lunedì 17 gennaio 2011

QUALI VANGELI? QUALE GESU’? QUALE CRISTIANESIMO?


INTRODUZIONE


I - Una situazione nuova

Assistiamo oggi a un attacco a tutto fronte non ai comportamenti degli uomini di chiesa o alle malefatte della sua storia millenaria (a questo eravamo quasi assuefatti), ma alla fondazione del Cristianesimo e alla credibilità dei suoi testi sacri
1/ Con ricorso a studi o già da molto superati, o tendenziosi, o ideologicamente e ingiustificatamente orientati in senso anticristiano
2/ Usando il genere letterario del romanzo, dell’inchiesta giornalistica (nella quale qualche esperto non si accorge, o finge di non accorgersi, di essere strumentalizzato), o addirittura del saggio; usano i mezzi di comunicazione più potenti, frutto delle nuove tecnologie, ma soprattutto succubi del principio “visum = verum”
3/ Non smentendo mai le proprie affermazioni false o sconfessate dai veri esperti, anche non cristiani o non credenti; mentre le nostre recensioni di risposta corrono su vie eteree, estranee al grande pubblico
4/ Con affermazioni scandalistiche che non si permetterebbero (e che nessuno permetterebbe loro) contro gli scritti di altre religioni, per es. dell’Islam (anni or sono non ho trovato una rivista cattolica che si sia peritata di pubblicare un documentato articolo di un arabo cristiano-cattolico-latino sull’origine piuttosto romanzesca del Corano)
5/ Per chi è inesperto, qualsiasi ipotesi, anche quella che si dissolverà in breve come neve al sole, è oro colato; per chi non conosce le sottigliezze degli eretici, qualsiasi frase a loro riferibile può essere scambiata per detto di Gesù.

II – Origine e motivazioni delle incomprensioni

La prima desolante constatazione è la mancanza più che secolare della teologia (e specificamente delle scienze bibliche) nelle università italiane.
La nostra cultura è dominata dall’empirismo alla Hobbes (filosofia è la scienza dei “corpi”) e positivismo storico; dall’individualismo cartesiano di base che conduce al solipsismo (l’individuo è il solo dato sicuro della realtà) e divisionismo (il mondo dello spirito e quello della materia sono incomunicabili).
Risentiamo della condanna senza appello della cultura illuministico-volteriana di ogni religione positiva (e quindi rivelata); della contrapposizione tra “ragione” illuministica e “fede” ecclesiale; dell’irrigidimento del problema illuministico e di alcune correnti protestantiche (es. la teologia kerigmatica) nella contrapposizione frontale tra scienze-storia e fede-rivelazione; della separazione, di matrice luterana, tra fede soggettiva e fede ecclesiale.
Viviamo nella lotta accanita di due culture dominanti (la liberal-massonica e la marxistica) contro quella cattolica; mentre i “cristiani sociali” hanno ridotto il messaggio a quello socio-economico, se non proprio “sindacale”
Soffriamo di una confusione di vocabolario, come per es. quando assumiamo il concetto di laicità come insofferenza della Chiesa cattolica; alla quale viene lasciata di buon grado l’incombenza delle questioni assistenziali-caritative, ma le viene negato qualsiasi influsso nell’ambito della cultura sia privata che pubblica
Viviamo in un mondo di superificialità (siamo pieni di vuoto…), dello scandalismo, della reazione fin troppo facile contro chi (realmente o secondo l’opinione pubblica) ci ha voluto tener nascosti dei segreti scottanti. Più che in affermazioni e prove, si producono in maliziose insinuazioni e indimostrabili sospetti.

