martedì 28 agosto 2012

Libertà


ONTOLOGIA DELLA LIBERTA’


I - E’ necessario prima di tutto sondare l’ontologia dell’uomo.

L’animale e l’uomo, nonostante le affermazioni positivistiche di alcuni scientisti, hanno due strutture essenzialmente diverse:
  • L’uomo ha l’autocoscienza della relazionalità personale fra un Io e un Tu, che manca nell’animale, il quale vede i suoi simili come “corpi”; per cui è limitante definire l’uomo semplicemente come “animal rationale” (Aristotele), ma piuttosto è più oggettivo intenderlo come un Io che vive e comunica nel mondo mediante una corporeità
  • L’uomo ha la consapevolezza di ciò che fa (Bernini aveva conoscenza che il progetto del colonnato proveniva dalla sua intelligenza), mentre l’animale non la possiede (il castoro ha ricevuto inconsapevolmente dal di fuori la progettazione della diga)
  • L’uomo è creatore della sua storia sempre nuova (sistema aperto), mentre l’animale vive nella ripetitività senza evolutività culturale (sistema chiuso)

Il “mondo” dell’uomo è duplice:
  • Il mondo fisico, contrassegnato dal determinismo
  • Il mondo dello spirito, contrassegnato dal libero arbitrio
Per cui i filosofi definiscono l’uomo “un microcosmo” che lo pone al confine tra due mondi, al confine tra il finito e l’infinito

Nota
Perché sono in errore metodologico coloro che rifiutano di accettare qualsiasi dato che superi l’esperienza sensibile (scientisti) e quindi vedono l’animale come quasi identico all’uomo e questi come prodotto meglio riuscito dell’evoluzione delle specie?
Come un chimico non può escludere che esistano leggi fisiche, così lo scienziato non può escludere che esistano leggi metafisiche e morali; così come chi conosce le leggi civili non può escludere l’esistenza di leggi penali, economiche, ecc.
La natura è una realtà complessa, soprattutto la natura umana.

II - Istinto e libertà

- L’animale, orientato per natura a conservare e diffondere la vita e a realizzarsi raggiungendo la piena efficienza fisica, è determinato a seguire le leggi chimiche, fisiche e della psicologia animale, le leggi dell’istinto
- L’uomo, consapevole dei valori spirituali (bontà, giustizia, onestà, cultura, bellezza), si realizza come uomo, secondo la sua coscienza e la ragione, nelle scelte libere tra il bene e il male (legge morale naturale) e atte a farci operare in una giusta convivenza umana (leggi sociali)

Una conseguenza sta nel fatto che l’animale non agisce mai per fare il male e perciò, seguendo le leggi della sua natura, non è responsabile delle sue azioni (non si rimprovera al leone di sbranare la gazzella); mentre l’uomo può sceglier di fare il male per il male (es. vendetta, sopraffazione e sfruttamento dell’altro, violenza, odio), per cui esistono in tutti gli stati i codici morali e penali.

Quindi una libertà senza regole (fisiche o spirituali), che porta al caos o all’invivibilità,  è contro natura sia dell’animale sia dell’uomo: non costruisce ma demolisce. Perciò lo slogan “proibito proibire”, oppure quello simile “fai quello che vuoi”, è fallace e deleterio. In fondo è una forma emblematica dell’individualismo egoista: ignora l’esistenza degli altri e pone l’individuo come norma di tutto.

Il problema della scelta del bene diventa acuto e fuorviante quando, per l’obnubilamento della coscienza, tendiamo a un bene parziale e transitorio ritenendolo assoluto e definitivo.


