II DOMENICA DOPO NATALE
Le letture di questa domenica sono orientate a farci comprendere chi è qual Bambino che è nato. Come i frutti e le erbe vengono dal terreno solido e dall’acqua della pioggia, così, nelle cose dello spirito, la conoscenza viene prima del sentimento. E la liturgia è un insieme di conoscenza (che rimane la base) e di sentimento (che costituisce la vita).
La prima frase del vangelo odierno ci suggerisce di parlare del dono grande della Parola (Verbo) di Dio. Che per noi cristiani è Gesù Cristo in persona.
Questa Parola (insegnamento, espressione, comunicazione) era nota già nell’AT, ma tradotta con un altro termine: Sapienza. Il Siracide ci dice tre cose della Sapienza di Dio:
1/ E’ stata creata fin dall’inizio ed è destinata a durare in eterno
2/ E’ sempre presente al cospetto di Dio
3/ Scende in mezzo al popolo eletto (Israele), nella sua assemblea liturgica; fissa la tenda in mezzo a noi, si stabilisce in Sion, cioè nella parte più sacra di Gerusalemme.
Questa presentazione della Parola-Sapienza è l’ultimo passo della rivelazione biblica prima di arrivare alla piena luce del Vangelo.
Il prologo di San Giovanni è uno dei testi più ricchi, profondi e studiati del NT. Ci dice del Verbo (Parola):
1/ Il Verbo esiste fin dall’inizio, è presso Dio, è creatore di tutte le cose, è vita e luce. Ma la novità strabiliante è questa: Il Verbo è Dio.
2/ Il Verbo si è fatto “carne” (uomo nel suo stato di debolezza), ha posto la tenda tra di noi; noi abbiamo visto la sua “gloria” (la dignità divina). Ma la novità sta qui: è Figlio di Dio e noi cristiani per lui siamo diventati figli di Dio.
3/ E’ pieno di grazia e verità, rivela il Padre
4/ Però il mondo (molti uomini) non l’ha accolto.
Qualcuno dirà: Questo è bello, ma è teoria. Come interessa noi? Ci risponde l’inno di San Paolo:
1/ In Cristo, Dio ci ha scelti dall’eternità come figli adottivi
2/ Ci dona grazia e benedizione spirituale nel Figlio;
3/ Ci dia uno spirito di sapienza e rivelazione: una conoscenza perfetta di Dio. Che è l’aspirazione più alta dello spirito umano, raggiungibile però per la sola Grazia di Dio.
Nel nostro peculiare rito cristiano rendiamo grazie (facciamo “eucaristia”) per i due doni filiali del Padre, che sono in realtà Gesù Cristo:
L’Incarnazione del Verbo che ricordiamo nel Natale è il fondamento della nostra appartenenza alla Chiesa, la grande Famiglia dei figli di Dio, in Cristo e nello Spirito.
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