III - Affermazioni dei moderni contestatori del Cristianesimo

Non conosciamo nulla di vero e di certo su Gesù; la figura e l’insegnamento del quale sono stati irrimediabilmente falsati dalla Chiesa post-apostolica
Si isola una dimensione della figura e del messaggio di Gesù e la si presenta come unica ed esclusiva (ad esempio la sua ebraicità, la sua politicità…)
Si esaltano le figure che stanno vicine al Cristo (Giacomo, suo fratello, e Paolo, “inventore” della sua religione), o le ipotesi che sfiorano soltanto la storicità (ad es. la Tomba del Giardino, molto venerata dagli anglosassoni a Gerusalemme) o che non le appartengono affatto (scoperte di scheletri che devono essere certamente di Gesù crocifisso, o di tombe di alcuni personaggi che hanno nome “Gesù figlio di Giuseppe”)
I vangeli sinottici sono contraddittori; Giovanni è un testo tardivo e gnostico; i vangeli sono frutto dell’imposizione della Chiesa gerarchica dei primi secoli (una delle figure più aborrite è Ireneo); i vangeli canonici sono più tardivi e meno credibili dei vangeli apocrifi

IV – Come abbiamo reagito e cosa potremmo aggiungere

Alcuni saggisti si sono limitati a ripetere i principi di una vecchia letteratura apologetica che conta il numero dei codici biblici, delle versioni….
Esistono ottimi libri e articoli che fanno conoscere la complicatissima, tortuosa (e mai “raggiunta” definitivamente) storia delle origini cristiane e della formazione del NT e soprattutto dei vangeli (si veda come le tre edizioni de “La Bibbia di Gerusalemme” – 1974, 1985, 2009 - rinnovano la storia delle origini dei sinottici o del IV vangelo); benché questa aria nuova abbia fatto aumentare lo scalpore in gente digiuna di studi biblici e ancora incantata da una ispirazione concepita come “dettatura meccanica”, priva di qualsiasi comprensione trascendentale dell’azione divina ad extra.
E’ stato spiegato che la storiografia degli antichi, magari non europei, è ben diversa da quella che pratichiamo noi. Si sono posti dei paletti invalicabili che tracciano il fossato tra canonici e apocrifi.
Ma mi sembra che, considerando i vangeli praticamente solo come testi di storia, si giunga a confronti e conclusioni che non son proprio da ascrivere a nostro favore. Secondo alcuni biblisti, soprattutto quelli di alcuni decenni or sono, si possono contare sulle dita le “ipsissima verba Jesu”! Considerando la rivelazione come esclusivamente dipendente dalla storia, ci si inoltra in un imbuto poco promettente. Si deve mettere in evidenza che la rivelazione è collocabile ad un piano ben superiore alla storia; la quale diventerà lo strumento primo, ma non totale, della rivelazione.
Se considero Gesù come il fondatore storico di una religione (come ad esempio il Musulmanesimo), non posso sottrarmi alle critiche dei “concordisti” ad ogni costo.
Se considero il profeta itinerante di Nazaret solo come “rivelatore”, senza riconoscerlo come il “salvatore” (e non configuro una storia di rivelazione-salvezza), posso essere tentato di vederlo come il rivelatore gnostico che, deposto il fardello della carne, da risorto si intrattiene coi i suoi ben oltre i quaranta giorni di cui parlano gli Atti degli apostoli
In questo volume – che riporta alcune trattazioni da me svolte in ambienti religiosi o semplicemente culturali diversi per spessore e per collocazione (e questo potrebbe giustificare alcune ripetizioni, se non proprio qualche sfumatura diversa) – cerco di far vedere come il teologo cristiano (e cattolico) ricava – con strumenti e metodi adeguati – il messaggio dai testi canonici che ci ha lasciato la tradizione.
Cerco di far percepire che la rivelazione cristiana si è dipanata in tre fasi: l’azione e predicazione di Gesù (preparazione all’evento pasquale) / il kerygma pasquale / gli approfondimenti conoscitivi e le applicazioni vitali dell’evento pasquale. Darò molta importanza alla comprensione (anche in senso etimologico) della globalità cronologica e contenutistica della rivelazione.
Avendo avuto la grazia di insegnare per ventisei anni Cristologia (oltre a Ecclesiologia e Mariologia, per un totale composto di trentacinque anni), intendo offrire come umile contributo al cristiano sconvolto dalle conturbanti “novità” una chiave di lettura ecclesiale ed ermeneutica della Scrittura. Se qualcosa non piacerà, lasciate che io mi scusi, come feci alla conclusione del primo corso di teologia (1972-73), con la frase del grande Agostino che quel giorno lessi nel “breviario”: “Quomodo potuit, lingua sonuit; cetera corde cogitentur” (In Io. ep. IV,6).


