XXXII DOM. ANNO C
L’uomo “scientifico” di oggi accetta solo quello che si può controllare strumentalmente o vedere.
La risposta al problema della vita dopo la nostra morte è stato rivelato da Dio molto gradualmente, fino allo stadio finale (il quale però non raggiunge la certezza di tipo matematico) che si trova soprattutto nell’insegnamento dei vangeli e di san Paolo Perché
Non dobbiamo aspettarci una risposta che accontenti la nostra curiosità, specialmente a riguardo della domanda sul linguaggio che usa
Nella prima lettura troviamo un impressionante racconto didattico (come sono tutti i racconti dei semiti) il quale ci presenta alcuni ebrei che credono nella restituzione degli stessi organi corporei che si avevano prima del martirio. In quel brano la madre afferma che i figli sono stati formati da Dio nel suo seno, e perciò Dio con la risurrezione saprà farli ritornare alla vita precedente. Per trovare un discorso più spirituale dobbiamo ricorrere al cap. 12 di Daniele.
Che dicono di nuovo i vangeli e san Paolo (specialmente 1Cor 15 e Rm 8)?
Sul fatto della risurrezione degli uomini (non “dei corpi”; meglio dire: “delle persone”) c’è un’affermazione che più forte e sicura non potrebbe essere.
E per il modo? In questa vita gli esseri umani si riproducono nei figli; come figli di Dio saremo immortali. Il mondo futuro sarà fondamentalmente diverso da quello che qui conosciamo. La risurrezione sarà una spiritualizzazione di tutta la persona, sul modello della persona degli angeli.
I figli di questo mondo (la nostra condizione terrena) saranno trasformati (ricreati) in modo da raggiungere la vita divina, cioè la condizione di risorti. I vincoli tra noi uomini saranno allora trasformati, sublimati, liberati da ogni rimasuglio di egoismo e particolarismo.
Perché? Il Dio vivente é fedele (vedi la seconda lettura: 2Ts) all’alleanza che ha stipulato col suo Popolo; e in quanto tale ci riassicura sulla vita degli antichi patriarchi. I quali sono con lui (vivono con Dio) anche prima della risurrezione corporale, cioè totale e definitiva.
Perché Cristo risorto è l’uomo modello e definitivo, mèta di tutti noi. Perché Cristo è fedele all’alleanza stipulata sulla Croce. Noi dobbiamo aver fiducia nel Signore: cioè vivere di fede e di speranza.
Il Vangelo di questa Domenica indirizza la nostra riflessione sul piano escatologico: qual è il destino ultimo dell’uomo? Che ne sarà di noi dopo la morte? Attraverso la parabola dei “sette fratelli”, Gesù parla ai Sadducei della risurrezione (ἀνάστασις) dei (o dai) morti. La tematica è davvero ampia e complessa, certamente non esauribile in poche righe. Pertanto mi soffermerò su quanto detto in conclusione del passo in esame: “θεὸς δὲ οὐκ ἔστιν νεκρῶν ἀλλὰ ζώντων, πάντες γὰρ αὐτῷ ζῶσιν”. L’immagine di Dio come la realtà ultima che contraddistingue la vita dell’uomo è riduttiva, poiché, in tale prospettiva, noi identifichiamo Dio con la morte, venendo meno al compito pastorale a cui, in comunione con gli Apostoli, ogni cristiano è chiamato: annunciare con vivo entusiasmo e fede autentica il Cristo Risorto. Dio infatti non deve assolutamente coincidere con le divinità precristiane, custodi dell’oltretomba come possono essere Anubi per gli Egizi o Ade per i Greci. Il Dio cristiano non è il Dio dell’ombra ma della Luce (Nel Credo: “Luce da Luce..”) che si manifesta nella sfolgorante e a volte, accecante , Luce della fede. Pertanto noi siamo i “Figli della Luce” e siamo chiamati a dare testimonianza di ciò.
RispondiEliminaMa come affrontare allora la questione della risurrezione nella prospettiva sopra descritta? La risurrezione è il compimento soteriologico; ma ciò ha un presupposto: “ οἱ δὲ καταξιωθέντες τοῦ αἰῶνος ἐκείνου τυχεῖν καὶ τῆς ἀναστάσεως τῆς ἐκ νεκρῶν”. Pertanto è nostro compito essere degni dell’altro mondo. Ciò si compie non solo nell’imperscrutabile ed intangibile disegno divino, su cui noi non abbiamo parola, ma anche attraverso il compimento di “opere buone”, compito che ci è stato affidato da Cristo.
Penso che il problema dell'aldilà non meriti lunghi discorsi: Gesù ha annunciato che risorgeremo, il resto non può essere spiegato con parole umane. Io credo che Dio Padre saprà coniugare misericordia e giustizia. Come? Nessuno può dirlo e soprattutto nessuno ha il diritto di anticipare il giudizio di Dio che è l'unico a conoscere a fondo il cuore dell'uomo.
RispondiEliminaA noi non resta che portare la nostra croce nella consapevolezza che il nostro tempo è limitato e con la responsabilità di alleggerire quella dei nostri fratelli. Che la vita eterna non diventi un alibi per giustificare o rimanere inerti di fronte alle sofferenze altrui.