Documentazione
(ricavata da REALE-ANTISERI, Il pensiero occidentale  dalle origini a oggi, Ed. La Scuola, volumi I (1987) e II (1987)

A – Uomo microcosmo
- Niccolò Cusano: L’uomo….è ‘microcosmo’ a due livelli: a) a livello ontologico generale, perché ‘contrae’ in se medesimo tutte le cose (….) e b) a livello ontologico speciale, in quanto, essendo dotato di mente e di conoscenza, è, dal punto di vista conoscitivo, ‘implicazione’ delle immagini di tutte le cose (II, 45)
- Pietro Pomponazzi: “Riprende  l’idea dell’uomo come ‘microcosmo’ e alcune idee del celebre ‘manifesto’ di Pico” (II, 61); “Non impropriamente l’uomo è chiamato Microcosmo, ossia piccolo mondo” (II, 63)
- Leonardo da Vinci: “L’omo è detto da gli antiqui mondo minore” (II, 104) – NB: E’ comprensibile che a Leonardo l’idea neoplatonica del parallelismo tra microcosmo e macrocosmo serva come legittimazione dell’ordine meccanicistico dell’intera natura perché egli ragiona come scienziato e non come metafisico (ibidem). Così come Bernardino Telesio può operare  una “riduzione naturalistica” e Tommaso Campanella può parlare del “diverso filosofar mio da quel di Pico” (ibidem, 110 e 127)

B – L’uomo al confine di due mondi
- Marsilio Ficino: Concepisce la struttura metafisica della realtà come successione di gradi decrescenti di perfezione  che egli…. identifica nei seguenti cinque: Dio, angelo, anima, qualità e materia. Ora i primi due gradi  e gli ultimi due sono nettamente distinti fra di loro, come mondo intelligibile e mondo fisico, e l’anima rappresenta il ‘nodo di congiunzione (II, 47). Dice questo seguendo Plotino, per il quale ci sono…le anime particolari, quelle che ‘scendono’ ad animare i corpi, gli astri e i viventi tutti (I, 260); L’uomo è fondamentalmente la sua anima” (….); in tanto la sensazione è possibile in quanto l’anima inferiore  è connessa all’anima superiore che ha la percezione degli intelligibili puri (I, 262)
- “Pico della Mirandola: L’uomo, unico fra le creature, è stato posto al confine di due mondi e con una natura non predeterminata, ma costituita in modo tale che fosse lui stesso a plasmarsi e scolpirsi secondo la forma prescelta (II, 56)
- Pietro Pomponazzi: L’anima si trova al primo posto nella gerarchia degli esseri materiali, e  quindi, come tale, risulta confinante con gli esseri immateriali, pertanto risulta ‘media tra gli uni e gli altri” (II, 61)

C - La natura singolare dell’uomo
Aristotele parla dell’intelletto attivo che ”separato dalla materia, è solamente ciò che appunto è, e questo solo è immortale ed eterno”, che “viene dal di fuori e solo esso è divino”, che “è nell’anima e rimane nell’anima” . Quindi in noi c’è una dimensione metempirica, soprafisica e spirituale. (I, 148s)

D – Autodominio e libertà
- Socrate: L’autodominio (enkràteia) , in sostanza, significa dominio della propria razionalità sulla propria animalità, significa rendere l’anima signora del copro e degli istinti legati al corpo. Ben si comprende come Socrate abbia espressamente identificato la libertà con questo dominio della razionalità sull’animalità” (….); il nuovo eroe è colui che sa vincere i nemici interiori (I, 64) )
- Aristotele: La “medietà tra gli estremi” è un valore in quanto è vittoria della ragione sugli istinti (I,151); ma il grande filosofo pagano non arriva al concetto di “libero arbitrio” (I, 153), che è la “capacità di emettere “l’atto della volontà guidata dall’intelletto” (Louis Bouyer)
- Plotino: Libertà è tendere al Bene (I, 263)
- S. Agostino: La libertà  è propria della volontà non della ragione (…) La ragione può conoscere il bene e la volontà può respingerlo, perché essa (….) è facoltà differente dalla ragione, avente una propria autonomia rispetto alla ragione, ancorché ad essa legata. La ragione conosce, la volontà sceglie, e può scegliere anche l’irrazionale….” (I, 347)

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