TRATTAZIONE


I - Situazione italiana delle ricerche sull’origine del Cristianesimo e sue motivazioni

A - Possiamo dividere la nostra storia religiosa recente così:

a) Primo periodo (fino a qualche decennio fa)
Atteggiamento pre-critico; per il presupposto che le questioni religiose esulavano dalla scienza e dalla storia; di fatto esse erano messe in dubbio solo da poche persone acculturate. Con mentalità infantile ricevuta supinamente e nutrita di sentimentalismo, si riduceva l’adesione di fede a devozione.
Nelle università italiane mancano ancor oggi le cattedre di studi biblici e storico-sistematici in teologia (Nota 1) .

b) Secondo periodo (attualmente)
Atteggiamento ipercritico. Si va alla ricerca delle incongruenze, contraddizioni e assurdità non resistenti ad un esame razionale. Con una contro-apologetica, che colpisce l’opinione del grande pubblico, con slogan e argomenti di presa immediata (luoghi comuni) e d’impatto emotivo.
La relativa letteratura attuale è segnata da incompetenza e da precomprensioni depistanti, è caratterizzata quasi sempre da superficialità, selettività ideologica, animosità preconcetta.

B - Dove possiamo individuare le cause e origini del negazionismo del soprannaturale e della rivelazione?

Il pensiero medievale – specialmente nella corrente aristotelico-tomista – aveva operato una sintesi nella comprensione della realtà tra natura e cultura, tra materia e spirito, tra fisica e metafisica, tra naturale e soprannaturale.
Il pensiero moderno è nato da due svolte epocali:
• la rivoluzione scientifica (iniziata con Copernico)
• la rivoluzione filosofica (iniziata con Cartesio).
La storia del pensiero ha seguìto due strade:
• una (che gode di maggior favore nell’opinione pubblica) di rottura di quella unità
• una di interpretazione e sviluppo rispetto a quella unità.

La via “maggioritaria” è stata negativamente segnata da un duplice riduzionismo gnoseologico, portatore di due principi:
a) Nulla esiste sopra l’uomo (a-teismo)
Quindi: riduzione dell’essere archetipo all’uomo; eliminazione, nella scala degli esseri, dell’essere necessario e originario
Conseguenze: eliminazione del soprannaturale nei confronti della natura (fino al “Deus sive Natura” di Spinoza); eliminazione della rivelazione nei confronti della ragione (razionalismo) e della storia (storia senza rivelazione; al contrario di “rivelazione senza storia” dello gnosticismo, che oggi rispunta nella rincorsa di molte spiritualità orientali).
b) Nulla esiste sopra la materia, sopra il quantitativo, il misurabile
Quindi: materialismo positivistico (assolutizzazione della scienza sperimentale) e pragmatistico (fiducia smisurata nella tecnica); riduzione dell’uomo a natura (egli è l’animale più progredito) e svuotamento dell’antropologia di tipo socratico; ignoranza dell’essere spirituale, qualitativo, valoriale e finalistico; eliminazione dello specifico umano, del pensiero metafisico, sull’essere.
Questo riduzionismo si applica:
• nel mondo della materia (scientismo, rifiuto della metafisica e dei valori)
• nel mondo della cultura (storicismo, rifiuto della storia significante)

