sabato 5 febbraio 2011

Due visioni di Chiesa

DI QUALE CHIESA SEI?

Si sono concretate oggi - con quale confusione fra i fedeli lascio immaginare - due letture del cattolicesimo diametralmente opposte, che si arroccano su un socialcristianesimo fine 1800 oppure su una battaglia antimodernista di inizio 1900. Prendendo esempio da una perversa politica, l’una “chiesa” per affermarsi mette alla gogna le espressioni esagerate dell’altra.
I – Socialcristiani, ammodernatori della vita cristiana.
Il cristiano vero è il filantropo, se non proprio l’agitatore sociale, e il cristianesimo consiste essenzialmente nell’equa ridistribuzione dei beni materiali. A ciò consegue il rifiuto di pensiero, morale, legislazione, liturgia propri della Chiesa tradizionale, benché alleggerita di alcune strutture indebitamente assunte nei secoli; consegue pure un’ideologizzazione del pluralismo (non scrivo: pluralità) totale e indiscriminato. Adduco due esempi.
A – Lev Tolstoj è sbandierato come “scrittore cristiano” da una rivista divulgativa che tratta di vita pastorale (febbraio 2011). Il suo è un cristianesimo ridotto a etica e rivoluzione sociale, senza gli orpelli di fede e vita liturgica. Il conte filantropo ha lasciato tutto e ha distribuito i suoi beni ai poveri. Potrei osservare che anche Gautama (ma ha fondato il buddismo), anche Gandhi (ma è rimasto induista), anche La Pira (ma aveva un’intensa vita di fede) hanno percorso esemplarmente quel sentiero. Ricordo anche che la carità non consiste principalmente nell’elargizione dei beni (1Cor 13,3). Tolstoj ricorda che Gesù invita a non vantarsi del titolo di “padre”, ma San Paolo può scrivere “sono io che vi ho generato” (1Cor 4,15). Dovrebbero leggere sul “santo” Tolstoj quanto ha scritto p. Castelli su La civiltà cattolica (agosto 2010) per vedere quale vita sregolata (l’articolista parla di “furia erotica”) e antievangelica visse il grande scrittore panteista (“Dio è l’illimitato Tutto”), sempre in fuga da se stesso. Se la Chiesa ortodossa russa lo ha scomunicato nel 1901, vogliamo farlo santo noi?
B – Le forme più ideologizzate della teologia della liberazione. Sono la metamorfosi in vesti cristiane della giustizia sociale imposta nei vecchi regimi del socialismo reale; ma questa “giustizia” ha aggiunto l’ingrediente della violenza antilibertaria e ha ridotto i credenti nelle catacombe della persecuzione.
La forma di vita cristiana che gli innovatori propagandano tende a mal sopportare ogni legge teologica, morale, giuridica, liturgica.
II – Fondamentalisti, in varia proporzione lefebvriani.
Secondo loro, la tradizione legittima della vera Chiesa di Cristo si è conclusa col Vaticano I e la lotta antimodernista. Il testo base per la fede non è la Scrittura, ma il Denzinger (nell’edizione però che arriva fino a Pio XII), raccolta che passa per le strettoie del consolidamento costantiniano ed ellenistico, della riforma gregoriana, del Concilio Tridentino. La liturgia latina è quella della Controriforma, oppure quella delle devozioni e usanze, anche marginali ammennicoli, che recentemente hanno preso il primato nella mente e vita dei fedeli. Fanno loro ribrezzo le aperture al riconoscimento della libertà di coscienza e di religione, del movimento ecumenico e dialogale interreligioso, della riforma liturgica paolina.
III - Una volta la Chiesa cattolica si distingueva per la sua compattezza (e talvolta uniformità), mentre ora viene la tentazione di concordare con quei teologi che rimandano l’unità dei fedeli alla fine della storia. Vogliamo coonestare le spaccature all’interno della cattolicità? Noi crediamo che l’immodificabile sta in Cristo e nella Chiesa degli apostoli e dei martiri delle catacombe. Il testo base è costituito dal Nuovo Testamento e dai padri, soprattutto quelli che prepararono il primo concilio di Nicea. A chi dice che Cristo è venuto per darci una vita meno miserabile diciamo che lo ha fatto per donarcene una ben superiore (Gv 10,10; 17,3) e che i poveri di Mt 5,3 sono propriamente gli umili davanti a Dio, che confidano solo in Lui; a chi si fossilizza su formalità che non sono assolute diciamo che la preghiera più pura è quella fatta “nella tua camera” (Mt 6,6) e che non si sbattono le porte in faccia a chi si vuol evangelizzare. La liturgia attuale è rinnovata, come è stata riformata più volte nella storia. Dobbiamo dare attuazione alla via prospettata da Giovanni Paolo II (enciclica Ut unum sint): una semplificazione e abbondante sfrondatura di tutti gli elementi accessori sulla base delle linee essenziali, espresse soprattutto nel primo millennio, quando la Chiesa cristiana era sostanzialmente una.

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