MARIOLOGIA IN SVILUPPO
Consapevole che la teologia cattolica tiene conto non solo della Scrittura, ma anche della Tradizione e del vissuto (ivi compreso il Magistero) della Chiesa, cercherò di vedere come e in quale misura è presentata Maria Santissima a partire dallo sviluppo nella Scrittura, da una piccola misura a un’innegabile importanza, e con sviluppi ben maggiori nella vita della Chiesa post-apostolica, fino a quell’impressionante moltiplicazione dei riferimenti negli ultimi due secoli. Naturalmente mi riferisco agli sviluppi all’interno della fede, disciplina e devozione cattolica.
Darò alcuni riferimenti al mio volume: A. CONTRI, Santa Maria scrigno dello Spirito Santo, ElleDiCi 2004.
Due sono i periodi della documentazione di Maria nel NT: limitato sviluppo prima dei Vangeli dell’Infanzia (e in At), più ampio sviluppo sino alla fine della composizione del NT.
Si tenga presente una valida conquista dell’esegesi: nei quattro vangeli - in diversa misura nei Sinottici e in Giovanni - la vita pubblica di Gesù trova la luce piena nel mistero pasqua-pentecostale (vedi CONTRI, 57-67).
I
A - Nel primo annuncio (kerygma pasquale) non si fa alcun accenno a Maria. Perché la riflessione sull’Incarnazione è venuta alla luce dopo l’esperienza ecclesiale del mistero pasquale.
B – Nella vita pubblica, come è presentata nei Sinottici, abbiamo il fatto certo del distacco di Gesù dalla sua famiglia naturale (CONTRI, 167-171: I testi del distacco). Quello che raccogliamo su Maria è poco e chiaramente limitativo. Ammessa l’incidenza dei Vangeli dell’Infanzia nella comprensione del mistero di Cristo, non si capisce perché la Madre (insieme coi suoi fratelli) non segua Gesù nella vita pubblica e durante gli eventi pasquali di Morte (per la pagina altamente teologica di Giovanni, vedi più sotto) e Risurrezione.
Possiamo presentare una scaletta, dalla quale si evince che Giovanni il Battezzatore è di molto più citato col suo nome rispetto alle citazioni del nome Maria:
Mt: Giovanni è citato 23 volte Maria 1 volta (nell’Infanzia 5 volte)
Mc: 16 1
Lc: 20 (nell’Infanzia 3) 0 (nell’Infanzia 12 volte)
Gv 18 0
Totale: 67 2
In Atti: 9 1
Questi dati – ricavati dalla Concordanza di Moulton – mostrano che l’interesse di Gesù prima della sua Passione era totalmente rivolto all’annuncio evangelico: la prossimità del Regno di Dio portato da lui e personalmente presente in lui.
C – Presenza delle donne alla Morte e Sepoltura di Gesù, che ad esse appare Risorto:
1/ Lc 23,27ss: Donne di Gerusalemme, sulla via del Calvario
2/ Mt 27,55s (pp): Alla Morte: donne dalla Galilea, che guardavano da lontano. (Si danno tre nomi;
ma nessuno in Lc)
Gv 19,25ss: La Madre, sua sorella, Maria di Clopa, Maria Maddalena
3/ Mt 27,61 (pp): Alla Sepoltura sono presenti alcune donne; due sono nominate (ma nessuna in
Lc; il quale dice: dalla Galilea)
Gv: non dice
4/ Mt 28,1.9 (pp): Donne visitano il sepolcro; due sono nominate (tre in Mc e Lc); alle quali appare
Il Risorto (non in Mc autentico)
Gv 20,11: Il Risorto appare a M. Maddalena.
Comprendiamo il disappunto dei devoti che non trovano traccia di apparizioni del Risorto a Maria: dalla costatazione si capisce che questa apparizione non aveva importanza nel kerygma. Non si devono angustiare, come non lo devono fare quelli che impiegano ogni sforzo per assicurare la presenza di Maria all’Ultima Cena.