C - Come si giustifica oggi il blocco - già abbandonato dalla post-modernità – su posizioni riduttivistiche ispirantesi allo scientismo o al materialismo storico (Marx, Labriola)? Rimane un mistero della “devozione” alle ideologie, se si pensa – per esemplificare – che Lévi-Strauss rivaluta la funzione conoscitiva del “mito”; che Cassirer fa leva sul simbolismo; che la scuola di Baden e Troeltsch, Weber, Dewey, Kelsen attribuiscono importanza di fondamento ai “valori”; che oltre alle scienze di tipo sperimentale-matematico, esistono le scienze dello spirito (Dilthey), quelle umane, psicologiche (Wundt), sociali (Durkheim), giuridiche, storiche…; che esistono le nuove filosofie come lo storicismo (Dilthey, Troeltsch), lo spiritualismo (Bergson), il personalismo (Mounier); che alcuni osano parlare del “Totalmente Altro” (Otto, Horkheimer); che, a cominciare da Popper, si postula un “mondo 3”, quello della cultura, dopo quello materiale e quello della mente. Purtroppo la nostra cultura filosofica non colloca al giusto posto un autore così importante come Vico, che ha dato la giusta rilevanza a storia, tradizione e “mito”. Si giunge così a demolire la logica, come nel caso di un illustre matematico che dà lezioni di metafisica e linguistica, o di un noto oncologo che fa il professore di etica, o di un’attempata astrofisica che combatte le religioni invece di contrastare l’astrologia. Lasciatemi dire con Apelle: “Sutor, ne ultra crepidam!”
Possiamo dire che il virus che contagia le pubblicazioni che prenderemo in esame è il positivismo, sia storico che scientifico.
La conclusione è che questa deprivazione delle realtà superiori conduce a una forma d’insensibilità: come quella del frequentatore di discoteche che non percepisce minimamente la magia della musica classica. La situazione dell’uomo moderno è bene rappresentata nella “parabola” dello scrittore danese Joergensen: l’insipienza di un ragno che, dimenticando di aver ancorato la sua splendida tela al ramo da cui era disceso, ne recide il legame verticale facendo afflosciare quella meraviglia su cui trovava l’ “ubi consistam”.
Uno dei motivi perché nella post-modernità si va alla ricerca nostalgica delle “spiritualità” orientali è questa nullificazione della dimensione verticale.

D - Perché si riscontra un accanimento degno di miglior causa contro il Cristianesimo e la Chiesa (soprattutto cattolica)?
Dio è in fondo un concetto teoretico che non disturba nessuno; è ridotto al minimo e costruito a immagine e somiglianza di ogni singolo autore. Voltaire caldeggiava, sulla scorta di Newton, la causa del “dio grande orologiaio” (deismo, ben distinto dal teismo).
E’ invece il Dio delle religioni che si definiscono rivelate che insidia il trono assoluto dell’uomo, in quanto alcuni uomini (il potere religioso!) si arrogano l’autorità di parlare a nome di Dio.
L’antireligione si traveste così da anticristianesimo e anticlericalismo (e sembra qualcosa di “filosoficamente corretto”).
II - Lacune metodologiche riscontrabili nella pubblicistica attinente al nostro argomento

A - Ci riferiamo a volumi di saggi di studiosi (ad es. docenti di Storia del Cristianesimo) con diverse posizioni, o di interviste a loro riservate: Mauro Pesce, Remo Cacitti, Claudio Gianotto, Enrico Norelli, Emanuela Prinzivalli, Adriana Destro (per citare solo italiani)(Nota 2) .

Esempi:
• Si studia una religione come una scuola filosofica o un evento di storia civile o militare (come se studiassi la storia dei fenici, o il De bello gallico)
• Si pre-impongono al “fondatore” (iniziatore) della religione gli schemi del proprio ideale, socioculturale o filosofico, che variano secondo gli autori o le mode culturali
• Si impone un limite (per es. nella sua morte) ad un personaggio nell’assunzione delle fonti originarie del movimento da lui costituito o che di fatto l’ha seguito (come se mi arrestassi alla morte di Socrate)
• Si rifiutano (o si dà loro scarsa importanza) i testi ufficiali sui quali si fonda una religione
• Si dichiarano non autentiche quelle parti dei testi che trattano delle realtà che non si vogliono accettare
• Si danno per risolutive le posizioni ermeneutiche più estremistiche, ora abbandonate dalla maggioranza degli studiosi

