SULLE PAROLE DI GESU’ DALLA CROCE
A - La disposizione tradizionale in sette parole risente di un’eccessiva semplificazione dovuta a un’esegesi prescientifica “per accumulazione”; dalla quale tuttavia sono derivati tanti sviluppi devozionali, letterari, musicali, ecc.
L’ordine di questa elencazione varia tra i diversi studiosi:
Quella classica di Lagrange le enumera così:
1) Padre, perdona loro…(Lc 23,34)
2) Donna, ecco tuo figlio….Ecco tua madre (Gv 19,26s)
3) Oggi con me sarai nel paradiso (Lc 23,43)
4) Dio mio, Dio mio…(Mc 15,34; Mt 27,46)
5) Ho sete (Gv 19,28)
6) E’ compiuto (Gv 19,30; cfr 28)
7) Padre, nelle tue mani…(Lc 23,46).
Aland e Poppi, nelle loro Sinossi, unificano la sesta e la settima in un’unica (sesta). Così sembra fare anche Enzo Bianchi
Ricciotti mette le prime tre in quest’ordine: 1 – 3 – 2 e Benoit a ciò aggiunge l’unificazione della sesta e settima
Poppi, nel volumetto, oltre a questa inversione, inserisce subito dopo il numero 6 (E’ compiuto), interpretando questo come formante un’unica espressione col “grido inarticolato” di Mc-Mt (che viene come secondo dopo il grido espresso del numero 4: Dio mio, Dio mio…) e col numero 7 (Padre, nelle tue mani…)
Queste revisioni tengono conto della possibilmente individuabile cronologia e inoltre delle connessioni testuali (ad esempio: “men…de”; “meta touto”).
B - Penso che, procedendo oltre la suddivisione delle quattro fonti evangeliche, sia possibile ridistribuire le sette frasi secondo un criterio teologico.
Primo tema: il rapporto di Gesù morente con l’umanità, cioè la costituzione della Chiesa (frutto della sua missione, motivazione del suo “exitus”) nei tre suoi elementi:
• Il perdono di chi è nell’ignoranza (Padre, perdona loro…)
• La giustificazione di chi è pentito (Oggi sarai….)
• L’unione dei discepoli nella Chiesa con la Madre (Ecco tuo figlio, ecco tua madre)
Parole che corrispondono ai primi tre numeri del settenario tradizionale
Secondo tema: il rapporto di Gesù con Dio suo padre, cioè la via del suo “reditus”:
• un primo grido articolato (Dio mio….)
• una seconda espressione, che nelle fonti è costituita da un triplice elemento: dal grido inespresso di Mc-Mt (che Bianchi ama ipotizzare come l’ottava parola), dal lucano “Padre, nelle tue mani…” e dal giovanneo “E’ compiuto” (con “Ho sete” come funzionale ad esso).
Parole che corrispondono ai rimanenti quattro interventi del settenario.
In realtà le sette si riducono contenutisticamente a quattro:
• un duplice intervento sul perdono (che presenta la Chiesa come istituzione di redenzione-salvezza); corrispondente ai numeri 1 e 3 dello schema classico
• una doppia frase sulla maternità (che presenta la Chiesa come comunità di figli-fratelli, con una polarità materna); corrispondente al numero 2
• un grido espresso (l’estrema preghiera del giusto condannato); corrispondente al numero 4
• un’ultima dichiarazione di accettazione e di attuazione della volontà del Padre; corrispondente ai numeri 6 (che presenta la stessa forma verbale “tetelestai” del numero 5) e 7. Di fatti la frase riportata da Luca può significare “Ti restituisco la vita umana che tu, nell’Incarnazione, hai dato a me come tuo Figlio” e quella riportata da Giovanni “Ho portato a termine il piano prefissatomi dal Padre, ho eseguito fino in fondo la sua volontà”.
C - Alcuni sviluppi sono possibili
Una cristologia: l’iscrizione sulla croce rimanda a Cristo Re; la tunica indivisibile ci parla del sacerdozio di Cristo e dell’unità della Chiesa
Certamente nel linguaggio del vangelo di Giovanni (soprattutto qui e nel cap. 17) coll’Apocalisse e della Lettera agli ebrei vengono coniugati insieme i concetti di sacerdozio, consacrare, santificare, compiere.
E’ interessante vedere come sono diffuse nella Bibbia le posizioni dei due “gridi” dalla Croce
a) Il primo grido (Dio mio…): “Padre, se vuoi, allontana da me questo calice…” (Lc 22,42); “Che cosa dirò? Padre salvami da quest’ora?” (Gv 12,27): “Offrì preghiere e suppliche, con forti grida e lacrime a Dio….” (Eb 5,7)
b) Il secondo (Padre, consegno….E’ compiuto): “….tuttavia non sia fatta la mia, ma la tua volontà”; “Ma proprio per questo sono giunto a quest’ora. Padre, glorifica il tuo Nome”. “E io, quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me” (v 12,32); “…per il suo abbandono a lui, venne esaudito” (altre traduzioni: buona accettazione, sottomissione, timore di Dio; interpretazioni: fu liberato dal timore, apprese il significato dell’obbedienza umana).
Sul grido di Mc-Mt, che sembra esulare dalla nostra capacità logica, possiamo dire qualcosa: colui che si è fatto per noi peccato e maledizione (2Cor 5,21; Gal 3,13) facendosi prossimo con gli stessi atei, non ha abbandonato quel Dio che, nascondendosi e non facendosi più sentire, lo ha abbandonato alla morte.
E’ probabilmente opportuno intendere “consegnò lo spirito” (Gv 19,30) come espressione simbolica e dichiarazione prolettica della piena effusione dello Spirito Santo alla sera di Pasqua; tenuto conto che per il IV evangelista la glorificazione avviene con il duplice innalzamento: sulla croce e salendo presso Dio Padre (cfr Gv 3,14; 8,28; 12,32-34; 13,31s; 20,17)
PER LA CONSULTAZIONE
Synopsis quattuor evangeliorum (K. Aland), Stuttgart
Sinossi dei quattro evangeli (Lagrange), Brescia
Sinossi dei quattro vangeli. Vol. I (Poppi), Padova
G. RICCIOTTI, Vita di Gesù Cristo, Roma
P. BENOIT, Passione e Resurrezione del Signore, Torino
R. E. BROWN, Giovanni (volume unico), Assisi
A. POPPI, Le parole di Gesù in croce, Padova
J. RATZINGER – BENEDETTO XVI, Gesù di Nazaret, Seconda parte, C. del Vaticano
Rai 3 - Programma “Uomini e profeti” del 15-4-2006: Commento di E. Bianchi
Aggiungo
A, CONTRI, La Chiesa, la Madre e i sacramenti nella teologia giovannea della Croce, in Marianum 1-2/2002, 137-162,
riprodotto in ID., Santa Maria scrigno dello Spirito Santo, Leumann, 179-198.
Lo studio ampio e approfondito delle "sette parole di Cristo in Croce" provoca una revisione della tradizionale interpretazione teologica e nello stesso tempo sprona a un benefico, ancorché faticoso, adeguamento a questa visione interpretativa, che, nella sua apparente novità, in realtà ci rende più convinti e appagati della ricchezza della Rivelazione.
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