che alla fine elimina la religione (specialmente quella
rivelata), ma quello che decostruisce l’immagine dell’uomo, della natura
specificamente umana.
Viene ritenuto inutile e vana
speculazione ciò che si riconduce al “personalismo”. Tutta la realtà è ridotta
a “cosa” né autocosciente né libera ed è soggetta alla legge dello scientismo
positivista di orientamento anglosassone, che funziona benissimo nella
comprensione del mondo fisico. Si entra così nel dominio del determinismo, che
ignora lo spirituale e la libertà. La
visione totalizzante della metafisica viene considerata un risibile anacronismo
culturale
Quindi ciò che si realizza al
presente, anche nell’ambito della conoscenza, è necessariamente migliore (più
evoluto) delle realizzazioni del passato.
Applicando
queste teorie a ciò che è più specificamente umano, si segue la corrente
di un fiume che degrada verso “quota zero” con interconnesse diverse cateratte
Per una prima corrente:
- Non esistono “valori” orientativi che fissino dei confini precedentemente all’intervento dell’uomo; anzi si proclama legittimo tutto quello che è possibile fare
- La libertà assoluta (dall’etimologia latina “ab-soluta”) è priva di orizzonte finalizzato: è come una barca senza timone…, come un esploratore senza bussola…, come un computer potentissimo senza “spiritualità”; non c’è infatti libertà veramente umana senza responsabilità
- Questa libertà è finalizzata a puro interesse del singolo, ignorando la dimensione relazionale della responsabilità (il drogato che dice: Chi m’impedisce di togliermi la vita? Quale danno faccio agli altri?)
- Nella mentalità “radicale” ogni desidero è trasmutato in diritto (per es: superare con ogni mezzo il concorrente in commercio; eliminare il feto non desiderato)
- Il diritto è ridotto a “diritto di consumare”, “diritto di godere”; i diritti sono rivendicati senza i doveri; nessuno si arrischia a educare ad una necessaria “cultura della rinuncia”; occorre infatti passare dalla cultura dei diritti a quella della responsabilità.
Per una seconda corrente:
- L’amore veramente umano – che rappresenta un’equilibrata sintesi del dionisiaco e dell’apollineo – viene ridotto ad esercizio fisico
- Una sessualità senza una norma derivata dalla concezione fisico-spirituale dell’uomo ci avvicina molto al regno animale, dove non esiste libertà
- Il matrimonio – abitazione dell’amore duraturo – viene considerato una zavorra ereditata dal passato
- La famiglia monogamica e bisessuale – non solo socialmente ma anche antropologicamente necessaria – viene considerata un’insopportabile schiavitù (ignorando le diverse relazioni e il servizio del “più debole”), ma la sua crisi conduce alla fine della società
- la società civile – elemento “naturale” e non esclusivamente contrattuale – è sottoposta soltanto alla libertà più arazionale.
Possiamo trovare una conferma a
queste considerazioni di colore purtroppo pessimistico:
- Molti autori parlano di crisi della (nostra) civiltà
- Altri giungono al suicidio o mettono persino nei loro titoli le parole più pessimistiche: Noia, Nausea…
- Le due maggiori rivoluzioni – quella liberale consumistica e quella socialmente utopica – nonostante le promesse, non hanno ottenuto né la libertà e il benessere né la giustizia e l’equità e hanno portato alla crisi strutturale di cui siamo schiavi
- In questa fase dello “sviluppo illimitato” (vedi il balletto “Excelsior” della “belle époque”) l’uomo risulta più solo (soggettivismo individualistico) nell’universo privo di asse, e più insignificante (assurdo) nella storia priva di senso.
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Appendice storico-filosofica
(Da uno saggio di B. S. Gregory)
Nonostante le buone intenzioni
originarie, la Riforma
protestante, partendo dal “Sola Scriptura” e dal “libero esame” della medesima,
ha introdotto, a partire dagli USA, il soggettivismo nella nostra cultura: la
religione è riducibile a sentimento soggettivo (e quindi privato) e si pone in
totale contrasto con la cultura e la scienza. Lo scetticismo proclama
l’impossibilità di dare risposte adeguate alle “domande sulla vita”, che in una
società efficientista e superficiale non si devono nemmeno porre
Secondo questa impostazione, è
possibile fare le affermazioni più contraddittorie sulla verità. “La verità è
qualcosa che è vera per te. I valori sono qualsiasi cosa tu reputi tale”
In USA la morale è ridotta alla
legge; basta rispettare la legge. Ma i diritti non si possono scoprire con la
scienza. “La scienza smonta le cose per capire come funzionano; la religione le
mette insieme per vedere cosa significano” (rabbino Sacks).
Appendice letteraria
A proposito della libertà
mettiamo insieme alcuni versi di Dante:
- Beatrice, sul voto: Lo maggior
don….fu della volontà la libertate” (Par. 5,20-22)
- Virgilio dice di Dante a
Catone: “Libertà va cercando ch’è sì cara” (Purg. 1,71)
- Ultime parole di Virgilio, che
espone il suo concetto di quella libertà: “Libero, dritto e sano è tuo
arbitrio” (Purg. 27,140)
Appendice allegorica: L’amore è un albero
Non sbuca misteriosamente per la
caduta di un meteorite, ma nasce dalla sinergia del terreno col seme di altri
alberi
Non può essere normalmente isolato
dal resto del mondo, ma vive di solito in simbiosi con altri alberi
Non è un cespuglio di
meravigliosa ma effimera bellezza, ma è un vivente forte
-
che non deve essere innaturalmente forzato nel
suo sviluppo
-
che, per assicurare un suo equilibrio stabile,
non fa pesare i rami di un lato più di quelli dell’altro
-
che resiste come sempreverde anche al clima
sfavorevole dell’ambiente
-
che non solo ostenta splendidi fiori o bacche,
ma ha raggiunto la maturità donando i suoi frutti
-
che, in caso di eventi negativi, rimane fondato
su un terreno solido e utile per sé e per gli altri
-
che, anche quando invecchia, non cessa di essere
utile (per costruire manufatti, per sorreggere altri alberi….)
Un interessante sviluppo filosofico-teologico di queste idee si può trovare
nell’enciclica di Benedetto XVI “Caritas
in veritate” (29-VI-2009)
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