B - E’ questo metodo veramente scientifico?
a) Che dire del ricercatore che si rifiuta di usare il microscopio elettronico, o dell’astrofisico che trascura il telescopio più avanzato? O del medico di base che non sa leggere i risultati delle analisi e degli esami? (interpretare il sintomo, dal greco syn - pipto, è vedere “insieme” fatti che accadono al paziente). Che dire di chi vuol comprendere il “tempo umano” e trascura la distinzione fra tempo spaziale e tempo-durata (Bergson)?
Questi ricercatori sono fermi alla logica del don Ferrante manzoniano che a priori negava “filosoficamente” l’esistenza della peste e la dipendenza di questa dal contagio!
b) E’ oggettivo il giudice che ha già deciso la condanna prima di giudicare i fatti? Non si affida l’arbitraggio a un tifoso che va pazzo per una squadra diretta concorrente con una delle due in campo! Non è buon chirurgo, benché professionalmente capace, quello che si accinge all’intervento su un suo mortale nemico.
Come affermava Bloch, allo storico è richiesto un atteggiamento di comprensione carico di amicizia, in un incontro che sia fraterno.
c) Perché uno scrittore non credente e prevenuto contro la religione non può affrontare oggettivamente la ricerca sulla “storia della salvezza” (detta un tempo “storia sacra”)? Rispondo:
• Perché egli vuol trovare un libro di storia; ma la Scrittura non è una raccolta omogenea di libri di storia nel senso preciso delle scienze storiche attuali; perché è normale per un insegnante di storia considerare un libro limitatamente a livello umano, e per un professore di Sacra Scrittura trovare quel libro umano e insieme divino;
• Perché l’autore antico-orientale fa un uso diverso, rispetto al nostro, del fatto e del racconto: per lui questi sono mezzi più didattici per esprimere un concetto o un dovere, spesso sotto la forma del simbolismo sapienziale (si pensi a Giona o alle “parabole” evangeliche)(Nota 3)
• Perché lo scrittore miscredente vuol trovare un testo lineare e senza contraddizioni; mentre la Scrittura è un’antologia di testi provenienti da “tradizioni” diverse per età, ambito culturale filosofico e linguistico, esperienze, mezzi letterari, ecc.

III - Metodi di analisi non accettabili

1/ Metodi messi in atto dal giornalista o saggista:
• gettare il dubbio su tutto, e per di più su argomenti di grande importanza culturale, etica e spirituale
• avere fatto affrettate ricerche su una letteratura di enorme densità, che richiede una specifica e non facile specializzazione
• enfatizzare il vezzo, molto diffuso e certamente efficace, della “cultura del complotto (del sospetto)” a danno di una grande istituzione storica e culturale; quale colpo più sensazionale dello scovare addirittura il Vangelo di Giuda? O di affermare che il Vaticano (sempre lui!) ha insabbiato i testi di Qumran? (Nota 4)

2/ Metodi messi in atto dallo studioso:
• scegliere quasi di continuo gli autori più estremisti
• non tener conto delle smentite o dei “distinguo” dei restanti autori
• attribuire uguale (se non superiore!) attendibilità a testi marginali, certamente posteriori e presenti in un numero molto ridotto di codici (come sono gli apocrifi, ad es. il Vangelo di Pietro), nei confronti di documenti espressivi di un’interpretazione classica e consolidata di un grande fenomeno storico e spirituale
• non distinguere in questi pochi documenti il substrato accettabile come fonte parallela ai vangeli canonici, dalle sovrastrutture di sapore ereticale che rappresentano il vero fine dello scrittore antico (es. il Vangelo copto di Tommaso, che fa pensare a un’iniziale deviazione gnostica)
Possiamo forse sintetizzare così: il giornalista sceglie solo ciò che fa scandalo; lo studioso tiene conto solo della storia “positivistica:
Tutto questo, che irrita giustamente il vero esperto, può essere una polpetta avvelenata gettata in pasto alla superficiale e impreparata opinione pubblica.

IV - Alcune tesi che percorrono frequentemente i volumi che critichiamo

• Gesù è il fondatore (unico!) di una scuola di pensiero e di un movimento sociale (escludendo l’ipotesi della rivelazione, e quindi della religione positiva)
• Al contrario della precedente: l’inizio del Cristianesimo ecclesiale avviene solo con la Pasqua, a prescindere dal Gesù terreno (perché Paolo sarebbe il vero fondatore del Cristianesimo)
• I passi storici dei testi ci restituiscono il Gesù vero; cosa che non fanno i testi di fede
• Gesù è un predicatore che ha iniziato un movimento individualista, senza prevedere alcuna comunità (perciò i suoi discepoli non dovevano essere seguaci e apostoli)
• Non essendoci una tradizione della comunità dei seguaci, i testi apocrifi (benché generalmente più tardivi, e di molto!) sono più credibili di quelli “canonici”
• Il messaggio di Gesù era esclusivamente etico e sociale (o addirittura politico e rivoluzionario), senza idee teologiche né aggancio storico: “Convertitevi” (come interpretato da Bultmann)
• In parziale contrasto con la tesi precedente: La religione di Gesù è intellettualistica (Gesù esclusivamente maestro): dà solo modelli, senza l’aiuto morale per realizzarli (senza “grazia”).

