venerdì 24 dicembre 2010

Epifania

EPIFANIA DEL SIGNORE

E’ la solennità della comunità cristiana (Chiesa) come luogo dove s’incontra Dio e centro di attrazione dei popoli alla salvezza.

Isaia (ultima parte del suo libro)

1/ La comunità considerata al suo interno (comunità santa)

Gerusalemme, immagine della comunità credente dell’AT

Luogo dove risiede il Signore

Luogo che risplende della luce di Dio

2/ La comunità nei suoi rapporti coll’esterno (comunità missionaria)

Gerusalemme irradia la luce su chi sta nelle tenebre (pagani)

Accoglie i popoli che si incamminano verso di essa

Riceve i pentiti che ritornano dopo l’esperienza dell’esilio

Nota: Si tenga presente che i capitoli 13-23 si intitolano “Oracoli contro le nazioni”

Efesini

La salvezza di Dio non è privilegio dei giudei

Dio ha rivelato a Paolo il “mistero” (piano di salvezza) per tutti i popoli

Le genti chiamate in Gesù Cristo per mezzo del Vangelo:

  • stessa eredità
  • stesso “corpo” (Chiesa)
  • stessa promessa (discendenza spirituale di Abramo: Gal 3; Rm 4)

Quindi la Chiesa è in continuità/novità rispetto a Israele

E’ questo il senso dei “sapienti” orientali (i “magi”, non maghi!) che vengono ad adorare Gesù. Essi sono i rappresentanti di tutte le altre culture e religioni.

Nota: Il brano è di Matteo, che vive in una comunità di giudei e pagani, tutti diventati cristiani.

Conclusioni

1/ Quindi la Chiesa è essenzialmente missionaria: tiene le porte aperte e manda gli ambasciatori del Vangelo a tutti i popoli.

Mentre nell’AT si prospettava un confluire dei popoli non credenti verso Gerusalemme (movimento centripeto), negli Atti si programma una Chiesa che va da Gerusalemme verso Roma, centro dell’Impero romano (movimento centrifugo).

2/ Gesù ha detto di sé “Io sono la luce del mondo” (Gv 8,12 e non solo), a noi cristiani Gesù ha dato un impegno che più grande non si può pensare: “Voi siete la luce del mondo” (Mt 5,14)

Ricordo che il grande filosofo convertito russo Nikolaj Berdjaev (+ 1948) ha confessato che gli ostacoli alla sua conversione non venivano da Cristo, ma dai cristiani.

1 commento:

  1. Dopo aver celebrato la Nascita di Cristo, festeggiamo oggi la sua Epifania. Come noto tale termine, di derivazione greca, significa “manifestazione”. A mio parere, data la tipologia di manifestazione, sarebbe più corretto parlare di “Teofania”.
    La vicenda è quella della venuta dei Magi (re orientali) per omaggiare Gesù; tale vicenda è arcinota nella cultura popolare, pertanto mi permetto di soprassedere sugli accadimenti. Ma vi sono dei punti che meritano una breve riflessione. Quando i sacerdoti e gli scribi, interrogati da Erode su dove si trovasse Gesù, rispondono: “ Καὶ σύ Βηθλέεμ, γῆ Ἰούδα,οὐδαμῶς ἐλαχίστη εἶ ἐν τοῖςἡγεμόσινἸούδα·ἐκ σοῦ γὰρ ἐξελεύσεται ἡγούμενος, ὅστις ποιμανεῖ τὸν λαόν μου τὸν Ἰσραήλ.”
    Dalla frase Gesù viene indicato come il “Pastor”: da ciò discenderà quella funzione che spetta alla Chiesa, in particolare al Pontefice, di essere “pastorale” e “apostolica”. Più tardi Cristo darà l’incarico agli apostoli (da qui il termine “apostolicità”) di “andare e pascolare le mie pecore”. Ricorrerà spesso l’immagine bucolica del gregge e del pastore: vuoi quando Cristo sarà chiamato “Il Buon Pastore” o vuoi nella parabola della “Pecorella smarrita”.
    L’Epifania è dunque la “manifestazione del Signore”: ma come avviene questa manifestazione? Certamente non assistiamo ad una celebrazione pomposa, con sfolgorii, sfarzi o altro. Queste sono prerogative dei Re della Terra. Ma il Re del Cielo non è venuto per essere servito ma per servire; la sua “Gloria” e la sua “Magnificenza” stanno, paradossalmente, nella semplicità e nell’umiltà. La grandezza di Cristo non è qualcosa che possa essere spiegata o circoscritta a canoni umani; la grandezza di Gesù non è una grandezza terrena.
    L’ultima riflessione vuole rapportare il mistero della Teofania al mondo di oggi, attraverso due domande: come viviamo quotidianamente l’epifania del Signore? Di quale epifania (teofania) abbiamo bisogno?
    Entrambe le domande possono essere racchiuse in quell’unica, generale ed onnicomprensiva domanda: come ci rapportiamo a Dio?
    L’atteggiamento di alcuni è quello pretenzioso di chiedere a Dio di intervenire ogniqualvolta non siamo in grado di auto-gestirci: come ho già avuto modo di sottolineare questo non è l’atteggiamento di chi ama Dio “in Sé e per Sé”, ma di chi concepisce Dio come quel “tappabuchi” di cui parla Bonhoeffer. L’epifania quotidiana che dobbiamo imparare a vivere non è quella delle “apparizioni” o dei “miracoli”: Dio si manifesta ogni giorno nell’Amore che noi abbiamo per Lui e Lui per noi; un amore (Agàpe) che trascende la logica terrena ma insiste su di un piano metafisico ben più alto. Solamente vivendo Cristo potremmo vivere ogni giorno l’Epifania.

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