D - Dopo l’Ascensione. Nel libro degli Atti si raccontano tre fatti:
1/ Raduno dei discepoli. At 1,13s: Vengono in prima fila gli Undici (singolarmente nominati). Solo in seguito essi vengono presentati come assidui nella preghiera con alcune donne e Maria (indicata però come la Madre di Gesù, perché degna di particolare venerazione) e coi fratelli di lui.
2/ Sostituzione di Giuda Iscariota; con 120 persone e col discorso di Pietro ai fratelli: At 1,15ss
3/ Si trovano tutti insieme per l’effusione dello Spirito Santo: At 2,1ss. Chi erano? La BG risponde: il gruppo apostolico sopra nominato (evidentemente coll’aggiunta di Mattia). La scena si conclude col discorso di Pietro e il battesimo impartito a 3000 persone (che stanno in ombra come erano in ombra le persone sopra citate oltre gli Undici).
Dove si vede quanta strada abbiano percorso i pittori che presentano Maria al centro assoluto della scena dell’effusione dello Spirito nella Pentecoste. La grande discesa dello Spirito su Maria è quella avvenuta nell’Annunciazione, insieme con quella che interpreta teologicamente “consegnò lo Spirito” alla morte del Crocifisso. Un’amplificazione analoga troviamo in Lc 2,46: Gesù dodicenne viene presentato come il maestro in cattedra, mentre l’evangelista lo dice “seduto in mezzo ai maestri, mentre li ascoltava e li interrogava”. Un altro ridimensionamento della figura mariana troviamo dopo qualche versetto: “essi (Maria e Giuseppe) non compresero ciò che aveva detto loro” (vedi anche Lc 2,33: “si stupivano”).
II
Rapporto di Maria Santissima col mistero dell’Incarnazione del Verbo:
1/ Abbiamo chi parla dell’Incarnazione, ma non introduce il discorso su Maria
Oltre a Paolo, in Gal 4 (sull’indeterminatezza del testo, vedi CONTRI, 115) e Fil 2, e ad Eb 10, abbiamo il teologo dell’Incarnazione, Giovanni, che prescinde dal riferimento alla Madre.
Il banchetto di Cana (vedi ampiamente in CONTRI, 172-179) non è che un’anticipazione del fondamentale messaggio del Figlio morente (vedi CONTRI, 179-198), che afferma la maternità di Maria nei confronti della Chiesa, ivi rappresentata dal discepolo amato. Secondo la regola generale che abbiamo indicato qui sopra, il significato di Cana è espresso chiaramente e definitivamente nella scena del Calvario.
Al banchetto di Cana, Maria riconosce che non ha un suo “evangelo” da proclamare: il suo vangelo è quello di Gesù; anzi è Gesù che ci ha dato (vedi CONTRI, 177s). Ciò dovrebbe fare riflettere coloro che danno più importanza alla veggente di turno che non agli evangelisti.
2/ La connessione tra l’Incarnazione e Maria è espressa con ammirabile chiarezza nei Vangeli dell’Infanzia.
Questo comporta che il mistero sia manifestato mediante la verginità ante partum e, più discretamente, in partu (vedi ampiamente in CONTRI, 119-148); mentre la verginità post partum appartiene ad altri trattati della teologia e spiritualità cristiana. Sul quale ultimo argomento si diffonderanno con fantasia devota i vangeli apocrifi e con opportune determinazioni il Magistero ecclesiastico (vedi CONTRI, 214-222).
Quanto ad Ap 12, crediamo che il testo riguardi più l’ecclesiologia che non la mariologia (vedi CONTRI, 198-200; 209-212).
Se si tengono nel giusto conto l’esegesi, l’ermeneutica, la tradizione, il magistero, la teologia, la spiritualità e la devozione, si può vedere come armonizzarle insieme senza venir meno né all’intelligenza né alla pietà.
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