ONTOLOGIA DELLA
LIBERTA’
I
- E’ necessario prima di tutto sondare l’ontologia dell’uomo.
L’animale e l’uomo, nonostante le
affermazioni positivistiche di alcuni scientisti, hanno due strutture
essenzialmente diverse:
- L’uomo ha l’autocoscienza della relazionalità personale fra un Io e un Tu, che manca nell’animale, il quale vede i suoi simili come “corpi”; per cui è limitante definire l’uomo semplicemente come “animal rationale” (Aristotele), ma piuttosto è più oggettivo intenderlo come un Io che vive e comunica nel mondo mediante una corporeità
- L’uomo ha la consapevolezza di ciò che fa (Bernini aveva conoscenza che il progetto del colonnato proveniva dalla sua intelligenza), mentre l’animale non la possiede (il castoro ha ricevuto inconsapevolmente dal di fuori la progettazione della diga)
- L’uomo è creatore della sua storia sempre nuova (sistema aperto), mentre l’animale vive nella ripetitività senza evolutività culturale (sistema chiuso)
Il “mondo” dell’uomo è duplice:
- Il mondo fisico, contrassegnato dal determinismo
- Il mondo dello spirito, contrassegnato dal libero arbitrio
Per cui i filosofi definiscono
l’uomo “un microcosmo” che lo pone al confine tra due mondi, al confine tra il
finito e l’infinito
Nota
Perché sono in errore
metodologico coloro che rifiutano di accettare qualsiasi dato che superi
l’esperienza sensibile (scientisti) e quindi vedono l’animale come quasi
identico all’uomo e questi come prodotto meglio riuscito dell’evoluzione delle
specie?
Come un chimico non può escludere
che esistano leggi fisiche, così lo scienziato non può escludere che esistano
leggi metafisiche e morali; così come chi conosce le leggi civili non può
escludere l’esistenza di leggi penali, economiche, ecc.
La natura è una realtà complessa,
soprattutto la natura umana.
II
- Istinto e libertà
- L’animale, orientato per natura
a conservare e diffondere la vita e a realizzarsi raggiungendo la piena
efficienza fisica, è determinato a seguire le leggi chimiche, fisiche e della
psicologia animale, le leggi dell’istinto
- L’uomo, consapevole dei valori
spirituali (bontà, giustizia, onestà, cultura, bellezza), si realizza come uomo,
secondo la sua coscienza e la ragione, nelle scelte libere tra il bene e il
male (legge morale naturale) e atte a farci operare in una giusta convivenza
umana (leggi sociali)
Una conseguenza sta nel fatto che
l’animale non agisce mai per fare il male e perciò, seguendo le leggi della sua
natura, non è responsabile delle sue azioni (non si rimprovera al leone di
sbranare la gazzella); mentre l’uomo può sceglier di fare il male per il male
(es. vendetta, sopraffazione e sfruttamento dell’altro, violenza, odio), per
cui esistono in tutti gli stati i codici morali e penali.
Quindi una libertà senza regole
(fisiche o spirituali), che porta al caos o all’invivibilità, è contro natura sia dell’animale sia
dell’uomo: non costruisce ma demolisce. Perciò lo slogan “proibito proibire”,
oppure quello simile “fai quello che vuoi”, è fallace e deleterio. In fondo è
una forma emblematica dell’individualismo egoista: ignora l’esistenza degli
altri e pone l’individuo come norma di tutto.
Il problema della scelta del bene
diventa acuto e fuorviante quando, per l’obnubilamento della coscienza,
tendiamo a un bene parziale e transitorio ritenendolo assoluto e definitivo.