APPENDICE: Breve storia delle contrapposte scuole ermeneutiche sorte in campo protestantico a partire dall’Illuminismo

Possiamo individuare – con un eccesso di schematizzazione - nello sviluppo della ricerca (quasi elusivamente tedesca) su Gesù sei epoche che si succedono generalmente secondo l’oscillazione pendolare tra il polo “storia” e il polo “fede”:

1/ Contestazione della storicità: Reimarus, Strauss
2/ Verità del Gesù storico: Weisse, Harnack
3/ Impossibilità di scrivere una vita di Cristo: Kähler, Wrede
4/ Raggiungibilità del Cristo dei vangeli, non del Gesù della storia: Weiss, Bultmann, Barth
5/ Continuità tra storia e fede: Käsemann
6/ Sottolineatura della giudaicità di Gesù: Flusser, Vermès, Sanders

Le teorie esegetiche spesso nascono e muoiono in pochi decenni (come quella delle fonti del Pentateuco, o dei Sinottici, o quella attribuita alla scuola scandinava…) e quasi sempre sono l’applicazione di precomprensioni filosofiche discutibili (come l’esistenzialismo).
Se una teoria recente si è dimostrata insufficiente, la cosa più logica da fare è ritornare alle ipotesi “tradizionali”, come, nel caso dei Sinottici, alla “teoria delle due fonti”.

La “Scuola delle forme” – iniziata da Schmidt, Dibelius e Bultmann - prevede tre gradini nella scala con cui raggiungiamo Gesù:
• i fatti e i detti messi in atto da Gesù e osservati dai suoi discepoli prima della Pasqua
• la predicazione degli apostoli dopo la Pasqua (il kérygma)
• la stesura scritta di quattro vangeli.
Lo schema può essere ricavato dall’introduzione di San Luca (Lc 1,1-4; cfr At 1,1-2).
Se epurata dalle implicanze radicaliste (la comunità crea il fatto), la teoria - accettata dalla costituzione “Dei Verbum” (n. 19) del Vaticano II - aiuta a interpretare quella che S. Agostino chiamava “concordia discors evangeliorum”.

V - Su eventi e fatti possiamo intervenire a tre livelli:

a) ricerca storica documentaria (Vico: filologia); questo livello “materiale”, analitico e oggettivo, meglio rilevabile utilizzando gli strumenti (come nell’ambito clinico), non è l’ultima spiaggia del pensiero;
b) filosofia della storia (giudizio secondo la ragione; Vico: filosofia), di taglio eminentemente sintetico, che tiene conto dell’eterogenesi dei fini (altra idea di Vico, poi ripresa da Wundt e altri), cioè dell’imprevedibilità dovuta alla libertà della persona e alla molteplicità dei fattori; un esempio può essere “Il tramonto dell’Occidente” di Spengler (che ora viene ripescato)
c) teologia della storia (giudizio secondo la fede; Vico: se si tratta di religione rivelata, si tiene conto della “tradizione”); un esempio può essere il “De civitate Dei” di S. Agostino, o il pensiero n. 700 (Brunschvicg) di Pascal: “E’ bello vedere con gli occhi della fede la storia di Erode, di Cesare”
Il Vico ci ricorda che la verità è fornita dalla filosofia alla filologia; che la certezza è offerta dalla filologia alla filosofia.
Gli esegeti germanici hanno trovato utile il ricorso alla distinzione fra historisch (riferire esattamente i fatti accaduti) e geschichtlich (che taluni traducono con “autentico”: interpretare le idee e intenzioni profonde del soggetto). Gli antichi erano più vicini alla seconda modalità.
Nelle scienze bibliche trovano posto sia l’esegesi (più letteraria e analitica) sia l’ermeneutica (più riflessiva e sintetica)

