domenica 10 giugno 2012

AMORE COME CRISTALLO


L’AMORE UMANO E’ COME UN CRISTALLO

E’ cioè meraviglioso, ma fragile.

I
E’ una fata morgana concepire l’uomo libero “ab-solute” (cioè sciolto da qualsiasi legame), mentre egli è evidentemente e saldamente ancorato alla sua natura, soggetto ai limiti naturali. Perché – secondo il modello di “uomo nuovo” o “superuomo” proposto disastrosamente dal filosofo Nietzsche - si concepisce come un “dio” al di sopra di qualsiasi limite, in cui la libertà coincide con la volontà di potenza: “puoi fare tutto ciò che vuoi” (anche il male morale o sociale?).

II
Scriveva Antonio Rosmini “L’educazione è rendere l’uomo autore del proprio bene”. Qualcuno ha definito il prete così: un fratello degli uomini che aiuta gli altri a trovare Dio che hanno nel cuore. L’azione culturale ossia educatrice degli organismi (famiglia, scuola, chiesa…) consiste nel far emergere dall’autocoscienza e dalla coscienza di un giovane o ragazzo il meglio delle riflessioni sulla vita; che non è solo bella e buona, ma spesso è disseminata di trabocchetti. Un educatore che non propone ma impone non è degno di questo nome: è un padrone più che un padre. Altro scopo dell’educatore è quello di prevenire - usando la sua maggiore esperienza di vita - le imprevedibili ricadute dannose, e talvolta irreparabili, di un comportamento individuale apparentemente libero, ma oggettivamente imposto dai “poteri forti” della società.

Ora dobbiamo dire che nella società - specialmente l’attuale che è edonistica (guarda solo al piacere)  e consumistica  (guarda solo al guadagno) -  gli orientamenti non sempre sono eticamente accettabili, come qualora si indirizzino gli sforzi a distruggere la struttura della famiglia (che è un valore umano e sociale, prima che religioso) o a diffondere più facilmente il proprio prodotto (per esempio con la pornografia nella stampa, o negli strumenti “visivi”). Purtroppo la persona buona ma non capace di apprezzamento critico è subdolamente portata ad accettare modelli etici o sociali anche deleteri.

III
E’ possibile passare la giovinezza in una tenda da campeggio (ciò che consente un’esperienza forte), ma tutta la vita deve prevedere una casa stabile in muratura (ciò che consente una realtà duratura).
Non tutti colgono la differenza fra “innamoramento” (che può durare dal fidanzamento a pochi anni dopo il matrimonio) e “amore” (che deve essere almeno intenzionalmente orientato a tutta l’esistenza).

L’amore umano è quindi un’esperienza e una realtà che consta della sintesi tra due dimensioni:

1 – AMORE I
E’ un’ ESPERIENZA complessa che si concretizza in
  • libido (o passione)
  • fascinatio (o infatuazione)
Vede il rapporto orizzontale (Io-Tu) della coppia, ma trascura le esigenze globali della natura specificamente umana (per es. i rapporti giuridici con la società in cui si vive) e tende all’autoreferenzialità (accentramento di tutta la realtà sul Sé e sulle sue esigenze) e quindi all’egoismo (soddisfazione personale). E’ un’esperienza fortissima, che tende perciò ad essere esclusiva (ignorare altre dimensioni naturali). Si privilegiano i diritti rispetto ai doveri (come ci impone la cultura attuale).
E’ un’esperienza meravigliosa, ma necessariamente destinata a durare poco (è come uno spettacolo pirotecnico).

2 – AMORE II
E’ una REALTA’ che comporta
  • stabilitas (nella sua costituzione)
  • fecunditas (per la sua continuazione).
Riconosce le esigenze della dimensione verticale. Tende a formare una “con-vivenza” (un vivere insieme) stabile (perdurante anche quando si liquefanno le due forme espressive dell’Amore I), denominata famiglia, destinata naturalmente a “pro-creare” (a dare esistenza secondo la Natura, oppure secondo Dio) i suoi frutti nella generazione di altri individui e nell’instaurazione di altri rapporti, esterni alla coppia. E la botanica insegna che, quando un albero raggiunge la maturità, lascia  staccarsi liberamente i suoi frutti; la psicologia insegna che un individuo, per diventare adulto, deve abbandonare il soggiorno dorato dell’adolescenza.
Ricorre qui il pericolo di sottovalutare o addirittura di escludere le valenze dell’Amore I (come si faceva in una comunità umana o cristiana che privilegiava i doveri rispetto ai diritti).


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