Documentazione
(ricavata da REALE-ANTISERI, Il pensiero occidentale dalle origini a oggi, Ed. La Scuola, volumi I (1987) e
II (1987)
A – Uomo microcosmo
- Niccolò Cusano: L’uomo….è
‘microcosmo’ a due livelli: a) a livello ontologico generale, perché ‘contrae’
in se medesimo tutte le cose (….) e b) a livello ontologico speciale, in
quanto, essendo dotato di mente e di conoscenza, è, dal punto di vista
conoscitivo, ‘implicazione’ delle immagini di tutte le cose (II, 45)
- Pietro Pomponazzi: “Riprende l’idea dell’uomo come ‘microcosmo’ e alcune
idee del celebre ‘manifesto’ di Pico” (II, 61); “Non impropriamente l’uomo è
chiamato Microcosmo, ossia piccolo mondo” (II, 63)
- Leonardo da Vinci: “L’omo è
detto da gli antiqui mondo minore” (II, 104) – NB: E’ comprensibile che a
Leonardo l’idea neoplatonica del parallelismo tra microcosmo e macrocosmo serva
come legittimazione dell’ordine meccanicistico dell’intera natura perché egli
ragiona come scienziato e non come metafisico (ibidem). Così come Bernardino Telesio
può operare una “riduzione
naturalistica” e Tommaso Campanella può parlare del “diverso filosofar mio da
quel di Pico” (ibidem, 110 e 127)
B – L’uomo al confine di due
mondi
- Marsilio Ficino: Concepisce la
struttura metafisica della realtà come successione di gradi decrescenti di
perfezione che egli…. identifica nei
seguenti cinque: Dio, angelo, anima, qualità e materia. Ora i primi due
gradi e gli ultimi due sono nettamente
distinti fra di loro, come mondo intelligibile e mondo fisico, e l’anima
rappresenta il ‘nodo di congiunzione (II, 47). Dice questo seguendo Plotino,
per il quale ci sono…le anime particolari, quelle che ‘scendono’ ad animare i
corpi, gli astri e i viventi tutti (I, 260); L’uomo è fondamentalmente la sua
anima” (….); in tanto la sensazione è possibile in quanto l’anima
inferiore è connessa all’anima superiore
che ha la percezione degli intelligibili puri (I, 262)
- “Pico della Mirandola: L’uomo,
unico fra le creature, è stato posto al confine di due mondi e con una natura
non predeterminata, ma costituita in modo tale che fosse lui stesso a plasmarsi
e scolpirsi secondo la forma prescelta (II, 56)
- Pietro Pomponazzi: L’anima si
trova al primo posto nella gerarchia degli esseri materiali, e quindi, come tale, risulta confinante con gli
esseri immateriali, pertanto risulta ‘media tra gli uni e gli altri” (II, 61)
C - La natura singolare dell’uomo
Aristotele parla dell’intelletto
attivo che ”separato dalla materia, è solamente ciò che appunto è, e questo
solo è immortale ed eterno”, che “viene dal di fuori e solo esso è divino”, che
“è nell’anima e rimane nell’anima” . Quindi in noi c’è una dimensione
metempirica, soprafisica e spirituale. (I, 148s)
D – Autodominio e libertà
- Socrate: L’autodominio (enkràteia) , in sostanza, significa
dominio della propria razionalità sulla propria animalità, significa rendere
l’anima signora del copro e degli istinti legati al corpo. Ben si comprende come
Socrate abbia espressamente identificato la libertà con questo dominio della
razionalità sull’animalità” (….); il nuovo eroe è colui che sa vincere i nemici
interiori (I, 64) )
- Aristotele: La “medietà tra gli
estremi” è un valore in quanto è vittoria della ragione sugli istinti (I,151);
ma il grande filosofo pagano non arriva al concetto di “libero arbitrio” (I,
153), che è la “capacità di emettere “l’atto della volontà guidata
dall’intelletto” (Louis Bouyer)
- Plotino: Libertà è tendere al
Bene (I, 263)
- S. Agostino: La libertà è propria della volontà non della ragione (…)
La ragione può conoscere il bene e la volontà può respingerlo, perché essa (….)
è facoltà differente dalla ragione, avente una propria autonomia rispetto alla
ragione, ancorché ad essa legata. La ragione conosce, la volontà sceglie, e può
scegliere anche l’irrazionale….” (I, 347)
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