VI - Il Cristianesimo è una religione storica e rivelata

A - Premettiamo che esistono tre vie per acquisire la conoscenza:
• sensazione e coscienza (esperienza esterna e interna)
• ragionamento (deduzione, astrazione…)
• affermazione altrui (con fiducia nella sua competenza e onestà)

L’Ebraismo-cristianesimo ritiene che Dio abbia rivelato se stesso e nuove realtà - non raggiungibili con la scienza e la storia - secondo una triplice modalità:
a) nei libri storici, mediante la storia di un individuo o di un popolo (es.: la storia di Mosè, l’uscita del Popolo ebraico dall’Egitto)
b) nei libri profetici e apocalittici, mediante la parola (es. la predicazione di Geremia o di Gesù di Nazaret) o un intervento diretto sulla psiche (es. l’apparizione del Risorto nell’intimo di Saulo, l’ispirazione nella mente di Luca che scrive gli Atti degli apostoli; benché ispirazione e rivelazione si distinguano)
c) nei libri sapienziali, mediante la riflessione sulla vita umana e sulla natura

B - La nostra conoscenza di Gesù Cristo si riferisce a quattro sue “figure”:
• quello che era in realtà il Gesù terreno (o storico); stadio raggiungibile soltanto in alcuni fatti “essenziali”
• quello che i discepoli hanno compreso nel tempo pre-pasquale; è raggiungibile nel primo strato di composizione dei Sinottici
• quello che gli apostoli hanno predicato dopo la Pasqua; è raggiungibile nel secondo strato di composizione dei Sinottici
• quello che Gesù pensava di essere; è raggiungibile adeguatamente solo col vangelo secondo Giovanni.
Un’attenta lettura può trovare questo schema nell’inno pre-paolino di Fil 2,6-11
Teniamo conto che la base storica minima è il telaio comune dei quattro vangeli.

C - La rivelazione cristiana è essenzialmente trinitaria (comprendente le tre Persone del Dio uni-trino) e si esplica chiaramente nel Mistero pasquale:
• Dio Padre dà la vita divina a Gesù uomo (Risuscitamento) nello Spirito santo
• Il Figlio incarnato riceve dal Padre la vita divina nello Spirito santo (Risurrezione)
• Lo Spirito santo è effuso dal Risorto sulla Chiesa nascente e sul mondo (Divinizzazione)
Questo schema può essere individuato in At 2,33

Quindi possiamo dire che la rivelazione non si conclude con la Morte di Gesù, perché:
• Gesù annuncia e attua il Regno di Dio Padre
• La Chiesa apostolica annuncia la messianità e filialità di Cristo (cfr At 2,36)
• Lo Spirito santo continua la rivelazione di Cristo (cfr cinque brani in Gv 14-16), anche “ispirando” gli scritti del NT

Riconosce la rivelazione solo colui che, partendo dalla storia, ha la fede (che è meta-storica); cioè “crede” alla parola della Chiesa apostolica e ai rispettivi scritti come Parola di Dio
VII - Come far coesistere storia e teologia

E’ il grande problema in una religione storica e rivelata come è il Cristianesimo

• Se Gesù ha “fondato” (iniziato) una delle religioni più diffuse, significa che aveva da comunicare idee e comportamenti religiosi nuovi e originali
• Alcuni dicono: Dobbiamo raggiungere direttamente il Gesù terreno (il Cristianesimo allo stato puro). Nello stesso tempo dichiarano che ciò è impossibile con le fonti che oggi abbiamo in mano (perché riferiscono la comprensione che ne hanno avuto i suoi seguaci)
• Alcuni dicono: Possiamo raggiungerlo solo mediatamente. Ma le fonti non sono concordi, anzi sono talvolta contraddittorie. Qui s’inserisce l’esigenza che la Chiesa continuatrice di Cristo ponga i paletti attorno alle giuste interpretazioni delle pur diverse comunità credenti
• Alcuni dicono: Tra le fonti non c’è distinzione; che sono tutte ugualmente valide. E’ impossibile dire questo qualora le fonti si palesino portatrici di idee extrareligiose (come lo gnosticismo pagano)

Tre atteggiamenti (precomprensioni) inadeguati nei confronti della Bibbia:
• Non comprensione, proveniente dallo scientismo (scienza sperimentale come conoscenza unica e assoluta)(Nota 5) diffuso dai mezzi di comunicazione: ignorare il modo di pensare molto profondo delle culture del Vicino Oriente che veicolano grandi discorsi sui maggiori problemi dell’umanità sotto semplici racconti comprensibili a tutti (es. “miti” antichi, parabole sapienziali); questa incomprensione è propria per es. di chi confonde creazionismo fondamentalista nordamericano e idea filosofico-teologica di creazione
• Conoscenza discriminatrice, conseguente a una lettura ideologica e superata, coll’esclusione a priori del soprannaturale (come il don Ferrante manzoniano….)
• Assimilazione superficiale alle forme più disparate di religioni pagane antiche, come i culti misterici (secondo i dettami della Scuola storico-religiosa)
Come dice Bruce; fede e storia non sono contrapposte, ma intrecciate.

VIII - I vangeli canonici sono Parola di Dio.

Come tutta la Sacra Scrittura. Ma dobbiamo precisare:
• non calata miracolosamente dal cielo (e se non addirittura “dettata”)
• comunicata gradualmente, attraverso il vissuto di diverse comunità credenti (conforme alla molteplicità dei vangeli)
• con diverse comprensioni teoriche e applicazioni pratiche
• attraverso strutture narrative e simboliche del linguaggio (in ambiente vicino-orientale e semitico)
• e per giunta facenti riferimento a un piano superiore, più attente al significato religioso (interpretazione della realtà da parte dei credenti) che non all’attualità crono-storica
• parola riferentesi a una rivelazione precedente (AT), ma sostanziata da consistenti novità (ragion per cui il Cristianesimo si è compreso al di fuori delle “sette” del Giudaismo).

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CONSIGLIO due studi di G. JOSSA (editi da Carocci):
La verità dei vangeli. Gesù di Nazaret tra storia e fede
Il cristianesimo ha tradito Gesù?

Chi vuole affrontare un testo amplissimo sul modo di concepire la Sacra Scrittura che ha la Chiesa cattolica può vedere di Benedetto XVI l’Esortazione apostolica postsinodale “Verbum Domini” del 30-IX-2010, insieme coi documenti più rilevanti in essa citati (il Regno-Documenti , n. 21 / 2010).

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Nota 1 - Quindi segue l’ignoranza. Un esempio: quando il Papa ha parlato di dipendenza della crisi economica attuale da Mammona (la ricchezza), hanno gridato al recupero di Satana. All’ignoranza segue la presunzione: perché uno scienziato di scienze sperimentali si mette a fare il teologo, mentre il teologo non si cimenterà mai nel fare lo scienziato?

Nota 2 - Non dovrebbe essere estraneo a queste scelte l’interesse economico. Tra due titoli “Vi spiego i vangeli” e “I vangeli hanno tradito Gesù” quale venderà più copie? Nelle interviste vale molto la bravura del giornalista che sa tirar fuori dallo studioso le affermazioni più appetibili e collocarle nei punti chiave del suo argomentare.

Nota 3 - Tra due racconti è possibile distinguere se si tratta di un fatto storico fondante (es. la morte di Gesù), oppure di un espediente didattico (come nei due “racconti” della creazione, che sono piuttosto due temi teologici).

Nota 4 - Una professoressa americana particolarmente accanita, la Pagels, afferma con sicurezza che S. Ireneo (che scrive nel 180) ha fatto distruggere tutti i testi apocrifi, per imporre quelli canonici. Mentre sappiamo per certo che S. Ignazio (morto attorno al 110) faceva uso dei vangeli e combatteva le eresie.

Nota 5 - Con la sua componente di cattiveria. Infatti quando il Papa parla dei limiti della scienza e dei pericoli dello scientismo, si dice: “E’ contrario alla scienza”. Nell’Appello “per l’Europa” Gadamer ha parlato di “vero pericolo di un possibile abuso della scienza”. Cosa avranno pensato le università tedesche (in cinque delle quali ha insegnato Ratzinger) quando una minuscola parte del personale della Sapienza gli ha negato l’ingresso?

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